il 30/07/2010 · Commenti disabilitati su Giro dei 3 passi Svizzeri
Si dice che il giro dei 3 passi Svizzeri (San Gottardo, Furka, Nufenen) sia uno dei più belli d’ Europa, esso attraversa 3 cantoni in 100km, con 3 passi mitici. Purtroppo farlo di domenica non è il massimo a causa del traffico intenso di persone che compiono lo stesso tragitto in auto e moto, ma personalmente l’ho trovato ancora nei limiti del sopportabile. Il clima è freschetto, c’è un forte vento da Nord-Ovest che però ci assicura una giornata senza pioggia, e senza sudore dopo il mese piuttosto afoso che abbiamo tutti sopportato.
SAN GOTTARDO
Siamo in tanti, in 22 con il gentilissimo cugino di Vittorio (l’ organizzatore ufficiale, anche se diversi hanno dato il loro contributo) che guida l’ ammiraglia sulla quale abbiamo tutti lasciato uno zainetto per affrontare le difficili condizioni ambientali. Noi che siamo usciti dall’ albergo siamo gli ultimi ad essere pronti, ancora un po’ e veniamo abbandonati già alla partenza dagli scalpitanti membri del BdC-forum, che però ci aspettano. Non ha senso la parola riscaldamento, già in pieno Airolo siamo in salita verso il Gottardo, il quale viene scalato da 2 strade che si incrociano più volte ma di cui una è un’ autostrada alternativa al famoso tunnel. Noi saliamo per il versante classico detto “Tremula”, una di quelle salite che ha fatto la storia dell’ umanità essendo il collegamento tra Nord e Sud Europa. E’ una salita particolare, ha un dislivello di quasi 1000m ma la parte interessante è quella finale, una trafila di tornanti ravvicinati in pavèe scala rapidamente il crinale sino ai 2000m del passo. E non sono sanpietrini molto compatti, nonostante non possano essere paragonati al vero pavèe della Roubaix, essi fanno comunque tremare la bici.
Partiamo che già si formano dei gruppetti in base alle capacità, sono indeciso se salire a ritmo brillante o fermarmi per le foto, ma confido che già altri lo facciano anche per me e allora mi porto nel gruppetto di testa dove mi riparo dalle forti folate dietro a quelli più grossi. Il Gottardo non ha mai pendenze ardue, ma sale con molta costanza e bastano pochi km per dividerci in più gruppetti. Continuiamo per qualche km che siamo rimasti in 4, ad un certo punto chiedo “ma quand’ è che si…” ma la risposta arriva subito: ora! Finalmente il pavèe, io da buon Oltrepadano so di trovarmi bene dove la bici sobbalza, abituato come sono ad asfalti preistorici e crepe omnipresenti, ed infatti comincio a forzare leggermente il ritmo fino all’ arrivo dell’ asfalto. Uffa, già finito? Ma scopro che solo i tornanti sono asfaltati, quindi il ritmo rimane abbastanza alto. Scopro anche che i due 2 rimasti insieme a me vanno nettamente di più, parlano mentre io cerco di ripararmi dietro loro dalle folate contrarie.
Il pavèe finisce, la strada si incrocia con l’ autostrada passando anche sotto ad un viadotto dalla pendenza elevata, ma poi finalmente reiniziano i sanpietrini, e con essi la vera Tremula: 6km con innumerevoli tornanti e poche occasionali strisce d’ asfalto o di cemento ai lati, che cerco di evitare godendomi appieno il fondo sconnesso. Veniamo anche superati da numerose auto d’ epoca, alcune risalenti addirittura agli anni 40, dietro alle quali gli altri 2 scattano sfruttandone la scia (al 7% su codesto fondo stradale…). Scopro anche che uno di quelli ha corso 2 anni da professionista… Il panorama è bellocon alti monti che ci accerchiano, ma la cosa che adoro è quella serpentina con un cambio di direzione ogni 100m, un tratto col vento a favore, uno col vento in faccia. A 200m dal passo ci aspetta l’ ammiraglia, gli altri 2 si fermano mentre io invece salgo sino al passo per poi scendere di nuovo alla macchina.
