Giro dell’ Oltrepò, la merenda

il 24/10/2012 · Commenti disabilitati su Giro dell’ Oltrepò, la merenda

Io e Paolo arriviamo all’ azienda viticola “fratelli Guerci” un minutino dopo gli altri, ha patito abbastanza i ritmi forsennati di alcuni tratti e l’ ultimo valichetto di Casteggio alta ed il falsopiano finale che ci immerge nei primi vigneti è l’ occasione per scambiarci le prime impressioni sul percorso 2012 e sull’ andamento della giornata.
Una volta terminato il giro vado a salutare Milena Guerci e la trovo in cortile nell’ atto di prepararci una bella tavola imbandita con piatti, posate, bicchieri da vino ed al centro una bottiglia di Bonarda per ora a funzione  decorativa. Noi siamo nel parcheggio e mentre ci rimettiamo in abiti più civili discutiamo della giornata, del presunto doping di qualcuno (Christian ti fischiano le orecchie in questo momento?), del percorso e della trepidante attesa del momento a cui tengo maggiormente, quello della degustazione!

Il giro si chiama “dei vigneti d’Oltrepò” ed insiste esclusivamente nella parte viticola di questa fetta di Appennino che in pochi chilometri presenta paesaggi e territori completamente differenti tra loro, passando dalle dolci colline di Stradella sino ai 1724m del monte Lesima. Quest’ oggi avrei voluto far vedere -la foschia me l’ha impedito- la zona più dolce, dove vengono prodotti numerosi vini che nulla hanno da invidiare ai più blasonati d’Italia, ma che per una serie di ragioni non hanno una fama eccelsa, ma è inutile respirare il territorio senza poi assaggiarlo e per questo c’è questa “merenda degustativa” in cui l’ azienda Guerci (che ringrazio per la disponibilità) ci guiderà alla scoperta dei nostri vini.

Andrea C ci saluta e pare dispiaciuto di non potersi sedere assieme a noi, io invece scelgo il momento peggiore per un salto in bagno e vengo confinato a fondo tavola dove il salame e la pancetta arrivano in ritardo dopo essere passati per le fauci fameliche degli altri predoni a due ruote.
Iniziamo dai bianchi con un Pinot Nero, Milena ci spiega che questa uva è una delle più difficili da vendemmiare e delle più attaccabili dalle malattie, ma che soprattutto è un’ uva a bacca rossa e durante la macerazione un po’ di colore filtra e quindi esistono metodi chimici e meccanici per rendere il Pinot perfettamente chiaro. Inoltre spiega che questo vitigno viene vendemmiato in tre periodi differenti a seconda della destinazione, da una vendemmia molto precoce (dopo ferragosto) per le basi spumante sino ad una normale per la vinificazione in rosso. Il suo abbinamento perfetto è il Grana padano che infatti comincia a girare in tavola finendo a sua volta divorato assieme ai salumi.
Il secondo vino è il Riesling fermo, aromatico bianco da assaggiare assieme alla pancetta che ho saggiamente tenuto da parte, i discorsi col produttore spaziano dal vino sino al lavoro dell’ azienda agricola, lavoro non certo remunerativo che può venire completamente rovinato da 20 minuti di forte grandinata come successe (mi pare) nel 2000 e che soffre della concorrenza spietata di chi vende al supermercato ad 1.50€ quando per una cantina di medie dimensioni come loro (200000 bottiglie l’ anno) il prezzo di produzione di un Bonarda è sui 2€. gestire una cantina non è certo il lavoro che si consiglia a chi vuole fare i soldi, ancor di più da quando l’ Oltrepò è stato associato a vini di dubbia qualità a prezzi irrisori…

Finalmente il Bonarda la smette di fare presenza e riempie degli altri bicchieri che gentilmente Milena ci ha portato per l’ occasione, il Bonarda è un rosso a base di Croatina (almeno l’85%) ed è la bandiera dell’ Oltrepò pavese, si tratta di un vino mosso molto beverino, senza una grande struttura ma con ottimi sentori di frutti di bosco rossi ed ottima beva, scende che è un piacere e di cui mi concedo il bis ed anche il tris, accompagnandolo con le ultime 2 fette di salame disponibili da quando ero seduto al tavolo.
Il quarto invece è uno spumante rosato di nome Cruasé basato su Pinot Nero e lasciato rifermentare in bottiglia per 24 mesi, molto frizzante con ottimi profumi, ma ormai ho capito che a fine giro le bollicine infastidiscono un po’ ed infatti non suscita particolare entusiasmo così come è successo lo scorso anno.

