Susa-Susa dal Galibier al rientro

il 31/07/2011 · Commenti disabilitati su Susa-Susa dal Galibier al rientro

Siamo a Valloire davanti ad una fontana, le borracce serviranno piene sapendo cosa ci aspetta da qui a poco: il Galibier! 1200m di dislivello in 18km, dei quali i primi sono abbastanza facili e gli ultimi 12 molto continui, tutti senza uno spunto d’ ombra immersi in uno dei panorami più grandiosi delle Alpi francesi. Stiamo parlando di uno dei passi più famosi d’ Europa, salita regina del Tour, e (molto meno importante) la mia 1000° salita!
Io mi tolgo il casco per rimanere più fresco e commetto un’ imprudenza che mi causerà un’ intensa scottatura sulla mia testa ormai pelata, tanto che la settimana dopo avrò modo di divertirmi togliendomi la pelle morta come fossi un serpente durante la muta. Partiamo tutti assieme da Valloire e gli altri 4 sono iper-prudenti nel primo pezzettino tosto fuori dal paese, ma poi la strada spiana e ci ricompattiamo mentre tento acrobatiche foto al cartello “Galibier ouvert”. La vegetazione è ormai un ricordo ed imponenti blocchi di montagna si elevano da questa verde valletta facendoci sentire piccoli piccoli di fronte ai numerosi 3000m che sbucano solitari. Alla fine del tratto più facile avviso Andrea di non guardare a destra per non vedere l’ inizio del vero Galibier, una strada che si inerpica su una verde parete e sparisce chissà dove. E noi dovremo per forza salire lassù, sperando di reggere l’ impatto del mitico colle.

Ogni tornante meriterebbe una sosta, ma non posso passare più tempo fermo che sui pedali e rinuncio a malincuore a vari ricordi che rimarranno solo nella mia mente. Andrea mi manda a fan* invitandomi nemmeno troppo gentilmente (ma assolutamente senza cattiveria) a proseguire del mio passo, vorrà dire che il Galibier avrà una sfida diretta con me. Ricordo tanto sole in una giornata perfetta, monti pian piano più bassi ed io salire di quota senza mai vedere il passo, perso come sono tra praterie e roccioni alpini. Supero il monumento a Pantani e supero anche diverse persone che come me puntano verso i 2645m, rallentando con la scusa di parlare in francese ad un olandese che poveretto credo abbia pensato veramente che io fossi transalpino…
-6, si continua… -4, respiro un attimo (in fondo non si scende mai sotto l’ 8%), -2… manca poco e la gamba c’è ancora, ma il passo è lassù? E mancano solo 2km? Per me è meglio! Poco prima del bivio del tunnel c’è un fotografo che si è inventato un lavoro fotografando tutti i ciclisti di passaggio e inseguendoli di corsa per consegnargli il bigliettino del sito, io mi ricordo del traguardo imminente e senza mani indico le centinaia di scalate compiute negli ultimi 10 anni.
L’ ultimo kilometro dovrebbe avere pendenza superiore al 10%, ma questo dato è esagerato tanto che scollino al passo senza avere bisogno del 34×27. Sono arrivato… MILLE!!!!! Estraggo dalla tasca un foglio con scritto questo numero e mi faccio fotografare sotto il cartello, e quindi mangio. Ho vinto la sfida con Massimo arrivando a 115km e 3900m di dislivello con mezza focaccia senza essere in crisi, ma ora ho veramente fame e i ringo+nastrina svaniscono letteralmente per coprire quel buchino nello stomaco di una fogna quale sono io…

Quassù è stupendo, sono poco più in basso delle cime ma molto più in alto della valle che porta a Briançon e delle 2 strade che salgono. Tento anche di comporre delle panoramiche, ma il risultato è appena accettabile per potervi mostrare quanto sia bello questo valico. Con mia sorpresa il 2° ad arrivare è Massimo, è riuscito a recuperare Marco ed Andrea, la sua tecnica alimentare del “ristorante” ha dato i suoi frutti. Marco invece è abbastanza provato, la bomba dolciaria che lui e Fabio hanno degustato al Telegraphe è esplosa nei loro stomaci bloccandoli specie nella prima parte. Tira un venticello fresco e la mantellina ci serve anche per la foto di rito al cartello, ma per essere ad oltre 2600m direi che la temperatura è ottima, non potevamo trovare un giorno migliore!

Il grosso è fatto e nessuno è ancora in difficoltà, siamo ottimisti per i restanti 90km quasi tutti in discesa. L’ inizio mi incute timore, non c’è un minimo di protezione ed un errore mi porterebbe a rotolare verso valle per decine di metri, per fortuna la strada ha il monte sulla destra e così non rischio se non minimamente per qualche forte folata. Al passo Lautaret cambiamo strada e ci immettiamo in una via ad alto scorrimento con 2 larghe corsie ed un forte vento straordinariamente a favore che ci lancia verso valle. Ogni tanto c’è da toccare leggermente i freni, ma grossomodo si prosegue per molti minuti ad uovo senza mai scendere sotto i 60, e lo dico io che ho una mantellina “paracadute”. A Le Monetier les Bains è finito il Lautaret e ci ricompattiamo per andare svelti verso Briançon, recuperando molto tempo grazie al sostegno di Eolo, con la lamentela ironica di Marco relativa alla eccessivà curvosità del tracciato…