Belin se fa freddo! Sono indeciso su come affrontare la discesa, mentre arrivano gli altri mi vesto con impermeabile e mini-manicotti, poi ritorno al passo a godermi gli 8° di temperatura mentre mangio qualcosa. L’ ammiraglia sale, io sto tremando e sapendo di soffrire terribilmente il freddo alle mani attuo una soluzione poco ortodossa ma efficace: guantini in lattice del tipo odontoiatrico, il compromesso ideale tra volume ed efficacia. Alcuni hanno troppo freddo e scendono subito, noi altri partiamo a scaglioni lungo la veloce discesa accompagnati da delle folate veramente forti e pericolose, rallento diverse volte quando vengo spostato dall’ aria contraria che mi soffia in faccia e mi sposta di peso. Per fortuna la discesa dura meno del previsto e poco dopo siamo al bivio del Furka in attesa che arrivino tutti.
FURKA
Partiamo a gruppetti lasciando il materiale in ammiraglia, ora abbiamo il vento a favore così forte che nei successivi km di pianura andiamo tranquillamente a 35kmh. Siamo lungo una vallata alpina, non capisco che senso abbia quella ferrovia che scorre a lato e che entra nelle viscere delle terra, ma ne rimango affascinato. Stavolta sono nel secondo gruppetto, l’ ideale per fare le fotografie, ma inizio la salita a mezzogiorno esatto ed allora decido di onorare la più facile delle 3 ascese prendendola a ritmo brillante, per vedere quanto ci impiego. Non sono a ritmo gara, però continuo costante raggiungendo altri 2 lungo i tornanti iniziali che danno su Realp, continuando poi su pendenze sempre uguali (7-8%) e sorpassando diversi eroi che stanno salendo con city-bike modificate per portare almeno 15kg di bagagli. Chi è più forte, chi sale a 1100mh di VAM, o chi riesce a salire in quelle condizioni? Faccio loro un cenno di meritata stima, e continuo a salire a buona velocità supportato anche dal vento sulle spalle. La vegetazione sparisce in fretta, la visuale si amplia e si intravede il resto della salita, un lunghissimo drittone a mezzacosta che non sembra però duro. Il traffico purtroppo è molesto, auto moto e autobus continuano ad incrociarsi su questa strada che non è nemmeno tanto larga. Devo dire che fortunatamente qui la gente guida con più criterio rispetto all’ Italia, dove invece si affrontano pazzi spericolati e persone che la patente la trovano nelle uova di Pasqua.
All’ inizio del drittone raggiungo la testa del gruppo che se la sta prendendo comoda e non lesina 4 parole, io però voglio rispettare il mito del Furka e li abbandono pedalando da solo su pendenze troppo facili per i miei gusti. Pedalo e pedalo, tra le nuvole basse spazzate via furiosamente si intravedono le alte guglie Alpine e dei cumuli di neve che pian piano si stanno sciogliendo, ma l’ unica cosa che non si vede è il passo… Finalmente arrivano 2 tornanti ed il passo, con la santa ammiraglia ad attenderci! 48 minuti circa per 900m di dislivello, 1120mh di VAM, ottima considerata la quota e che arriva dopo un km di dislivello! Gli altri mi seguono di poco, fa freddo anche qui e ci copriamo in fretta, io mi asciugo pure perchè sono sudato nonostante sia salito in maglietta. Mangio qualcosa di più abbondante e riciclo il sacchetto della banana come cestino rifiuti per tutti, tranne che per una persona in particolare che ha scambiato i tornanti del Furka per una discarica.
