Pietra Parcellara

il 19/02/2015 · Commenti disabilitati su Pietra Parcellara

4 ottobre

La pietra Parcellara è una roccia di origine ofiolitica che solitaria spunta tra i prati dell’ Appennino piacentino, incastonata tra la val Trebbia e la val Tidone, riconoscibile anche da grandi distanze con un aspetto simile ad una roccia dolomitica. Nonostante la relativa vicinanza non ci ero mai stato, per cui dopo una trasferta sino a Pianello val Tidone parto con questo itinerario che prevede la doppia scalata al passo Caldarola, più altre salite in zona.
Inizio abbandonando istantaneamente il percorso prefissato per salire ad Arcello, salita collinare senza infamia né lode che precede l’innesto con la strada di Agazzano, larga ed agevole pedemontana sulle prime rugosità dell’ Appennino emiliano.

Mi infilo in una valle secondaria passando attraverso Piozzano, da qui inizia la più dura scalata verso il passo Caldarola, con pendenze incostanti ed alcuni infidi tornanti sino al bivio della strada tra Azzano ed il passo stesso, una carreggiata non larga che segue il crinale sino ai 987m del passo da cui finalmente ammiro quell’ammasso roccioso parzialmente offuscato dalla foschia, raggiunto da un’altrettanto panoramica via tra campi di erba.
La discesa mi porta sotto alla Pietra e, per me, termina al bivio di Bobbiano, salita semi-sconosciuta e molto ripida che però ha il pregio di riportarmi agevolmente ad Agazzano, imbocco della facile ascesa alla panoramica di Momeliano, una balconata sulla prima pianura in cui mi fermo ad ammirare ciò che la giornata mi permette di vedere.

Scendo a Travo ed incrocio un bel gruppetto di ciclisti locali, i quali come me si infilano su una stradina a zero traffico che segue il fiume Trebbia. Io però ho un programma differente che prevede una mezza arrampicata alla Parcellara attraverso un’altra sperduta via montana che sfiora questo monte da est, passando in un bel boschetto da cui sbucano aguzzi massi e con occasionali tratti sterrati, una di quelle zone in cui sono in pochi ad avventurarsi.

Scendo sin quasi a Mezzano Scotti, ma sarebbe stupido ritornare al fiume aggiungendo 1km extra all’insù, per cui mi accontento di non poter segnare nel mio elenco questo versante del passo Caldarola che con anse sempre pedalabili ritorna allo stesso incrocio da cui un paio di ore prima ho finalmente ammirato per la prima volta la famosa Pietra Parcellara. Peccato per la foschia ancor più pressante, perché i panorami sui campi e sui boschi di questo lembo di bassa montagna sembrano essere splendidi!
D’ora in avanti sarà quasi tutta discesa, il gilet è utile ed ad un certo punto mi ritrovo in una zona già vista e con dure pendenze negative, dopo qualche tempo ricordo di esserci passato giusto 6 giorni prima… E’ la salita di Azzano, veramente tosta, su cui incrocio alcuni anziani ciclisti che arrancano nella battaglia contro le sue rampe.
Arrivo a Pianello val Tidone, sono abbastanza fresco e discretamente soddisfatto, anche questa trasferta è fatta e finita con 106km e 2350m verticali

Panorama agricolo verso il passo Caldarola
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Pietra Parcellara nel tardo mattino
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La panoramica di Momeliano
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Pietra Parcellara nel primo pomeriggio
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Under Avventure

Giro dei 2 monti: Penice vetta (pt. 2)

il 14/02/2015 · Commenti disabilitati su Giro dei 2 monti: Penice vetta (pt. 2)

13/09)

Continua il racconto del giro dei due monti (Lesima e Penice), ora sono a Traschio nella limpida valle formata dal fiume Trebbia che con le sue acque turchesi si è scavato la via tra gli alti monti dell’ Appennino. Il Lesima è ancora lassù, ben visibile col suo cupolone bianco a svettare, ma ormai appartiene al passato in quanto davanti a me c’è una mezza discesa che mi porterà sino a Bobbio, non prima di aver affrontato alcune pedalabili salitelle sopra le improvvise anse che forma il fiume della “più bella valle del mondo” a detta di Hemingway.
E’ più discesa che salita, ma non lo direi, il traffico è relativamente contenuto con sporadici motociclisti che sfecciano in queste adorabili curve ed il panorama è accogliente grazie agli alti monti che mi avvolgono sorridenti.

