Da Milano alle terre di Coppi

il 19/06/2012 · Commenti disabilitati su Da Milano alle terre di Coppi

Il calcolo dei tempi è perfetto, riesco ad essere al punto di incontro 4 minuti prima del previsto avendo spostato la sveglia 5 minuti indietro. L’ obbiettivo per gli altri è ambiziosissimo e prevede una passeggiata nelle colline di Coppi partendo da Milano città. Arrivano a Voghera in 4 e sono Stefano, Simona, Mikko e Luciano, ma il primo deve ritornare indietro per pranzo. Per lui saranno 120km, mica bazzecole!
Propongo subito una deviazione per evitare la statale intasata e viene accettata con gioia, lasciamo la città per addentrarci in una tranquilla stradina di campagna circondata da campi di granoturco e grano ormai dorato, riprendiamo una statale secondaria solo per giungere a Viguzzolo ai piedi delle basse colline tortonesi.
Proseguiamo in valle Grue e approfondisco la conoscenza con Simona, l’ ideatrice di questo giro dedicato al Campionissimo Fausto Coppi, oltre che col mezzo finlandese Mikko che già sta soffrendo le temperature da piena estate e con Luciano “Luxi” che riporto sulle stesse strade del tortonese 2012.

La prima salita è l’ ideale dopo 75km di pianura, le pendenze contenute permettono un impatto soft col dislivello ed aizzano i primi scatti nel gruppo ai quali rispondo con prepotenza per riuscire a scattare foto come la prima sul fondo di questo racconto. Simona toglie la canutiera con lo sguardo pieno di libidine di un anziano di passaggio, tutto mentre chiede informazioni sul versante da cui “monteremo” Castellania… ehm, da quello del birrificio ovvio!
La corta discesa verso Villaromagnano immersa tra vigneti piace, verso il paese di Coppi c’è una bella ciclabile che affianca una strada praticamente deserta, per imboccare l’ ascesa l’ abbandoniamo e Mikko accelera il passo, e per fortuna che ha su pochi chilometri, altrimenti avrei faticato veramente a stargli a ruota, e mentre penso questo mi accorgo che per i miei standard sto andando piuttosto forte!
Ci raduniamo a Costa Vescovato a metà ascesa dove le 2 “montate” si uniscono, Simona continua mentre io mi intestardisco nella ricerca del birrificio artigianale e biologico Gedeone che dovrebbe essere proprio qui… chiedo anche ai passanti, ma a quanto ho capito si trova a Montale Celli, “frazione” di Costa Vescovato, ingannato da Google maps e comunque data la voglia non esagerata di una birra a stomaco vuoto di tutti lascio perdere l’ idea e continuiamo in 3 sino al passo Coppi, 388m slm. Il resto è falsopiano con lo strappetto finale del monumento ai fratelli Coppi vinto da Simona.
Le foto sono un rituale irrinunciabile e a noi si unisce un altro ragazzo di Milano che però ha la casa in zona nella quale si rifugia nei weekend. Vorremmo mangiare qualcosa, ma alla locanda di paese non hanno prosciutto e per questo continuiamo in direzione S.Agata Fossili.

Il panorama qui cambia e diventa più boscoso, se prima i campi erano intervallati da vigneti adesso i tratti in ombra sono più frequenti e con questi 32° di temperatura non fanno di certo male. Il gruppo maschile sale deciso, noto che rispetto a metà Aprile la gamba è nettamente migliorata, se solo risolvessi definitivamente i problemini di appoggio plantare sarei veramente a posto… Il GPM va a Luxi che approfitta di un distratto Mikko per vincere la volata del terzetto, gli altri salgono al loro ritmo e l’ altro milanese ci raggiunge e ci saluta per proseguire in direzione S.Fermo. A S.Agata riusciamo a mangiare, tutti un toast ed io solo un gelato, ma d’ altronde ho anche 50km in meno di loro.

Un’ infido strappetto ci porta su un panoramico crinale collinare dal quale si dominano tutti i paesini della valle Scrivia, l’ ambiente è rurale ed è impressionante pensare che a pochi in linea d’ aria ci sono autostrada, autoporto ed outlet… La discesa è gradevole e ci porta in una piccola valle secondaria nella quale le bici sono forse più numerose delle auto, ma davanti a noi c’è la cima Coppi del giorno e per arrivarci dobbiamo pure risalire uno strappetto pedalabile di 1km.
L’ inizio di Albarasca/Sorli è quasi al 10% e rispetto a due mesi fa vado decisamente meglio, circa 1kmh in più (oltre il 7%!) con l’ apparente stesso grado di fatica. Gli altri salgono tranquilli, si è fatta largo l’ idea di ritornare in bicicletta e complice il caldo cercano di preservare le forze. Dopo il tratto iniziale la strada spiana sporadicamente lungo pittoreschi paeselli che si sviluppano lungo la strada. Passiamo Vargo, Albarasca e prima di Sorli ci ricompattiamo per salire assieme gli ultimi 2km che ci riportano in val Grue nel paese di Garbagna.