Anche qui i guanti da chirurgo fanno bene il loro mestiere, fa leggermente più caldo che sul Gottardo, ma stiamo parlando di una temperatura di 10° circa. La discesa è qualcosa di impressionante, dalla visuale sui tornanti del Grimselpass a quella intravista sul ghiacciaio dell’ Atlesh. Tento qualche foto epica ma io non sono Emiliano e non mi riesce nulla di bello, peccato perchè la strada lotta contro la natura appoggiando alcuni suoi tornanti addirittura su dei pilastri, mentre la ferrovia di prima sbuca fuori dai monti per incrociarci ormai giunti a valle. Discesa molto bella, con ampi tornanti ed un vento non troppo fastidioso. Ci fermiamo a Gletsh per mangiare, alcuni sono li già da un pezzo, un altro gruppo si siede ad un tavolo con succulenti dolci. Io riempio la borraccia in bagno (dal lavandino!), poco dopo il primo gruppo parte mentre noi stiamo ancora mangiando, in questo caso paghiamo lo scotto di essere in tanti e non troppo organizzati. Partiamo anche noi nell’ ultimo tratto di discesa, un pezzo dritto col vento a favore che lancia me e Massimo verso gli 80, quando veniamo disturbati da refoli laterali e rallentiamo per sicurezza. Continuiamo noi 2 insieme senza forzare, ma con una bora simile i 40 li facciamo senza pedalare. Addirittura il vento è così forte che riusciamo a ripartire senza fare forza sui pedali. Gli altri ci raggiungono ad Ulrichen, subito dopo vediamo il bivio per il Nufenen ed Airolo, ma ci rendiamo conto che manca qualcuno che si è spaventato da 2 colpi di clacson in una galleria di 1km, che era pure permessa alle bici.
Noi infreddoliti
Tornanti di Furka e Grimsel
Discesa dal Furka. Spettacolare da vedere!
NUFENEN
Ci siamo tutti, almeno così sembra, gli altri non ci hanno aspettato ma li capisco, sono un po stizzito poichè nemmeno l’ ammiraglia è al bivio, ma non ho problemi a mettere il kway in tasca e salire. Questa salita sembra meno trafficata delle altre, ma non si parla comunque di immersione nella natura, uno stradone a 2 corsie serpeggia tra rocce e boschi per prendere velocemente quota. Anche in questo caso proseguo in solitudine per quella che è la più dura salita di giornata, 1100m di dislivello in 13km, 8,5% medio! Con alcuni tratti piani pure! E col vento forte contro che li fa sembrare salita! Entro in una lunga valletta circondata da monti imponenti e ghiacciai, e anche da enormi tralicci elettrici che distruggono la purezza di queste zone. Lassù c’è una diga, la cima è veramente lontana, ma comincio a preoccuparmi quando su quella che mi sembra una strada non vedo mai passare nessuno. E mi preoccupo ancor di più quando intuisco che la serpentina che sto per iniziare non porta al lago, ma in qualche posto ancor più alto. Fa freddo, ad Ulrichen un termometro segnava 16° ed io sono ben più in alto con la sola maglietta, ma per uno nato nell’ inverno ’85 questo non rappresenta un problema! Ormai la fatica si fa sentire, sono le 15:30 ed è praticamente un ora che sto pedalando in salita, quindi ad una curva con una buona visuale ne approfitto per una pausa fotografica. Folate contrarie rompono le scatole, quando vedo una strada a destra che spiana sono contento, quando capisco che è sterrata mi prende lo sconforto, ma quand’è che finisce? Ore 15:40, sto ancora salendo, non sono piantato ma ormai ho bisogno di riposo, quindi un paio di fotografie sono un’ ottima scusa per un minuto di tranquillità. Curvo a destra e lo vedo, il passoooo! Nufenen! Era ora! Sono talmente fuso che mi ricordo solo adesso che sono partito alle 14:40, quindi escludendo le pause ci ho impiegato 64 minuti, sarei voluto rimanere sotto l’ ora ma fa niente.
