Le corse delle feste

il 08/01/2020 · Commenti disabilitati su Le corse delle feste

Ricordati di santificare le feste, ed anche quest’anno l’obbligo è stato compiuto.
Vengo da tre mesi abbastanza tribulati, con tendinopatie varie accompagnate da versamenti che hanno interessato la guaina del tibiale, in pratica non ho corso da metà settembre sino a fine ottobre e solo verso metà dicembre ho ricominciato a metter su dislivello e dello sterrato, molto più piacevole ma anche stressante a livello articolare e tendineo. A Babbo natale ho chiesto una corsa ogni due giorni, sapendo che difficilmente avrebbe accolto la mia richiesta, ed invece è stato così generoso da sfiorare il limite del molesto, per cui vi racconto tutto, iniziando dalla settimana precedente, quella che ha iniziato la lunga serie con qualche chilo di troppo ma anche tante piccole soddisfazioni consecutive.

18/12, la Tapapizzata
Tapapizzata, un mio neologismo bruttino che indica una corsa col solo fine di trovarsi per una pizza in compagnia, un appuntamento fisso prima di natale che grazie alla collaborazione col Running Oltrepò ha visto ben 25 partenti al grido di “buona camminata” del sig. Pontiroli, capo amministratore delle gare enti della provincia di Pavia.
Percorso collaudato con una deviazione iniziale attorno alla ferrovia, allungo studiato apposta per evitare il trafficato tratto iniziale e già immergerci nel buio della periferia prima di catapultarci, con una allegra arroganza ed i vestiti rossi natalizi, nelle vie centrali della città, conquistando le strette strade sotto i luminari e piantando bandiera in uno sfregiato duomo usato come parcheggio, salendo come dei Rocky Balboa i gradini del castello e superando il vecchio ponte su uno Staffora ancora offeso dalle tante piogge passate.
La seconda parte cambia completamente, corriamo in aperta campagna con le nostre luci frontali che come piccole lucciole si muovono saltellando tra ghiaia e pozzanghere, insetti luminescenti che poi accelerano sulla dritta ciclabile dando il tutto fino al meritato ristoro finale a base di vino bianco. E quindi pizza e birra, il giusto premio per festeggiare il natale!

Viva i babbi natale
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Si corre nella notte
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E si corre in via Emilia, centro di Vogheratapapizzata_natale2019 021

Il duomo di Vogheratapapizzata_natale2019 025

Il gruppo sotto al duomotapapizzata_natale2019 026

Sul ponte dello Stafforatapapizzata_natale2019 036

Cin cin, è quasi nataletapapizzata_natale2019 053

19/12, prova del Salomon demo tour
C’è stata qualche incomprensione nell’organizzazione di questo evento, ma alla fine si è giunti al compromesso per me migliore, quello che mi vedrà come ideatore del tracciato e gestore del gruppo che sabato avrà in prova le scarpe della Salomon. Corsetta breve in Tortona sotto una leggera pioggia e qualche sentiero così fangoso da dover appoggiare le mani a terra, ma intanto la mia idea mi piace ed è il compromesso migliore tra il trail che tanto mi manca e la partenza obbligatoria dal negozio lungo la circonvallazione

20/12, vado anche oggi
C’è Scirocco, un caldo impossibile per essere inverno con ben 11° ed una pioggia leggera che a tratti diventa pesante, ma esco lo stesso ed anche oggi mi concedo dello sterrato, rischiando prima di finire impalato da un grosso ramo che segnala una profonda buca e poi scivolando nella salita fangosa. Poca roba, ma riassaporare il piacere del terreno dopo tre mesi e capire che tutto sommato sto bene vale il costo della fatica

E domani l’impegno sarà serio…

Under Escursioni

#Ioduro6ore (La sei ore di Guardamonte)

il 17/12/2019 · Commenti disabilitati su #Ioduro6ore (La sei ore di Guardamonte)

Tempo di lettura 7/8 minuti, ma avevo l’obbligo morale di scriverlo e, come sempre, mi è sfuggita la mano

