Giro dei vigneti d’Oltrepò, 2° tempo

il 28/10/2011 · Commenti disabilitati su Giro dei vigneti d’Oltrepò, 2° tempo

Siamo tutti a Santa Maria della Versa, davanti a noi c’è un pezzo abbondante di passo Carmine, il punto di snodo di tutte le vallate principali della zona collinare della provincia. L’ inizio è abbastanza dolce, poi abbandoniamo la vallata e ci arrampichiamo su una larga strada circondata dagli immancabili vigneti. Si formano 2 gruppetti, da quello dei fuggitivi arriva una voce che mi sprona ad andare tranquillo, in tutta risposta affermo di essere molto tranquillo con la conferma un po’ sprezzante di Massimo (“eh belin, sta dicendo sul serio” o qualcosa di simile). Superiamo Montecalvo Versiggia e poco dopo ci fermiamo al piazzale panoramico di recente costruzione per prendere l’ acqua. La giornata è sempre serena e soleggiata, seppur fresca e con un venticello laterale fastidioso.

Ripartiamo alla spicciolata, passiamo senza fermarci davanti alla famosa casa con il sasso in garage, abitazione nel cui cortile è caduta una roccia alta 5 metri, e proseguiamo sino quasi al bivio della val Tidone e dei famosi 19 tornanti in 2100m che la raggiungono. Squilla il telefono, è Luciano che mi dice di essere con un ragazzo caduto, non sanno se è il caso di portarlo in ospedale e comunque ha rotto completamente la forcella. Non capisco chi sia, ci arrivo per esclusione non vedendo Massimo nonostante una grossa parte del gruppo mi abbia raggiunto, anche se temo per Paolo o Fabio. Ho una reazione abbastanza fredda, però questo non ci voleva, l’ unica soluzione è tornare indietro e decidere il da farsi, sono l’ unico che conosce bene le zone e quello che eventualmente avrebbe meno problemi per degli imprevisti, quelli davanti sanno comunque come tornare a casa…

I chilometri di discesa sembrano non scorrere mai, non sono preoccupato perché se la situazione fosse grave non avrebbero avuto dubbi a chiamare il 118, però c’è qualcosa in più di graffi superficiali ed inoltre senza bicicletta bisogna andare a prenderlo, e qui mi sorgono altri dubbi su come comportarmi, da un lato importante c’è la sua salute, dall’ altro però ci sono persone che hanno fatto molti chilometri per venire in Oltrepò e c’è Elena che è in macchina con Massimo…
La caduta è avvenuta subito dopo la fontana in un tratto di leggera discesa, la dinamica non è molto chiara, dice di essersi distratto mentre si allacciava il gilet, ma credo proprio sia stata una folata improvvisa di vento laterale ad averlo sbilanciato. Con lui ci sono Luciano e Giulio, Maxi sembra aver riportato solo ferite superficiali, ma poi scopro che ha preso un forte colpo al polso che è visibilmente gonfio. Per fortuna una signora che abita lì lo ha soccorso e rimanendo in cortile siamo tutti molto più comodi, secondo noi è solo una forte botta, in realtà scopriremo trattarsi di una frattura scomposta del radio, una tragedia per un bravo chitarrista come lui… Che dire, auguri di totale e veloce recupero!
La sorte sorride a me in qualità di organizzatore, da Genova stanno venendo suo padre e suo fratello a prenderlo ed un gentilissimo signore che ha assistito alla caduta dalla macchina si offre di portarlo assieme alla bici sino a Casteggio, così da permettere a me di continuare il giro e a lui di tornare prima, visto che il ritrovo è abbastanza lontano da qui e per i parenti sarebbe difficile arrivare sino a qui.

Montata la bici in auto salutiamo e ripartiamo, gli altri ci stanno aspettando in un bar a Pometo e a noi 3 spettano alcuni chilometri di salita facile per raggiungerli. Dopo un chilometro rischio lo stesso medesimo incidente di Massimo, mentre mi slaccio il gilet sbando e la mia ruota sfiora quella di Giulio che mi guarda con aria preoccupata, solo una spanna mi separa dall’ assaggiare l’ asfalto…
L’ accordo era di trovarci al Carmine, ma sorpassiamo un gruppo sornione che sta lentamente rimettendosi in moto fuori dal bar, “su su dai forza!” è quel che simpaticamente dico in fase di sorpasso. La tabella di marcia è ormai sforata, l’ unico modo per rientrare nei tempi è tagliare la val Tidone ed è così che ci ritroviamo sulla “cima Coppi” dell’ Oltrepò viticolo, dall’ alto dei 610m del passo Carmine vediamo la pianura, il monte Penice, l’ immancabile Montalto pavese il cui castello si vede da ovunque e pure la cima del monte Rosa che spunta sopra la foschia.