Gli altri mi raggiungono pochi minuti dopo, Vittorio ci offre un ottimo panettone al cioccolato, che io divoro pensando di essere tra gli ultimi. Marco, Massimo ed Andrea partono subito in discesa per sfuggire al vento freddo che soffia imperterrito da 2 giorni, io e Fabio (Tangy) ne approfittiamo per qualche foto al cartello. A Vittorio arriva un messaggio inquietante: 15:35, iniziamo ora la salita. Il gruppo di Tiziano è andato dritto al bivio di Ulrichen, allungando di 22km di cui 11 col vento in faccia. Io non sapevo nemmeno di avere gente dietro, certo che se ci fossimo aspettati al bivio, almeno a gruppetti, questi problemi non ci sarebbero stati, la gstione di un gruppo numeroso è un fattore da rivedere nei prossimi giri.
Purtroppo anche la strada del Nufenen è stata scambiata per una discarica dalla stessa persona, Vittorio lo ha visto abbandonare con disinvoltura una busta di enervit (che io stesso ho visto al km 5 di salita), ma nonostante essersi liberato del peso non è stato in grado di concludere la salita senza fermarsi!
La discesa verso Airolo è deludente, a parte le immancabili folate che mi sballottano (non immagino che fatica hanno fatto coloro con le ruote ad alto profilo), ogni 20m c’è una piega sull’ asfalto che mi fa sobbalzare, ed il bello che sono li apposta (per salire con la neve forse?). Grossomodo scendo con Tangy, alla fine del tratto ripido guardo il telato e noto una grossa mancanza, la borraccia mi è volata via in uno di quei dossetti e chissà dov’è finita. Fabio non l’ha vista e tornare indietro a cercarla è fuori discussione, è tardi per farsi 1000m extra di dislivello senza la certezza di rintracciarla.
Il vento gira e ci spinge forte ad Airolo, quando arrivo Marco si è già cambiato, Andrea lo sta facendo, io uso i miei soliti guanti da chirurgo per smontare la bici senza sporcarmi le mani, poi approfitto della gentilezza dell’ albergo per cambiarmi. Un’ ora dopo arrivano tutti, ci troviamo al parcheggio della funivia per riprendere gli zaini, approfittare della crostata di Vittorio e per rimborsare la benzina dell’ ammiraglia, prima di scappare a casa.
Serpentina finale.
Giro dalla bellezza incomparabile, difficile ma fattibile da chi è allenato, l’ organizzazione è da migliorare ma quando si è 22 persone che non si conoscono e dal livello eterogeneo i problemi ci sono, alla fine è andato tutto abbastanza bene. Un ringraziamento particolare a Vittorio e a suo cugino!
il 26/07/2010 · Commenti disabilitati su Lago Ritom
Perchè le fotografie più belle sono quelle che ci portiamo dentro (quando si scaricano le pile…).
L’ appuntamento è ad Airolo in hotel, il giorno dopo abbiamo il giro dei 3 passi con 3000m di dislivello, quindi ci dobbiamo trattenere da esplorare a fondo la val Leventina, strettissima vallata tra Biasca ed Airolo, che degrada nel passo Novena. Non ci sono molte alternative, e quelle presenti sono tutte molto impegnative, un giusto preludio al giro di domani.
Marco e Massimo rimangono bloccati dal traffico, giungono in albergo solo alle 16 senza aver mangiato, partiamo che sono le 17:15 con un clima non troppo benevolo, un forte vento freddo soffia dal Gottardo e il cielo minaccia piogge sparse, un bell’ impatto con la calura padana di 48 ore fa. La mia idea di scendere la valle e risalire il crinale via Chironico viene esclusa a causa dell’ orario, ripieghiamo sul lago Ritom, un giro di 30km potenzialmente molto bello con una salita di 10km all’ 8,5% medio, la giusta preparazione ai 3 passi!