Dandoci cambi più regolari che in val d’Arc arriviamo presto al bivio per l’ Italia e il Monginevro, una salita che presa singolarmente ha la sua dignità (sono pur sempre 500m di dislivello), ma che rispetto alle precedenti è poco più che un colle anonimo. L’ inizio è praticamente piano, ma la mente di tutti è più sulla ricerca di una fontana rispetto al valico, tanto che tentiamo invano di entrare in una falegnameria che ad una prima vista sembrava un bar… Subito dopo c’è La Vachette e qui troviamo una fontanella nella quale Andrea e Tangy si tufferebbero e che tutti sfruttiamo in ogni modo possibile.
Il vero Monginevro inizia qui, io voglio vedere quanta gamba ho ancora dopo tutta questa strada e poco cibo e mi avvantaggio mentre gli altri rimangono insieme. Il traffico è elevato e se non fosse per una carreggiata larghissima sarebbe fastidioso, ma così i sorpassi avvengono senza problemi e salgo tutto sommato bene su pendenze mai impegnative, se non nell’ ultimissimo pezzo all’ ingresso di Monginevro paese. Quando ci riuniamo ci buttiamo ancora in una fontana, dopo 10 ore sotto il sole è quel che ci vuole, passiamo contromano nel centro del paese (ma c’è un altro modo oltre alla galleria vietata alle biciclette?) e andiamo a percorrere in discesa la strada verso Cesana Torinese.

Una lunga fila di auto ci sorprende alla fine, ma con l’ agilità di 9kg su due ruote superiamo facilmente la coda diretta al Sestriere. Scopriamo che l’ autostrada è chiusa ufficialmente perchè qualche manifestante No-Tav ci lanciava dentro oggetti, ma considerando che alle 8 la polizia era già schierata ai caselli e che è stata usata per controllare la situazione (ed da alcuni appartenenti alle forze dell’ ordine anche per lanciare sassi o lacrimogeni verso i manifestanti), credo proprio che questa sia solo un pretesto e forse nemmeno vero.
C’è tanto traffico nell’ altra corsia, noi invece viaggiamo bene in gruppo, per quanto il famigerato vento di risalita ci permetta di fare. Superiamo Oulx e prima di Exilles c’è l’ ultimo strappetto in cui Fabio ha un piccolo problema con la catena che risolviamo e sul quale io e Marco ci diamo battaglia, con la vittoria di quest’ultimo contro le mie gambe buone ma senza carburante. Da qui a Susa è discesa, ma troviamo una coda infinita di vacanzieri della domenica bloccati da loro stessi e rallentati comunque dalla tanta gente che ha partecipato alla manifestazione No-Tav che ordinatamente fa rientro nei paesi. La situazione mi rende nervoso e mi fa sentire superiore grazie ai miei pochi di carbonio e acciaio estremamente più agili delle tonnellate di lamiera incolonnate. E’ un peccato perchè il tratto tra Chiomonte e Susa è una bella discesona.

Arriviamo in qualche modo a Susa, noto troppo tardi il bivio giusto e imbocco il successivo, Massimo tira dritto ma ormai sono due giorni che bazzichiamo qui e riesce a riprenderci prima del meritato arrivo, quando ormai è ora di cena. A causa delle code e dell’ autostrada bloccata decidiamo di mangiare in pizzeria e torniamo a casa tutti molto tardi.
In tutto 206km (più qualcosa per me e Massimo), 4500m di dislivello, 4 mitici colli (Moncenisio, Telegraphe+Galibier e Monginevro), una giornata quasi perfetta ed un’ impresa riuscita senza troppe difficoltà. Un giro da fare almeno una volta nella vita!

CONSIGLI:
Ho poco da consigliare…
Per dormire io e Massimo ci siamo trovati bene al B&B Rocciameloce a Susa, 30€ colazione compresa.
Si potrebbe partire più a monte da Oulx o Chiomonte per riscaldarsi prima del Moncenisio, ma di mattino presto fa fresco
E’ un giro da fare assolutamente in gruppo sia per far fronte ad eventuali problemi, sia perchè c’è spesso un forte vento di risalita verso S. Michel de Maurienne e Susa, rimanere a ruota aiuta molto in questi lunghi tratti di trasferimento.

Guardando verso il Galibier all’ uscita di Valloire

I primi km di salita con noi piccolini di fronte alle immense montagne

Ora si inzia a far sul serio

Ciò che vedo salendo

Indico al fotografo il mio prossimo risultato

Guardando la strada su cui sono appena passato

Panoramica mal riuscita in direzione Lautaret


Marco, Andrea, Tangy, Massimo, Pedra

Susa-Susa (parte 1 Susa-Valloire)

il 25/07/2011 · Commenti disabilitati su Susa-Susa (parte 1 Susa-Valloire)

Alle 6:00 il forte suono della sveglia mi catapulta giù dal letto, Massimo è ancora tra sogno e realtà, io invece sono già pimpante nonostante questa sia la peggiore levataccia ciclistica che abbia mai fatto (sono un pigrone lo so…). Ci Aspetta la Susa-Susa, uno dei più duri classici Alpini, di categoria superiore sia ai 3 passi Svizzeri che al classico Mortirolo-Gavia.
Giretto di dimagrimento in bagno ed abbondante colazione per entrambi al B&B “Rocciamelone” di Susa (30€ a testa per essere trattati molto bene), gli altri alle 7:30 sono già in piazza pronti a partire, noi invece siamo in ritardo di qualche minuto, stiamo rispettando la regola non scritta che l’ ultimo ad arrivare è sempre quello più vicino.