Seguiamo il crinale verso Fortunago con l’ obbligatoria salitella che precede Costa Cavalieri, poi al bivio per Borgo Priolo decidiamo di scendere per la via standard, con una serie di divertenti curve parzialmente riasfaltate ci porta dolcemente a Borgoratto Mormorolo, dove veniamo rallentati dalla festa del paese che ha portato sulle nostre colline un numero insperato di persone. Aspettando gli altri faccio un giro della piazza per scroccare una fetta di torta, così adesso sono io ad essere aspettato, ma è questione di poco tempo e ripartiamo tutti mentre ancora sto masticando. A discesa ormai finita sento il telefono squillare, penso sia Massimo ed invece è Christian che, liberatosi dagli impegni, ci sta aspettando a Fortunago, dove purtroppo non siamo passati. Ci troverà al parcheggio, però intanto gli altri non mi hanno mica aspettato e per raggiungerli mi metto in posizione da cronoman con le braccia distese sulle manopole dei freni, la catena che scivola verso i rapportini e la velocità che si alza, ma da lontano osservo loro darsi cambi regolari ed è solo a Borgo Priolo che recupero qualche ritardatario, raggiungendo il gruppone solo grazie ad un provvidenziale semaforo rosso. “Se Pedra non ci ha raggiunti vuol dire che andavamo veramente forte” è il commento di Fabio :)

Siamo quasi a Casteggio, secondo la planimetria ci aspetterebbe la salitella di Castelfelice che qualcuno vorrebbe fare, ma alla fine prevale la volontà di terminare il giro e permettere ad Elena di tornare a casa con Massimo. Ora ho un’ altra preoccupazione, ci stanno aspettando per una merenda nella parte alta di Casteggio e già mi dispiace di aver detto 17 mentre saremo una decina, se poi proprio non andiamo faccio una figuraccia con gente che ha preso degli impegni per venirci incontro. Salgo sino a Casteggio alta per accertarmi che ci sia parcheggio nel cortile della Certosa e che sia tutto a posto, per fortuna il fatto di essere in meno non è un problema e così scendo per cambiarmi e salutare Mike e Andrea che decidono di tornare casa (la famiglia chiama), fatico un po’ per convincere gli altri a seguirmi, ma alla fine in macchina è un attimo arrivare al luogo. Ci raggiunge pure Christian giusto in tempo per seguirci.

I commenti all’ ingresso della corte settecentesca della Certosa Cantù sono un misto di ammirazione e vergogna, c’è chi si crede imbucato ad un matrimonio, chi si chiede se non sia il caso di portare giacca e cravatta… Ma quanti problemi, tutte le preoccupazioni svaniscono quando un bel e soprattutto ottimo salame di Varzi viene affettato su pezzi di delizioso pane accompagnato con sfiziosi focaccini e soprattutto, dato che il giro si chiama “vigneti d’ Oltrepò“, da superlativo Bonarda che viene letteralmente fatto sparire tra brindisi e doppie o triple porzioni. C’è anche un ottimo spumante, il Cruasé, ma per l’ occasione il rosso è più adeguato. Tutti rimanono soddisfatti della merenda, scopro pure che Piero, nonostante potrebbe quasi essere mio nonno, è un ottimo sfidante in un ipotetco “Ubriacatour” e finisce assieme a me le porzioni “della vergona” di salame e nettare rosso e paglierino. I miei complimentissimi Piero, super in bici e super a tavola! Rendo noto che ci si può portare a casa il ricordo di-vino dell’ Oltrepò, c’è chi si preoccupa del prezzo (il che indica l’ alta qualità del prodotto), c’è invece chi spavaldo se ne porta a casa 2 bottiglie (sempre Piero), mentre io e qualcun’ altro ci accontentiamo di una soltanto.
Peccato per il contrattempo e peccato che altri scopriranno cosa si sono persi solo grazie a questo racconto, questa merenda è stata la ciliegina di questa bella giornata di ciclismo, fatica, amicizia e scoperte.
In totale 87km e 1600m di dislivello, comunque un giro non banale.

Prima delle fotografie voglio ringraziare alcune persone:
Paolo Massone di Vini Bellaria, lo sponsor che ci ha offerto la merenda e produttore di un vero Bonarda d’ Oltrepò
Francesco Preti dell’ associazione albergatori Oltrepò per il supporto e per l’ offerta di sconti, chissà che in futuro non si organizzerà addirittura una 2 giorni oltrepadana?
Il gestore della Certosa Cantù per il servizio e per la merenda
Ultimo e non meno importante c’è Sergio Casellato, mi ha aiutato parecchio a gestire il gruppo
Ed ovviamente tutti i partecipanti! Alla prossima, ciao!

