Giro dei vigneti d’Oltrepò, la merenda

il 24/11/2014 · Commenti disabilitati su Giro dei vigneti d’Oltrepò, la merenda

Il 7° giro dei vigneti d’Oltrepò in senso prettamente ciclistico è appena finito, siamo partiti in 17 ed arrivati in 11, con Stefano e Paolo DV. che ci stanno attendendo da un pezzo davanti alla cantina Guerci di Casteggio, “sponsor” da ormai 3 anni che ci proporrà una bella e soddisfacente merenda a tema col nome di questa giornata. Matteo, il giovane fenomeno di Pavia, ritorna direttamente a casa sui pedali, Andrea C. intrattiene a lungo Giulio parlando di ruote mentre noi altri approfittiamo della toilette per rinfrescarci e darci una veloce pulita prima di disporci lungo la tavolata già parzialmente imbandita, purtroppo allestita all’ interno della cantina tra cisterne e pile di cartoni a causa del clima bizzarro ed un po’ minaccioso del mattino che ha sconsigliato la tavolata all’ esterno.

Non è il lusso ciò che cerchiamo e non è ciò che abbiamo, ma sulla tavola troviamo tutto il necessario per mangiare ed anche un importante strumento di degustazione: il calice da vino, la cui forma non è un vezzo ma è funzionale al giudicare al meglio ciò che stiamo bevendo. In tavola c’è anche l’acqua necessaria a sciacquare i calici, o anche da bere per qualche deviato o assetato :p .

Iniziamo con il brindisi di benvenuto sorseggiando lo spumante metodo Charmat (autoclave) a base Pinot nero e cominciando ad allungare le fameliche mani verso lardo e pancetta contenuti in vassoi che velocemente svuotiamo, seguito accompagnato dal Riesling “Fiorfiore” dal profondo aroma floreale. Poi arrivano i rossi, ora è il momento di assaggiare Bonarda mosso e Bonarda fermo già pronti sul tavolo accompagnati da un giovane e buonissimo salame a formare un abbinamento perfetto! La differenza tra i due viene spiegata bene da Milena, che da ottima padrona di casa oltre a servirci alla perfezione ci racconta la storia dell’ azienda ed alcuni fatti del lavoro del vignaiolo. Le differenze tra i due Bonarda sono ben percepibili, le uve sono state raccolte in periodi differenti e per la versione ferma la cura nella cernita è stata pure maggiore, infatti tra i due è quella che ottiene più consensi.

I discorsi spaziano in tutte le direzioni, la curiosità si fa avanti e qualcuno timidamente interroga Milena sulla provenienza delle uve (abbiamo le vigne qui dietro), io cazzio i miei vicini per come sorreggono il calice che andrebbe tenuto per il gambo e faccio vedere le mosse tipiche del degustatore, cioè quella di far roteare il vino contenuto per poi percepirne gli aromi. Inutile dire che il vino scorre e con esso l’ allegria che aumenta sorso dopo sorso!
Ora tocca ad altri due rossi. Prima il Barbera 2008 che unisce una buona beva ben più giovane della sua età effettiva ad un corpo già intenso, un vino forse da degustare con più calma, poi il Pinot in rosso “Sinte Russ”, che come ci viene spiegato è molto particolare e completamente diverso dal “Noir” di Mazzolino, pluripremiato con molti “3 bicchieri” di un’altra azienda nelle vicinanze. Questo Pinot particolarmente leggero e fruttato può far storgere il naso ai puristi, ma nel suo modo di essere è molto piacevole ed immediato. E con esso arrivano anche il grana padano ed il miele millefiori a km 0, anch’essi sgraffignati a pie mani!

I discorsi variano, si parte parlando di guide e di come fare molta pubblicità sulle riviste rende il proprio vino molto più buono (frase mia), si passa parlando del clima di quest’anno e di come le continue piogge hanno reso necessari numerosi trattamenti divergendo su vigneti abbandonati incubatori di malattie, finendo poi a discutere di ambiente ed alluvioni in seguito ai recenti danni avvenuti nel tortonese.
Ma prima di finire ci manca ancora il dolce, e non può mancare un’ottima torta ai fichi accompagnata dal “Dolcebacco“, una specie di Bonarda microfiltrata per rimanere dolce e fare soli 7° (simile al Sangue di Giuda prodotto nella zona di Stradella).

