Gita al Penice, il racconto

il 29/04/2014 · Commenti disabilitati su Gita al Penice, il racconto

La giornata si preannuncia bella e piuttosto calda, per essere mattino la temperatura è già gradevole e nella tranquilla trasferta ciclistica da casa al punto di ritrovo a Borgo Priolo non patisco nemmeno un briciolo di freddo. Come arrivo in questo paese circondato dalle prime basse colline incrocio un ciclista fermo e subito chiedo lui se è dei nostri, con una discreta figura di M. visto che non era proprio a conoscenza di questa mia iniziativa…
Andrea M. è già lì ad attendere, poco dopo arriva Christian da Tortona ed Andrea C. da Milano, per finire da Voghera ci raggiungono Guido ed altri 2 per seguirci nel tratto collinare. Partiamo tranquilli ed approcciamo senza patemi la salita pedalabile che tra campi e vigneti unisce Borgoratto Mormorolo a Costa Cavalieri, dove alle 11:00 abbiamo appuntamento con Celestino e Sergio e dove noi arriviamo con 1 minuto abbondante di ritardo. Siamo in 9, l’ occasione è propizia per una foto di gruppo e per un mio inquietante selfie.

Continuiamo tra (più)sali(che)scendi verso S.Albano e poi ci frammentiamo in più gruppetti nella discesa che porta a Valverde ed al bivio di Pietragavina, ricompattandoci e rimescolando le compagnie su quest’ altra pedalabile ascesa sino ai 725m della più importante frazione di Varzi. Ritorniamo ad essere in 9 alla fontana presente all’ inizio della discesa, più la compagnia di altri 3 con cui discorriamo su doping, prestazioni amatoriali migliori dei professionisti ed anche di M.M. fuggito alla notizia di un controllo dei NAS ad una gara su circuito. Guido ed altri ci salutano a Varzi per tornare a Voghera, noi 6 ci instradiamo verso la cima Coppi odierna ai 1460m del Penice vetta, ad oltre 1000m verticali sopra di noi, intimoriti però da nuvole che non sembrano avere intenzioni benevole. Sergio e Celestino si avvantaggiano mentre Andrea si ferma a far pipì, ma dopo un approccio relativamente soft ai primi 2km di vera salita, il milanese Andrea C. sfodera tutta la sua potenza sul seguente falsopiano che porta a Menconico, sverniciando i due fuggitivi col sottoscritto a ruota e gli altri due più scalatori ad inseguire.
Cadono le prime gocce di pioggia, che a Collegio (bv Menconico) si fanno più insistenti ma non fitte, lasciando però lo spiraglio di una veloce risoluzione. Ed è nell’ attesa che un feroce TACCHINO esce sulla statale minacciando motociclisti ed automobili di passaggio camminando verso di noi con aria aggressiva. Ed io ne approfitto per avvicinarmi col fine di un bel servizio fotografico a quella che potrebbe essere la mia cena!

Abbandoniamo la statale restando sulla misconosciuta via secondaria al passo, ma al bivio di Varsaia/3 passi, nonostante la quasi cessazione delle precipitazioni, troviamo l’ asfalto piuttosto bagnato e Sergio, Christian e Celestino decidono di non rischiare il temporale sopra quota 1000 lasciandoci al nostro destino, che tra l’ altro prevede una salita ripida e stretta nel bosco, tutta su strada bagnata, sporca ma ben asfaltata. Soffriamo per fortuna senza bagnarci, volendo esagerare questa via potrebbe fare sfracelli, ma nessuno forza oltre i propri limiti più occupati a pensare a qualche brontolio  di troppo…
Arriviamo ai 1145m del passo Penice e troviamo addirittura la strada asciutta (!), quasi da indurci a rischiare la via della vetta, ma molto intimoriti da grosse nuvole nere nei dintorni attendiamo un po’ troppo a prendere una decisione finché un forte tuono seguito da grosse gocce ci consiglia l’ unica soluzione possibile: scendere!