Siamo in 5: Io, Massimo, Marco, Andrea e Fabio “Tangy” pronti per affrontare questi 206km attraverso le Alpi di Italia e Francia. Si inizia col Moncenisio, 1600m di dislivello  continui, la 2° salita non è che il Galibier, preceduto dal col du Telegraphe col quale fa praticamente un’ ascesa unica, e per finire il Monginevro, sulla carta nettamente il più facile, ma dopo tutto il resto anche un cavalcavia può creare problemi. Le lunghe salite non sono l’ unico problema odierno, dovremo fare i conti con un probabile vento contrario nelle lunghe vallate e forse coi pericolossimi No-Tav che proprio oggi hanno organizzato un’ imponente manifestazione con 70000 partecipanti e qualche centinaio di idioti che ovviamente sono gli unici che fanno notizia… Solo gli idioti di una parte e i feriti dell’ altra trovano spazio, il contrario invece viene ignorato da buona parte dei maggiori organi di informazione.

Passiamo prima in centro al paese, mentre Massimo prende l’ acqua noi altri osserviamo la Dora Riparia specchiare il tiepido sole di un mattino terso che illumina i 3500m del Rocciamelone, la montagna di Susa. Parte la sfida di 5 piccoli ciclisti contro la montagna, e parte anche una sottosfida alimentare tra me e Massimo, con lui che porta con sè un ristorante con cuochi annessi, mentre io voglio finire il giro con 80g di focaccia, una brioche e un pacchetto di Ringo, più una salvifica bustina di zucchero. Roba che uno normale va in crisi di fame solo a pensarci!
Oltre a questo per me potrebbe essere una giornata speciale, quella in cui scalerò la 1000° salita diversa. L’ho studiata bene affinchè fosse il Galibier, la n° 1000 deve essere onorata a dovere.

L’ inizio è in salita, il Moncenisio non fa sconti e parte subito deciso con le sue pendenze fisse all’ 8%. Io e Marco ci stacchiamo subito dal resto del gruppo che procede comunque prudente, poi anche Marco tiene sotto stretto controllo i battiti e già percepisce il mio nervosismo quando un’ Apecar ci supera a fatica, ma non è il momento di far cazzate con tutto quello che ci aspetta. Mi stacco da Marco, anche se ogni tanto mi supera mentre io fotografo la foschia del mattino che staziona nella valle. Ci ricongiungiamo per vedere dall’ alto la val Sangone che sfocia a Susa, poi ognuno continua col suo passo, Marco attentissimo a non sforare di un battito, io invece che ho abolito il cardiofrequenzimetro pedalo a sensazioni. La salita è incredibilmente costante, solo quante punta più alta a Giaglione e 200m piani interrompono questa strada disegnata col goniometro.
Supero il confine francese ed arrivo ai piedi della diga, il punto più affascinante chiamato “le scale del Moncensio”, con alcuni secchi tornanti che sovrastano lo sbarramento naturale con pendenze più dolci. Il Moncenisio è stata la mia prima salita Alpina nel 2004 ed ancora ricordo bene i suoi panorami, non ricordo però che superata la diga ci sono ancora un paio di km all’ insù. Il passo è più avanti, su quello che è effettivamente il valico delle 2 valli, ma il punto più alto è quello in cui sono adesso, sopra il lago di un blu intenso a 2100m di quota. Qualche foto è d’obbligo, quindi mentre aspetto gli altri prendo la borraccia e bevo. Normalmente non sarebbe una notizia, ma dopo 1h30 di salita è la prima volta che mando giù qualche sorso, complice una giornata climaticamente perfetta e con un cielo Blu Emiliano®.
Scendo di poco al bar e mangio un pezzetto di focaccia mentre arrivano prima Marco e poi insieme gli altri 3 ancora molto tranquilli e pimpanti. Ripartiamo con un paio di strappetti, ma purtroppo mi devo fermare, la mantellina è fortemente consigliata in questa discesa e sono l’ unico a non averla ancora indossata. Arriviamo a Lansebourg Mont-Cenis e ci togliamo le protezioni per il freddo, io mi innervosisco perchè gli altri stanno ancora mangiando, mentre per la tabella di marcia siamo già abbastanza in ritardo, ma d’ altronde hanno anche ragione, una crisi di fame sul Galibier sarebbe devastante.