#ioduro6ore,‭ ‬l’ultima gara del trofeo Malaspina nonché un’idea tra il folle e l’eroico,‭ ‬quella di ripetere un bellissimo circuito trail di‭ ‬5km il più volte possibile nell’arco di sei ore.‭ ‬Il tracciato è fantastico,‭ ‬dalla‭ ‬bellissima piazzola di partenza per il parapendio al ripido sentiero che porta sotto le rocce,‭ ‬dalle falesie di arrampicata che guardano Varzi ai balconi del monte Vallassa condivisi tra le province di Pavia ed Alessandria.‭ ‬Un peccato non esserci,‭ ‬un peccato ancora di più per me che ho inaugurato il giro a gennaio e fatto la prova del tracciato una settimana prima.‭
‬Già,‭ ‬perché quella che doveva essere una blanda corsetta di defaticamento ha invece portato alla luce un’inspiegabile tendinite al piede sinistro,‭ ‬un’altra a far compagnia a quella in remissione al piede destro.‭ ‬Le sensazioni sono pessime,‭ ‬il giorno seguente fatico a camminare e la gara è nettamente compromessa,‭ ‬dai test precedenti so che al massimo riuscirò a camminare per quattro giri e la voglia di partecipare è bassa,‭ ‬vorrei evitare una situazione realmente frustrante ma poi penso agli amici organizzatori di Azalai ed Atletica Pavese,‭ ‬al percorso,‭ ‬agli amici atleti ed a tutto il contesto ottimamente organizzato,‭ ‬per cui con dispiacere mi presento al via con un netto anticipo.‭ ‬Ho a dietro di tutto,‭ ‬fotocamera e qualcosa da sgranocchiare,‭ ‬occhiali in tinta e bende per fissare la caviglia alla buona,‭ ‬oltre ad una dose di tristezza e dei sogni notturni che mi vedevano correre al‭ ‬9°‭ ‬giro di‭ ‬5,2km‭ …

Non siamo tanti,‭ ‬siamo un po‭’ ‬i soliti ed un po‭’ ‬degli agguerriti staffettisti che si daranno battaglia con risultati incredibili,alle‭ ‬11‭ ‬si parte e subito mantengo la parola data:‭ ‬un giro di lancio permette di sgranare il gruppo prima della infida discesa tra roccia e sabbia che sfiora i calanchi,‭ ‬io cammino ritrovandomi immediatamente a fondo gruppo e già noto come in tanti siano partiti troppo forte in una calda giornata di settembre.‭ ‬Passiamo dal traguardo e tra gli sguardi sbigottiti di chi mi vede così indietro spiego la situazione,‭ ‬purtroppo più di così non potrò fare,‭ ‬passo‭ “‬trail-scursionistico‭” ‬con discese non frenate e marcia per il resto del tempo.

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Giro uno,‭ ‬Il bello di questa gara è che non ci sono cancelli e chiunque può partecipare,‭ ‬dal forte atleta al camminatore,‭ ‬ed infatti già dal primo giro recupero qualche posizione marciando ed approfittando dei tratti più sconnessi per muovere le gambe e del ripido bricco a metà giro per far lavorare dei quadricipiti allenati senza caricare i piedi.‭ ‬Sfotto Ansaldo,‭ ‬anche lui alle prese con noie fisiche,‭ ‬racconto la situazione al cronometrista a metà percorso e proseguo con la tristezza nascosta dagli occhiali gialli che tanto bene si abbinano alla maglia.‭

‬Eccomi al‭ ‬giro due andato in‭ ‬50‭’ ‬abbondanti,‭ ‬sento il tifo dei presenti a cui spiace vedermi così indietro e sento che‭ ‬4‭ ‬tornate sono alla mia portata,‭ ‬sin’ora nessuna sensazione negativa.‭ ‬Al secondo giro cominciano i doppiaggi,‭ ‬da Matteucci con la musica a palla a Grondona che quasi si incazza a vedermi lì,‭ “‬oh ma che fai‭?” “‬male faccio‭!”‬,‭ ‬mi raggiunge il patron Checco che mi ringrazia per la presenza e‭ “‬combatto‭” ‬con una donna che nei tratti più correvoli però prende il largo.‭
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‬Inizia il‭ ‬giro tre e per ora tutto ok,‭ ‬mi sta balenando in mente l’idea di aggiungerci un quinto giro…‭ ‬ma intanto approfitto del banchetto ristoro per dei sali presi rigorosamente con un bicchiere di plastica che mi porto appresso,‭ ‬sto prendendo confidenza nei tratti più tecnici e recupero terreno dai miei‭ “‬avversari‭” ‬raggiungendo quella donna a cui faccio compagnia.‭ ‬A metà il cronometrista mi incoraggia a continuare,‭ ‬nella ripida salita recupero parecchio ed aiuto Tiziana in crisi di stomaco‭ (‬ehi ma sto recuperando posizioni‭!) ‬e verso la fine ne approfitto per una digressione pipì in un punto estremamente panoramico,‭ ‬per poi rientrare al traguardo corricchiando in discesa con tanto di goliardica proposta di squalifica poiché ho dichiarato di voler camminare tutto il tempo.‭ ‬Sta andando fin bene dai,‭ ‬il‭ ‬5°‭ ‬ci sta con opzione sesto…‭ ‬molto meglio del previsto.‭