Sino a Romagnese siamo sul filo del rasoio, alternando in poche centinaia di metri tratti bagnati, tratti quasi asciutti, pioviggine o grosse gocce anticipatrici del nubifragio che da lì a poco si abbatterà su questa strada. Temperatura di 12° con pioggia, e doveva essere un’ ottima giornata…
Da Romagnese il cielo nero ci segue, ma le strade sono asciutte e complici le velocità tenute in discesa della val Tidone ci asciughiamo pure noi. Abbiamo ancora una salita facile davanti a noi che ci porta sino al passo Carmine (609m), molto pedalabile presa inizialmente tranquilla con alcuni passaggi sterrati, poi Andrea C. forza un po’ il ritmo e ci troviamo a 20 orari su pendenze al 6%, con inquietanti viste di secchiate d’ acqua e fulmini che stanno cadendo a pochi chilometri in linea d’aria da noi dietro il castello di Zavattarello. E questo mentre a nord splende un caldo sole…
Causa potenziale maltempo abortiamo anche l’ idea di Bosco Chiesa, scendendo diretti verso Canavera ed affrontando la gruviera che caratterizza troppe strade della nostra provincia, costringendoci a qualche colpo alle ruote di troppo. Il cielo è diviso in due, davanti l’ estate e dietro la tregenda, ma ormai abbiamo ritrovato il sole e ci sentiamo abbastanza al sicuro da ulteriore acqua, vista anche la tendenza che hanno i temporali di dirigersi verso il piacentino.

Studiamo qualche alternativa di allungo, ma alla fine giungiamo a Borgo Priolo e giusto per aggiungerci un po’ di pepe ci imbarchiamo verso Staghiglione, frazione raggiunta da una ripida strada tra i vigneti in cui sfoghiamo l’ amarezza per la mancata conquista del vero obbiettivo di oggi. Incredibilmente al rientro alle auto incontriamo nuovamente Christian preoccupato per noi, rassicurandolo di aver solo sfiorato questa grossa cella temporalesca.
Beh, “partiti e tornati col sole, cosa vogliamo di più?” (la vetta, ndr). E nonostante gli inconvenienti meteo ed il percorso a mio avviso meno interessante degli altri, questo evento “semi-ufficiale” è piaciuto.
A me resta il rientro a casa, altri 16km, gli altri li ho lasciati lì perché quando un gruppo anche piccolo non riesce a separarsi dopo mezza giornata assieme vuol dire che ho proposto una bella manifestazione!

TOTALE: 93km, 2000m

Ma continuate a seguire questo blog, a breve presenterò il primo vero evento ufficiale di “giri&salite”: IL GIRO DEL TORTONESE del 24 maggio!

Foto di gruppo (eccetto io) con Montalto pavese sullo sfondo
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Uhm… a questo punto cominciamo a temere l’ acqua
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Ma intanto cominciamo a prenderla alla fontana di Pietragavina
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Tacchino feroce che blocca le moto in corsa
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Il vostro temerario blogger si avvicina per fotografarlo!
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Dal passo Carmine in direzione del temporalegita_penice_pan1

Valpolicella e Non (pt. 3, giri brevi)

il 25/04/2014 · Commenti disabilitati su Valpolicella e Non (pt. 3, giri brevi)

VALPOLICELLA CLASSICO (9/4)

Oggi mi aspetta una giornata di semi-relax, ma al mattino devo tentare un’ impresa che fin’ora mi è riuscita una sola volta ed ancora adesso che scrivo non posso dire di aver replicato: trovare le scarpe nuove! Con i piedi che mi ritrovo (piatti, a pianta larga e collo stretto) lo scorso anno ho girato senza successo 11 negozi e voglio approfittare della disponibilità di diversi punti vendita per sperare nel quasi-miracolo.

Mi segno 8 negozi, il primo non tiene scarpe ed il secondo ne ha un paio che però non mi soddisfano a pieno, ma almeno mi indica un altro punto vendita molto attrezzato che non è incluso nel mio elenco. Il 3° non ha scarpe, il 4° è in zona troppo centrale per parcheggiare ed inoltre già che sono in giro devo portare degli scatoloni indietro ad un vecchio cliente. Arrivo al “Traguardo Volante” in zona Quinziano ed effettivamente è molto fornito, raccontati i miei problemi mi replica chiaramente che trovarmi un paio “è come fare un terno al lotto”, ma che Gaerne hanno risolto molti problemi e dopo la prova uso la metafora “un terno al lotto giocando 5 numeri”. A me ci vorrebbero quelle fatte su misura, ma ricordo che anche quelle attualmente in uso non mi convincevano al 100%.

