il 31/10/2010 · Commenti disabilitati su Giro dell’ Oltrepò, 2° parte
Ritornare al freddo clima odierno dopo la sosta al caldo del bar è abbastanza traumatico, i brividi ci percorrono sino a quando non riprendiamo a pedalare, fortunatamente siamo capitati bene, la qualità è stata ottima così come il servizio!
Questi kilometri di fondovalle sono quello che ci serve per riadattarci alla temperatura tardo-autunnale e al cielo grigio, ma durano meno di quanto mi aspettassi, così che in pochi minuti siamo già al punto in cui la strada comincia ad abbandonare il corso del Tidone per alzarsi in maniera dolce verso Romagnese o Zavatarello, su pendenze contenute ma che suddividono il gruppo finora unito. Al bivio per Zavatarello mi assicuro che tutti prendano la direzione giusta, sebbene quasi tutti conoscano già le zone, voglio essere sicuro che non ci siano fraintendimenti o dubbi. Con la coda dell’ occhio vedo la gente scattare sulle semplici pendenze che offre la 6° salita del giorno, non capisco bene ma poi scoprirò che Massimo ha provato a battere Roberto, ricevendone una bella batosta! Si stanno accendendo le micce per il resto del giro, pure io spingo oltre i 20 all’ ora, memore di quando nel 2008 con lo stesso sforzo non superavo i 18.
A Zavatarello ci ricompattiamo, adesso siamo nella parte alta dell’ Oltrepò, quella di castelli e boschi e dell’ assenza totale di vigneti, formata da dolci colline percorse da strade con continui cambiamenti di ritmo. Uno strappettino ci porta ad una discesina, che precede la salita di Valverde. A metà ci fermiamo ad un rubinetto, qualcuno ha bisogno di rifornirsi, mentre altri ne approfittano per avvantaggiarsi guidati da Celestino. Prendiamo la restante parte di salita a gruppetto compatto, tutti ed 8 scolliniamo insieme ai miseri 635m della cima Coppi, poi scendiamo lungo il crinale che divide la zona della valle Staffora da quella propriamente viticola. A Torre degli Alberi non vediamo ancora i 4 fuggitivi, ma so essere in buone mani e dopo un breve brefing ripartiamo all’ inseguimento. Il ritmo si alza quando la strada sale per Costa Pelata, una mini salitella che affrontiamo tutti al proprio ritmo brillante cercando di ridurre il gap coi 4 davanti, che vediamo in cima quando noi siamo ancora in fondo.
A Costa Cavalieri ci fermiamo in un piazzale con rubinetto, nonostante il freddo c’è chi sta sudando, mentre io sono già felice di avere ancora il pieno controllo delle dita di mani e piedi (sono con pantaloni e guanti corti, senza copriscarpe ed una temperatura sugli 11°). Celestino saluta tutto il gruppo riunificato, deve tornare a casa e da qui ci abbandona. Ora siamo in 11, Piero ed Elia si avvantaggiano per gustarsi da spettatori la lotta sullo strappo di Fortunago, 300m in sanpietrini su una stradina stretta tra le case di uno dei 100 più bei borghi d’ Italia. Approcciare questo dosso in testa è un bel vantaggio, io e Marco ci lanciamo di forza su pendenze iniziali attorno al 10%, sento Giulio poco dietro che rimane vittima di un salto di catena, grazie al quale rimaniamo in 2 a giocarci la vittoria. Quando la strada si impenna su pendende al 15% mi risiedo e tento di non consumarmi subito, il mio avversario è un ottimo scattista e l’ unico modo per batterlo è arrivare con più energie, ma in situazioni come questa contano solo le gambe, e quando la strada compie un’ ampia curva a destra che ci immette nel rettilineo finale le mie gambe patiscono questo sforzo, impedendomi lo scatto finale e anzi staccandomi pure di un secondo.
Arrivano tutti sconvolti, questo tratto ha tirato fuori lo spirito agonistico che ci rimarrà nelle gambe come acido lattico. Pure Piero ed Elia ci raggiungono, con tranquillità l’ hanno pur sempre scalato 2 volte. Peccato solo che non sia riuscito a registrare la gara!