Giro quattro,‭ ‬sosta barretta e bicchiere di birra al ristoro,‭ ‬con la pessima idea di mangiare nel tratto più ripido e dove Pietro mi fotografa a bocca piena.‭ ‬Il piede comincia a farsi sentire,‭ ‬ma ancora a livello di fastidio ed è così che annuncio il‭ ‬5°,‭ ‬comincia a far caldo e comincio a vedere qualcuno calare il ritmo,‭ ‬è una gara che non perdona gli errori gestionali ed in tanti sono partiti a bomba,‭ ‬ho visto gente ansimare già al‭ ‬3°‭ ‬km,‭ ‬resistere sino al‭ ‬10°‭ ‬e poi perdersi completamente ad un quarto di gara.‭ ‬Salvifica è la fontana al‭ ‬2°km,‭ ‬sosta che a quest’ora del primo pomeriggio è un toccasana per tutti.‭ ‬E via così arrivo nuovamente al traguardo dopo circa‭ ‬3‭ ‬ore abbondanti e mi fermo per una doverosa sosta ad un banchetto abusivo della Garlaschese con pizza e panini alla nutella.‭ ‬Vorrà dire che anche oggi si fa dieta la prossima settimana.

Inizia il‭ ‬giro cinque,‭ ‬nel quale mi faccio furbo e mangio la mia barrettina di semi e cioccolato nel tratto di salita,‭ ‬molto più comodo dato il ritmo comunque molto agevole,‭ ‬ormai ho imparato bene i segreti del percorso e so come muovermi tra rocce e radici appoggiando con agio i piedi,‭ ‬forzando laddove le pendenze sono più dure e rilassandomi alla fresca ombra della seconda parte di percorso.‭

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Giro sei,‭ ‬il tendine si sta offendendo,‭ ‬ma ancora non posso parlare di dolore per cui inizio quest’insperata tornata,‭ ‬se continuo così stringendo i denti potrò anch’io dire che‭ “‬duro‭ ‬6‭ ‬ore‭”‬,‭ ‬ma prima mi fermo all’utile banchetto del ristoro facendo il pieno di sali,‭ ‬the ed un bel bicchiere di vino rosato che velocemente entra in circolo,‭ ‬è curioso come a stomaco vuoto e sotto sforzo bastino pochi minuti per sentire i‭ ‬12°‭ ‬alcolici ed altrettanto poco tempo per smaltirlo.‭ ‬Vedo che il percorso sta cominciando a mietere le sue vittime,‭ ‬in salita recupero alcune posizioni e riesco a riprendere anche Grondona che già ha due giri di vantaggio e finirà secondo,‭ ‬mentre io camminando sono piuttosto fresco anche se non nego che dopo‭ ‬4‭ ‬ore di marcia spedita comincio ad accusare un leggero calo.

Giro sette,‭ ‬ormai l’idea di concludere le‭ ‬6‭ ‬ore,‭ ‬la magra consolazione di riuscire quantomeno a stare‭ ‬6‭ ‬ore in piedi prende il sopravvento con l’ipotesi dell‭’ ‬ottavo giro,‭ ‬ma intanto si va.‭ ‬La fatica è visibile nei volti di chi incrocio,‭ ‬solo gli staffettisti sembrano freschi e riescono a correre dove tutti camminano,‭ ‬il percorso ormai noto si sta deformando sotto le nostre suole tassellate e a metà saluto festante il cronometrista ormai mio amico.‭ ‬Salvifica è anche la fontana di Guardamonte,‭ ‬una riserva infinita di acqua e fresco.‭

Giro otto,‭ ‬mi sento bene ed il piede non fa male,‭ ‬per cui decido di rischiare il tutto e correrlo,‭ ‬tanto che ho‭ ‬37‭ ‬minuti prima dell’ultimo tocco di campana e passando in tempo avrò diritto ad un giro bonus.‭ ‬Mi fermo al ristoro infilando direttamente il bicchiere nei secchi di sali,‭ ‬poi nella bastarda prima discesa saluto il grande Massimo Sartirana pronto a fotografarci stravolti e preso dall’entusiasmo tento di corricchiare,‭ ‬inciampando prontamente in una roccia e battendo mani e ginocchia…‭ ‬niente di grave,‭ ‬ma uno strattone lungo tutta la colonna ed un ginocchio che si gonfia non fanno mai piacere.‭
‬Corro,‭ ‬e corro come ho sognato prima di svegliarmi,‭ ‬nessun dolore e minuti recuperati su persone con due giri in più di me,‭ ‬laddove la salita è dura faccio valere la forza bruta,‭ ‬in piano la maggiore freschezza di chi ha cazzeggiato per cinque ore ed in discesa le gambe sono ancora vispe.‭ ‬Ma‭ … ‬c’è sempre un‭ “‬ma‭” ‬e si vede dalla scarsa preparazione ai trail dovuta a tendinite n°1,‭ ‬tanto che comincio a patire un accenno di crampo e pure un certo affaticamento.‭
‬Il cronometro però segna ancora sette minuti,‭ ‬ed allora vaffanculo e‭ ‬#iodurobenpiùdiseiore‭!