Ci aspettano 40km di vallata in discesa e come temevo il vento è teso e contrario, per fortuna siamo in 5 e dandoci cambi regolari non soffriremo. Io mi prodigo abbastanza, però dobbiamo imparare a gestire meglio il gruppo perchè i cambi sono abbastanza anarchici, con sorpassi da dietro e turni troppo lunghi. Troviamo un pezzettino in leggera salita, un paio di discesine e qualche tornante, un bellissimo castello sulla destra e rimaniamo sempre in questa stretta vallata scavata dal fiume Arc. C’è un momento di panico ad una rotonda, sono davanti ed ho dei dubbi ad un cartello: entrambe le direzioni portano a Chambery, ma un segnale è blu e l’ altro verde, ed io ragionandoci su quasi non vedo un marciapiede che rientra. Rallento per mantenere la statale, ma i colori invertiti rispetto all’ Italia ingannano gli altri che si fiondano decisi sulla rampa dell’ autostrada, senza vedere il divieto di accesso alle biciclette. Caccio un urlaccio per stoppare Massimo che già era vicino all’ ingresso e rientriamo sulla statale.

Arriviamo senza troppa fatica a S. Michel de Maurien dove troviamo una simpatica fontana azionata a manovella da cui ci riforniamo, all’ inizio del Telegraphe noto pure un ciclista diretto verso una “toilette” pubblica e tutti ne approfittiamo, chi più e chi meno, tranne il sottoscritto che da vero italiano uso un cespuglio dietro al bagno per svuotare la vescica. La giornata è ancora perfetta, senza nuvole e con la quasi certezza di sole sino alla fine. Qualcuno come Andrea ha caldo, io tolgo solo guanti e casco perchè comunque salendo staremo meglio come temperatura, che in fondo per essere estate è ottima.

Telegraphe: qualcuno la considera come un pezzo di Galibier, qualcun’ altro come salita a se stante, però nessuno le da la giusta importanza, sono comunque 800m di dislivello in 12km! La strada è larghissima e devo dire abbastanza trafficata, anche se nei limiti del sopportabile. Iniziamo tutti insieme, ma poi io e Andrea facciamo gruppetto salendo regolari con pendenze lineari ed un bosco omnipresente che cancella tutti i possibili panorami verso il basso. C’è poco da dire su questa salita, solo l’ ultimo km permette di vedere più in basso sulla val d’Arc e guardare gli imponenti monti che ci circondano.
Ho fame, nel senso di buco nello stomaco, il resto della focaccia serve a far da tappo mentre io e Andrea ci fotografiamo a vicenda sotto il cartello. Gli altri arrivano insieme, Marco e Tangy approfittano della sosta per rifugiarsi in un bar e sbaffarsi un incredibile dolce, ogni caloria acquisita è una possibilità in meno di crisi (ma sarà davvero così?).
La discesa per Valloire è veloce e diritta, il panorama cambia completamente, dai boschi del primo tratto si passa ad un paesaggio ormai di alta montagna. In questo paesino famoso per gli sport invernali riempiamo le borracce, e ci prepariamo psicologicamente al pezzo più impegnativo di tutta la Susa-Susa. Siamo a metà percorso e poco oltre la metà del dislivello, ma davanti a noi c’è uno dei miti del Tour de France coi suoi 1200m di dislivello divisi in 18km, di cui i primi molto facili e gli ultimi 10 all’ 8%. Ma questo è un’ altro racconto, per oggi basta da parte mia!

La foschia Torinese risale la val di Susa

Le Scale del Moncenisio, il punto più emozionante

Altra visuale dei tornanti

Il lago artificiale del Moncenisio

I 5 all’ inizio del col du Telegraphe

Il gruppo al passo del Telegraphe

Susa-Susa, the day before!

il 21/07/2011 · Commenti disabilitati su Susa-Susa, the day before!

…eheh, per questa volta ho rubato la parola a Pedra… ecco il mio resoconto del 2 luglio, un bel sabato ciclistico nel quale gli ho lasciato lo spazio… solo per i commenti in corsivo!!!

Ci tengo a sottolinearlo, però… in salita lui è un altro pianeta, troooooppo più forte di me! Ma se ci fossimo dovuti disputare la conquista della “bellezza in bicicletta” che abbiamo incrociato… allora sì che avrei fatto carte false, pur di batterlo allo sprint!!! 😉

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Una sfida di portata epica, dal sapore di storica impresa! no no, non sono stato chiaro, la bici non centra… mi riferisco al contrattare l’orario di partenza con Pedra che non è cosa affatto semplice; la dimostrazione? beh, malgrado il mio impegno, alla fine devo cedere la mezz’ora di anticipo che cerco in tutti i modi di strappare! 😛

(In realtà quella mezz’ora è il compromesso a cui siamo giunti)

Ma appena buttato giù il telefono, devo ammetterlo, riconosco che abbia proprio ragione lui! ma chi ce lo fa fare? Per oggi non c’è fretta, e la mezz’ora di sonno, a posteriori, me la sono gustata tutta! La giornata “campale” infatti sarà domani, con la sfida lanciata da Tangy al mitico “Galibier”, davanti alla quale non ci si può assolutamente dir di no e a cui in 4 “intrepidi” abbiamo aderito! E il Galibier non resterà mica da solo! Eh si, perché il menu del week-end prevede il percorso della Susa-Susa, un giro alpino veramente impegnativo sia per km che per dislivello, attraverso ben 4 passi per più di 4000 metri di salita. 😎