Ormai il vino sta facendo sentire i suoi effetti, ma anche l’orario comincia ad essere tardo, per cui tristemente dobbiamo abbandonare la tavolata ormai spazzolata ed acquistare qualche ricordo da portare a casa, chi a Parma, chi a Milano e chi nel pavese, scogliendo il gruppo prima di affrontare il viaggio di ritorno verso casa. Io acquisto per ultimo in quanto più “autoctono” degli altri, ma sono pur sempre l’unico dell’ Oltrepò ed uno dei due “pavesi e provincia”.

Anche questa giornata è finita, è stata faticosa in bicicletta e lussuriosa dopo, sono contento che si sia formato un gruppo così affiatato con cui pedalare forte, esplorare ed anche divertirsi e sono dispiaciuto che il rinvio ed il tempo incerto abbia scoraggiato diversi a venire. Speravo di formare un gruppone più ampio dei 21 del 2013, ma siamo partiti in soli 17. Pazienza, ci vedremo ad Ottobre 2015!

Davanti alla cantina in attesa che tutti siano pronti per la merenda
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Paola ci mostra le leccornie con Valerio che si sta leccando i baffi
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La tavolata, con Mike capotavola (di cui si vede solo il bicchiere) e gli altri intenti col salame
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Qui siamo quasi alla fine con il miele e la torta
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Giro dei vigneti, 2° racconto

il 13/11/2014 · Commenti disabilitati su Giro dei vigneti, 2° racconto

Noi del percorso lungo siamo sulle prime propaggini collinari di S.Maria della Versa, al bivio che scende da Soriasco a circa 30m di quota sopra il paese. Siamo in 11 ed abbiamo già affrontato le due salite principali, ma ce ne mancano quattro e mezzo che ci faranno assaporare la vera essenza della zona viticola dell’ Oltrepò, quella formata da dolci colline a monocultura con salite pedalabili e versanti alternativi diretti e molto più ripidi. Davanti a noi c’è la scalata di Torrone di Rovescala, con un inizio duro al 10% su asfalto ruvido seguito da un piano su cui i panorami si cominciano ad allargare sino al facile scollinamento dopo un paio di chilometri. Qui non scatta l’agonismo, ma la selezione è naturale ed io mi sfilo anche per scattare delle fotografie ad un panorama più rosso e marrone del solito a causa del clima piovoso di tutta l’estate, poco salubre per le tante viti attaccate da malattie funginee che hanno alterato i colori delle loro foglie.
Sulla difficoltà altimetrica non c’è altro da dire, d’ora in avanti si tratterà di collinette, ma al valico qualcuno decide di bere un meritato caffè mentre altri affrontano degli imprevisti. Mi riferisco a Giulio, il quale lamenta di non riuscire più a cambiare bene e che teme che la leva del suo cambio si stia rompendo. Mike non esita a mostrare ulteriormente le sue doti da meccanico e studia la situazione, notando che il filo si sta rompendo (problema tipico del cambio Shimano) e suggerendo di usarlo il meno possibile, poiché senza tensione la catena si fissa sul pignone più duro (come successe a me a metà della salita del Penice…). Per sua fortuna la catena è sul 19, un rapporto che rappresenta un buon compromesso tra discesa e salita d’ora in avanti mai oltre al 10%.
Ma pure io lamento qualche problema, fatico enormemente ad incastrare la tacchetta nel pedale col piede che balla. La discesa verso Rovescala presenta iniziali contropendenze e poi divertenti tornanti che tra infiniti vigneti al confine piacentino degradano sino all’ infinita terra piatta padana, io precedo gli altri ed attuo una sosta imprevista per sistemare il mio problema, notando che la tacchetta è da cambiare (ma per davvero stavolta!) e staccarne un pezzo recuperando l’agibilità e la comodità, sebbene rimanga in sede in maniera precaria.