La frana nel cortile


Il monte Rosa a sinistra e Montalto Pavese al centro visto dal passo Carmine


Il Bonarda è già seccato :)

Da sinistra Paolo Negri, Piero, Giulio, Paolo DelVecchio, Luciano dietro a Fabio, Ezio che spunta dal bordo


Giro dei vigneti d’Oltrepò, 1° tempo

il 25/10/2011 · Commenti disabilitati su Giro dei vigneti d’Oltrepò, 1° tempo

Quest’ anno cerco di essere puntuale, ma alle 10:04 ci sono quasi tutti, solo Mike ed Andrea arriveranno qualche minuto più tardi. Marco è bloccato dai postumi influenzali, Elia invece sta per diventare papà. Siamo in 17, c’è anche Sergio che arriva direttamente in bici, io speravo di fare il colpaccio portando una ventina di persone sulle belle colline dell’ Oltrepò coltivate interamente a vite, ma alla fine siamo un bel gruppetto variegato con milanesi, genovesi, varesotti ed un parmense, l’ unico vero nativo del luogo sono io e mi aspetta un bel compito nel dirigere questo gruppo sulle numerose strade del territorio.

Si forma un bel gruppo ancor prima di partire, mille parole volano tra le macchine e le gambe scalpitanti per una scorpacciata di salite. I problemi non tardano a presentarsi, il centro di Casteggio è chiuso per il mercato e fare lo slalom tra la gente è una pessima scelta, perciò devio trovando solo sensi unici e finendo in un parcheggio che almeno, facendomi evitare una figura di m***a colossale, sbocca in una breve gradinata superata con la bici in mano (“non ci facciamo mancare il ciclocross” è il commento di Piero). Ma pare che manchi qualcuno, siamo solo in 11… Fortuna che mi chiama Massimo che assieme agli altri ci ha perso di vista ed ha continuato diritto superando il mercato, vado a recuperarli e dopo una piccola attesa siamo nuovamente in 17. Confesso di prendere una direzione a caso, non conosco benissimo il centro storico che si snoda sulla primissima collina e semplicemente vado verso l’ alto sperando di reimmetermi con facilità sul percorso originario, dopo una partenza a freddo su pendenze impegnative.

Qualcuno si era già preparato a Montalto Pavese, ma invece ora ci aspetta Mairano, facilissima salita di 70m di dislivello che serve a scaldare la gamba in una giornata sì soleggiata, ma ancora abbastanza fresca. Nella stretta discesa incrociamo pure qualche auto d’ epoca, c’è troppo traffico rispetto agli standard oltrepadani, ma arriviamo in fondo tutti senza problemi, con 100m su statale che evitano quel pericoloso bivio cieco che lo scorso anno ha dato qualche grattacapo. I primi metri di Oliva Gessi fanno lamentare qualcuno, ma è giusto quel minimo per scremare il gruppo, trovandomi davanti con Gianluca e Andrea “Pala” al bivio del versante ufficiale. Continuiamo nello stesso modo, i più sportivi davanti e gli altri indietro con Sergio che fa da chiudi gruppo, indispensabile per non perdere pezzi in giro. Stiamo pedalando in pieno Oltrepò, nonostante l’ immensa pianura padana sia a 2km in linea d’ aria il paesaggio è un’ ubriacatura di vigne che disposte in filari formano un paesaggio monotematico ma rilassante.
Ci ricompattiamo e scendiamo verso Torricella Verzate, la strada è strettina e bella, tranne un tratto un po’ rovinato con 20m sterrati, ma nessuno si lamenta. Ora ci aspetta la salita più dura del giorno verso Mornico Losana, con 500m al 10% abbondante dopo altri 1000 tosti. Scatterà la competizione oppure si salirà tranquilli? Dopo il bivio mi rispondo, con questo asfalto bello mi esalto su pendenze a me congeniali e forzo, Pala si arrende mentre Andrea non si vuole staccare dalla mia ruota, solo alla fine della rampa prende qualche metro, ma pure io sono al limite e approfitto di una sosta per delle foto al paesaggio viticolo e al gruppo che sale.