Ci serve l’ acqua ed allunghiamo in piazza, due signori su una panchina vorrebbero scherzosamente il pizzo per il loro lavoro di distributori di acqua di fontana, poi all’ uscita del paese sento un rombo di tuono proveniente da dietro e subito capisco di cosa -e soprattutto di chi- si tratta! Io e Simona rimaniamo davanti a ritmo blando, dietro 100m vedo sempre due persone affiancate che pedalano in scioltezza (dai che vi tiro l’ aria!), ma non ci raggiungono se non al bivio di Casasco, e quelle 2 persone non sono Mikko e Luciano! Luxi ci raggiunge poco dopo perché l’ altro ha lasciato la sacca idrica (tipica della mtb) al bar a Garbagna………
Dipende quando se n’è accorto, ma mi sa che è successo da poco…
Dopo alcuni minuti di attesa Simona parte in salita, io invece vado loro incontro e li reincrocio solo alcuni kilometri dopo. La salita di Casasco è tutta soleggiata, ma in compenso è il valico più basso per la val Curone e la via più breve per ritornare a Milano. Troviamo Simona in un campo non so a fare cosa (ma posso immaginare) e pure due vecchietti ciclisti che ai loro tempi facevano una granfondo al giorno (“e magari saltavi anche i fossi per il lungo” è la risposta del nostro finnico già in crisi di calore).
Passiamo da Volpedo nella piazza resa famosa da Pellizza nel “quarto stato” ed evitando le mille buche arriviamo a Casalnoceto e Rivanazzano su strade di campagna per me praticamente quotidiane. Il parco giochi della Riva è freschissimo e circondati da bambini giocanti e qualche ciclista approfittiamo della fontana per rifornirci di acqua che per i prossimi minuti sarà fresca.

D’ ora in avanti sarà dura, l’ idea che a loro spettano altri 60km mi demoralizza, inoltre come se non bastasse la brezza è nettamente contraria. A me rimane molta meno strada, perciò mi metto in testa e tiro regolare per 9km sino alla rotonda di Montebello, dove ci fermiamo per salutarci e li abbandono tutti al loro destino con la speranza di vederli nuovamente sulle mie colline ed avere il sottoscritto come guida.
Il rientro per me è abbastanza tranquillo su strade secondarie con qualche pendenza, essendo tutto il giorno che viaggio con le maniche della maglietta alzate ho una parte delle braccia ustionata ed anch’io sto patendo un caldo da estate piena. Al ritorno a casa scopro che gli altri hanno (giustamente) rinunciato ai 30km di traffico finali tra Pavia e Milano facendoseli in treno. Per loro comunque 206km e 1550m di dislivello, per me 128km e 1560m ed una giornata diversa dal solito (ed un racconto nuovo da scrivere)

Luciano a Sarezzano

Simona scatta al GPM di ultima categoria di Sarezzano

Sembra decollare insieme all’ Airone, il Campionissimo Fausto Coppi

Da sinistra: Mikko “Madmik83”, Fausto Coppi il “Campionissimo”, Luciano “Luxi”, Simona “LKRider” e Stefano “Pedra” (Io)

Serse, fratello di Fausto, non è stato un campione ma ha comunque ottenuto vittorie importanti

Garbagna da Bastita. Qui le salite collinari sono impegnative

Cantine aperte Tour

il 07/06/2012 · Commenti disabilitati su Cantine aperte Tour

Questo che andrò raccontandovi non è nulla di ciclisticamente impressionante, ma questa giornata è stata a suo modo epica, una vera impresa… Intendiamoci, 108km e 1950m di dislivello non sono affatto una vergogna, ma in 8 ore chiunque può farlo.

L’ idea del giro ciclistico “ubriacatour” è nata per caso come boutade, ma ha preso realmente piede grazie a Cantine Aperte, manifestazione nella quale alcuni viticoltori aprono le loro sedi accogliendo i potenziali clienti con visite alle cantine ed assaggi dei vari vini prodotti in questo lembo di terra a sud del Po. 19 cantine è veramente un numero esagerato, però molte di esse si trovano vicine tra loro, unibili da un singolo giro. So già in partenza che questa è una follia e già nei giorni precedenti sono timoroso, ma almeno una volta nella vita bisogna regalarsi una giornata del genere, soprattutto quando si vive in un territorio famoso per le sue bottiglie di rinomati Bonarda, Pinot e tante altre varietà.