Un paio di chilometri più in basso, praticamente dove l’orografia diventa piana, c’è il bivio per la salitella successiva di Costa Montefedele, con inizio normale ed una spianata centrale su strada bellina, ma con qualche grossa buca di troppo che evitiamo senza problema. Il ricompattamento è a fine strada, si cominciano a vedere su alcuni volti i primi segni di stanchezza a causa di un itinerario senza relax, ma c’è ancora un bel pezzo da fare e quindi proseguiamo.
Si sale ancora leggermente sino a Montù beccaria, meno di una salita sino a questo balcone della prima collina che svolge lo sguardo verso Stradella, nel quale comincia a farsi avanti il bisogno di riempire le borracce in questa calda beffarda giornata di metà ottobre (ricordo che siamo partiti 20 minuti dopo a causa della pioggia circostanziata sopra le cantine Guerci, punto di ritrovo), ma qui non ci sono fontane e quella presente all’ inizio di Montescano dicono non essere potabile. Qualcuno si ferma al bar, altri tengono duro in previsione di una breve deviazione a Castana, tutti però scendiamo dovendo rimanere dietro ad un autobus con relativi fumi di scarico sino alla val Versa, dove 50m di falsopiano portano all’imbocco della salita successiva di Montescano, che passa in mezzo al paese mantenendo pendenze costanti.
Il copione è già scritto, io Christian Andrea rimaniamo a ruota del giovanissimo Matteo, ma stavolta verso la fine sono Christian ed Andrea a staccarsi e solo io ad arrivare assieme alla giovane promessa di Pavia, e come mi riferiranno alla fine sarò l’unico ad aver tenuto la sua ruota per una salita intera!

Bisognosi di acqua avanziamo verso Castana, dove tutti troviamo una fontanella da cui rifornirci prima di imboccare la stretta e ripida strada di Martinasca, scelta quasi obbligata alternativa al passaggio dentro Broni. Per fortuna la strada è asciutta e non ci sono problemi. In valle Scuropasso facciamo gruppo sino a sfiorare Broni e raggiungere lo stagno che segna l’ inizio di Cigognola, paese dominato dal suo castello e che forma un ricco anfiteatro a vigneti con sbocco a nord ed una dolce salita che ne taglia in due le pendici. Christian parte in 4° per conquistare il KOM su Strava (non ci riuscirà per 3 secondi) seguito da Matteo, io invece batto completamente la fiacca per fotografare gli altri che salgono (fattore più importante per l’organizzatore), con anche qualche discreto scatto. A Cigognola indirizzo gli altri verso Pietra de Giorgi, alcuni passano ancora pimpanti mentre altri come Igor ed Andrea stanno soffrendo questo continuo susseguirsi di salite. Da dietro sbucano anche Christian e Matteo che avevano visitato il castello, con il secondo pedalo lungo l’ultimo pezzo e ci raccontiamo particolari sulla filosofia di rispetto ambientale ed animale, nella quale lui è un vero “estremista” tanto da essere ormai vegano convinto.

Un’ ulteriore tratto sterrato anticipa la discesa di Pietra de Giorgi, che tutto sommato è bella fatta eccezione per qualche zolla lasciata dai trattori intenti nella vendemmia, davanti a noi c’è la mezz’ultima salita di Mornico Losana, poco più che uno strappo che però fa urlare le mie fibre muscolari fino alle natiche! In paese rammentiamo che le salite sono finite e che considerando il ritardo ed il fatto che alcuni di noi sono piuttosto stanchi eviteremo di passare per Mairano, 50m verticali in meno con tratti ripidi in cambio di 2km di statale in più. La discesa a Torricella Verzate è bella e ripida, quindi ritorniamo in pianura non prima che io, davanti al gruppo, improvvisi un balletto indicando le buche a destra e manca…

Sulla statale svolgo il mio compito di guida, ma il passistone irlandese Mike parte a tutta e gli altri pianuroli Matteo ed Andrea C. lo seguono, dandoci subito un bel distacco. Io invece continuo a rimanere con gli altri mantenendo comunque un bel passo sinché non veniamo bloccati da un trattore nel centro di Casteggio. I 3 sono ben lontani e li rivedremo solo al traguardo, a noi mancano ancora uno strappetto in paese e gli 800m di salitella per arrivare all’ az.Guerci, su cui sparo le ultime mie cartucce seguite dal parmense Giulio, che con i suoi 2 rapporti disponibili mi rimane a ruota.