Non è finita ed il meglio sta per arrivare, sulla tavola appaiono quasi magicamente (a questo punto si può anche dire così eheh) biscottini e cioccolatini con ripieno di uva di Moscato, il quinto vino della serie. I dolci sono ottimi, un accompagnamento perfetto a quello che per tutti è il miglior vino della serie e che scatena una marea di commenti entusiasti! Milena ci spiega che produrre un buon Moscato non è affatto semplice, basta che la criomacerazione duri due ore di troppo e si può buttare via tutto ed infatti in azienda c’è “la notte del Moscato” in cui controllano che tutto vada a buon fine e che nessuno si addormenti. E’ comune che questo vino molto dolce e dal basso tenore alcolico (sul 6%) abbia un retrogusto dolciastro che rimane in bocca rendendo quasi obbligatorio bere acqua per toglierselo, ma quello di Guerci centra appieno l’ obbiettivo e penso sia per questo che tutti ne sono entusiasta!

Un cliente a quanto pare abituale si avvicina alla nostra tavolata raccontandoci di essere stato a sua volta un ciclista, chiedendoci informazioni sull’ itinerario e consigliandoci caldamente di assaggiare il Bonarda fermo di cui ha appena acquistato un cartone, stappandoci apposta una bottiglia. Che dire, questo extra si rivela veramente utile e tutti apprezziamo il fratello maggiore della versione vivace, più serioso e strutturato con un discreto tannino ed un profumo più maturo. Un ottimo consiglio, grazie!

Non so da quanto siamo seduti, il tempo sta volando e per molti comincia ad essere tardi, così ci dobbiamo salutare, ma non prima di prendersi qualche ricordo da stapparsi a casa, magari in occasioni particolari.
Personalmente sono molto contento di questa “merenda” e spero di aver avvicinato dei bevitori occasionali sia al lavoro del cantiniere e sia vino dell’ Oltrepò, con la speranza che quelle bottiglie siano una piccola pubblicità per questo territorio che ha bisogno di essere riscoperto per ciò che di buono ha da offrire! Ma anche gli altri paiono veramente soddisfatti e già sperano di avere il bis nel 2013.

Qualche commento che mi rende fiero ed appagato per la giornata appena trascorsa:
 – Mike: Per la cronaca ho bevuto il reisling e il moscato ed erano buonissimi entrambi. Infatti la prossima volta porto a casa qualche cassa mi sa….!
– Andrea V: Posti stupendi, zero traffico (per chi, come il sottoscritto, è abituato alla giungla della provincia di Como-Varese-Monza Brianza-Lecco, questa è manna..!!) secondo me la nebbiolina ha donato ulteriore fascino al tutto, livello piuttosto omogeneo di noialtri e ottima compagnia, siete tutti simpatici!
Dimenticavo l’ottima merenda con degustazione vini presenziata dalla simpatica oratrice. Una giornata per me memorabile, sicuramente il miglior giro dell’ Oltrepò che ho organizzato. Saluti!
– Marco: Devo dire che i posti li conoscevo bene, ma farli in buona compagnia ha reso la giornata di sabato memorabile anche per me
– Massimo: I giri di Pedra son stati sempre delle belle giornate, ma i due di quest’anno son stati veramente eccezionali! Merito della compagnia, dello spirito con cui li abbiamo affrontati e della sua perfetta organizzazione.
E la merenda finale di oggi è stato veramente un tocco in più che ho apprezzato moltissimo. Sicuramente un’idea da ripetere!!!
 – Christian: Quoto Massimo, giornata di bici eccezionale, a dispetto del tempo opaco, davvero un ottimo gruppo con cui pedalare e… gozzovigliare! Alla prossima!
 – Paolo: nell’attesa di leggere il diario della giornata di Pedra lo ringrazio di cuore per l’organizzazione “tecnica” e per avermi fatto conoscere un moscato eccezionale! Saluto e ringrazio,tutti gli amici ciclisti che mi hanno voluto pazientemente aspettare e con i quali ho ancora una volta condiviso bellissimi momenti di sport
 – Andrea V: Pedra è stato ammirevole, così come i suoi fidi scudieri nel rendere per gli altri bello e divertente il giro.. In effetti io ho pensato solo a farmi guidare e a godermi la pedalata.. La nebbia ha avuto il suo fascino soprattutto per chi conosceva perfettamente quello che esisteva oltre (..) Per chi non ha mai pedalato da quelle parti (come me) sicuramente tutto ha avuto il valore aggiunto della scoperta di strade nuove.
L’altimetria forse per Pedra non era niente (ho visto sul blog quello a cui è abituato ..) ma devo dire che il tracciato, sempre molto vario, è stato divertente proprio per il continuo cambio di ritmo e alla fine è stato decisamente apprezzato da tutti. Notevole pregio, poi, la quasi totale assenza di traffico automobilistico: aspetto questo da non trascurare e che personalmente non trascurerò