Pedra ed io, però, abbiamo deciso di anticipare la mini-vacanza ciclistica di un giorno, in modo da evitare la levataccia mattutina per arrivare a Susa e per aggiungere un altro giretto nelle splendide montagne franco-piemontesi.
Così, dopo un piacevole viaggio che, tra una chiacchiera e l’altra passa senza intoppi, a mezzogiorno siamo già al Bed&Breakfast Rocciamelone in quel di Susa, dove con una sosta veloce lasciamo bagagli e mangiamo il nostro pranzo al sacco, pronti a spostarci un po’ più in su a Oulx da dove partiremo per il nostro giro odierno.
L’aperitivo alla Susa-Susa, infatti, sarà il classico anello Monginevro + Colle della Scala… Inizialmente, con molta baldanza, si era addirittura progettato l’assalto al “Finestre” ma dopo qualche ripensamento (…lo ammetto, da parte mia…) scegliamo un altro itinerario, sulla carta parimenti affascinante ma che ci permetterà di dosare meglio le forze, in previsione della sfacchinata dell’indomani.

Agganciati gli scarpini, la prima sosta è mia!  Passati davanti a un invitante panificio, non resisto, e decido per un surplus calorico in vista della prima salita! Un fantastico pain au chocolat, accompagnato dall’immancabile caffé, e sono definitivamente pronto per il “chilometro zero”. 😛
La partenza, per oggi, è subito in salita. Fino a Cesana Torinese è poca roba, per la verità, ma già sufficiente a mandare il cuore a mille, non so se per la bellezza della val di Susa, che non conoscevo e che mi ha veramente affascinato, o per l’altitudine, visto che partendo stamattina dal mare (…almeno… io!) ci siamo ritrovati a dare le prime pedalate a più di mille metri di quota! 😐
Arrivati a Cesana, comincia la salita vera e propria. Con Pedra, a dire il vero, non sappiamo cosa aspettarci. La salita non è particolarmente lunga o impegnativa, con i suoi 500 metri di dislivello, ma studiando il giro si temeva di trovarla particolarmente trafficata, essendo un valico molto utilizzato. La partenza a metà giornata, però, si rivela una mossa azzeccatissima, e il traffico risulta veramente ridotto, così abbiamo modo di goderci un panorama veramente mozzafiato, contornati di montagne particolarmente rocciose che fanno da contorno alla nostra salita.
Pedra – neanche a dirlo – allunga subito rispetto a me… lui va più forte, non c’è storia!!!  Inoltre io ho già un occhio a domani, e visto che il cardio continua a dirmi che oggi si galoppa piuttosto facilmente, cerco di contenere lo sforzo salendo su regolare. Ogni tanto, nelle soste foto, ci ricongiungiamo. In una di queste, subito dopo un tunnel paravalanghe piuttosto buio, Pedra non sa che mi vede uscire per miracolo! Ovviamente l’unico “treno” di veicoli l’ho trovato lì sotto, in un punto in cui, tra l’altro, la strada molto sporca mi costringe a non avvicinarmi troppo al lato destro della carreggiata… Un paio di camion mi fanno un discreto pelo… gradirei molto spiegare ai due autisti cosa ho pensato di loro!!! :(

Subito dopo Clavière, ancora in salita, oltrepassiamo il confine entrando in Francia, e per “onorare” gli amici transalpini inizio lunghi sproloqui in francese, non senza qualche difficoltà dovendo dar fondo alle mie conoscenze liceali… Pedra prova a seguirmi nell’impresa, salutando con un “bonjour” un gruppo di ciclisti che provengono in direzione contraria… “CIAO!!!” – è la loro risposta… – pazienza, esperimento fallito!!!

In realtà ho notato subito la loro mantellina della 9 colli e con spirito dissacratorio ho attaccato bottone in francese :D. Però mi meraviglio quando scopro di essere ancora in grado di mantenere vivi banali discorsi in lingua d’oltralpe con il più pratico Massimo

Arrivati in cima, l’obelisco napoleonico ci accoglie all’inizio di un lungo pianoro, tanto che fatichiamo a capire quale sia il punto esatto del valico. Comunque, molto più chiaro è il punto di inizio della discesa, che affrontiamo dopo esserci coperti con le mantelline. La discesa dal Monginevro è breve ma divertente, rovinata solo da un paio di inetti che scendono a velocità… tartarugale!!! che ci troviamo davanti dopo esserci fermati a ammirare la valle sottostante da un tornante molto panoramico. Il pensiero non può però che andare all’indomani, quando questa strada percorsa in salita, pur senza avere pendenze esagerate, potrà creare non pochi problemi, dopo quasi 4000 metri di dislivello!