La prima parte di discesa mostra il vero aspetto dell’ “asfalto” doc Oltrepadano, talmente ruvido e bucato da reggere il confronto con il pavèe vero e proprio, la seconda parte invece è quasi decente e grazie alla parziale sistemata al manto stradale della val Schizzola tremiamo molto meno del 2009. L’ ultima salita ci porta agli Orridi di Marcellino, questi 3km al 6% sono il terreno di battaglia migliore del giorno, è l’ unica salita continua e senza bivi e già da Zavatarello di parla di questa piccola sfida finale. All’ imbocco dell’ ultima salita arriviamo divisi, rallento per farmi raggiungere dall’ “espresso di Parma”, sfiaccando insieme l’ ultima resistenza di Giulio e Marco e proseguendo senza mai scendere sotto i 20 orari, prima tirati dal sottoscritto, poi da Roberto che tenta un’ azione di forza con il 50, ma su pendenze simili si sta troppo bene in scia e riesce a staccarmi solo con un portentoso scatto finale, contro il quale non posso nulla. Poco dopo arrivano Giulio, Marco, Christian e gli altri, con Piero e Massimo invece intenti ad assaporare il vero spirito cicloturistico. Rivedendo i dati Roberto ha fatto i 1230mh di VAM con pendenza media del 6,1%, complimenti!
Passiamo praticamente sopra le orridi, solo Elia però aggiunge altri 5m di dislivello a piedi per affacciarsi sul bordo di un dirupo alto almeno 80m. Arriviamo a Torrazza Coste, ma mancano ancora 2 strappetti, sul primo dei quali Marco attacca mentre io e Roberto proviamo a seguirlo (io senza successo), per poi unirci di nuovo in discesa, mentre sul facile ultimo mettiamo da parte gli spiriti battaglieri per gli ultimi km di pianura verso Casteggio, dove Tangy inizia a tirare, io gli do il cambio, ma pure Massimo e Giulio danno il loro contributo per sfilare sino al paese ai 40 netti, il modo migliore per finire!
Ma non è finita, manca ancora l’ estrazione dei premi a sorteggio! Il primo fortunato è Christian, che porta a casa una bottiglia di Pinot Nero, il secondo invece è Giulio, che si berrà un ottimo Bonarda!
Quest’ anno è andata così, io sono contento e spero anche gli altri. Peccato per il clima non certo ideale e per qualche defezione, ma essere in 13 è un bel risultato e l’ essere in molti della zona mi fa sperare nella creazione di un bel gruppetto con cui condividere altri giretti. Un grazie a tutti i presenti, in particolare a Giulio, Roberto e Massimo che si sono fatti tanti km per esserci, a Sergio che pian piano non si è fatto mettere in difficoltà, a Celestino per avermi aiutato nella gestione del gruppo e soprattutto ad Elia, che ha terminato stravolto quello che per lui è stato ampiamente il giro più duro della vita, rimanendo con noi anche nella tirata finale!
Foto alla fine dell’ ultima salita.
In alto: Pedra, Christian, Massimo, Marco, Michael, Piero.
In basso: Fabio “Tangy”, Nicola “Alfanico”, Giulio e Roberto “Aresius” Bartoli. Elia invece ne approfitta per stravaccarsi al suolo!
Christian vince il Pinot Nero
Giulio vince la bottiglia di Bonarda
Questo il grafico fatto da Roberto
E prossimamente ci saranno anche i filmati
il 28/10/2010 · Commenti disabilitati su Giro dell’ Oltrepò (1° parte)
23/10/2010
Quando scendo dalla macchina e saluto i già tanti presenti mi rendo conto di aver fatto un grosso errore: il cielo grigio non permetterà un rialzo significativo della temperatura ed affrontare 100km con pantaloni corti e guanti estivi sarà una bella sofferenza!