Alla prossima!

La degustazione guidata sul Pinot, la bottiglia a sinistra (l’ altra è Riesling)

Si brinda col Cruasé!

Ormai siamo alla fine, e si vede!

 

Giro dell’ Oltrepò, da Montù Beccaria a Casteggio

il 19/10/2012 · Commenti disabilitati su Giro dell’ Oltrepò, da Montù Beccaria a Casteggio

Qui siamo in val Versa, probabilmente la vera patria del vino, se a Casteggio la vite è frequente ma è alternata a campi e boschi, nell’ Oltrepò orientale è omnipresente“. “Ah val Versa? Un nome un programma!” risponde il solito dissacratore Massimo alla mia banale spiegazione sul territorio. L’ Oltrepò viticolo orientale è la parte più dolce, quella che presenta le colline più basse e le strade più pedalabili, ma anche numerosi piccoli paesi arroccati come Rovescala, Canneto o appunto Montù Beccaria, la prossima salita che approcciamo dopo 2km di valle condotti a ritmi turistici.
Lo scorso anno Giulio è scattato ed il chilometro finale lo abbiamo percorso ai 25 orari, so che dovrò tenerlo d’occhio anche quest’ anno, ma Andrea C e Christian giocano di anticipo con una timida accelerata che ci porta subito sopra i 20 e poco dopo oltre i 23, ma siccome non è abbastanza e rispetto allo scorso anno vanno quasi tutti più forte Marco scatta ed io faccio di tutto per rimanergli a ruota, volando gli ultimi metri prima del paese a velocità da falsopiano e riuscendo grazie al suo lavoro a dare qualche secondo alla coppia di scalmanati. Nel 2011 siamo andati leggermente più piano ed abbiamo fatto una bella selezione, adesso in 15 secondi arriviamo in 7 o 8, dietro di noi c’erano anche Giulio, Mike e Sergio e forse Andrea V.
Un attimo per respirare e poi ne approfittiamo per sgranocchiare qualcosa, a questo punto decido di prendermi un piccolo rischio ed uscire dal percorso originario per salire a Rovescala invece che a San Damiano al colle, su una strada che ricordo essere agevole ma che non percorro da almeno 4 anni.

Non è bello in qualità di organizzatore dire di non ricordarmi questa strada, ma è così ed il rischio viene già da subito compensato da un asfalto appena rifatto che ci porta con ampi tornanti sino al paese. Stavolta il ritmo è tranquillo e ne approfittiamo per parlare assieme di un po’ di tutto, con Andrea C meravigliato dallo scarso traffico, Andrea V fissato col Penice, io fissato con l’ avventura a tappe… La discesa inizia improvvisa e la scelta di cambiare percorso si rivela tanto azzeccata che sino a Santa Maria della Versa siamo sempre sulla strada principale, riunendoci solo alla fine e ritrovandoci nella parte meridionale del paese, senza nemmeno l’ attraversamento preventivato. Sergio ci saluta per ritornare a Casteggio, noi ne approfittiamo per una sosta caffè in cui Mike lo offre al Genovese Massimo, “se offri ad un genovese puoi chiedergli qualsiasi cosa” alla quale proposta tiro fuori una bella volgarità con “bene Massimo, allora piegati e togliti i pantaloni:)