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Giro nove,‭ ‬in molti approfittano del tempo extra per una tornata in più,‭ ‬io calo il ritmo memore della caduta e di due gambe comunque provate,‭ ‬davanti Matteucci parte come un disperato verso la vittoria mentre tutti si trascinano in qualche modo sino al traguardo.‭ ‬Alterno corsa e cammino,‭ ‬ormai ho onorato l’evento e nelle ombre lunghe dei boschi svolgo gli ultimi passi fino al meritato traguardo,‭ ‬quello che avrei dovuto superare quattro volte ed invece calpesto per la‭ ‬9°‭ ‬volta.‭

Sono stanco,‭ ‬non certo provato,‭ ‬frustrato per una sfida che mi intrigava parecchio ma tutto sommato contento di essermi meritato la maglia commemorativa,‭ ‬il panino più birra,‭ ‬la pasta ed i magnifici panorami verso il tramonti,‭ ‬il vino tenuto in fresco che mi premuro di condividere e l’amiciza‭ (‬spesso alcolica‭) ‬che pervade questi eventi.‭
‬Dopo sei ore posso fare a meno delle scarpe camminando scalzo‭ (‬anzi,‭ “‬barefoot‭” ‬che fa più figo‭) ‬e bevendo come meritata ricompensa,‭ ‬sedendomi ovunque ci fosse cibo e‭ ‬liquidi‭ ‬tra proloco ed organizzatori e‭ ‬sentendomi‭ ‬quasi felice per una giornata che mi ha dato meno di quanto sperato una settimana fa,‭ ‬ma molto di più di quanto auspicabile al mattino.‭ ‬Nove giri totali e‭ ‬14°‭ ‬posizione assoluta su circa‭ ‬60,‭ ‬che per un camminatore non è poi male.‭

‬E che bello trovarsi stanchi con la birra attorno al tavolo,‭ ‬che bello il tramonto dalla piazzola panoramica sulla val Curone,‭ ‬che bello vedere Varzi dalle balconate rocciose del monte Vallassa,‭ ‬che bello passare sotto le rocce da arrampicata e balzare tra sassi e radici,‭ ‬ma senza lo stress dell’autogestione tipica dei trail ad anello unico.‭ ‬Che bell’evento quello in cui si decade lentamente sino al limite della propria forza sapendo di correre in un angolo di paradiso…‭ ‬E che bello poter dire‭ ‬#ioduro6ore‭ !‬
Meno bello il giorno dopo,‭ ‬la caviglia sembrava ok alla sera ma al mattino il gonfiore era evidente ed anche il dolore mi consiglia di non forzare per almeno un paio di settimane.‭ ‬Se ne parlerà per il‭ ‬2020,‭ ‬con la speranza di riprendere attivamente ad ottobre,‭ ‬ma intanto ho fatto di necessità virtù ed ho avuto piacere da una giornata che la ragione mi suggeriva di evitare e che solo l’istinto più profondo mi ha convinto ad affrontare.‭
‬E dopo aver scritto questo racconto‭ … ‬#ioduro7ore ed anche più
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Under Avventure

Garbagna trail Montebore, secondo anello

il 02/12/2019 · Commenti disabilitati su Garbagna trail Montebore, secondo anello

Siamo a Garbagna ed abbiamo sulle gambe i quasi 20km del primo anello, sono passate due ore dalla partenza e la piazza si è animata con il tifo e gli accompagnatori degli altri due percorsi. Siamo in quattro al ristoro di metà gara intenti a riempire borracce e a fare il carico calorico con torte e bevande zuccherate che ci daranno un surplus energetico per affrontare la seconda parte del Garbagna trail Montebore, quella sulla carta meno dura ma con più fatica da gestire. Ho sentito al volo un “sei sesto/settimo” a Davide, oggi acciaccato ma già vincitore di due edizioni, ed assieme a noi ci sono altri due atleti con cui ben presto abbandonaniamo il paese in direzione collina.