Parto come sempre in ritardo a metà mattinata, la gamba gira che è una meraviglia ed arrivo in un attimo a Codevilla per la prima tappa, Montelio. Me ne hanno parlato bene, trovo il cortile già pieno di curiosi e banchetti alimentari e vengo accolto in maniera positiva dagli addetti, ai quali spiego che sto unendo una passione ed un interesse e che “detto tra noi, non sarà l’ unica cantina di oggi…“. Purtroppo la qualità non mi soddisfa a pieno, non quanto mi sarei aspettato.
Riparto in direzione Casteggio, gli strappetti di Torrazza Coste volano via mentre Pinot e Riesling cominciano a scorrermi nelle vene, ma prima allungo leggermente per la seconda tappa, Percivalle. Anche qui tanta gente e buona disponibilità ad essere servito. Il Pinot nero in rosso non mi convince, buono invece il Rosso invecchiato in botte di rovere.
Arrivo a Casteggio tenendo i 40 per raggiungere un gruppetto poco più avanti, svalico in centro paese ed arrivo al bivio “della morte”, con 4 cartelli che segnalano le rispettive cantine aperte. Ora vado a destra, dopo un leggero tratto di salita arrivo dai fratelli Guerci con il cortile pieno di gente, assaggi e pure un biker che come me ne approfitta per una sosta. Riparto in salita, uno stretto e ripido tornante mi porta sino dai fratelli Albani dove mi accoglie un ambiente più tranquillo e due gestori che potrei definire istrionici, veramente due personaggi ai quali propongo l’ idea di giri ciclo-enologici (non a questi livelli però). Me ne hanno parlato bene, ma il Barbera 2008 che assaggio è … ECCEZIONALE!!! Infatti è uno dei pochi vini lombardi nella lista dell’ Espresso ed è stato votato come miglior Barbera del 2008, umiliando i più rinomati piemontesi (e ci credo!). Ma anche il Riesling spumante è veramente buono!

Sono a 4, ma è ancora lunga, riparto in discesa e al bivio stavolta seguo le frecce a sinistra verso Calvignano. Nonostante il test del palloncino fallirebbe riesco a salire molto bene, anche meglio dei miei standard. A Calvignano le strade per le cantine si biforcano, svolto a sinistra in direzione Oliva Gessi ma subito dopo prendo una sterrata in salita che mi porta alla Marzuola. Qui la tranquillità è totale, seduto a tavola c’è un gruppo di americani con relativo interprete che spiega le caratteristiche tecniche di ciò che stanno degustando, io approfitto della calma per conoscere bene i gestori (persone molto disponibili!) e anche il Riesling merita, mentre assaggio pure uno “strano” vino basato su Uva Rara, un vitigno spesso usato come supporto a Croatina e Barbera.
Ritorno sui miei passi e dopo 2km sono a Travaglino, grossa cantina nella quale però è richiesta una quota di iscrizione e che infatti trovo piuttosto vuota. Torno a valle e continuo verso il Carmine, ma molto prima vedo uno dei cartelloni dell’ evento che mi manda su dal muro di Montalto, 1,25km al 12,50%. Strano, non sapevo ci fosse una tappa anche qui, ma pendenze del genere mica mi spaventano! Quel cartello era un inganno, non c’è nessuna cantina qui a Montalto, ma l’ ultimo strappo non mi ha creato problemi, mi ricordavo una sofferenza maggiore.

Scendo e a metà c’è Finigeto, gestita da dei giovani under 30 a cui avevo promesso una visita. Qui riesco anche a pranzare grazie ad un ottimo risotto offertomi e assaggio 3 vini piuttosto buoni, un Moscato e 2 Bonarda (mosso e fermo). A fine discesa c’è la successiva sosta di Bisio Devis, dopo ben 3 degustazioni esco ed incontro un anziano ciclista che non riesce a trattenere una prolungata risata nei miei confronti, io abbagliato dalla sua sgargiante maglia gialla lo riconosco con qualche secondo di ritardo: è Piero! Giustamente chi vuoi incontrare in una cantina se non lui? Gli tengo compagnia mentre proviamo altri vini, io a questo punto non sono propriamente “sobrio”, ma dalle sue intenzioni direi che anche per Piero non è la prima sosta della giornata, chiede informazioni per scalare il muro di Costa Pelata, 1.3km al 13.8% medio, che io gli sconsiglio vivamente. Dopo il brindisi di rito ognuno riparte per la sua strada, io verso il Carmine passando però dal tosto muro di Brugnato, con un paio di drittoni al 15% abbondante prima di giungere al bivio del passo.