Arrivo a Bobbio e sbagliando strada mi immetto sulla salita del passo Penice giusto nella parte più alta del paese, ma questo non mi sta bene e scendo sino alla fine di questi 13km di continua discesa per affrontarla in senso opposto nella sua totale interezza, anche 500m in meno non sono accettabili e, soprattutto, mi farebbero perdere il tempo ufficiale su Strava. Riprendo da Bobbio paese, la stanchezza non è più trascurabile ma non posso nemmeno dire di essere provato, davanti a me soli 1200m verticali… roba da Alpi! Parto tranquillo e continuo nella stessa maniera, senza mai forzare e senza mai lasciarmi andare, tenendo un ritmo che mi permetta di salire dignitosamente senza rischi di crisi lungo una delle salite che maggiormente odio.
L’ inizio è tutto attraverso i campi e questa valle è anche abbastanza afosa, per cui un pochettino soffro il clima, ma già a metà strada le temperature svoltano verso l’ideale e quando entro nel bosco comincio a stare veramente bene. Ci sono ancora i motociclisti, alcuni dei quali abbastanza spericolati, ma senza eccessi molesti e così continuo sino ai 1145m del passo, raggiunti bene e con una sufficente dose di energia ancora da spendere.

Non mi fermo, approccio subito l’ultima parte verso la vetta, 3,7km con 315m di dislivello su un asfalto inizialmente rifatto e molto più gradevole della gruviera a cui ero abituato, che poi ritorna agli antichi fasti rugosi e rovinati sino all’antica chiesetta che domina il panorama appenninico dai suoi 1460m. La sbarra è giù e scendo dalla bici fermando il contachilometri gps per una sosta al bar in cui mi delizio con una buona cioccolata calda dal panoramico piazzale. Segue un tour fotografico attorno alla chiesetta, della quale ammiro gli interni per la prima volta, prima di scendere e ritornare velocemente con divertenti tornanti sino a Varzi, fine di questo tour sulle alte vette pavesi.

Torno a casa e collego il Garmin a Strava venendone sconvolto: sul Lesima vetta ci sono 3 tempi, di cui due altissimi comprensivi della sosta fotografica dal cucuzzolo, al Penice è ancora peggio in quanto i segmenti da Bobbio e dal passo termiano proprio davanti al bar, con quei 20m mancanti che me li hanno invalidati.Livido di rabbia segnalo tutti quei tratti e ne ricreo di nuovi: nella passo-vetta ho l’8° tempo assoluto e mi sta bene, ma da Bobbio scopro pure di avere l’attuale record! In pratica sono KoM delle due vette dell’ Oltrepò, tra cui la più alta carrozzabile dell’ Appennino settentrionale!
Bene così!

116km, 2950m

Madonnina della val Trebbia
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Bobbio dalla vetta. 1h05′ ero là
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Val Staffora e Varzi sempre dalla vetta
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Panoramica
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La chiesetta, il bar ed i visitatori
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Selfie a fine salita, stanco ma vivo
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Under Avventure

Giro dei 2 monti: il Lesima (pt. 1)

il 09/02/2015 · Commenti disabilitati su Giro dei 2 monti: il Lesima (pt. 1)

13/09) giro dei due monti

In Oltrepò ci sono due monti la cui cima è raggiungibile tramite carreggiata asfaltata: il Penice ai 1460m ed il Lesima, tetto d’Oltrepò coi suoi 1724m. Lo scopo del giorno è salire su entrambe le vette in un singolo giro, affrontando per la prima volta nella mia carriera l’intera salita da Bobbio sino al monte Penice.
Parto da Varzi per una piccola trasferta in direzione del profondo Appennino, dove lo Staffora ha scavato una ripida e boscosa valle nella quale scorre limpido ed irrequieto come un bambino capriccioso, protetto dall’ abbraccio genitoriale del Monte Chiappo e di Cima Colletta. Risalgo la valle sino ai 700m di Pianostano, d’ora in poi si farà sul serio seguendo una stretta via rubata alla montagna che porta a Cencerate, frazione ononima di quella in val Schizzola che com’essa prelude ad un tosto tratto nel fitto bosco, pezzo con una carreggiata larga giusto un paio di metri così protetta da conifere da arrivare a schermare il segnale del gps, che qui occasionalmente salta. Peccato, mi sento bene e sto pedalando forte, l’allenamento a prendere i KOM su Strava sta dando i suoi frutti!
Arrivo a Cima Colletta e con calma pedalo sino alla mostruosa sbarra del monte Lesima: davanti a me una griglia, asfalto sporco e pendenze immediatamente al 20% per i primi 300m, sinché un tornante secco a sinistra non fa ritornare la ripidità a valori più umani prossimi al 15%. Sto spingendo a tutta, nonostante la catena sia sul pignone più grande sono in affanno ma so che il record sulla più alta carrozzabile dell’ Appennino settentrionale è alla mia portata, per cui tiro e fustigo i polmoni sino al punto di rottura… Qui ormai siamo troppo in alto per gli alberi, solo prati mi circondano in questa seconda parte di supplizio sino alla vetta, in cui il diaframma chiede pietà e mi obbliga a potenze più ridotte sino al bastardo muro finale sotto al ripetitore aereo.
Il record è mio! King of Mountain Lesima!