A me va bene, sono abbastanza fresco ed un posto nei dieci in questa avventura su una distanza mai provata sarebbe soddisfacente, ma non nego che annusare il 5° posto e la premiazione alla prima “lunga” della mia carriera mi da uno strano piacere. Non voglio forzare e quelli con me hanno chilometri e chilometri di esperienza in più e già me li vedo staccarmi a breve, ma subito noto che qualcosa non va come mi aspettavo: dalle prime rampe supero Marco, supero Davide e l’altro con noi e dopo non molto, tra camminate e corsette nel ripido ed ombreggiato sentiero, non sento più i loro passi, cosa diamine sta succedendo? Eppure è così, sto andando ad un ritmo per loro difficile e che mi porta a riprendere un altro atleta entro la fine della salita, dove l’asfalto obbligato sostituisce il bosco e regala ottimi panorami sulla val Borbera che mi ricordano gli anni passati a pedalare in bicicletta ammirando una zona che anche sul bitume regala emozioni. Ora sono forse quinto o sesto, ma davanti ne avvisto altri due ed uno lo riconosco subito, è Stefano! Fortissimo atleta che sta vivendo un periodo molto negativo dopo gli exploit in primavera, la meraviglia continua ed addirittura vedo i distacchi ridursi al punto che abbandonato l’asfalto li raggiungo. Mirko, con la sua vistosa canotta rossa, mi manda amichevolmente a quel paese notando quanto sia fresco, Stefano lo vedo invece molto provato tanto che poco dopo si ritirerà… non posso che augurargli di riprendersi ai suoi soliti livelli, non di continuare ai miei!

Però … ora dovrei essere quarto, ma come è possibile? Ma ovviamente in una gara così l’imprevisto è sempre dietro l’angolo e nel salire alla rocca del castello di Sorli cominciano i problemini, uno strano accenno di crampo all’interno coscia e pure un affaticamento al polpaccio che non prelude a niente di buono, cerco di bere in abbondanza ed alimentarmi con piccoli frequenti morsi per evitare il tracollo e dei pericolosi crampi, inoltre devo limitarmi in discesa e cambiare il meccanismo di corsa utilizzando tutto il piede e non un corretto appoggio di avampiede pur di non affaticare troppo i muscoli. Per fortuna qui c’è un pezzo abbastanza corribile ed in salita ho ancora un ottimo passo, corro dove altri già camminano e quasi mi rilasso nei tratti più duri.
Passo il monte Ronzone con le sue antenne e mi dirigo verso S.Vito e relativo monte, l’asfalto interrompe occasionalmente la natura e comincio ad incrociare i camminatori sul percorso di 10km perché sì, il GTM è vero trail di 40/20km, ma c’è anche spazio per i corridori più classici ed anche per escursionisti e famiglie che si avventurano nell’ombra dei boschi sino alla panoramica croce del monte di Garbagna.

Qualcuno mi fa i complimenti, sono quarto e davanti ho una donna e due uomini, ma qualcosa non mi torna e capisco che la suddetta fa parte della staffetta, quindi … non ci credo ma sono a podio! Mi sorpassa ben più forte Enrico, anche lui intento nella staffetta e ci scambiamo due battute sulla mia condizione: io sono al limite dei crampi, ma dietro ho il vuoto e gestendomi bene posso mantenere la posizione. Lui va, io rimango solo tra strani tagli sterrati che rubano 100m di percorso ed un anello buono per allungare attorno al monte Provinera, dove noto davanti a me un atleta con la maglia verde che riesco a raggiungere. Lui è molto affaticato, è partito troppo forte e sta pagando dazio cercando giusto di terminare la gara, ma io sto per battere il personale record di corsa più lunga, i crampetti sono lì pronti a mordere e mancano ben 10km… Seconda posizione, ma che roba è?

Arrivo a San Vito ed inizia per me il tratto migliore, la dura salita alla croce panoramica che domina il paesino piemontese di origine ligure da cui tutto è iniziato ben cinque anni fa, il ripido pezzo ombreggiato è quasi piacevole, ma ogni tanto devo rallentare per massaggiare la coscia e tirare il polpaccio, imprecando nella solitudine del bosco con il timore di vedere un sogno vanificato. Sono sincero con me stesso, lo scopo è finirla decentemente e se dopo 32km non ho dolori né vesciche, se fatica muscolare a parte sto bene e la fine sembra tranquillamente alla mia portata, allora l’obbiettivo iniziale di concluderla con dignità può essere facilmente raggiunto, però parliamoci chiaro, chi non vorrebbe arrivare a podio alla sua prima lunga? E poi col culo che ho sempre a questa gara, il primo è capace che si perda… per cui via con calma verso il traguardo!