A Mornico Losana non è ancora finita, prendiamo la strada secondaria della Boffalora che ci porta a Pietra de Giorgi e ci regala un paio di strappetti niente male, con qualche lamentela smorzata di chi non si aspettava queste pendenze, quindi arriviamo al paese scollinando verso Cigognola. Avviso tutti delle grosse buche del successivo tratto e faccio da guida rallentando nel punto più critico, superato fortunatamente da tutti senza problemi. A Cigognola sosta acqua prima di ritornare in pianura su una panoramica via che accerchia uno stretto anfiteatro viticolo che osserva un piccolo stagno. Pedaliamo uniti sino a Broni, questo è l’ unico intermezzo piano di tutto il giro, superiamo il pavèe del centro e attacchiamo la famosa salita di Canneto, una delle più conosciute e frequentate dell’ Oltrepò, non dura ma molto continua, con la cittadina che si fa man mano più piccola e lontana e le vigne che ritornano prepotenti a farci da contorno. Assieme a noi sale una donna bionda con rapporti da pianura, più indietro un uomo altrettanto biondo, di probabile origine russa e capacità tali da avergli fatto vincere un giro d’Italia nel 1994… Si, a me sembrava proprio Berzin!
Rischio un incidente aspettando gli altri (in salita il gruppo si allunga molto, ma questo è un bene che permette a tutti di divertirsi), mentre sono attaccato ad un cartello stradale la ruota scorre in un canale e mi fermo per un pelo, rimanendo attaccato al palo ed appoggiando all’ ultimo. Segue altra salita, al bivio di Montescano mi metto a fare da segnale e mando tutti a aff… frontare la bellissima discesa nella vera capitale del vino DOC, la val Versa.
100m di pianura è ciò che ci è concesso prima di Montù Beccaria, salita piuttosto facile ma che vede subito formarsi 2 gruppetti, poi una progressione di Giulio screma il gruppo ritrovandoci infine io e lui a tirare a 25 orari nel tratto finale al 6%. Poco dopo arriva Mike Roche, migliorato molto rispetto allo scorso anno, Andrea e Gianluca che mi dirà “fino ai 19 vi ho seguito, poi ho mollato” e “non ho mai visto un fotografo andare così forte“.
Al bivio tutti mangiano, io ne approfitto per la sosta pipì e per indirizzare tutti nella direzione giusta, mica sperate che la salita sia finita? Segue un tratto sul crinale che il grosso del tempo sale, ad un bivio Gianluca ed altri 2 decidono di comune accordo di tornare indietro e non riescono a salutare il resto del gruppo che riparte prendendoli alla sprovvista. Mi contattano al telefono rendendomi nota la loro decisione, è un peccato e mi spiace, anche se capisco che stiamo sforando la tabella di marcia e di questo passo arriveremo a Casteggio non prima di metà pomeriggio. Massimo, Elena e Sergio rimangono indietro, mi fermo ad aspettarli e mentre tento di contattare Massimo li vedo svoltare nella direzione giusta, per fortuna dato che questa deviazione è un’ aggiunta per ammirare ulteriori collinette al confine Piacentino, dove le quote sono inferiori, l’ orografia più dolce e la coltivazione del vino, se possibile, ancora più intensiva.

La discesa è bella al contrario dell’ altro versante, non abbiamo problemi e ci ritroviamo tutti a Santa Maria della Versa a decidere del nostro pranzo. Siamo a poco più di metà percorso e sono quasi le 14, inizialmente era prevista una sosta, ma vedo che nessuno ha problemi con il cibo e di comune accordo decidiamo di proseguire, al limite ci fermeremo per un caffè al bar della diga della val Tidone, dove lo scorso anno ci siamo trovati molto bene.

Fine 1° parte, la 2° purtroppo non fila via liscia con una caduta che coinvolgerà uno del gruppo…

Il gruppo che arriva ad Oliva Gessi: Elena e ??? davanti, Paolo Negri e Paolo “McOlds” dietro

Vista da Oliva Gessi verso Torricella Verzate e Mornico Losana


Sulla sinistra Cigognola, verso il centro Canneto Pavese


Vigneti e vigneti in val Versa


Foto rubata al gruppo dopo Montù Beccaria. Davanti Andrea “Pala”, Paolo “Mcolds”, Luciano “Luxi”. Dietro non so collegarli a dei nomi (se mi date una mano … :) )