scarpe

Per il pomeriggio ho studiato un percorso di media lunghezza (70km circa), ma dopo pranzo il cielo si scurisce e dai radar vedo un temporale proprio a nord di Verona. Aspetto sino alla merenda quando vedo le precipitazioni sono ormai lontane in pianura, per cui parto con un programma ridotto che prevede il passaggio sulla diga del Chievo, che trovo a fatica ma che almeno mi evita il traffico di Verona centro.
Seguo la statale verso Marano, poi intraprendo una salitina di bassa collina seguita da una ripida discesa verso Negrar. Giusto il tempo di attraversare il paese ed inizia il duro GPM di Montecchio, con molti tratti al 10%, panorami sempre più ampi su questa zona viticola ed il Garda che riflette il sole ad occidente mettendo in evidenza la penisola di Sirmione. Montecchio è il colle dei veronesi, questo paese a 500m slm è perfetto per chi può permettersi giri brevi partendo dalla città ed è l’ ideale per sfuggire dal caos urbano.
Scendo verso Avesa e decido di allungare sulla classicissima via mondiale delle Torricelle, salita non dura che regala qualche interessante panorama sulla parte orientale di Verona. Classico passaggio davanti all’ Arena e ritorno tranquillo a casa, senza nemmeno avere lo stress del traffico del Vinitaly che ormai sta chiudendo i battenti.

Dalla diga del Chievo sul fiume Adige
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Vigneti a pergola veronese
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Il lago di Garda con la penisola di Sirmione
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S. Michele Extra (Verona est) dalla discesa delle Torricelle
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VAL DI NON (10 e 11 aprile)

Oggi le ferie sono finite, ritorno al lavoro approfittando della mia presenza a Verona per raggiungere un cliente in Trentino, precisamente in alta val di Non. Il primo impatto è ottimo, una valle verde ad intensiva coltivazione di mele circondata da alte vette ancora innevate, con un clima secco e fresco, ma una temperatura più che gradevole. Uscito dal cliente mi fiondo veloce in albergo ed in pochi minuti sono pronto a lanciarmi alla scoperta ciclistica di questo nuovo territorio.
L’ alta val di Non è diversa dalle tipiche vallate, scavata dal torrente Noce è molto larga e verde, tranne il greto fluviale formato da ripide e profonde gole. E’ quasi un grande falsopiano diviso in due, in cui salite e spianate si alternano e dove le strade secondarie tendono a scendere rispetto a quella principale. Purtroppo le alternative per dei mini-giri sono poche, così come le salite importanti presenti in valle. Degne di nota sono solo il passo Mendola che la collega con Bolzano, il passo Palade verso Merano e la ripida forcella di Brez che porta in val d’Ultimo.

Nonostante il tardo pomeriggio e la quota di quasi 1000m la temperatura è buona e non devo provvedere a strati extra di vestiti, parto da Romeno in quarta trovando inaspettatamente saliscendi sino a Salter, da cui inizia una ripida discesa tra meleti ed un incipiente tramonto dietro alla catena delle Maddalene. Rientro sulla statale e scendo ancora sino quasi a Sanzeno, da cui devio aspettandomi la prima salita e trovando invece altri saliscendi tra infiniti meleti (non a caso è la patria della Melinda) ed il sole che sta scomparendo dietro ai monti. A Dambel però la musica cambia con un autentico muro rettilineo che da una parte mi incute timore, ma dall’ altra mi infonde gioia per la prima salita del giorno. Fatico parecchio a rimanere sui 12 orari, poi la larga strada entra in un bosco di conifere e le pendenze calano sino a ritornare nulle verso Sarnonico. E’ ancora presto, allungo sino a Fondo e mi immetto sulla strada per Malosco che termina sulla statale della Mendola. Ripida discesa verso Cavareno e ritorno in albergo contento come un bambino, con 27km e 550m, seguiti da una cena veramente super ed abbondante.

Giorno 2, finite le 8 ore volo in albergo.
Stavolta ho un po’ più di tempo e cerco un percorso più duro che inizia con la finta salita sino a Fondo, seguita da una bella discesa che degrada in falsopiano costeggiando la destra orografica, strada che abbandono a Revò per scendere alle gole della val Nerina tramite una via quasi da vertigini, con meleti che si arrampicano su ripide pareti tagliate da un azzardato nastro di asfalto. Il ponticello sul torrente in prossimità dell’ eremo di S.Biagio è impressionante, la salita che ne segue invece si rivela ben più facile delle mie attese. Arrivo a Sanzeno e per tornare c’è ancora un bel dislivello da superare pedalando sulla statale, con la ciclabile appena costruita che va ad allungare un anello che percorre tutta la parte sinistra della valle.
La mia idea è di risalire passando per Salter, ma perdo il bivio ed arrivo a Romeno attraverso la pedalabile via principale. Essendo ancora prestino allungo di 3km sulla ciclabile, giusto per vedere quante stradine esistono in zona e quanto stiano cercando di promuovere il cicloturismo!
34km, 680m