Arrivati a La Vachette, non senza qualche esitazione, imbocchiamo la Valle della Clarée, dove un tratto di vento favorevole non può che metterci di buon umore. Ovviamente, manco a dirlo, dura poco… Il vento contrario sarà una delle costanti di questa due giorni, ma non ci impedisce comunque di rimirare i verdi prati che ci circondano, i monti rocciosi più in alto e… due avvenenti cicliste che provengono in direzione opposta! 8)

Una sì, ma quella che spettava a me non è che fosse poi così avvenente… 😐

A metà della valle, seconda e ultima asperità di giornata; il Colle della Scala dal versante francese non è niente di particolarmente impegnativo, anche se un paio dei quattro chilometri presentano pendenze piuttosto dure. Anche se breve, il panorama è in ogni caso bellissimo. Mi è piaciuto un sacco il bosco che fa da contorno alla risalita, che ho potuto ammirare in perfetta solitudine avendo perso la ruota di Pedra (lo direste?!? GRRRRRRRR!!!!) dopo poche centinaia di metri…

Foto di rito in cima al passo, e ripartenza con sorpresa, visto che la strada prima di scendere presenta ancora alcune contropendenze… all’inizio del versante italiano, infine, sosta obbligatoria! Da non perdere il panorama, con vista da una splendida balconata naturale sulla valle di Bardonecchia!
La discesa scorre senza problemi, almeno per noi. A metà, infatti troviamo un ciclista in difficoltà cui cerchiamo di dare soccorso. Niente da fare, rottura della catena (per la verità usurata anche solo a vedersi) e rientro a casa a piedi… e se nel borsello sottosella, uno smagliacatena mi decidessi a infilarlo, una buona volta?

A Bardonecchia, ormai, il giro è praticamente finito… praticamente, appunto… perché il vento contrario che ci accompagnerà fino alla macchina non ci fa certo un regalo! :( Nel lungo falsopiano, provo a dare un cambio, ma a ruota si sta bene e Pedra accetta di tirare di buon grado… Lo ringrazio, in vista del giro di domani una fatica supplementare in meno è per me cosa gradita! 😛
In totale alla macchina, dove cerchiamo di cambiarci senza far volare via la roba che ci togliamo, visto le leggerissime raffiche che hanno caratterizzato la giornata, sono 74 km e 1300 metri di dislivello, percorsi in circa 3 ore di pedalata effettiva. 😀

La giornata però deve riservare ancora qualcosa… Rientrati al B&B per la statale, cercando di memorizzare le contropendenze con cui l’indomani avremmo finito la nostra Susa-Susa, rimane ancora il piacevole momento della cena!
Abbuffata contenuta, almeno per i parametri di Pedra… ma non per i miei, che mi alzo da tavola ben satollo e soddisfatto, potendo contare anche su un bel piatto di gnocchi al gorgonzola e salsiccia (Pedra, anche se non sopporti il gorgonzola… non sai cosa ti sei perso!!!) come ogni dietologo consiglia prima di una giornata impegnativa. 😛
Immancabile (e ottimo) gelato per Pedra, a cui a dire il vero neanche io mi sottraggo, e passeggiata per il paese, andando a curiosare tra le rovine romane nella parte alta (salita anche a piedi… ma è proprio un vizio!!!)
Bene, la giornata è proprio finita… manca solo un bel sonno ristoratore per ricaricare le batterie… per oggi, insomma, può bastare così, ma domani… beh, un po’ di pazienza! come diceva qualcuno ben più famoso di me… domani è un altro giorno!!! 😀

E Massimo non vi ha parlato dell’ incredibile violenza di matrice No-Tav supportata da una terrorista islamica di cui sono stato vittima alle casse del supermercato, nel quale siamo entrati per acquistare una focaccia con cui nutrirmi durante la Susa-Susa! Con inaudita insistenza tutte le persone in fila alle casse mi hanno forzatamente obbligato a passargli davanti, nonostante la mia riluttanza alla fine ho ceduto ed abbiamo guadagnato 5 minuti. Ma guarda se è possibile un comportamento così antidemocratico! 8)

Le gallerie paravalanghe del Monginevro:

Monti in val Clarée nei pressi di La Vachette:

Vista dal Colle della Scala, versante italiano:

Guardando giù verso Bardonecchia:

giro del solstizio d’estate

il 11/07/2011 · Commenti disabilitati su giro del solstizio d’estate

Oggi è il giorno del solstizio d’ estate, quello che nell’ anno ha più minuti di luce ed un tramonto alle 21:20, come non festeggiare questo evento con un bel giro serale in bicicletta?
Esco dall’ ufficio alle 18:20 dopo un pomeriggio un po’ travagliato ed una corposa merenda a base di biscotti, dovrò pedalare in collina per circa 3 ore con 4 salite. Risalgo la val Grue come tante altre volte, supero Viguzzolo e Montegioco ed arrivo al bivio della prima erta di giornata che mi porterà ad Avolasca via Montebello. Dopo 2m di dislivello (si, proprio due metri) vengo bloccato da una telefonata di un’ azienda sul cellulare dell’ ufficio che mi sono furbescamente portato appresso in attesa di questo contatto. Riparto qualche minuto dopo per questa salita collinare che non ha nulla di particolare, sebbene la media non raggiunga per poco l’ 8% nei suoi 2km scarsi. In cima mi interseco con la strada del crinale che porta ad Avolasca, ricordo con piacere quando nel 2007 in gara salivo alla stessa velocità di adesso stando a ruota degli altri, mentre ora spingo mantenendo un margine di sicurezza.