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Svalico, voci incoraggianti mi ricordano che sono secondo e che da qui in avanti sarà tutta discesa (come no…), ma per me arriva il peggio con quel pistino da mtb che prendo quasi camminando e su cui perdo decine di secondi rispetto ai miei avversari. Sto andando piano, ma almeno ora c’è un pezzo più corribile in cui riesco a lasciarmi andare senza sovraccaricare e poi c’è del salvifico piano sotto i caldissimi ed affascinanti affioramenti calanchivi che circondano tutta l’alta val Grue. E’ tempo di gel, una veloce botta calorica prima della seguente ripida e sabbiosa discesa che sfiora un calanco e su cui devo prestare attenzione a non mettere male i piedi nel canale formato dalle piogge.
Me lo ricordo bene il pezzo finale, secondo l’orologio mancano 3km e con le gambe che hanno dato ascolto alle mie imprecazioni dovrei arrivare alla fine sano e salvo, ma c’è un pezzo bastardissimo e ripido tutto da camminare, quello che ti fa sputare l’anima e risucchia eventuali energie rimaste. Per mia fortuna (chiamiamola così) la gestione del rischio crampi ha limitato lo sforzo e per me si tratta di una normale impegnativa camminata, non la via crucis che affrontano tanti altri arrivati qui con le forze al lumicino, supero camminatori che mi incoraggiano ed improvvisamente vedo Garbagna molto al di sotto della quota attuale, ma ancora affiorano i ricordi e so che manca veramente poco, qualche pezzo tra le ultime case ed il ripido taglio nel campo che porta in paese, gli ultimi 200m negli stretti vicoli ombreggiati da colorate abitazioni che ricordano l’entroterra ligure.

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E’ festa, l’arrivo mio è un po’ una sorpresa al punto che non vengo notato subito, ma tagliato il traguardo parte l’ovazione, la campana di Renzo, il giro panoramico della piazza a prendermi gli applausi e la mia più totale incredulità nel risultato raggiunto, ancora non capisco come sia stato possibile che alla prima vera gara lunga abbia ottenuto un podio su quasi 100 persone con almeno 6/8 di essi teoricamente a me superiori. Ma il trail è così, se sino a 2 ore può bastare un ottimo motore, con 4 ore di gara ci si deve saper gestire ed in questo sono stato bravo, ho avuto molta fortuna (chiamiamola così) con ritiri eccellenti, qualche acciacco ed atleti partiti troppo forte, ma non ho rubato nulla e nonostante le varie piccole difficoltà nella prima parte con vari rischi cadute e litigi con le borracce ed il freno a mano tirato nella seconda ho raggiunto un podio che i bookmakers davano quasi impossibile.

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E’ l’ora della festa, birra Montebore risotto ed altre delizie prima della meritata premiazione, una gara che ancora mi fa pensare e mi impone una scelta su cosa “voglio fare da grande”, se tentare il salto ai lunghi, fare preparazioni più serie o continuare così ad incastrare allenamenti e cazzeggio. Ma per oggi mi godo il risultato ed esalto chi come Sabina ha faticato per molte più ore di me, beccandosi anche tutto il caldo, per lei ingresso trionfale in paese accompagnata manco fosse il papa, per me pochi passi che mi hanno fatto capire l’entità dello sforzo. Si chiude il sipario, domani sarà un altro giorno ed una settimana di relax in cui metabolizzare il tutto.

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E grazie a voi che siete arrivati in fondo a leggerlo.

Under Avventure

Garbagna trail Montebore, primo anello

il 12/11/2019 · Commenti disabilitati su Garbagna trail Montebore, primo anello

Una gara significativa merita di essere inserita nell’album dei ricordi, per poi poterla rivivere in futuro nei suoi aspetti negativi e positivi. OK, ho scritto il racconto del trail di Garbagna e già che ci sono lo pubblico anche qui, per chi volesse leggerlo 😉

Il preludio al Garbagna trail Montebore parte una settimana prima a Ponte Crenna, affranto per una gara sottotono e con tre birre che festeggiano in corpo ho una malsana idea: se voglio vincere il trofeo Malaspina devo finire il percorso lungo, quindi mi tocca spostare l’iscrizione da quello per me abituale di 20km a quello di 40km. Non ho mai fatto questa distanza, ma in tal caso l’importante è finirla senza farsi del male e senza doversi fermare.
So che si tratta di una cattiva idea, certe distanze non vanno improvvisate e necessitano di un allenamento specifico ed attenzioni ai dettagli e nell’evitare tendiniti e ciocche ai piedi, ma da parte mia so che dopo lustri in bicicletta ho la capacità di sapermi gestire e mantenere sforzi prolungati. Mi sento un idiota, ma felice di dover correre con calma per più di quattro ore e con la vocina interiore che mi spinge al massimo verso questa stupida decisione.