Da Malosco (bv Mendola) verso le Alpi Maddalene
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Cavareno visto dalla ciclabile di Romeno
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Strada tra Revò e Sanzeno, quella che supera le gole
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Under Avventure

Valpolicella e Non (pt. 2)

il 21/04/2014 · Commenti disabilitati su Valpolicella e Non (pt. 2)

VINITALY (7/4)

Vado un po’ fuori tema di questo blog, ma voglio dedicare due righe a questo importante evento visto dal mio punto di vista. (più avanti c’è il racconto del Branchetto 1590m)
Camminando verso l’ ingresso incrocio di tutto, pseudo-manager in giacca e cravatta nonostante i 20° delle ore 10, ragazzi vestiti molto casual qui solo per bere e signorine con tacchi 12 che già traballano ancor prima di prendere in mano il bicchiere. E’ lunedì, il giorno di intermezzo tra chi viene per lavoro e chi per interesse/bere e può prendersi un giorno di ferie.

Entro con biglietto omaggio ed il primo padiglione è quello del Piemonte, e qui noto subito la differenza con le altre fiere: il Vinitaly è molto classista, si vede subito chi può permettersi per un mega-stand personalizzato con posti a sedere riservati ai compratori e chi invece si deve accontentare di un bancone condiviso dando assaggi a tutti. Giro a lungo per orientarmi, la scelta è veramente sconfinata ma molti sembrano già impegnati a servire buyer o presunti tali seduti ai tavoli. Parto dall’ azienda “La Montagnola” di Viguzzolo (AL) i cui proprietari mi riconoscono (!) ed assieme ad un importatore svedese mi offrono una verticale di Timorasso, poi mi fermo da un’ altra azienda di Torino (Balbiano). Passo al padiglione Lombardia, austero e meno luminoso, con la Franciacorta completamente imballata, l’ Oltrepò che nemmeno mi degna di uno sguardo (a parte il saluto di un conoscente allo stand del consorzio già impegnato con degli altri), la zona Lariana e quella di San Colombano poco occupate e disponibili, la Valtellina ampia e relativamente vuota.
Mi sto deprimendo, non è la fiera che fa per me e non sono il tipo che va a pretendere gli assaggi e nemmeno disturbare chi già affaccendato, per fortuna nel padiglione Emilia-Romagna tiro su il morale con diversi assaggi di piccoli produttori (anche bio) e di uno stand relativo ad una competizione di Lambruschi, con persone molto più disponibili rispetto alle altre incontrate sin’ ora.

Dopo un paninetto attraverso senza fermarmi il Veneto e la Toscana ed entro in Puglia, dove c’è anche lo spazio dedicato ai vini biologici certificati. Qui è tutt’ altra musica, è facile trovare uno stand libero e tutti i produttori sono gentilissimi e mi invitano a sedermi, cosa che a questo punto quasi mi imbarazza. A molti specifico di essere un semplice appassionato, ma questo non crea problemi ed anzi cercano di venirmi incontro. Anche la qualità si alza, non trovo vini negativi e tutti si bevono che è un piacere (tanto devo tornare a casa a piedi). Ho un ricordo positivo di tutti, in particolare “la Fontanina” (Grezzana, VR) con un olio strepitoso e che mi regalano una barbatella, “Vignato” (VI), “Gulfi” (RA), “Amastuola” (TA), “Tenuta Vitereta” (AR).
Per finire la giornata vado nel settore ViViT di piccoli produttori molto legati al territorio, gli stand sono tavolini quasi attaccati e per comodità all’ ingresso mi viene consegnato un bicchiere con cui assaggiare, mentre tutti gli altri settori hanno i propri prontamente lavati dallo staff. Ormai sono a fine giornata ma riesco ancora a fare assaggi interessanti, arrivando assieme agli altri all’ orario di chiusura con la tipica lotta per l’ ultima degustazione dagli ultimi eroici produttori ancora disponibili ad offrirci da bere, col fine di sfruttare il Vinitaly sino all’ ultimo!

Una bella manifestazione che però richiede almeno 2 giorni per essere visitata tutta e che mostra tutte le contraddizioni di ciò che è relativo al vino. Non mi lamento però essendo entrato gratis!

VALICO DEL BRACHETTO (8/4)
(Giro Soave, ma Durello!)