Eccoci arrivati: Elia, Ettore, Paolo T. ed un altro sono già partiti, Paolo DV. e Stefano invece ci stanno aspettando da un pezzo tanto che nell’ attesa sono saliti sino a S.Biagio, frazione di Casteggio. Scoprirò poco dopo che il percorso per loro è stato completamente differente dal nostro, ma che comunque hanno gradito.
Matteo ed Andrea ritorneranno a casa, noi altri 11 invece sistemiamo le biciclette, ci cambiamo ed approfittiamo della disponibilità della sig.ra Milena per formare una lunga fila davanti al bagno, questo prima del terzo tempo (e racconto) di questa divertente ed impegnativa giornata.

In totale 99km e 1730m verticali: http://www.strava.com/activities/208831210

Salendo da S.Maria verso Torrone
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Vigneti di prima collina verso Costa Montefedele
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La conca di Cigognola che guarda verso Broni
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Mike sale verso Cigognola
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Giulio a sinistra col monorapporto e Fulvio il Fachiro sulla destra. Per lui 99km sono pochissimi
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Paola tra Pietra de Giorgi e Mornico Losana, prima dell’ultimo strappo
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Giro dei vigneti, 1° racconto

il 10/11/2014 · Commenti disabilitati su Giro dei vigneti, 1° racconto

Come apro la porta inizia a piovere, vado al garage sotto l’acqua ed il pane non c’è ancora, nel rientrare picchio la schiena facendomi del male… inizia benissimo questo 7° giro dei vigneti d’Oltrepò, già rimandato di una settimana per delle previsioni poi smentite che davano maltempo. Arrivo a Casteggio un po’ in ritardo rispetto al programma ed infatti sono quasi tutti presenti, sebbene quest’ anno tra rinvio e previsioni non ottimali siamo in meno del 2013, solo in 17 prenderemo parte a questo mio evento ormai classico. E come arrivo inizia a piovere anche a Casteggio, prima in maniera lieve, poi l’intensità delle precipitazioni aumenta tanto da costringerci a rifugiarci preventivamente in cantina Guerci, appoggiando i nostri mezzi a grosse cisterne, con la gentilissima Milena a tenerci compagnia e con qualcuno che vorrebbe approfittare del luogo per riempire la borraccia non di acqua…

Non dura a lungo, e partiamo con una ventina di minuti di ritardo su una discesina ancora bagnata che ci porta a Casteggio paese, in cui notiamo con sgomento che qui le strade sono asciutte… Altro che nuvola di Fantozzi, qui è la nuvola del Pedra! Superiamo Casteggio nella parte alta prima di immetterci in pianura lungo la val Coppa verso Borgo Priolo, affiancando villette poste ai piedi di colline ad elevata coltivazione viticola, rischiando io pure di essere punto da una vespa intrappolata nel casco e nel mentre di assistere ad un tamponamento con l’odore di gomma bruciata ad avvolgere le nostre narici. “Bene, se inizia così…” penso, ed infatti poco dopo siamo costretti a fermarci, ma per fortuna è un mezzo allarme, si tratta solo di una pompetta che si è staccata dal supporto.
Davanti siamo io e Matteo, nuovo acquisto del gruppo che con i suoi 18 anni è arrivato direttamente da Pavia e sta pedalando ai 30 orari con un’agilità impressionante, tale da farmi pensare che sicuramente farà faticare me e Christian.