La prossima sosta non sarà una cantina, ma un’ azienda agricola che produce formaggi di capra ed ha una clientela molto di nicchia. Mi siedo nella zona pranzo ormai deserta con un tagliere di assaggi che dovrò assaggiare in ordine predefinito, accompagnati da un ottimo Bonarda e con un sorso di Cabernet avanzato su un altro tavolo. Totale 10€. Nulla da dire sull’ ottima qualità, però si tratta proprio di formaggi particolari sia nel gusto sia nel prezzo …
Riparto con un duro strappetto che mi riporta sulla discesa verso Montecalvo Versiggia e l’ ennesima sosta del giorno alla tenuta Castelrotto, dove un ragazzo tutto tatuato mi ricorda che “tu hai capito tutto dalla vita!”. Riparto seguendo dubbioso il crinale verso Canneto, comincia ad essere tardi e mi mancano ancora 4 soste, la prima delle quali in valle Scuropasso presso Cà del Santo. Qui incontro un ragazzo che conosco che sta aiutando lo zio a servire i clienti, e qui trovo alcuni dei migliori campioni del giorno con un 50/50 di Pinot e Cabernet ed un Riesling aromtico talmente buono che confondo con un Cabernet, con lo sguardo inorridito del proprietario.

Riparto in salita verso Montalto passando obbligatoriamente da Bosco Chiesa, un altro bel muro con tratti nettamente a doppia cifra che nonostante tutto spiano con relativa facilità. In cima c’è Paroggi la Piotta, da ricordare è il loro “Red Ice”, una specie di spumante rosso da bere con ghiaccio. Incontro nuovamente quel ragazzo tatuato e lo risaluto, “io si che ho capito tutto!”. Mancano 2 tappe, ma ormai è già pomeriggio inoltrato e nelle cantine il tempo vola via veramente troppo in fretta… La discesa verso Casteggio non mi causa problemi, disegno bene i tornanti finali che mi riportano in città senza far notare lo stato psicofisico ormai alterato. Non che sia ubriaco, ma nemmeno propriamente sobrio… La successiva salita mi porta a Costaiola, ormai la giornata sta finendo e l’ attenzione verso i clienti è scemata, il grosso dei turisti del vino è già in partenza ed io vengo servito inizialmente per poi essere abbandonato a degustare in solitaria. Uscito dal locale mi cade la penna nella ghiaia e d’ ora in avanti non riuscirò più a segnare voti ed impressioni delle mie prove.

La strada del ritorno si snoda su basse ondulazioni collinari che mi negano un attimo di pianura, ma prima dell’ arrivo c’è la sosta finale che per sentito dire è la più prestigiosa della giornata: Marchese Adorno a Retorbido. L’ affluenza è ancora alta ed alcune bottiglie sono tenute al fresco nel ghiaccio per essere assaporate dai ritardatari come me. La qualità non è male, ma sinceramente quasi 8€ per una bottiglia mi sembrano troppi, la sua fama per i miei gusti non è all’ altezza. Già che ci sono mangio pure un piatto di ottimi ravioli cucinati da un cuoco sedicenne a cui faccio i miei sinceri complimenti.

A questo punto non mi rimane che tornare a casa, passando però per la collina con lo scopo principale di smaltire qualcosina prima della fine…
In totale 108km e quasi 2000m di dislivello, 12 cantine + Boscasso + Travaglino evitata, 36 assaggi, uno stato alcolico non trascurabile e soprattutto il compimento di una follia da fare almeno una volta nella vita: l’ UBRIACATOUR.
La qualità media era abbastanza buona, la disponibilità pure e le quantità degli assaggi un po’ troppo abbondanti. Se devo fare una classifica i migliori vini sono stati Barbera e Riesling spumante di Albani, 50/50 e Riesling aromatico di Cà del Santo, Red Ice spumante di Paroggi la Piotta, più Bonarda Bacco dei Quaroni.
Le migliori cantine ovviamente Albani di Casteggio, Cà del Santo in valle Scuropasso e Finigeto a Cella di Montalto (nessuna eccellenza ma tutti e 3 i vini sono stati molto buoni)

Cantina aperta

Il trivio a Calvignano, ovunque si giri si va a bere (ed una è segnalata dall’ altra parte della strada)

Io e Piero brindiamo!

 

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