Il forte vento ci sospinge in fretta sino a Piotta, dove iniziamo a salire insieme lungo ampi tornanti, passando sotto all’ impressionante funicolare che sale con pendenza massima dell’ 86% a fianco di condotte idriche. Il panorama si fa velocemente più ampio, Piotta col suo aeroporto si rimpiccioliscono in fretta sino al bivio di Atlanca, dove inizia la seconda parte, che si snoda su una stradina strettissima nel bosco, talmente piccola che le auto devono fermarsi per farci passare. Pioviggina a tratti, lo sforzo della salita al 10% ci mantiene in equilibrio termico sino all’ arrivo della funivia, dove si apre uno splendido panorama sull’ alta val Leventina, 850m più in basso, raggiunta dai binari quasi verticali. Chiediamo ad una coppia di farci una fotografia, ma in quel momento la fotocamera mi abbandona, d’ altronde è da 5 mesi che non cambio le pile.
Ma la salita non è ancora finita, ci mancano 1500m di cui 1000 quasi piani lungo una stradina scavata nella roccia, con una galleria buia e sterrata prima dei 2 tornanti finali che superano l’ imponente diga sul lago, il cui invaso non è trascurabile, ad occhio lungo oltre 1km. Ci ho provato in tutti i modi, ma la fotocamera non ne ha voluto sapere di accendersi nè con le buone nè con le cattive, quindi non posso regalarvi l’ arcobaleno nella pioggia in fondo al lago.
E’ meglio scendere e raggiungere gli altri, i 12° con il solo gilet mi fanno leggermente patire il freddo. Al bivio di Atlanca decidiamo di allungare verso Quinto, fortuna che non è passata la mia idea di scendere per la stessa strada e risalire quel versante! Un forte vento contrario ci ostacola sino all’ albergo, arriviamo ad Airolo con un totale di 35km e 1050m di dislivello. Forse il miglior mini-giro che ho mai fatto. Alla sera a cena, dove ho dimostrato di essere un pozzo senza fondo, reincontriamo pure gli stessi che hanno provato invato a fotografarci. Stanchi? Boh, io no, tra freddo e posti nuovi sto benissimo.
Piotta dall’ arrivo della funicolare.
Panorama della val Leventina rubato a Panoramio
Il lago Ritom, copyright di qualcuno su Panoramio.
La salita al Ritom
il 19/07/2010 · Commenti disabilitati su Tra le valli della Val d’Aosta
La Valle d’Aosta mi manca completamente, ne conosco a malapena la geografia ed è ormai arrivata l’ ora di recuperare questa mia lacuna. C’è solo una persona a cui posso chiedere consiglio, Emiliano, che propone il giro ideale della zona a valle di Aosta. Il programma è da veri salitomani, 118km e 3400m di dislivello con partenza da Chatillon attraverso le più caratteristiche zone valdostane. Siamo io e Marco, con Massimo da Genova che si fermerà in zona per la notte. La giornata è di quelle da bollino rosso, con temperature massime stimate sui 35° ed elevata umidità che crea una fastidiosa foschia a valle.
Partiamo e siamo già in piccola difficoltà, i primi metri sono subito in salita, poi solo grazie ai cartelli stradali riusciamo ad arrivare all’ imbocco di Breuil-Cervinia, una salita non troppo dura ma lunga ben 26km con 1500m di dislivello complessivi. La strada è larghissima e bella, tutta al sole con un fastidioso vento a favore che azzera l’ effetto refrigerante della nostra velocità, purtroppo il traffico è sostenuto e sino a metà salita alterniamo momenti di tranquillità a tratti in cui sembra di essere in tangenziale, il tutto regolato da un semaforo a valle che fa sentire i suoi effetti numerosi km dopo.