Siamo in 13, Marco e Celestino ci raggiungono direttamente in bici e solo Sergio è vestito leggero come me, coi 10° di oggi vanno di moda i guanti invernali e anche i copriscarpe per alcuni. Osserviamo preoccupati il cielo quando piccole goccie punzecchiano la nostra pelle, ma non ci facciamo intimorire e partiamo pure in orario. Giusto il tempo di attraversare Casteggio e siamo già in salita, ma è solo l’ assaggio prima dello strappo di Mairano, che serve letteralmente per scaldarci grazie ad una 50ina di metri di dislivello, affrontati a ritmo tranquillo svalicando in gruppo unico. C’è solo qualche problema in discesa, quando vedo solo all’ ultimo il bivio che ci porta verso la salita di Oliva Gessi da Corvino San Quirico, che obbliga Elia ad una portentosa inchiodata per seguire la mia improvvisa svolta.
Il freddo sembra tollerabile, in salita le mani si scaldano a sufficenza per resistere nella successiva discesa. A destra e a sinistra siamo circondati dalle prime colline padane tutte squadrate da vigneti che si stanno colorando d’ autunno a macchie, creando quadri astratti di rara bellezza con sfumature dal verde al rosso passando per giallo ed arancione, il tutto purtroppo sfumato verso il grigio da una foschia che limita lo sguardo a non più di 2km. Nel 2009 è stata una giornata limpidissima, ma almeno oggi non minaccia pioggia, che superato Casteggio non ci ha più preoccupato.
Nella seconda salita cominciano a formarsi dei gruppetti, ma si sale sempre senza affanno anche quando la strada irruvidisce e mostra il vero Oltrepò pavese. Ad Oliva Gessi siamo già pronti a scendere, Sergio si lancia a capofitto in questa tecnica discesa che presenta qualche tranello (buche), io ne approfitto per filmarlo anche se prende le curve con più prudenza di quanto mi aspettassi. Anche la 3° salita di giornata è molto facile e ci permette di parlare senza affanni, solo i 30m di sterrato danno grattacapi a qualcuno abituato a strade troppo belle. Ne approfitto per l’ unica foto al “panorama” di Mornico dal basso, per ripartire col 50 e superare il gruppo ai 28 all’ ora prima di abbandonare questo ritmo professionale per rientrare nei ranghi.
Una veloce discesa ci lancia nei primi metri dell’ ascesa di Pietra de Giorgi, prima sprono Sergio a continuare così e poi Massimo a tirare nel tratto più duro (al 9%) per riprendere il gruppo di testa, che raggiungo poco prima dell’ attraversamento del paese. Lo scollinamento è dopo, ci fermiamo ad ammirare il panorama che si spinge sino alle Alpi Orobie ed oltre, ma che oggi arriva a fatica al castello di Cigognola, a cui arriviamo dopo una discesina tutta buche. Qualcuno usa la fontana lì sotto per riempire le borracce, poi ci lanciamo tutti di nuovo verso la pianura abbracciati da colline decise ed imponenti, ovviamente coltivate a vigna fino all’ ultimo metro quadrato.
Io e Fabio ci fermiamo ad aspettare Celestino che si era fermato per una telefonata, passa il tempo, faccio anche pipì, ma Cele non arriva, così decidiamo di raggiungere il resto del gruppo che ormai ha diversi minuti di vantaggio. Probabilmente è passato dall’ altra strada, spero solo sia tutto a posto. Tangy ha il fisico da scalatore, di altezza e peso contenuto, non si direbbe mai che riesce a tenere i 37 risalendo la valle Scuropasso, aiutato da me sempre alla stessa velocità. Raggiungiamo gli altri, Celestino compreso, che ormai ci stanno aspettando fermi da troppo, quindi ripartiamo di nuovo uniti. Rischiamo anche qualcosa quando qualcuno interpreta male il percorso svoltando per il versante precedente della salita di Casella, il nostro percorso prevede di passare da Francia invece che da Bosco. Dopo questo fraintendimento Fabio mi sprona ad una tiratona per raggiungere il fuggitivo Sergio, io accetto ma nel cambiare mi salta la catena, ma addirittura sul pedale! A nulla valgono i tentativi di rimetterla in sede col deragliatore, mi tocca sporcarmi le mani (“ecco, dovevo pulirla ieri!”). Aspetto tutti al bivio e poi assieme a Roberto “Aresius” e Giulio recuperiamo velocemente posizioni in questi 1500m pedalabili. Aspetto di nuovo quelli che ho appena passato e fortuna che noto il gruppone andare direttamente a Montecalvo Versiggia, senza seguire la mia ipotesi di scendere a Santa Maria della Versa. Come se non bastasse, anche a Piero succede il mio stesso improbabile incidente meccanico, anche questa volta gli altri sono fermi a Montecalvo ad aspettarmi, ma non sono l’ ultimo nè l’unico.