Ci manca solo una salita, la “cima Coppi” della zona viticola che coi suoi 606m (c’è stata una diatriba tra me e Marco sulla quota esatta del valico) è il punto di incontro di tutto l’ Oltrepò collinare: il passo Carmine, una salita lunga con diverse contropendenze. I primi chilometri servono per riscaldarsi, poi… ricordo che solo lo scorso anno salire nel primo tratto sino alla fontana di Montecalvo Versiggia ai 18 bastava per fare una netta selezione, oggi invece i 20 bastano appena per perdere metà gruppo, alla suddetta fontana con piazzale che sarebbe panoramico senza foschia arriviamo in 5 in pochi secondi… DOPATI!
Ne approfittiamo per riempire le borracce e ripartiamo, dopo mie infinite raccomandazioni a Massimo che proprio qui ci ha rimesso un polso… Qualcuno parte in ritardo (tra cui Massimo), ma non mi preoccupo di questo, quello che invece mi spaventa è vedere Mike sistemarsi la maglia e pedalare senza mani esattamente nel punto in cui successe il patatrac, sudo freddo vedendo le sue mani sul colletto in questo leggero falsopiano…
E tanto per cambiare quando si riprende a salire la velocità rimane costante, questa volta è Christian a fare l’ andatura e noi altri 2 rimaniamo a ruota approfittandone sino a Pometo, dove Andrea perde il Garmin e dove -giustamente- ci fermiamo tutti ad aspettarlo, approfittandone per ricompattarci. Massimo arriva sano con un polso in più raccolto per strada, ripartiamo e dopo una discesina inizia il tratto finale verso il passo, forse il più duro di tutti con punte del 7%. Marco è di casa e scatta, solamente rimanendogli in scia supero assieme a lui le massime pendenze a 20 orari, velocità che reputavo quasi impossibili per me. Il valico arriva molto velocemente con questa andatura, alla fine anche lui soffre la sua sparata ma la Cima Coppi la merita appieno, tanto che gli altri 2 arrivano finalmente con un pochino di distacco, circa una quindicina di secondi, mentre tutto il gruppo giunge entro 2 minuti (oggi stiamo volando).

Siamo addirittura in leggero anticipo sulla tabella di marcia nonostante il ritardo iniziale, perciò decidiamo di affrontare lo strappo di Fortunago, 300m in pavée che portano nella parte alta del paese nei quali viene naturale farsi un’ aspra lotta per la vittoria. Ma prima c’è la discesa verso Torre degli Alberi ed una salitina che ho dimenticato di ricordare, nulla di preoccupante però, con una 50ina di metri extra di dislivello nei quali veniamo avvolti da una fitta e fredda nebbia che mi convince a rimettere i manicotti. Non fa freddissimo, ma 13/14° non sono poi tanti… La nebbia ci abbandona a Costa Cavalieri, una volta ricompattatici (e per questo ringrazio tantissimo Marco che mi ha aiutato parecchio a gestire il gruppo) io anticipo tutti e con una vera volata scavalco i 300m di Fortunago alta. Si arriva veloci dalla discesa precedente e l’ inizio in pavée vola via per inerzia, poi la strada si impenna al 13% e lì bisogna cambiare e spingere sino al tornante nel quale la velocità crolla, rendendo necessaria una feroce ripartenza per rilanciarsi sino ai metri finali.
Mi sistemo per delle fotografie ed un minutino dopo comincio ad udire sinistri rumori di catene e cambi che mi fanno temere incidenti meccanici, dal tornante spunta lo scattista Marco che batte tutti, poi Giulio ed Andrea C e poi tutti gli altri a seguire. Divertentissimo, però il fatto di conoscere questo strappetto e di approcciarlo davanti è fondamentale, lo spazio per i sorpassi è minimo e la strada troppo breve per attuare una vera selezione.