Allungo di qualche metro per arrivare ad una bella balconata, il sole alle spalle migliora la luminosità dei piccoli paesini che le sovrastano, poi curvo di 180° per 12 volte sino al ritorno nel fondovalle. Verso Garbagna comincio a sentire la bici tremare, oggi non è in programma la Roubaix, ma se mai la farò saprò di potermi allenare sulle crepe della strada della val Grue…
Per svalicare in val Curone ho scelto la salita più impegnativa, quella che porta a Dernice, i primi kilometri di falsopiano sono solo falsi amici che nascondono gli ultimi 2 con media del 10%. Nonostante sia praticamente ora di cena riesco a salire piuttosto bene, metto il piede a terra dispiaciuto solo per una fotografia al paesino a 600m di quota che fa da spartiacque per ben 3 valli.

La temperatura è accettabile, ma non posso dire sia fresca e la fontanella è una sosta obbligata prima della discesa verso San Sebastiano Curone. Qualche giorno prima ho forato a Guardamonte, perdendo l’ occasione di salirci dal versante di Gremiasco, occasione che mi voglio riprendere già oggi. Questa valle è molto più impegnativa della sua parallela e non manca qualche strappetto che manda la catena sul 34. Mi rendo anche conto che è da veramente tanto tempo che non passo da questa strada in questo senso, quasi un anno e mezzo, nonostante si tratti di una via di comunicazione importante.
Adesso è veramente ora di cena per tutti, ed il sole si sta finalmente abbassando creando giochi di luce particolari. La salita di Guardamonte inizia decisa con tratti al 9%, ritrovandomi ora completamente in ombra, ora col sole in piena faccia, con l’ elevarsi della quota aumentano anche le pendenze, sempre oltre il 10% nei tratti finali. In cima, tra 2 rivoli di sudore dati dal ritmo brillante di scalata, controllo l’ orologio e noto di essere in anticipo rispetto ai miei programmi, perciò invece di ridiscendere a San Sebastinano, svalico sui 680m di Cascina Guardamonte con i suoi 500m che superano il 10% seguiti dal crinale in cima che sale tra ampi prati usati dagli amanti del parapendio e da chi vuole godere della vista del monte Giarolo.

Gli occhiali da sole sono completamente sporchi di sudore, faccio un’ azione poco ortodossa raccogliendo da terra un fazzoletto (pulito) per recuperare la visibilità in discesa. Il primo tratto è ripidissimo e fatico a non andare diritto alla curva in fondo, il resto da Serra del Monte è invece largo e piacevole. Ormai il sole è dietro alle colline ed io pedalo nell’ ombra, ma c’è ancora molto tempo per tornare e solo un’ ultima salita da affrontare, Zebedassi, che porta dai 225m sino ai 435m del punto più alto sulle prime colline che si innalzano dalla pianura. Dopo un km torno a intravedere il sole, che svanisce definitivamente poco dopo dietro ad alte nubi presenti nel Piemonte alpino. Nonostante sia quasi sera ed abbia spinto tutto il tempo, gli strappetti che mi portano in cima non mi creano difficoltà.

Per Rivanazzano c’è solo una picchiata intervallata da un paio di strappetti lungo questa strada che segue la sommità del terreno, ma essendo nonostante tutto in leggero anticipo allungo scendendo a Godiasco, in valle Staffora, e passando per il nuovo pavèe di Salice Terme, prima di essere finalmente a casa alle 21:25, quando ormai la visibilità sta calando sensibilmente ed i lampioni vengono accesi.

In totale, considerata la trasferta del mattino, 89km e 1450m di dislivello.

Le colline della val Grue da Avolasca

Dernice da sotto, salendo da Garbagna

Giochi di luce al tramonto sulla salita per Zebedassi

L’ ultimo sole che illumina la pianura sotto Pozzol Groppo

Langhe!

il 08/07/2011 · Commenti disabilitati su Langhe!

19 Giugno

Eccomi finalmente di ritorno a raccontare i miei giri sparsi per il nord Italia (e non solo) dopo un periodo piuttosto impegnato. Quest’ oggi narrerò di quel territorio famoso per i vini e per il tartufo che ondeggiante sovrasta Alba: le Langhe!
Inizialmente la partenza era fissata nel capoluogo del territorio, ma dati alla mano mi conviene nettamente scaricare la macchina a Santo Stefano Belbo, arrivandoci con la media dei 23km con un litro ed una spesa in carburante inferiore agli 11€, contro almeno i 16€ più autostrada di Alba. Il percorso l’ho studiato su ViaMichelin, che ha mappe nettamente più comprensibili e razionali rispetto a Google, permettendomi di rimanere sulle vie principali senza mai perdermi.

La giornata è limpidissima e la temperatura l’ ideale, fatico soltanto a trovare l’ imbocco della prima salita sbagliando strada per ben 2 volte, con diversi km extra utili per il riscaldamento. I primi tornanti verso Castiglione Tinella mi fanno agilmente prendere quota, Santo Stefano già si rimpicciolisce e ovunque mi guardo vedo solo vigneti. Il panorama si è alzato ed il breve tratto di discesa sul crinale mi fa ammirare l’ arco Alpino, col Monviso a farne da padrone.
Al bivio mi interseco con la strada per Castiglione, da cui scendo e cartina alla mano cerco di seguire la via per Neive. Non capisco perchè ma mi ritrovo a Mango, altro paese arroccato sul colle, ricco di storia e circondato dagli immancabili vigneti che qui sono l’ unico paesaggio possibile. A questo punto scendo veramente, ma non a Neive come mi aspettavo, ma molto più spostato verso Alba, lasciandomi dubbioso fintanto che non capisco di essere tornato sulla retta via.