Ed eccoci alle 7:30 in piazza a Garbagna, sono concentrato e consapevole di cosa mi aspetta e del livello degli altri atleti, sulla carta almeno 8 hanno una marcia in più di me e la cosa mi tranquillizza, l’impossibilità di andare a premi mi permetterà di gestire il mio ritmo al meglio per arrivare sano alla fine di quella che sarà nettamente la corsa più lunga della mia carriera.
Facciamo un giro veloce della piazza per prenderci tutti gli applausi del pubblico già numeroso e siamo subito nella dura salita che esce dal paese, sono in una pessima posizione rischiando di fare da arrosticino infilzato dai bastoncini di Katia e Vincenzo che mi sono davanti e che supero con cattiveria, ma solo per non rischiare. Poi la gara entra nel vivo ed io prendo il passo giusto alternando corsetta e camminata dove la salita è più ripida, tirando i freni in discesa e rimanendo costante col fiato. Raggiungo Marco col quale ho battagliato in una gara e che non è affatto uno sprovveduto, poi riprendo anche Davide che seppur acciaccato e fuori forma rimane il vincitore di due edizioni, con un dubbio che mi assale: sto forse esagerando? Eppure non mi pare di forzare, vedremo…

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Ogni tanto mi sento dispiaciuto di non poter scattare fotografie agli splendidi panorami calanchivi che dal bosco si aprono su Garbagna e la val Grue, già ora comincio a maledire lo zainetto idrico che sfrega sulle clavicole poco coperte dalla canotta, scelta obbligata per raffreddare al massimo il corpo in una normalmente calda giornata di giugno, maledico la scelta delle scarpe con poco grip che però mi danno la speranza di calzare bene per 40km, rischio qualche storta e rischio seriamente di scivolare giù da uno stretto sentiero che guarda Montebore e la val Borbera, luogo tanto affascinante quanto impervio da raggiungere e che mi impaurisce, perdo almeno 30 secondi in 200m. Perché è vero che sono qui per finirla, ma come si fa a non guardare la classifica e a non voler arrivare quantomeno nei primi 10?

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Si continua col crinale di Parogna e l’ultimo pezzettino critico, poi il resto è corribile o mai difficile nonostante gli appoggi poco stabili sul brecciolino. Si svalica il monte Barillaro che domina le strette di Pertuso ed arrivo al ristoro, dove volano altre imprecazioni non riuscendo, in 30 secondi, ad aprire le mie borracce. Qui non usano i bicchieri di plastica che poi vengono magari abbandonati, garantiscono acqua e qualcosa da mangiare e nulla di più in vera osservanza dello “spirito trail” che vuole un vero contatto ed amore per la natura.
Correndo riesco in qualche modo ad allentarne i beccucci così da riuscire successivamente ad aprirle, la spalla si sta irritando a causa dello sfregamento dello zaino e strappo delle foglie da usare come strato protettivo, con scarso successo, come se stesse andando tutto a meraviglia noto anche che ho perso la barretta dalla tasca, ma almeno ho la magra ma ambientalista consolazione di avere ancora il suo involucro…

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Ora si scende in tratti anche pietrosi ma mai scivolosi in cui riesco a tenere un ritmo giusto, supero Alberto in giornata NO che infatti si ritirerà e comincio ad avere la consapevolezza di poter entrare nei 10 se non avrò problemi. Dopo due ore sono nuovamente a Garbagna in piazza, concentrato nel ristoro ignoro il pubblico festante e considero solo le fonti caloriche disponibili ed il carico d’acqua, sentendo in sottofondo un “sei sesto/settimo” a Davide che mi ha raggiunto assieme a Marco ed un altro, in pratica siamo in lotta per il sesto posto. Chissà … nei 5 sarà dura ma forse non più impossibile, in questa gara ho sempre un culo assurdo e sto ancora abbastanza bene, forse ho spinto meno degli altri ma rispetto a loro per me il secondo anello sarà un salto nel vuoto, ed un altro racconto

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Le corse di inizio 2019

il 03/02/2019 · Commenti disabilitati su Le corse di inizio 2019

Gli ultimi racconti di un bel periodo di ferie esteso, tre trail piemontesi per ben cominciare il 2019

5 gennaio, Guardamonte 6hr:
Confesso di non aver capito niente di questo ritrovo, credevo che fosse un autogestito per provare il percorso della gara di Ponte Crenna, ma già lo spostamento della partenza in cima a Guardamonte, su quel colle che osserva il Giarolo e da cui partono col parapendio, mi ha insospettito. Ed infatti si tratta di tutt’altro, di una “folle” idea di Checco Galanzino che vorrebbe proporre una gara di 6 ore su un circuito che stiamo per andare a studiare.
Il primo giro sarà quasi camminato, partiamo con una discesa subito tecnica ed estremamente panoramica sulla val Curone, con un passaggio sotto una parete rocciosa ed un rientro corribile in un sentiero boschivo che porta all’agriturismo Guardamonte, poi passiamo sui costioni rocciosi estremamente panoramici che osservano Bagnaria e Varzi ben più bassi, una meraviglia per gli occhi e l’anima. Rientriamo, il giro è molto bello ma si può fare di meglio, dopo esserci alleggeriti d’abito corricchiamo seguendo la traccia precedentemente preparata, ma con una deviazione nel bosco che ci porta sotto alle falesie che fanno da palestra agli arrampicatori, quelli con corde ed attrezzatura. Se il giro di prima era bello, questo è semplicemente il più bell’anello di 6km di tutto l’Appennino settentrionale, e non scherzo. Molto duro e variegato come percorso, ma eccellente, può rapirti i pensieri nella sua meravigliosa bellezza.