Decidiamo di scendere a valle passando per il muro di Fortunago, 1200m con pendenza media del 13% su strada larga e ben tenuta, l’ inizio è ripido, poi usciamo dal boschetto e ci troviamo davanti un autentico muro che ci fa sentire dei piccoli Felix Baumgartner in picchiata verso la parte bassa di Borgoratto Mormorolo.
La ripartenza in valle è un momento carico di tensione, d’ora in poi può accadere di tutto col gruppo che potrebbe scendere tranquillo o con continui attacchi per arrivare primi a Casteggio… Per fortuna nessuno scatta e riusciamo a rimanere tutti e 9 assieme in questo tratto di discesa, riusciamo (finalmente) a darci cambi regolari mantenendo una buona velocità senza mettere in difficoltà alcuno. Furbescamente il mio cambio lo do nel tratto di discesa prima di Borgo Priolo, così da riaccodarmi senza fatica, per il resto viaggiamo agevoli a circa i 42 orari evitando le numerose buche e crepe presenti nella parte destra della carreggiata e prendendo il giusto bivio per Casteggio col sottoscritto in testa che indirizza il gruppo nella strada che ci riporta in paese, quella che separa le colline dalla pianura.
Praticamente è finita, mancano giusto un paio di chilometri con la salita a Casteggio alta per evitare il centro ed il falsopiano finale sino all’ azienda “Flli Guerci” che ci sta aspettando per la merenda degustativa finale.
Arriviamo in perfetto orario, alle 15:30 esatte come preventivate dopo 96km e 1650km (esattamente come preventivato), ma con una media finale pedalata che mai mi sarei aspettato, diversi di noi segnalano i 25.1khm totali e pensare che i tratti in valle sono stati tutti tranquilli!

Il giro è finito, io sono contentissimo per come è andato ed ora ci manca solo il finale: la merenda con degustazioni. Essendo il “giro dei vigneti” ed essendo l’ Oltrepò pavese una delle zone a maggior vocazione viticola d’Italia mi fa molto piacere far conoscere una parte dei nostri vini tipici a tutti, specie a chi qua è solo di passaggio. Per questo ci sarà l’ altrettanta importante 3° parte, con anche i commenti di tutti i partecipanti :)

Panoramica strada del gruppo al bar di S.Maria della Versa: Massimo, Mike, Christian, Andrea V e Paolo

Salendo agevoli verso Rovescala nella foschia (foto di Andrea C)

Panorama da Montecalvo Versiggia

Marco vince lo strappo di Fortunago

Andrea V a Fortunago

Un “po’” di nebbia verso Costa Cavalieri (foto di Andrea C)

Giro dell’ Oltrepò, parte 1 (Casteggio – Canneto)

il 16/10/2012 · Commenti disabilitati su Giro dell’ Oltrepò, parte 1 (Casteggio – Canneto)

Confidavo nel sole, invece nei primi colli dell’ Oltrepò pavese c’è una densa foschia che limita la visuale a poche centinaia di metri. Non fa freddo, ma nemmeno caldo e la mia speranza è che più tardi si dissolva, anche per questo opto per l’ abbigliamento più leggero che mi farà stare bene in seguito al freddo iniziale.

Siamo all’ azienda viticola Guerci, immersi tra i primi vigneti dell’ Oltrepò di Casteggio in posizione leggermente rialzata rispetto allo scorso anno, siamo in 12 provenienti da Pavia, Milano, zona Cantù, Genova, Parma… e anche dall’ altra parte del paese, partiamo in ritardo rispetto alla tabella di marcia lanciandoci in una discesina che ci porta sulla statale della via Emilia, giusto il necessario per soffrire il clima non certo gradevole. Due chilometri scarsi di piano scaldano la gamba prima di alcuni complicati bivi che ci immettono sulla prima salita, con le lamentele di qualcuno (“come già la prima salita?“) e la mia risposta ovvia “e cosa vuoi, abbiamo pure fatto della pianura“! Il gruppo si sfalda veloce sotto l’ impulso di Andrea C. che mostra le doti del suo fisico asciutto da scalatore, e si divide in 2 tronconi, il primo dei quali sale abbastanza agevole sulle pedalabili rampe di Cà Mazzolino, recentemente riasfaltate che attraversano immensi filari che danno un Pinot Nero spesso insignito dei 3 bicchieri Gambero Rosso. Al bivio di Corvino san Quirico lascio a Marco il compito di portare i fuggitivi sino a Montalto, intanto io aspetto gli altri che stanno salendo tranquilli interloquendo con Massimo, che ormai sappiamo essere un gran chiacchierone anche in salita! Sergio si offre di aspettare i ritardatari ed io mi riaccodo ai 3 “più foresti” del gruppo in un tratto dal tipico asfalto ruvidissimo che termina ad Oliva Gessi. Il panorama sulla pianura, sulla collina di Montalto e sui numerossissimi filari è stupendo, peccato che si riesca a malapena ad intuirlo e che il cielo non sembra aprirsi nemmeno ad un timido sole.
Sergio si riaccoda poco prima del termine e imprime una piccola accelerazione alla quale solo io do seguito, mentre gli altri continuano col loro ritmo da parlata. A Montalto pavese Sergio si ferma a chiacchierare con un conoscente mentre io spiego a Giulio, Andrea V e Massimo qualcosa su Pinot Nero e Riesling, tutti in attesa degli altri che arrivano poco dopo. Elia era con Roberto e mi riferisce che stava salendo piano piano, partito con una bici in acciaio da fine anni 80 avanza a fatica su pendenze mai dure. Dopo un po’ arriva anche lui e ripartiamo raggiungendo il resto del gruppo che ci stava aspettando nella piazza ammirando un timido sole che pare voler dare finalmente una svolta più calda alla giornata.
Qui apro una parentesi: i miei sono giri aperti a tutti, però non banali e bisogna avere comunque una gamba discreta per rimanere in gruppo. Non ci sono problemi ad aspettare chi è più lento, però le attese devono essere contenute entro ragionevoli intervalli e non possiamo impiegare un’ ora in più per una sola persona, quindi mi spiace ma credo che se ricapiteranno occasioni del genere dovrò essere stronzo ed invitare la gente a proseguire da sola. L’ ideale sarebbe di dividersi in 2 gruppi con percorsi di diversa difficoltà, ma bisogna essere in tanti ed anche in grado di gestire 2 gruppi, cosa che al momento non è possibile.