Adesso siamo sulla lunga salita che collega Santa Maria al passo Carmine, 15km con complessivi 500m di dislivello, salita che impegna leggermente solo dopo Ruino e che ha numerosi tratti in cui riposarsi. Elia mi segue in testa, nonostante le sue preoccupazioni lo vedo pimpante. Ci fermiamo solo in prossimità di una villetta sul cui porticato/garage è caduto un masso di 4m distruggendone le mura, sfiorando pure l’ abitazione vera e propria. La famiglia che ci viveva è stata evacuata a sue spese da comune, nonostante abbia pagato 440000€ per la casa, ricordando il fatto con uno striscione ironico. Certo che costruire sotto una parete di roccia e dare i permessi… Solo in Italia!
A Ruino abbandoniamo la salita, solo Sergio continua per poi tornare direttamente a Casteggio, mentre noi ci avventuriamo per qualche km in Emilia, scendendo lungo il “piccolo Stelvio” Oltrepadano (anche se tecnicamente è Piacentino), 19 tornanti su asfalto bello in poco più di 2km! Spingo un po’ per fare bella figura nel filmato, mentre quelli dietro vengono rallentati da un greggie di caprette che attraversa la strada durante il loro passaggio. Manca poco al posto in cui mangeremo, affianchiamo a ritmo escursionistico il lago di Trebecco, oggi completamente vuoto, prima di accomodarci ai tavolini con ottimi panini e torte della casa, con Elia che si attacca alla stufa e Nicola l’ “Alfainico”preoccupato per le biciclette. Il caldo del locale contrasta con l’ aria umida che c’è fuori, si sta proprio bene ed è un dispiacere dover ripartire…
Mornico Losana dalla salita
Christian, sfidando il rischio rottura fotocamera
Foschia con Cigognola sull sfondo. Ecco perchè non ho fatto foto al paesaggio
Il masso che è caduto sulla casa
il 19/10/2010 · Commenti disabilitati su Novità per il giro dell’ Oltrepò pavese
La stagione dei grandi giri è ormai agli sgoccioli, Novembre può ancora permettere giornate meritevoli, ma le vette alpine diventano territorio di sciatori e ci tocca accontentarci di brevi giornate umide sulle colline (che personalmente apprezzo tantissimo).
Il 23 Ottobre ci sarà il giro dell’ Oltrepò da Casteggio (PV), quasi 100km impegnativi con 8 salite e 1600m scarsi di dislivello, ma fatti a ritmo turistico in compagnia e su pendenze mai alte. Un bel modo per finire la stagione in allegria! (Info qui: http://giriesalite.altervista.org/?p=808)
Al momento le previsioni sono buone, sembra essere una bella giornata di sole con temperature in linea con la fine di Ottobre o inizio Novembre.
Sembra che ci sarà un bel gruppetto, cosa aspetti a venire pure tu!!!
Partecipanti probabili (perchè la sfiga è sempre dietro l’ angolo):
Pedra,
Massimo T,
Roberto B
Giulio B
Marco C
Piero L
Christian
Fabio F
Gianni D
Sergio R
Andrea F
Elia V
amico di Elia V
Andrea V
Celestino M
Nicola A
Possibili:
Andrea P
Lorenzo M
Ivan N
Francesco C
Sergio Servadio
un Irlandese pure
altri?