Monti Imperiesi

il 18/10/2011 · Commenti disabilitati su Monti Imperiesi

10 Settembre

Il B&B dove pernotto è convenzionato con un bar per la prima colazione, un cornetto e cappuccino è veramente troppo poco per una giornata in bicicletta ed è per questo che mi sono portato diversi rinforzi da casa così da far diventare quella al bar la seconda colazione. E’ un po’ antipatica come cosa, però in compenso risparmio 10€ al giorno rispetto ai prezzi minimi della zona, credo che questo sia un compromesso accettabile.
Dolceacqua di giorno è forse anche meglio che di sera, ma è ora di partire alla volta dei monti praticamente qui dietro. In falsopiano lungo la valle Nervina supero Isolabona ed arrivo a Pigna, dove inizia la salita vera e propria alla colla Langan, 1127m di quota partendo da meno di 200. L’ ombra della vegetazione qui omnipresente mi fa sentire il fresco di un sole ormai non più al massimo della forza e le rocce simil-Trentino mi ricordano che è qui che le Alpi incontrano il mare. Dopo qualche chilometro le pendenze diventano facili, scoprirò solo dopo giorni di aver superato piuttosto agevolmente tratti al 9%, ora posso osservare tranquillamente queste pacifiche terre in cui il traffico è un ricordo lontano legato alla presenza delle spiagge in costa. Al Langan c’è ancora da salire, una deviazione che alterna tratti più impegnativi a falsopiani nei boschi mi porta sino al colle della Melosa a 1542m, sono dispiaciuto però a causa degli alberi che bloccano la visuale sul lago di Tenarda e sulle Alpi che qui cominciano a sfoggiare la propria potenza, scavalcate da diversi sentieri sterrati che ne seguono i crinali con vista mare (deve essere stupendo vedere il blu da oltre 2000m di quota!). Tento anche di salire sul sentiero che dal colle raggiunge un rifugio a 1800m incastonato tra le rocce, ma la ciclabilità è veramente al limite ed impiegherei più di un’ ora per andare e tornare, perciò rinuncio a rischiare forature su sassi taglienti e torno sui miei passi sgranocchiando qualche biscotto alla Melosa e ritornando nuovamente al Langan.

La discesa è terribile, qui sembra che la guerra sia appena finita con autentici crateri che si intravedono nei giochi di luci ed ombre del bosco, è un peccato perchè questa serie di curve mette entusiasmo al discesista che non c’è in me, ma quando vedo anche un cerchione di macchina in un fosso perdo la speranza. Intravedo la magica Triora arroccata dall’ altra parte, ma non trovo punti visivi liberi sino al termine della discesa a Molini di Triora. Una focaccia è ciò che mi serve adesso, i successivi chilometri in valle Argentina sono adatti ad una veloce digestione, il vento contrario che risale dal mare e che ieri mi ha aiutato però mi fa spendere un pochetto in più del previsto nel primo tratto, poi la valle aumenta la sua ripidità e diventa praticamente discesa sino a Badalucco, dove mi accorgo solo all’ ultimo del bivio per Bajardo che già ieri avevo battezzato.

Fa abbastanza caldo e patisco la salita tutta al sole, inoltre la brezza marina che si incastona tra le asperità del territorio soffia a mio favore, annullando il refrigerio dell’ aria. Questa è una salita sempre e costantemente facile con una striscia di asfalto nuovo sulla sinistra, che mi spinge a lunghi contromano nei rettilinei. Superato Vignai si cambia registro, ora ci vuole un po’ di impegno per andare avanti dentro ad un fittissimo bosco che oscura il giorno e fa assaporare il fresco dopo l’ umidità del mare. Allo scollinamento si vede addirittura la nebbia, ma dura poco, al bivio per Bajardo si riprende a star bene. Il percorso originario prevede di scendere, ma anche grazie ai consigli del gestore del B&B proseguo verso quel paese arroccato sulla collina a 900m d’ altezza, con stupende balconate raggiunte da vialetti in pietra dalle quali si può vedere il mare e le Alpi contemporaneamente. Non oggi però, le nuvole basse e la foschia limitano troppo la visuale.
La discesa era una delle tipiche prove del rally di Sanremo e capisco subito perchè, è tutto un susseguirsi di curve e controcurve fino ad Apricale, ennesimo paese arroccato formato da case l’ una addossata alle altre e percorse da vie strettissime.

Vedo Perinaldo in alto, devo arrivare lassù e le pendenze si rivelano veramente ostiche, spesso oltre al 10%. Dopo questa fatica inaspettata c’è una bella discesa sino al bivio per Suseneo, dove uno stradino secondario che si arrampica sui pendii a vista mare dovrebbe portarmi a Seborga, regno indipendente dall’ Italia che ha chiesto il riconoscimento ufficiale anche alle Nazioni Unite. Continuo sulla stessa strada e comincio ad avere dei dubbi, Perinaldo è sempre più vicino davanti a me mentre dovrei essere diretto verso il mare, alla fine capisco di aver sbagliato strada e sbuco nuovamente su quel crinale dove ero passato poco fa.
Potrei andare comunque verso Bordighera e pedalare sul lungomare, oppure scendere ad Apricale ed allungare verso Rocchetta Nervina. A malincuore scelgo la seconda, voglio evitare il traffico dell’ aurelia e perciò rifaccio la stessa ripida strada evitando per un soffio un incidente con un mercedes tedesco guidato da una persona abbastanza intelligente da fermarsi a lato su questa stretta strada.