Roberto ci anticipa e svalica da Montalto poco prima di noi, così da riagguantarlo ad inizio discesa ed imboccare un bivio secondario che ci riporterà in pianura. Conto il gruppo e ne manca uno, aspetto ed arriva Giulio che si era fermato per fare acqua, inteso in un altro senso :)
Ripartiamo in discesa su un ripido tratto riasfaltato che corre sul crinale della valle Scuropasso sino a Pietra de Giorgi, mi lascio sfilare e controllo che Roberto non si sia staccato in una delle brevi contropendenze, ma non lo vedo e mi preoccupo fermandomi ad aspettarlo, approfittandone per alcune fotografie. Il tempo passa e non arriva, mi assale il dubbio di non averlo visto e scendo sino in paese contattando Marco che si trova più avanti, il quale mi rassicura del mio errore, così li raggiungo e ci ricompattiamo tutti ed undici, Roberto invece è già ripartito per non attardare il gruppo.
La discesa presenta dei tratti con numerose buche, da Cigognola in poi la strada migliora e costeggia una bella conca di filari nella quale sorge uno stagno, ma noi vi troviamo solo una nebbia fitta che sparisce nell’ arco di 2km, quando ormai siamo usciti dalla collina.

Per un po’ si può pedalare tranquilli su pendenze neutrali, il parziale attraversamento di Broni non causa alcun problema nonostante le rotondine, un semaforo ed il tratto centrale in pavée che ci fa ballare. Roberto ci aspetta al bivio di Canneto, per lui si è fatto tardi e ritorna indietro a Casteggio, noi altri intraprendiamo questa salita pedalabile tra abitazioni e vigne da cui ha origine il “Buttafuoco storico“, vino tipico che può essere prodotto solo in questa zona. Marco mi aveva avvisato, “non provare a staccare quello con la maglia della Garmin, o è un bravo attore o va veramente forte” (Andrea C ndr), non so nè come nè perché ma ci troviamo quasi subito a 20 orari su pendenze che superano il 6%. Spingiamo forte e facciamo selezione, sfrutto un po’ la scia ma la dignità mi impone di affiancarlo e senza mai calare arriviamo a Canneto, proprio quando Andrea sembrava cominciare a patire lo sforzo della tirata o forse a rinunciare alla battaglia, il suo viso denota molta tranquillità mentre io impiego qualche secondo di troppo a recuperare. Chi invece è bello rosso ma che –con mia sorpresa– è riuscito a rimanerci a ruota è Christian, sapevo che viaggia ma rispetto ad Aprile ha avuto un miglioramento notevole!
Gli altri arrivano quasi subito, Elia non si sente bene a causa dei sintomi influenzali e decide di tornare indietro, noi altri 10 dopo una breve sosta scendiamo verso la val Versa lungo una divertente discesa formata da ampi tornanti ed asfalto regolare, il tutto tra un’ infinità di vigneti immersi nella bruma d’ autunno.

Questo racconto sarà piuttosto lungo e diviso in 3 parti, i partecipanti (che ringrazio calorosamente) meritano il miglior ricordo scritto e visuale della giornata in tutti i suoi aspetti!