Assomiglia all’ Oltrepò, ma con un’ orografia più incisiva e caotica, sembra che le colline sorgano a caso e le strade (ben tenute) si adeguino soltanto ai vari paesi sparsi in modo apparentemente randomico. La prossima salita è Trezzo Tinella, ma dopo un tornante metto il piede a terra e mi incanto ad osservare una gara a cronometro di motocross, con pendenze veramente elevate e pure dei piccoli salti. Devo procedere, il giro è ancora lunghetto e questa salita si fa domare con difficoltà, con punte del 13% e senza un metro d’ ombra. Ma d’ altronde qui esiste un solo tipo di agricoltura, gli alberi al massimo abbelliscono i paesi o segnano i confini dei campi.
Nella docile discesa incontro una coppia di ciclisti, sicuramente marito e moglie, mi spiegano come 20 anni fa nelle Langhe ci vivessero a malapena gli abitanti, mentre ora arrivano anche dall’ estero a visitare i paesi rimessi a nuovo e per usufruire dell’ enorme offerta enogastronomica della zona.

Ad Alba li saluto e mi avvio direttamente sulla strada sbagliata, per fortuna qui i ciclisti sono numerosi e trovo subito qualcuno a cui chiedere consigli. Sono tutti troppo gentili, cercano in ogni modo di accorciarmi il percorso e fatico a spiegargli che l’ obbiettivo è girare le Langhe, non tornare subito a casa! La salita verso Diano d’ Alba è quanto di più facile esista, solo nei momenti più duri scendo sotto i 20 orari, ma pago questa pedalabilità con molti km all’ inù per questo gioiellino arroccato sul colle, con una galleria che passa sotto la parte alta del paese ed un centro restaurato in pavèè che ricorda i fasti del passato.
La salita successiva è quella de La Morra, che credo sia un classico degli Albesi ed è anche tosta, la larga ed assolata strada taglia da un lato all’ altro il colle raggiungendo anche pendenze a doppia cifra, con un dislivello complessivo attorno ai 300m. Una sosta è d’obbligo, comincio ad aver fame ed una merendina chiude il bucherello nello stomaco.

Sin’ ora sono contento, le strade ottime, i panorami inebrianti dominati dal Monviso ed i paesini tutti da scoprire mi stanno soddisfacendo. Però mi piacerebbe vedere almeno l’ ombra di un po’ d’ ombra ed un po’ di varietà di territorio, nei kilometri da La Morra a Barolo mi sembra di essere sempre ad Oliva Gessi…
Infine il paesaggio cambia, sono nella parte meridionale delle Langhe e in fondo si intravedono i monti del Cuneese: Fauniera, Sampeyre, Agnello, nomi che solo a pronunciarli incutono timore. Davanti a me comincio finalmente a trovare un po’ di sporadica ombra e quote più elevate, i vigneti svaniscono e lasciano spazio al bosco che cresce sui crinali della val Belbo. Una discesa tecnica e veloce mi scaraventa in basso sino al ponte, ora mi aspetta una salitella diversa dal solito con carreggiata più stretta e ripida, quel che ci voleva per rompere la monotonia. Ridiscento e ritorno sulla statale per l’ ultima scalata, una fattispecie di pista con 2 larghi tornanti ed un traffico motociclistico da gran prix, che però infastidisce più per il rumore che per gli incroci tranquilli sull’ ampia sede stradale.
Ho fame e d’ altronde ho mangiato appena una brioche, ma ormai l’ ultima salita di giornata è finita e mi mancano solo diversi saliscendi che da Benevello mi riportano a Mango. Riempio la borraccia per fronteggiare la sete e sbaglio strada cercando la discesa diretta a Santo Stefano Belbo, imbucandomi su un nastrino d’ asfalto senza protezioni a valle, sfiorando vigne e stretti tornanti. Ho allungato di un paio di kilometri, l’ arrivo è in leggera discesa e non fatico a trovare la mia calda macchina in piazza.

In totale 128km e 2600m di dislivello. Qui il giro: http://tracks4bikers.com/tracks/show/37597
Consigli:
Ci sono tantissime strade nelle Langhe, rimanendo sulle principali è difficile trovare pendenze impegnative o tratti malmessi, quindi si può andare sul sicuro nell’ esplorare questa zona. Sicuramente La Morra è uno dei luoghi da raggiungere, ma ogni paese è meritevole. Sconsiglio solo di passare in estate, non essendoci ombra ci si assicura una rosolatura ben fatta…
Un percorso più corto può essere Santo Stefano – Mango – Alba – Diano d’Alba – Grinzane Cavour – La Morra – Barolo – Monforte d’Alba – Roddino – Benevello – Santo Stefano.

Salendo da Santo Stefano intuisco i panorami odierni

Il Monviso svetta su queste colline

Alba dai primi metri verso Diano d’Alba

Vista di Barolo scendendo da La Morra


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