Cena:
Pedra, Massimo T, Andrea V, Roberto B e Giulio B, Marco C (?), Andrea F, Ivan N (?), Elia V ed amico, altri?
Contatti:
Se ti interessa venire scrivimi! [email protected]
26/09
Continua la mia esplorazione dell’ alto Monferrato in zona Acqui Terme. Purtroppo questa volta posso contare solo su qualche suggerimento del buon Guzzi, che mi consiglia di passare attverso Montechiaro d’ Acqui e Pareto, poi per il resto mi affido completamente a Google maps. In teoria questo sarà il giro più lungo del 2010, mettendo pure in conto pure alcune deviazioni impreviste dovute a smarrimenti.
La partenza è subito sul duro pavèe del ponte sull’ Erro, la borraccia sputa acqua bagnandomi le gambe e da dietro qualcuno suona con insistenza, ma cosa pretende? Nulla, subito dopo mi urla “hai perso qualcosa!”, capisco subito che deve essere il borsello della camera d’aria che ormai alle prime vibrazioni si stacca. Ed ecco che le tasche sono ancora più piene tra merendine, il gilet che si rivelerà inutile e la fotocamera.
A Visone inizia la prima salita, dopo il fondovalle arrivo agevolmente a Grognardo alla ricerca della strada per Ponzone, ma capendomi male con alcuni locali ritorno sulla vecchia via principale salendo fino a Morbello. La strada è persa, per arrivare a Ponzone dovrò rifarmi 2 salite già affrontate 2 settimane fa. Cerco di scollegare il cervello mentre sfido pendenze anche superiori al 10% nel bosco, così da far passare più in fretta il tempo fino all’ arrivo a Zerba, dalla quale approccio una discesa mettendoci poco a capire che ho risbagliato strada! Il danno è minimo, da Acqui Terme mi ricongiungo comunque al mio itinerario originale dopo qualche km di fondovalle, salendo poi tra ampi tornanti immersi nei vitigni con le dolci colline che abbracciano questo importante centro dell’ alto Monferrato.
A Castelletto d’ Erro posso dirmi sul crinale che separa la valle d’ Erro dalla val Bormida di Spigno, un avviso di strada chiusa mi consiglia di andare diretto a Montechiaro d’Acqui, proseguendo sulla strada su cui i tratti che salgono sono spesso interrotti da brevi contropendenze. Quando la via si lancia finalmente decisa verso la valle io rimango in quota come suggerito da Guzzi, con un panorama che diventa uno spettacolo pirotecnico di calanchi sul bordo di una stradina che sembra essere li con il solo destino di crollare… Si sale e si scende senza soluzione di continuità sino a Pareto, dove chiedo lumi per andare a Squaneto, intrufolandomi su una via stretta con strappetti ruvidi in un fitto bosco.
Arrivo al bivio di fine discesa e controllo la cartina, l’ istinto mi dice di andare a destra, ma la mappa dice a sinistra ed io mi fido di Google aggiungendo una tacca al mio enorme elenco di scalate. Qualcosa però non torna, il sole dovrebbe essere dall’ altra parte e non sono assolutamente convinto della direzione, tanto da tornare indietro e chiedere aiuto all’ unica persona che incontro in queste zone semi-deserte. Nonostante le esaudienti spiegazioni non riesco assolutamente a capire dove mi trovi, ma so che andando dritto ritorno a Pareto da dove posso orientarmi. Alcuni dei tanti calanchi mi accolgono dopo una facile salita, seguo la via che precedentemente avevo abbandonato e scendo a Mioglia, che originariamente avrei dovuto raggiungere in salita.
Una lunga valle mi porta a Pontinvrea, ora sto seguendo l’ itinerario iniziale sebbene in direzione opposta puntando direttamente verso Sassello. Il vento contrario non aiuta quando si sale all’ 1-2%, tirare il 50 è faticoso e alcuni strappetti mi consigliano di far scendere la catena sul più adatto 34. Arrivo a Giovo Ligure, poco più in alto c’è il famoso colle che sovrasta Savona, ma ora mi aspetta la discesa! Almeno è ciò che penso, finchè non salgo ancora…
Guardandomi a destra ricevo un’ inaspettata piacevole sorpresa, il mar Ligure si mostra limpido ai miei occhi riempiendomi di soddisfazione, mai mi sarei aspettato un impatto, seppur brevissimo, col blu Ligure. Arrivo a Sassello in un battibaleno, prendo qualche amaretto nello stesso negozio dell’ altra volta sperando di salutare la signora, purtroppo assente, quindi riparto verso il Bric Berton.