Che sia andata veramente così? Non si direbbe…

Verso Pietra de Giorgi nella bruma autunnale

Il gruppo a Canneto: da sinistra Christian, Sergio, Andrea C

Il gruppo a Canneto: da sinistra Mike, Marco, Andrea V, Massimo, Paolo, Giulio

E dopo il Finestre… col del Basset

il 07/10/2012 · Commenti disabilitati su E dopo il Finestre… col del Basset

La discesa dal colle del Finestre è appena terminata, mi trovo nei pressi di Usseaux su quell’ autostrada di montagna che collega Pinerolo a Sestrière, due larghe corsie che risalgono la valle e che qui hanno pendenze quasi nulle, che il forte vento di risalita rende addirittura pianura con velocità tali da far scorrere la catena sul 50 spingendo velocità superiori ai 30 orari, col ritardo accumulato nella mattinata anche un paio di minuti in meno fanno comodo e le difficoltà sono quasi terminate, mi mancano solo i 2000m del Sestriére per svalicare in val di Susa attraverso quel passo turistico che ormai è diventata questa famosa località olimpica piemontese.
Ricordo da una replica della tappa del giro 2005 che i primi chilometri sono facili, infatti in essi la velocità rimane sopra alla soglia della pianura attraversando paesini e frazioni che devono la loro vitalità al turismo. Piano piano però il vento cala e la strada si impenna, alcuni larghissimi tornanti mi ricordano di trovarmi sulle Alpi e sebbene la pendenza non sia assolutamente mai proibitiva, d’ora in avanti devo pedalare e faticare per salire su punte che sfiorano l’ 8% ma che con una carreggiata così larga sembrano ben più abbordabili. Alti monti mi circondano, alti monti che quasi ignoro impegnato ad osservare quei palazzoni sullo sfondo che grattano quota 2000, là dove termina questa ascesa e dove -penso- inizierà la discesa verso Susa col vento contrario. Osservo con piacere il trampolino olimpico di Torino 2006 ed i cartelli quasi incomprensibili verso il col Basset, di cui ho scoperto l’ esistenza solo grazie ad un errore di Google Maps che segnala questa via come importante quando in realtà è solo una sterrata che supera i 2400.

Ho un leggero buco nello stomaco e approfitto del passaggio in questo orrore d’alta quota per un pranzetto veloce a base di focaccia e per chiedere giusto per titolo informativo informazioni sul colle del Basset (come se non ci avessi già pensato veramente), mi dicono essere sterrato sino a Sauce d’Oulx, ma praticabile addirittura con la mia bici. Ci credo e mi butto all’ avventura, i 7700m sterrati del Finestre sono troppo pochi!
Ritorno indietro e seguo le indicazioni per il passo, ritrovandomi nuovamente dentro Sestriére a chiedere nuovamente informazioni… “No non si può fare con quella bici”, “c’è qualcuno che già l’ha fatta in bdc” e soprattutto “devi seguire la strada dell’ Assietta e poi in cima tenere la sinistra” sono le informazioni che recupero, sufficenti a farmi accettare l’ avventura nonostante nuvoloni grigio/verdi in bassa valle.

Torno sui miei passi ed eccomi finalmente nuovamente sullo sterrato (ah piacevole velluto), rispetto al Finestre la carreggiata è leggermente più ampia e meno ripida, ma anche più polverosa e con pietre incastrate nella sede stradale che talvolta fanno traballare la bicicletta nonostante la velocità forzatamente limitata. Come sul finestre cerco sempre la traiettoria migliore ed imparo alla svelta che la scelta ottima per i 20m successivi è la peggiore per i 20m seguenti, e così per tutta la scalata sarà un continuo zigzagare a destra e sinistra. I tornanti riportano i segni di un traffico motorizzato non trascurabile, il resto è completamente ciclabile e la quota sale più velocemente di quanto fa intuire l’ inclinazione della strada, ammirando un panorama che però non è grandioso come sperassi e che viene parzialmente disturbato da una foschia anche qui a quota 2200m.
Ampie curve seguono il crinale ormai primo di vegetazione a fusto, la vetta diventa visibile già a metà scalata e ci arrivo addirittura prima del previsto, questi 400m di dislivello sono volati.