Pranzo assieme e poi, essendo presto, rinuncio ad un agevole rientro in auto per camminare 6,5km sino a casa lungo lo Staffora

Il pezzo iniziale dell’anello (foto di repertorio)
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Osservando Varzi
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Altra visuale verso Varzi
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Punti panoramici verso il monte Vallassa
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6 gennaio, Garbagna trail autogestito:
Dopo l’aperitivo importante della sera precedente il freddo mattutino a Garbagna lo combatto esalando il calore del vino, nonostante la strada parzialmente gelata non voglio mancare ad un appuntamento organizzato dagli autori del “Garbagna trail Montebore”, la gara a cui sono più affezionato, e come me siamo una sessantina tra podisti e camminatori.
Il gelo della valle viene velocemente sovrastato dal caldo di una giornata dalle forti inversioni termiche, già al terzo chilometro mi alleggerisco e d’ora in avanti il calore dei bicchieri di rosso sarà un ostacolo ad un’andatura necessariamente a singhiozzo per ricompattare il numeroso gruppo, ma il percorso bello che scopre angoli nascosti fa dimenticare queste inversioni termiche violente che ci stanno accompagnando da due settimane.
A metà c’è il ristoro, qui fanno le cose in grande ed abbiamo l’imbarazzo della scelta: panettone o pandoro, acqua o thé, vino o birra… E tutto finisce in fretta, che bocche che abbiamo noi trail-runners! Svalichiamo in cima al monte S.Vito con una scenica foto sotto la croce incastrata tra le rocce, quindi visto l’orario decidiamo di allungare scendendo dal pistino di mtb e lungo altri sentieri che poco aggiungono se non qualche rovo o una picchiata in un campo, ma che almeno ci evitano un lungo pezzo di asfalto.
Garbagna è segno di qualità, compreso il pranzo convenzionato presso la Soms. Bravi!

Il gruppone alla partenza
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Ristoro coi fiocchi (e col vino)
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Eccoci sul monte san Vito
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L’arrivo spensierato
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13 gennaio, monte Tobbio:
L’invito non potevo rifiutarlo, il monte Tobbio è una delle due cime importanti in zona su cui ancora non ho messo piede (l’altro è il monte Alfeo) ed accetto volentieri l’invito dell’Azalai ad un allenamento di gruppo. E’ inutile che vi racconti del fresco alla partenza e del tepore all’arrivo, vestirsi è complicato in questo periodo, ma io sono abbastanza abile a scegliere bene tanto che come non ho patito freddo alla partenza, non ho nemmeno sudato tanto in seguito.
Inizio lungo il sentiero del Gorzente sino alla diga del lago Bruno, via stretta con tante rocce e tratti ghiacciati a cui fare attenzione, poi si comincia a fare sul serio con tratti in salita da prendere in agilità, alcuni guadi sdrucciolevoli e cascine disperse nell’ambiente selvaggio tra Voltaggio e Capanne di Marcarolo. Me ne sono accorto solo alla fine, ma abbiamo scalato la parte sommitale sino ai 1080m della cima passando dalla direttissima, una bella verticale tutta polpacci e quadricipiti ancora provati dalla bici del giorno precedente, ma da lassù la vista su … tutto è incredibile: metà arco Alpino, Gaviese e Monferrato, Appennino e pianura, mare e Liguria. Non a caso appoggiati alle mura della chiesetta ci sono già decine di camminatori.
La discesa è la parte più impegnativa, molto tecnica in cui fare sempre attenzione ad ogni passo, è un attimo appoggiare male il piede e prendere una storta come successo ad uno di noi, senza gravi conseguenze però. Si rivela un allenamento molto duro, molto muscolare e faticoso nei suoi vari aspetti, un’uscita da ristorare con un bel pranzetto alla baita!

Guado semighiacciato su cui fare attenzione
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Foto di gruppo alla diga
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La Beta osserva il sentiero che sale
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Panorama sul gaviese
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Se il 2018/2019 inizia così, le possibilità sono due: o sarà un’annata memorabile, oppure mi farà pagare il conto. Spero nella prima, ma intanto spero di avervi allietato con i miei racconti che, seppur non ciclistici, parlano di giri e salite

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