Isolabona è un’ ulteriore borgo caratteristico, talmente tanto che c’è una galleria stradale che vi passa sotto, poi giro e vado verso Rocchetta Nervina, chiedendomi per tutto il tempo se questa sia o meno una salita. Leggendo i dati ci sono 4km al 4%, che a me sono sembrati al 2… Se i precedenti paesi erano particolari, Rocchetta è persa nel tempo, esploro i stretti viali perdendomi e dovendo percorrere scalinate con la bici in spalla… E’ quasi ora di tornare, ripasso a Dolceacqua e proseguo sino ad un ristorante fuori dal paese in cui fanno il menù del giorno a 15€, sono fortunato a trovare una cameriera nel dehors la quale mi spiega che ci sono 2 primi e 2 secondi… Wao, incredibile, dopo la doccia arrivo ed in effetti tutte le promesse vengono mantenute, peccato che come si esce dal seminato ti pelino con (ad esempio) 5.50€ per un dolce!

Altra camminata serale sui pendii di Dolceacqua, aiutato dalla luna piena mi imbosco letteralmente in sentieri sterrati che dal castello scendono in paese. Per oggi è abbastanza, peccato aver perso un pezzo di giro, ma tutto sommato 140km e 3350m di dislivello sono un bel bottino, considerato che domani ci sarà la Costa Azzurra ed il col de Turini!

CONSIGLI: E’ un bel giro, però è più gratificante da fare in senso antiorario, sia per godersi meglio la strada Isolabona-Apricale-Bajardo che per evitare le buche tra Molini di Triora e la colla Langan

Panoramica di Dolceacqua riuscita per caso

Salendo verso il Langan

Prealpi dal colle Langan

Sono quasi alla Melosa

Bajardo, paesino arroccato a 900m

Apricale dall’ alto di Perinaldo

Perinaldo da Suseneo

Panoramica di Rocchetta Nervina


Sulle strade della Sanremo

il 13/10/2011 · Commenti disabilitati su Sulle strade della Sanremo

09 Settembre

Ho aspettato a lungo il momento propizio per questa tripletta alla scoperta dell’ ultimo lembo italiano di Liguria (e non solo …). Oggi c’è il giro facile, quello di riposo prima di altre giornate impegnative sui monti Imperiesi che si elevano subito dalle spiagge verso quote superiori ai 1000m.
La prendo abbastanza comoda e parto che è praticamente mezzogiorno, faccio appena in tempo a muovere le prime pedalate che trovo sulla destra il bivio che divide la gloria dalla sconfitta sul lungomare di Sanremo: è il famosissimo Poggio, facile ascesa che approccio ai 30 all’ ora, riuscendo anche a tenerli per un pezzo. Ma poi ricordo di non essere un professionista e calo la velocità, che comunque rimane ampiamente sopra i 20 lungo tornantini che mi tentano a toccare i freni… La difficoltà è veramente bassa, arrivo a Poggio in un attimo senza far fatica, non capisco come si possa sperare di fare selezione su inclinazioni che permettono anche ad un amatore di rimanere in scia. Discesa tecnica, goduriosa, ed eccomi alla periferia di Sanremo a pochi metri dal benedetto mar ligure, pronto a ritornare sui miei passi lungo la statale, mancando l’ ingresso a quella stupenda ciclabile che collega Imperia a Sanremo.

Attraverso Taggia e finalmente lascio l’ incasinata costa per addentrarmi nei monti, la brezza marina mi sospinge sino a Badalucco e Montalto ligure, incastonato su un pezzo di terra sopra la valle Argentina. E’ lì che festeggerò il traguardo dei 10000km annui, arrivati con netto anticipo rispetto alla scorsa annata, quando per la prima volta ho battuto questo traguardo all’ ultima uscita. Il paese è un gioiellino, il tempo sembra essersi fermato con viottole strette e case variopinte in perfetto stile ligure.
La salita è di quel facile che infastidisce, patisco un po’ la sparata sul Poggio coi polmoni in contrattazione per faticare il meno possibile e le gambe che invece vorrebbero spingere più del dovuto, però le pendenze dopo Carpasio aumentano e con velocità più basse mi ritrovo più a mio agio. Il verde dei prati mi circonda quando arrivo al colle d’Oggia, peccato per la foschia che limita i panorami sui tanti paesini tipici della zona. Come ha scritto Elena “Grigua” l’ Imperiese è una zona che va goduta a ritmo lento, peccato non avere il tempo di fermarmi ovunque…
Perdo quota a fatica, sino a San Bernardo di Conio va tutto liscio, poi le pendenze si minimizzano e mi tocca pedalare per mantenere velocità adeguate. Dopo un po’ mi pare di aver sbagliato strada, ma me ne rendo conto nei fatti solo a Caravonica, pazienza, tanto sul percorso ci ritorno in qualche modo su stradine sperdute che mi portano a Borgomaro e a Ville S.Sebastiano. Continuo in salita in zone che mi fanno dimenticare la tecnologia automobilistica, ma che mi ricordano spesso certe straduccole troppo numerose in alcune zone d’Italia… Arrivo al bivio in cui dovrei scendere, ma la cartina di Viamichelin indica un colle poco lontano ed allora continuo a salire, salire, salire… il panorama si apre in prossimità dei pascoli e dei ricordini delle mucche (come se non bastassero le buche), a furia di salire arrivo nuovamente al colle d’ Oggia…