La salita ci mette un po’ ad ingranare, ma poi si fa valere soprattutto dopo il bivio, dove un bel km al 10% mi impegna leggermente. Il cielo sinora limpido si sta coprendo, una compatta nuvolaglia da ovest oscura il cielo senza però minacciare precipitazioni. Approfitto di un’ area di sosta poco dopo il passo per pensare al resto dell’ itinerario, ho ancora il tempo per allungare e decido di sfidare l’ orientamento ricercando quella che sarebbe dovuta essere la prima salita di giornata, scendendo da Ponzone verso Morbello e Grognardo.
La strada per Ponzone fatta al contrario offre numerosi spunti di relax, ma in questo verso è odiosa coi suoi strappetti che prima mi obbligano a pestare sul 50, poi a scalare sul 34 e a salire in agilità. Ritrovo la via dell’ andata sfidando le pendenze di Morbello, quindi arrivo velocemente a Grognardo dove trovo finalmente la salita per Ciglione, non senza l’ aiuto di alcuni abitanti intenti ad osservare dei ragazzini intenti a scambiarsi colpi a tennis nella piccola piazza in discesa. Capisco subito che l’ aver sbagliato strada si è rivelato una fortuna, l’ asfalto è talmente rugoso da far sobbalzare la bicicletta nonostante la bassa velocità a cui mi obbligano le impegnative inclinazioni. Sentirsi però dire dopo 140km e almeno 3000m di dislivello “bravo bravo, si vede che lei ha delle belle gambe!” non ha prezzo! Questa infusione di ottimismo mi aiuta ad aggredire la strada che sale costantemente al 12% sino a Ciglione, dove per l’ ultima volta di questa giornata sbaglio strada finendo quasi in una sterrata nella parte bassa del paese. Poco male, è una (inutile) salita extra al mio elenco che mi ha permesso di arrivare a 900 a metà Ottobre. Scendo nuovamente ad Acqui Terme e nonostante i miei dubbi trovo subito la strada in cui ho parcheggiato.
In totale 156km ed almeno 3100m di dislivello!
La salita nel bosco dopo Morsasco
L’ Erro e la parte bassa della valle
Panorama collinare da Montechiaro d’ Acqui
La zona estremamente calanchiva tra Tupino e Pareto
La strada dei calanchi
Sapore di mare …
Partenza ritardata a causa del ritardo di Pedra, per la verità la colpa è anche mia che ignoravo il mercato domenicale di Collecchio.
Anche io e Giulio siamo un po’ in ritardo, ma quando arriviamo non c’è nessuno: Alessandro, del team Sprintbike di Parma, è arrivato puntuale ma non trovando nessuno ha giustamente optato per un po’ di riscaldamento.
Una volta che ci siamo riuniti partiamo alla volta di un giro rivoluzionato per consentire a Pedra di raggiungere il traguardo delle 900 salite.
Lungo la val Baganza raggiungiamo in breve San Vitale, da cui attacchiamo l’ostica salita a Neviano Rossi: una delle più dure come pendenze della fascia collinare. Pedra e Giulio salgono insieme e precedono Alessandro ed il sottoscritto (non mi sembra carino lasciar solo chi ci ha aspettato!…), e così anche nella successiva salita, quella pedalabile di Lesignano Palmia, scollinata la quale ritorniamo dalla val Sporzana alla val Baganza.