A metà salita appare sua maestà il Cervino, la in fondo che ci indica la direzione di questa drittissima strada, con solo qualche occasionale tornante a spezzare il ritmo. Un cartello “Lago Bleu” ci fa capire che siamo quasi alla fine, quando incrociamo una ragazza di Spotorno, con la gioia di Massimo! Arrivati a Cervinia io continuo verso l’ alto, senza sapere dove sarei finito, e gli altri mi seguono incalzando la mia azione sino alla fine dell’ asfalto, tra alberghi e funivie, con la piana di Cervinia in basso e qualche sciatore che ci passa di fianco. Ora dobbiamo scendere in paese, la mia unica protezione al freddo sono i guanti estivi, ma bastano per affrontare i 22° ai 2200m di Località Cielo. Fatichiamo a trovare una fontanella, nonostante ci siano ruscelli ad ogni incrocio, io ne approfitto anche per portare a casa un opuscolo con le salite della Vallèe e per ammirare sua maestà che domina le ripide pareti ed i ghiacciai. Poi facciamo tappa obbligatoria al lago Bleu, che sinceramente pensavamo più grosso, ma che specchia la cima del Cervino sulle sue acque increspate dal vento.
Ultimi tornanti 2km prima di Cervinia
Appena sopra alla foto precedente
Sua maestà il Cervino
Sempre il Cervino
Questo invece è il ghiacciaio che abbiamo visto
Io con il lago Bleu sullo sfondo, ed il Cervino specchiato
La discesa è molto bella, più che altro per la velocità media tenuta e per l’ asfalto sempre ottimo, il contakm supera per diversi minuti i 60kmh e i curvoni sono tutti da mantenere in piega, solo alla fine un forte vento contrario ci mette in difficoltà con delle raffiche che ci spostano di peso, tanto che ormai in paese vengo sballottato in una curva e in un attimo di spaventa stacco il piede dal pedale, senza conseguente però.
Essendo un giro ad anello abbiamo la fortuna di fermarci alla partenza per mangiare e riempire le borracce, perchè il caldo si fa sentire anche se è ancora sopportabile per me (cioè per uno che imposta il condizionatore a 30°…)
Ripartiamo, come in mattinata i primi metri in salita sono terribili, partire a “freddo” è dura… All’ ingresso di S.Vincent, quando comincia a vedersi il Casinò, giriamo verso il Col de Joux, che scollina a 1620m di quota. Siamo grossomodo a metà giro ma la stanchezza si sta facendo sentire, nonostante siamo partiti da 10 minuti ci fermiamo ad una fontana per riempirci le borracce e bere, e col senno del poi questa è stata una sosta indispensabile.
Massimo e Marco rallentano per parlare, io invece accelero dopo aver fatto Cervinia in riserva e attraverso i cartelli delle varie frazioni attraversate vedo la quota salire. Il Joux è una salita discretamente impegnativa, senza pendenze estreme ma molto costante, lunga e con 1km di dislivello, ma la vera difficoltà è data dal caldo, sono rarissimi i punti all’ ombra ed io salgo senza guanti, con la maglietta spalancata e col casco sul manubrio.
Al km 11 mi fermo al bivio verso il Tzecore, aspettando Marco che è poco avanti a Massimo, quindi riprendo a salire lungo gli ultimi interminabili km, che fortunatamente sono meno impegnativi dei precedenti. Al bar del passo mi fermo, rimango con i soli pantaloni per asciugare quel lago che ho addosso fino a che arrivano gli altri, abbastanza provati dalle temperature Sahariane presenti anche a quota 1620.
Ci fermiamo alla fontana che c’è ad inizio discesa, una sosta provvidenziale visto che siamo ormai a secco. La breve discesa ombreggiata ci porta a Brusson, continuiamo sempre in discesa sino a Challand St Anselme, dove avvisato da Emiliano riesco a vedere il bivio semi-nascosto verso il Tzecore. So che ci sono 4km al 10%, ma suppongo (sbagliandomi) che la stima sia per eccesso, infatti ancora prima di uscire dal paese la catena salta sul nostro rapporto più agile, e non lascia quella posizione per 4km. Un ricco bosco ci protegge parzialmente dal caldo sole, ma c’è da soffrire dopo almeno 3000m di dislivello. Dopo 4km si sale ancora, ma finalmente in modo leggero fino al colle Tzecore. E’ finita, o quasi, finalmente!