Incontro un biker tedesco e ridiscendo sulla stessa via con lui, lasciandolo davanti come riferimento per le voragini o per le buse di vacca. Entrambi andiamo verso Dolcedo, quando la strada sembra migliorare mi porto in testa, evitando successivamente solo all’ ultimo alcuni crateri con qualche digressione di troppo nella parte sinistra della carreggiata. D’ accordo che è una via secondaria, però non mi sembra il caso di aspettare il morto, tanto più che i pericoli si presentano improvvisi dopo tratti belli.
A Dolcedo saluto il mio compagno di discesa e ritorno in costa, sclerando con il contachilometri che ha preso umidità e che non mostra più i numeri. Sono nuovamente sul percorso della Sanremo con la Cipressa davanti a me: la stanchezza si fa sentire e rispetto al Poggio è una salita vera, non dura ma con 5km al 5-6% richiede un minimo di impegno per superare i suoi 230m di dislivello. E’ da qualche anno che si parla di inserire la salita di Pompeiana alla Milano-Sanremo, abbastanza dura da far selezione e premiare gli scattisti, ma per mia fortuna non è mai così ripida da mettermi in difficoltà, grossomodo assomiglia ad una Cipressa un po’ meno pedalabile. Superata Pompeiana però c’è lo scherzetto di 200m al 12%, e visto che tutt’ oggi non ho mai usato il 25 continuo con questo trend superando questi 2 tornanti di forza col 23, prima di un lungo falsopiano che mi porta a Castellaro.
Ora la salita ridiventa ripida, ma aspetta….. Io devo scendere, ho sbagliato strada! Ritorno a Taggia e riassaporando l’ odore di salsedine arrivo al parcheggio di Bussana. E menomale che questo è il giro facile!

Il B&B è a Dolceacqua, un po’ lontano passando attraversando interamente Sanremo città, e tra saliscendi alla mia stanza al 3° piano con terrazza sulla piazza principale ed un giro serale tra le vie e le case in pietra del paese accumulo (realisticamente) 200m extra di dislivello!
Per finire cerco di asciugare il contachilometri,  apro la porticina della batteria e lo appoggio sulla lampadina accesa della abat-jour, peccato che non abbia fatto i conti con il calore e quando lo prendo in mano la plastica rimane incollata, rendendolo inutilizzabile… Almeno l’ho deumidificato, giusto per scoprire di aver pedalato per 131km e 3000m di dislivello, molto di più di quanto preventivato.
E domani i monti ed i paesini imperiesi mi aspettano.

CONSIGLI: Poggio, Cipressa e Pompeiana sono salite che meritano per i loro riferimenti sportivi, altrimenti hanno poco senso. Il giro è consigliato, però dopo la colla d’Oggia è meglio scendere a Caravonica e quindi Imperia o Vasia. Evitabili le strade per Borgomaro e Ville S.Sebastiano.

Bussana vecchia dal Poggio di Sanremo. Antico paese distrutto nel XIX secolo da un violento terremoto ed ora praticamente disabitato

Montalto Ligure. Qui il mio 9999°km annuale

Strada bis per la colla d’Oggia

Panorama dalla Cipressa


Fauniera

il 02/10/2011 · Commenti disabilitati su Fauniera

Arriviamo a Boves in macchine separate, Massimo tornerà a Frabosa mentre io al ritorno andrò a casa avventurandomi per statali sino ad Asti.
Il giro di ieri è stato impegnativo, forse più di quello odierno che prevede solo 2 salite… Ok, ma che salite! Sino a Borgo San Dalmazzo è riscaldamento, poi mi metto davanti a tirare ai 30 sino a Valdieri, teatro d’ inizio della Madonna del Colletto, che con la sua coltellata iniziale tra le ultime case del paese fa capire di che pasta è fatta. Ogni chilometro un cartello segna la pendenza del successivo, per fortuna, perchè altrimenti avrei creduto di pedalare in tratti al 7% e non al 9% come  è nella realtà. “Dai Massimo che sono 7 minuti che aspetto” mentre in cima mi scolo la borraccia da ormai 3 minuti, rivelando subito la mia poco credibile bugia.