Confesso di avere un pochino sofferto il Vinitaly, ma non avendo il problema di guidare né quello correlato di rimanere bloccato nel traffico mi sono concesso qualche assaggio in più… Principalmente ho sonno ed è per questo che taglierò il percorso.

Passo ancora davanti all’ Arena di Verona, crocevia per le montagne, svoltando stavolta verso destra in direzione di Montorio, paese alle pendici della Lessinia che raggiungo dopo aver sbagliato strada ed aver inutilmente allungato su statali e pianura. Praticamente il giro di oggi ha una sola salita, ma che dai 100m attuali arriverà sino ai 1590m del valico del Branchetto!
Inizia su strada larga e pedalabile, con poco traffico e larghi tornanti che attraversano grandi coltivazioni di olivi fautori di un olio pregiato nonostante la posizione apparentemente non idonea. E’ una salita che definirei monotona, abbastanza costante e tutta al sole sino a San Rocco, poi c’è un tratto di discesa utile per cambiare ritmo ed infine, in vista della montagna, riprende ad arrampicarsi in modo molto più deciso con interessanti viste sugli alti Lessini ancora innevati.

A Roveré Veronese un fragrante aroma di biscotti invade l’ aria, a pensarci questo è il posto ideale in cui aprire un’ industria dolciaria con la sua aria ed acqua buonissime! Poi continuo ed arrivo sino a Velo veronese, dove la temperatura comincia a farsi freschina e da cui parte il tratto finale verso S.Giorgio, pezzo che non mi piace e su cui pedalo quasi controvoglia. La carreggiata rimane molto larga e completamente libera dal traffico, con l’ aumentare della quota comincio a trovare anche l’ ultima residua neve sui bordi, la quale pian piano conquista la totalità del panorama.
Sono a quota 1400m e sembra ancora inverno, con la dama bianca che spadroneggia mostrando curiose macchie rossiccie in ricordo della nevicata che ha portato con se il pulviscolo dal deserto del Sahara. C’è un pezzo di discesa e ne approfitto per mettermi l’impermeabile, se giù in pianura il clima era ottimo, qui siamo attorno ai 10°.
Supero San Giorgio ed i suoi impianti da sci ormai deserti e salgo sperando nella veloce risoluzione di questo GPM “hors categorie”. La foto al cartello è d’obbligo, incastro la bicicletta nella neve e scatto un panorama più tipico del mese di Febbraio. In discesa ritorno al verde dei prati verso Bosco Chiesanuova e continuo sul lungo saliscendi che taglia in due l’ alta Lessinia e che congiunge questo paese ad Erbezzo, da cui ero passato già due giorni fa. C’è ancora discesa sin quasi a Fosse, poi devo affrontare un valico non ufficiale di almeno 150m verticali per immettermi nella lunga discesa da S.Anna a Negrar.

Le strade in zona sono generalmente tenute bene, larghe e molto veloci, divertenti da fare su due ruote e con dislivelli considerevoli. Supero Negrar, arrivo in Lungadige Parona e passo nuovamente da piazza Brà quando ricevo la telefonata del capo che mi conferma che giovedì e venerdì dovrò andare in trasferta dal cliente. Mini-ferie quasi finite, ma in già mi aspettavo questo impegno e… in fondo lo speravo!

119km, 2350m

Domani mattina mi aspetta un’ altra “impresa” e nel pomeriggio il giro della “Valpolicella classica”

Si sale, giornata parzialmente coperta
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Alle alte quote è nevicato tanto questo inverno
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Neve bi-color salendo a San Giorgio
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Otto Aprile, a quota neanche tanto elevata
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Un tocco d’arte circondato dalla neve
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Vacche curiose e pascolatrici in semi-libertà

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Valpolicella e Non (pt. 1)

il 15/04/2014 · Commenti disabilitati su Valpolicella e Non (pt. 1)

Chi segue il blog sa che sono un po’ intrippato col vino, perciò il Vinitaly per me è uno di quegli appuntamenti a cui non mancare e siccome ho disponibilità di alloggio “parentale” ad 1km dall’ ingresso non posso più assolutamente perdermelo. Ma Verona è anche Lessinia e zone che ho già frequentato in passato, per cui il bagagliaio dell’ auto serve anche per trasportare il mio mezzo a due ruote in previsione di due giri belli tosti (per il periodo).