Il primo tratto di discesa non è il massimo, ma poi arriviamo sulla strada del Joux e li inizia il divertimento, ci sono splendidi tornanti da pennellare e curve che ci fanno sentire dei provetti Valentino Rossi. La sudata è finita, a Chatillon ci sistemiamo prima di una disperata ricerca di un posto in cui mangiare tra Quincinetto e Pont S.Martin, zona in cui pernotterà Massimo.
In totale, 118km e 3400m di dislivello.
La Vallèe a monte di Chatillon, offuscata dalla foschia
Massimo e Marco (sullo sfondo) sulle ardue rampe del Tzecore
Da sinistra: Pedra, Marco, Massimo
PS. Mi dispiace aver disabilitato le risposte per gli utenti non registrati, ma dopo aver ricevuto 570 messaggi di spam in una sola notte ho preso l’ unica contromisura possibile. Se volete commentare, registratevi, non costa nulla
il 06/07/2010 · Commenti disabilitati su S.Gottardo-Furka-Nufenen il 25 Luglio
Questo giro che andiamo a proporre è sicuramente uno degli itinerari più famosi di tutte le Alpi, al pari dell’ accoppiata Mortirolo-Gavia o dei 4 passi Dolomitici. Si attraversano i 3 Cantoni scortati dalle più alte e belle vette Alpine della Svizzera, con panorami da favola e salite che hanno fatto la storia del ciclismo e non solo.
Il giro è organizzato da Vittorio Poretti di “cronoscalatemondiali” assieme a Giri & Salite ed è una specie di “raduno attuale” dell’ “associazione”.
Attualmente siamo in 10 che si ritrovano a Varese + diverse persone che ci raggiungono ad Airolo.
RITROVO:
Il ritrovo è alle ore 9:30 alla stazione ferroviaria di Airolo (Ticino-Svizzera), la partenza sarà non appena saremo tutti pronti, comunque non oltre alle 10:00.
Per giungere ad Airolo la strada più comoda è l’ autostrada, che però richiede l’ acquisto della Vignetta al costo di 28€ e valida sino a fine 2010. In alternativa ci sono le strade statali, ma il tempo necessario è di almeno 1 ora più alto, e in Svizzera non scherzano con multe ed Autovelox.
RITROVO ALTERNATIVO E TRASPORTO:
Ci sarà pure un ritrovo dalle 7:30 al mobilificio di viale Belforte 250, per poi andare su tutti assieme, partendo tassativamente entro le 8:00. Attualmente riusciamo ad organizzarci con un numero minimo di macchine (credo 4), ma prego chiunque sia interessato a contattare Vittorio ([email protected]) per confermare la presenza ed organizzarci per il trasporto.
Per seguire in diretta tutte le novità del giro visitate il bdc-forum qui: http://www.bdc-forum.it/showthread.php?t=99027
IL GIRO:
Si parte da Airolo, come prima ascesa c’è il San Gottardo via Tremula, l’ unica salita Alpina che ha diversi km completamente in pavèè. Per chi è interessato a tentare il proprio record sulle salite storiche, sul Gottardo è attivo il rilevamento tempi di timtoo.com Scesi a Hospental non c’è nemmeno il tempo di rifiatare prima di salire al passo Furka, dopo la sua discesa però inizia la salita più impegnativa del giorno, il passo Nufenen (Novena) prima della lunga picchiata per ritornare ad Airolo.