Scesi a Calestano, meta classica dei cicloamatori parmensi, Alessandro ci saluta per essere a Parma ad una certa ora mentre i rimanenti, dopo una sosta alla fontana, partono alla volta del Valico di Fragno, la salita più dura di giornata. Penso di aver iniziato l’erta con un ritmo serrato, ma Pedra mi passa ed inizia a scandire un ritmo insalubre: lo seguo non senza difficoltà (maledette soste!!), poi quando la strada spiana Pedra rallenta di colpo, butto giù due denti e lo passo. Mi rinfranco credendo di rivivere un copione già visto in Giugno, ma Pedra si rifà sotto e, quando la strada riprende a salire in maniera più decisa, forza ancora più di prima. A quel punto capisco che staccarlo è impossibile, è già tanto stargli dietro fino al valico e passarlo allo sprint (non so come, ero già a tutta!…)
I dati della scalata, paragonati a quelli di altri giri recenti, mi offrono interessanti spunti di riflessione che tuttavia vi risparmio (da “buon” ingegnere, mi piace analizzare i dati!!).
Scendiamo velocemente in val Parma attraverso i ripidi tornanti del “tirabusò”, quindi a Capoponte iniziamo la lunga ma dolce ascesa che ci porterà in val d’Enza. Procediamo lungo l’amatissima val Toccana arrivando a Ca’ Bonaparte, crocevia posto sul crinale tra le valli del Termina e caratterizzato dalla Fontana della Mamma, dedicata a tutte le donne e aperta anche d’inverno. I ritmi adesso sono meno bellicosi, anche perché le pendenze sono quello che sono, e rimangono abbastanza soft fino a Scurano, dove scolliniamo insieme.
L’aria è freschina (12°, e oggi ho il raffreddore!), ma ci scaldiamo nel bar mentre mangiamo un panino.
Terminata la sosta proseguiamo in ripida discesa attraverso il paese: mi piace sempre passare da Scurano, è un paese ben tenuto, situato tra le colline e le vere montagne. Peccato che l’intensa foschia impedisca di ammirare le più alte cime reggiane.
La discesa termina in prossimità del ponte di Vetto: qui svoltiamo a sinistra ed iniziamo a “salire” verso la Sella di Lodrignano: un valico dolcissimo che, su strada tranquilla, ci introduce nella val Termina di Castione e nell’ultima fase del giro, la più nervosa, con 3 salite affrontate in successione (per fortuna quasi senza soste…).
La prima è il Torrione, uno strappo di 1 km al 9% che collega le due valli del Termina, molto caratteristico per la successione di 7 tornanti in una bella pineta: salita presa di petto da tutti e tre, anche se non da record vista anche la stanchezza che affiora. Scollino per primo e Giulio riesce a precedere Pedra, ma per sua stessa ammissione mette anche una X sulle sue gambe.
Segue Faviano, presa a tutta da Pedra ma tengo botta (tempo notevole), infine Strognano. Quest’ultima salita presenta un primo tratto ostico seguito da uno facilissimo, seppur in lieve ascesa: la tentazione di andare regolare staccandomi nella prima parte per poi recuperare sul falsopiano a me favorevole mi sfiora, ma la accantono e salgo con Pedra (anche quest’ascesa mi regalerà a questo proposito interessanti spunti di riflessione). Nel finale di salita addirittura mi sento più brillante, deve essermi entrato qualcosa in circolo: faccio un paio di scatti ed il fatto che Pedra non ceda un metro anche in questo fondamentale testimonia in suo livello di allenamento! E’ la sua 900esima salita, ed immortaliamo il momento con una foto. Scendiamo verso Barbiano affrontando diversi mangia e bevi nei quali mi sembra di riprendere vigore, anzi, lo riprendo proprio!
Ritornati ai Boschi scendiamo verso la macchina senza affrontare ulteriori strappetti, Pedra decide di allungare il giro accompagnandoci fino a Parma. Alle porte della città ci salutiamo e ci diamo appuntamento per l’Oltrepo’. Finalmente si può tirare il fiato!
Bici in attesa ai Boschi di Carrega:
al Valico di Fragno:
a Ca’ Bonaparte:
lago di Scurano:
Pedra a Strognano: la sua 900esima salita! (o la 901esima?…o la 902esima? :-)):
l’altimetria:
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