VILLA FAVORITA 5/4

Ma il primo giorno è dedicato al vino e ad una fiera del vino “naturale” a “Villa Favorita” a Monticello di Fara tra Verona e Vicenza (la coincidenza di date è voluta per dare la possibilità agli acquirenti internazionali di visitare più eventi), in cui i produttori si impegnano a fare il vino in modo radicale, abolendo totalmente l’ utilizzo di chimica sia in vigna che in cantina e limitando al massimo l’ uso della tecnologia, coltivando l’ uva in maniera naturale (sono ammessi solo trattamenti con zolfo e rame, più qualche solfito in cantina) e non ritoccando il mosto in alcun modo, per cui in caso di annata negativa avranno un prodotto meno buono. Il modo giusto per iniziare queste vacanze!

VALPOLICELLA CLASSICO SUPERIORE (6/4)

Domenica mattina parto senza postumi alla riscoperta della Valpolicella, salutando un pubblico incamminato verso l’ingresso della più grande fiera enologica italiana. Si inizia col passaggio in piazza Brà davanti all’ Arena, poi lanciato percorro il Lungadige verso Parona letteralmente preso d’ assalto da ciclisti, podisti ed anche numerosi pattinatori, sport qui abbastanza praticato, che approfittano della temporanea chiusura al traffico. Prendo la via della Valpolicella e da Negrar inizia la prima salita che percorsi in zona nel 2005, quella verso Fane su una strada larga a due corsie che parte decisa e continua con alcuni falsopiani, diminuendo la pendenza con l’ aumentare della quota. La Valpolicella è così, parte decisa dalla pianura e poi si fa più facile, arrivando però diretta attorno a quota 1000 e proseguendo anche sino ai 1400/1600m, con salite che complessivamente presentano fino a 1500m di dislivello!

Nel 2005 la Negrar-Fosse mi fece soffrire parecchio, oggi molto meno, ma prima di S.Anna di Alfaedo devio e scendo verso Marano di Valp. con tratti ripidi intervallati da falsopiani. La differenza con le colline di Oltrepò e Tortonese è impressionante, a partire dal manto stradale generalmente buono alle pendenze mediamente più ripide, qui è un attimo superare i 60 orari e trovarsi a dover mulinellare il rapportone e a dover pennellare lunghi tornanti.
Tra Marano e Fumane entro nella zona tipica dei vigneti, notando con un po’ di disappunto che molti di essi hanno l’ erba rossa, indice di un uso intensivo di diserbante. A Fumane inizia l’ altro versante di Fosse, con alcuni bei tornanti che fanno prendere quota ed una strada non dura che sale con occasionali spianate. Ridendo e scherzando sono 800m di dislivello, valori a cui non sono assolutamente abituato.
Da Fosse si vede il monte Baldo ancora completamente innevato, sintomo delle grandi nevicate che quest’ inverno hanno riempito di dama-bianca le quote medio-alte. Proseguo verso Erbezzo, da alcune nuvole scure vedo scendere delle precipitazioni e la cosa mi fa preoccupare a buon ragione, visto che nel tratto di salita successivo comincio a sentire delle goccioline e a vedere i pantaloni con il tipico segno della pioggia. Ma mi va bene, sino ad Erbezzo (1118m) praticamente non mi bagno.

Inizia la lunga discesa e trovo la strada umida, il rovescio è passato lasciandosi la traccia lungo l’ asfalto sino al raggiungimento della Valpantena, a quota  250 (così come le salite, anche le discese sono lunghissime rispetto ai miei standard!). A Grezzana cerco a lungo l’ imbocco dell’ ultimo GPM di Montecchio, ma il cartello stradale latita e devo far fondo ai miei ricordi per infilarmi in quella via a senso unico che si presenta con un onesto cartello di “14%”. Adoro queste asperità, costantemente dure senza eccessi, nel bosco e con sede molto stretta e ben asfaltata che mi fanno guadagnare quota in fretta e senza sentire la fatica degli altri due scalpi già affrontate. Arrivo a Montecchio ed i ricordi affiorano veloci, con la strada che scende ad Avesa e propone ripidi e stretti tornanti tra le ultime abitazioni di questa frazione della città scaligera.

Trovo (con un po’ di fatica) la via per piazza Brà e quindi per la zona fiere dove risiedo, ma prima di staccare il piede dal pedale allungo passando davanti al Vinitaly nella speranza di incrociare qualche celeberrimo ubriacone in stato pietoso, ma alle 16:30 quel tipo di visitatore è ancora dentro a bere …

Si sale da subito, peccato per la foschia
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Lassù ce n’è ancora tanta di neve!
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Vigneti a pergola
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Il monte Baldo ancora innevato
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A seguire … Vinitaly (anche se fuori tema) ed alta Lessinia!

Under Avventure
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