DOVE DORMIRE:
Vittorio ci suggerisce alcuni link per chi vuole passare la notte di sabato a Varese:
http://www.bed-and-breakfast.it/citta.cfm?citta=Varese&IDregione=9
http://www.agriturismiebedandbreakfast.com/bed_and_breakfast_Varese.asp
invece questo recidence è di un mio amico magari vi affitta la camera per la notte: http://www.residencelearcate.it/
Per chi vuole stare in campeggio: www.campeggi.com/varese-campeggi-varese.asp
ALTRO DA SAPERE:
- Per gli Svizzeri è obbligatoria un’ assicurazione sulla bicicletta che copre i danni a terzi, assicurazione facoltativa per chi pedala occasionalmente nel paese elvetico (come noi). Se qualcuno volesse farla la vignetta per le bici costa 6CHF, la si può pagare in euro se si va nelle poste Svizzere.
- La zona del nostro giro è molto bella, ma è anche la zona di confine tra sud e nord Europa ed il clima può essere davvero mutevole, consiglio a tutti di portarsi il necessario per poter affrontare improvvisi temporali e temperature che possono scendere anche sotto i 10° in pieno giorno. La mantellina è quasi obbligatoria, un paio di guanti di plastica diventano molto utili in caso di discese bagnate, anche dei guanti pesanti potrebbero diventare utili in caso di clima avverso.
- Il trittico prevede 3 salite molto lunghe che superano i 2000m di quota, la più difficile delle quali (il Nufenen) viene affrontata per ultima. Esagerare sul Gottardo o sul Furka può rivelarsi una pessima scelta. Ma non bisogna preoccuparti troppo, sono pur sempre “solo” 100km e 3000m di dislivello, alla portata di tutti.
- Come per tutti gli altri giri da noi organizzati anche questo è una giornata in compagnia, in cui si può andare ad andatura libera ma ci si aspetta in cima, almeno fino a formare dei gruppetti consistenti. Sperando che tutti passiate dei splendidi momenti!
Altri consigli di Lucai di Lugano:
– il pavé vero e proprio inizia quando si supera la sbarra che blocca la strada per la chiusura invernale, prima ci sono degli assaggi più o meno lunghi, dopo si padala come alla parigi-roubaix: si cerca dove NON c’è il pavé
– occhi ad imboccare la cantonale vera e propria ad inizio discesa dal gottardo, altrimenti si rischia di farsi il tratto di pavè che porta ad hospental
– la discesa dal gottardo è generalmente la parte più fredda del giro
– da hospental a realp ci sono alcuni km di piano, con fortuna trovate vento favorevole, altrimenti buona pedalata (ed è spesso ventilato)
– salita al furka: dopo i primi km inizia il lungo rettilineo dal quale si vede il passo, occhio è veramente lungo e sembra non finire mai
– discesa dal furka: fermatevi a vedere il ghiacciaio a belvedere e più sotto al paesino di gletsch (bivio per il grimsel pass) dove è possibile ammirare delle locomotive storiche
– il nufenen (o novena): auguri!!! 13 km circa con un solo punto di riposo … 300/400 metri circa dopo 3,5 km … appena passate il ponte inizia l’inferno vero e proprio: 3km circa di rettilineo con pendenza media superiore al 10% e poi iniziano i tornanti e fino all’ultimo non c’è respiro
– la discesa è molto lunga con lunghi tratti pedalabili
infine
– in svizzera NON ti legnano fisicamente, ma se sgarri paghi, e subito (altrimenti poi faresti il furbo!), cosa che peraltro fanno pure in italia con gli stranieri … e francamente NON ho mai sentito di gente messa in galera per eccesso di velocità (neppure il nostro “caro” connazionale corona beccato con la sua belen ai 190km/h dove c’era il limite degli 80 km/h … e senza patente, visto che l’avevano trattenuta i colleghi polizziotti italiani per un’analoga infrazione!)
in ogni caso: buon giro!!!!
LE SALITE:
San Gottardo via Tremola: http://www.salite.ch/sangotta2.asp
Furka da Realp: http://www.salite.ch/furka.asp
Nufenen (Novena) da Ullrichen: http://www.salite.ch/nufenen1.asp
Laghetto in cima al Nuvenia
I tornanti verso il passo Furka
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