Passiamo Borgo Priolo e Matteo ed Ettore vanno in fuga mentre noi dietro siamo livellati ad un’ andatura più tranquilla, il panorama si è ristretto avvolti come siamo a sinistra dal castello di Montalto ed a destra da altre più ripide colline, tutte intensamente vitate con infiliti filari a ricoprire ogni lembo di terra. L’asfalto si fa tipico con le sue innumerevoli buche, la strada prende le ondulazioni della valle ed il gruppo si comincia a frammentare in vista del successivo GPM di Canavera-Carmine, che inizia dopo diversi chilometri di falsopiano proponendo pendenze a doppia cifra su asfalto ruvidissimo tra antiche case e zolle di terra lungo il percorso. Matteo come previsto va forte, forse troppo, tanto da faticare a rimanergli a ruota e, complice una giornata non proprio ottimale, da farmi staccare da lui e da Christian che ci ha raggiunto, rimanendo solo con Andrea C. reduce da un infortunio recente. Prendiamo quota molto velocemente aiutati da un fondo stradale finalmente buono, le pendenze calano e senza accorgercene stiamo uscendo dalla zona geomorficamente adatta alla vite, con prati ripidi e terreni sabbiosi fino ai 580m verso il passo Carmine. Davanti caliamo tutti, io ed i due soliti “disperati” arriviamo insieme mentre il fortissimo giovincello ci precede di poco, avendo a sua volta calato il ritmo.
La giornata si è aperta, fa piuttosto caldo ed un occasionale sole ci fa dimenticare di essere a metà Ottobre. Pian piano arrivano tutti, col gruppo chiuso da chi ha scelto il percorso medio e la loro guida Elia festeggiante come se avesse vinto.

Ora dovrebbe esserci la divisione tra i due percorsi, ma decidiamo di rimandare la scelta a Pometo, suggerendo a Paolo ed un altro stretto coi tempi di deviare sul corto per avere maggiore flessibilità. In discesa verso Pometo un emerito IMBECILLE sgasa col suo grosso SUV sfiorandoci tutti, ma nonostante quel (epiteti non riferibili) arriviamo sani e salvi alla fontana di Pometo dove attuiamo la divisione dei due percorsi, con 6 che scendono direttamente verso Santa Maria della Versa ed altri 11 che si dirigono verso la val Tidone, raggiunta da una divertentissima discesa chiamata “piccolo Stelvio” che presenta la bellezza di 19 tornanti in 2100m, diversi da quelli del più famoso passo alpino ma che fanno comunque girare la testa in un vorticoso cambiamento di visuale su colline e sulla diga del lago di Trebecco.

Un pezzetto di pseudo-pianura aiuta a ricompattare il gruppo prima della seconda salita del giorno, l’unica piacentina che sale verso Stadera, tutta pedalabile in un ambiente misto tra campi e boschetti e qualche occasionale tratto sterrato. Matteo va ancora molto forte, noi altri tre abituati a contenderci la testa del gruppo fatichiamo per rimanergli a ruota e verso la fine io cedo il passo, riprendendo Christian nel falsopiano finale e gli altri due poco più avanti, fermi ad inizio discesa con qualche dubbio sulla strada da seguire. Tassara è il paese in cui ci ricompatteremo, ma vi si giunge in discesa evitando qualche buca di troppo disseminata su un manto stradale ancora discreto. Purtroppo gli asfalti di questo giro non sono un granché, ma trattandosi di un giro tra amici non c’è bisogno di scendere a tutta velocità e si può tranquillamente fare attenzione a dove mettere la ruota. E’ un peccato però, perché i commenti parlano di una salita affascinante e senza traffico, rovinata dalla scarsa manutenzione e da un terreno che tende troppo facilmente a cedere.

A Tassara riprendiamo tutti assieme, poco avanti ci sarà un trivio su cui indico di svoltare a sinistra, subito corretto da qualcuno con “destra” quando in realtà delle tre vie dobbiamo scegliere quella centrale, cioé quella ufficiale che rientra in provincia di Pavia e che tra infiniti vigneti, dolci versanti e diversi rattoppi più o meno ben fatti ci porta quasi a S.Maria della Versa, comune ad alta vocazione enologica situato nella valle ononima, in cui l’agricoltura ed il panorama sono indissolubilmente legati al nettare di Bacco.

Qui finisce la prima parte del racconto, mi spiace aver impiegato tre settimane a pubblicarlo ma sono stato via per lavoro e non sono più riuscito a scrivere nulla

Il gruppo fermo fuori Casteggio, a qualcuno è caduta la pompetta
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Igor svalica al bivio del passo Carmine. Nonostante il cielo nuvoloso fa abbastanza caldo
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Siamo a quasi 600m, ormai abbiamo abbandonato la zona delle vigne
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Elia festeggia il GPM più duro di oggi
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