La discesa merita il podio tra le più brutte mai fatte: nel bosco, ruvida, bucata, con radici a deformare l’ asfalto e pendenze spesso a doppia cifra tanto per gradire, è stato molto più rilassante salire dall’ altro versante!

Arriviamo a Demonte, dopo aver rimpinguato le scorte di H2O (giornata climaticamente perfetta per andare in quota) partiamo verso il vallone d’Arma per svalicare dall’ altra parte. Lo stomaco è trabordante, la mia passione per il bere ormai ha sconfinato sino al più semplice dei drink analcolici, infatti 2km dopo riciclo i liquidi in eccesso innaffiando i fossi che scendono dal colle del Fauniera.
Questa salita non è da prendere sottogamba, è una delle regine Alpine e se non è popolare come Stelvio o Pordoi è solo grazie alla sua carreggiata larga come una pista ciclabile nella quale orde si SUV si incrociano a fatica con i numerosi ciclisti che cercano la vera montagna. Di curve neanche l’ ombra, andiamo sempre dritti verso lassù, dove prati ripidi sovrastano il rigoglioso ruscello sulla nostra sinistra. Ad un certo punto la vegetazione scompare e ci lascia cuocere al sole (la pelle) e alle pendenze fisse al 9/10% (le gambe), con solo qualche sporadica pausa più pedalabile giusto per bere, dato che anche a 2200m fa caldo.
Non è presente un panorama principale, prati e pietre si palleggiano il posto prostrando la pedalata pian piano più pesante, però la punta si propone con pendenze pianeggianti prima del passo. (……… non mi drogo, ancora ….)
La strada è sempre stretta e soffriamo la ripidità costante, una sofferenza mitigata dal panorama estremamente variegato della zona, con rocce che fanno da puzzle  nel verde dei pascoli. La fine regala un po’ di relax ed un ultima infida rampa prima del meritato cartello, con la statua di Pantanti ad osservarci e numerosi mezzi motorizzati a cercare un improbabile parcheggio nella piazzola a 2481.

Sinceramente avrei potuto scendere senza mantellina, ma nel caso avessi incrociato qualche furgoncino (largo come la sede stradale!), o preso qualcuna delle innumerevoli voragini, oppure se fossi finito giù dal ripido pendio senza protezioni, almeno mi proteggeva dal freddo della notte, che tempo che mi trovavano arrivava il tramonto. E’ una strada assurda da fare in macchina, incrociare qualcuno è sempre un pericolo e fondamentalmente non ha senso arrivare al passo in macchina, non è un luogo turistico e secondo me dovrebbero quantomeno istituire un senso unico nella parte più alta dei 2 versanti, almeno per i veicoli a 4 ruote, così è una situazione insopportabile per i mezzi più agili e pericolosa per gli altri!
Come se non bastassero le buche sino a Pradleves, ne mangiamo molte altre lungo la valgrana, già ho poca voglia di pedalare, figurarsi di fare dislivello extra dentro i crateri. A Caraglio acqua (dalla fontana), veloce doccia (sempre alla fontana) e a fatica ci facciamo forza per tornare a Boves in pianura, con la mia deviazione risparmiamo traffico e guadagnamo disorientamento a cercare la via giusta, poi Massimo vien meno alla sua promessa di farsi tirare e dallo strappeto per Borgo San Dalmazzo sino al parcheggio di Boves mi porta in carrozza, per fortuna perchè sarei ancora là a cercare il mio mezzo per tornare a casa…
“Mettimi la bici in auto”, “guidami”, “cambiami”… L’ ironia del Cuneese imprestato da Genova è condivisa dal ciclopedalatore dell’ Oltrepò, e chi ha voglia di mettersi a guidare adesso? Però giocoforza dobbiamo farlo, ciao Maxi alla prossima!
Totale: 114km, 2600m di dislivello (+ buche, almeno 50m).

CONSIGLI: Seriamente, questo giro è meglio farlo al contrario partendo da Borgo San Dalmazzo, si evitano le discese peggiori e come panorami il versante di Pradleves merita come quello di Demonte, ma verso la fine regala anche splendidi scorci sulla pianura. Inoltre il grosso di pianura/falsopiano è all’ inizio, quando lo si affronta più volentieri.

La stradina del Fauniera, verso i 2000m di quota

Dietro quella selletta a destra c’è il colle

Massimo, Pedra, il cartello e la fine delle difficoltà (almeno è ciò che pensavo)

Pianura cuneese poco sotto il passo

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