Giù, molto più in basso, c’è la val di Susa, dall’ altra parte Sestriére e poco più in alto rispetto all’ orizzonte i ghiacciai che contornano il valico del Monginevro, mandandomi indietro nei ricordi al giro di ricognizione della Susa-Susa 2011, quello di Monginevro-Colle delle Scale. Bello, 2424m ed un panorama che senza foschia sarebbe stupendo, e non fa neppure freddo e pure le nubi minacciose di prima si stanno allontanando, cosa posso chiedere di più?
La discesa è una goduria, il fondo è come quello della salita con pietre incastrate, saltini e segni di ruote, nel quale riutilizzo alcuni vecchi ricordi di mountain-bike, tirando sempre i freni (siamo pur sempre al 10%!) e mantenendo il sedere alzato dietro alla sella per ammortizzare i numerosi colpi e spostare il baricentro a monte. Rientro nel bosco e trovo dei tratti ancora umidi che fortunatamente non sono fangosi, trovo anche divertentissimi tornanti parabolici in cui approfitto del margine per prendere velocità e dei pezzi veramente ripidi in cui salto delle radici e dei grossi sassi… mi sento un vero biker con un cuore di carbonio a 23mm!
Nei pressi di una stazione sciistica inizia con mia tristezza l’ asfalto, ma termina 200m dopo (che senso ha?) e così continuo a divertirmi in questa situazione strana e non pienamente premeditata. A quota 1900 ritorno alla civiltà con 3km asfaltati ripidissimi che mi portano sino ad un ruvido pavée a Sauce d’Oulx, ulteriori vibrazioni di cui non sentivo la mancanza, poi mi reimmetto sulla strada principale impiegando un po’ a capire di aver sbagliato direzione, e dire che mi bastava guardare al di là del naso per intuire la via corretta verso la valle… Segue una larga e piacevole discesa, stavolta pulita, che mi riporta sino ad Oulx.

Come immaginavo il vento è contrario, ma non sembra nemmeno troppo forte e comunque la pendenza negativa mi aiuterà. Il peggio è nell’ attraversare il pavée del paese, poi sulla statale della val di Susa scendo tranquillo verso la meta, sorpassato da occasionali camion o autovetture. A lato scorrono tanti bivi che mi incuriosiscono, ma per oggi ne ho abbastanza e proseguo dritto assumendo anche la posizione da cronoman quando il vento comincia a sferzarmi in faccia.
C’è lo strappetto da superare, ma poi è quasi tutta discesa, supero Exilles con le sue case in pietra ed il forte che domina la bassa valle, quindi arrivo a Chiomonte ed entro in paese: già che sono in zona voglio acquistare qualche bottiglia di vino locale, tra l’ altro di un’ azienda che coltiva eroicamente le sue vigne non solo su ripidi ed ardui monti, ma proprio in quel posto lì tristemente famoso per le lotte contro una delle opere più inutili d’ Italia, la TAV della val di Susa alla maddalena di Chiomonte, dove c’è il cantiere -ehm fortino militare-.
Qui apro una parentesi: l’ autostrada e l’ autoporto erano deserti, deserta la ferrovia già esistente che collega Torino a Lione (eh ne esiste già una!), il traffico viaggia o in Valle d’Aosta o sulle ben più scomode statali del cuneese… considerato questo non sembra ovvio costruirci qui una ferrovia da 50 miliardi di euro?

Lo spaccio aziendale si è trasferito a Susa (grrr), quindi per tornare non mi resta che reimmettermi sulla statale e scendere in picchiata sino al paese che da il nome alla valle ritornando alla macchina…  In totale soli 102km e 2900m di dislivello con tre scalpi oltre i 2000m, il 10000°km, la 10000° foto e due epiche sterrate. Almeno il giro è andato bene e ne sono molto soddisfatto! (visto, 18° gradi della Vergine onorati a dovere!).
Cerco lo spaccio viticolo, giro per Susa in auto, parcheggio lontano per non infrangere il codice della strada e dopo 300m di camminata… è lunedì, è chiuso, e le bottiglie lì in vetrina mi irridono, specie il vino del ghiaccio creato da uve congelate a temperature di almeno -6°. Giornata schifosa con un ottimo giro in bici!

Architettura “rurale” a Sestriere

Lo sterrato del Col Basset, leggermente più liscio ma polveroso del Finestre

Panoramica in direzione val di Susa

Panoramica di Exilles, ormai in piena valle

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