Salgo alla vera e propria vetta a piedi, questi pochi metri extra di dislivello sono indispensabili per uno splendido book fotografico sulla val Trebbia ed i suoi monti circostanti. Incontro anche due escursionisti intenti a fotografare codeste bellezze, i quali gentilmente mi offrono una banana che accetto volentieri.
E’ ora di scendere, coi freni tirati perdo la quota faticosamente acquisita ammirando in maniera curiosa un altro tipo di escursionisti, quelli con i modellini di aereo che volteggiano sulle pendici del più alto monte di queste zone.
Ritorno alla maledetta sbarra di inizio e mi avventuro nella lunga, boscosa ed in parte rocciosa discesa della val Boreca, una stradina costruita in qualche modo che segue le pendici di questa lussureggiante vallata secondaria che si getta nel fiume Trebbia come la sua strada, passando attraverso Vesimo e Zerba.
(Continua alla prossima puntata, c’è anche la seconda vetta!)

Val Trebbia dal monte Lesima    
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Dal monte Lesima verso la val Boreca
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Io ed il ripetitore aereo
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Ultimo durissimo tratto, che perfortuna arriva dopo una spianata
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Corbesassi, Brallo e monte Penice
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Strada in salita
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Contrasto tra asfalto, bici e cielo
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Lesima, ma da giù in val Trebbia
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Under Avventure

Basso Monferrato e confine piacentino

il 03/02/2015 · Commenti disabilitati su Basso Monferrato e confine piacentino

Questi sono i brevi racconti di due giri affrontati in un singolo weekend nel quale la densa foschia mi ha negato la possibilità di avere belle fotografie. Per questo motivo quelle che pubblico sono tutte trovate in rete e non ne sono l’autore.

27/09) basso Monferrato

Giro puramente pomeridiano con trasferta in auto e partenza dalle ultime propaggini del Monferrato, laddove il Tanaro sfocia nel Po e le colline non sono altro che avvallamenti. Inizio passando sulla strada che ben conosco e che costeggia il Tanaro attraverso Rivarone, poi salgo un po’ attraverso Pecetto prima di scendere a Valenza. Da qui parte il cuore del territorio, una salita altalenante mi porta nel bel borgo di San Salvatore da cui una serie di saliscendi che seguono il basso crinale mi portano sino a Lu, altro affascinante borgo arroccato a meno di 150m di quota sopra al resto della pianura.
Una breve e bella discesa tra campi e vigneti sparsi mi porta a Fubine, da cui mi infilo in una stradina e non mi perdo solo grazie al percorso caricato sul Garmin Edge 500. Sebbene la quota sia sempre ridicola, di pianura non se ne vede, attraverso Vignale e Camagna ritorno a Lu per poi scendere dolcemente a Mirabello (tutti e quattro i paesi con Mon.to come suffisso) in cui ho alcuni trascorsi ai tempi dell’ università.
Un po’ di pianura ci sta bene, ma poi c’è un’altra salitella che mi riporta a San Salvatore da nord prima di scendere a Valmadonna attraverso una via secondaria in cui le alture degradano verso la pianura alessandrina. Ultima trafficata salita per ritornare a Valenza seguendo poi la principale via che rientra a Bassignana.

109km, 1480m, 28.8kmh

Montecastello, lungo il Tanaromontecastello

San Salvatore Monferrato
san_salvatore

Lu Monferratolu

Vignale Monferratovignale
28/9) Piacentino di Stradella

Il giorno precedente mi ha lasciato un bello strascico di fatica, ho pernottato dagli zii a Stradella per correre una garetta podistica al mattino con risultati disastrosi (crisi nera dopo 3km, ed ero 4° assoluto). Al pomeriggio vado a fare questo giretto ai confini delle mie zone abituali, patendo gli sforzi precedenti e ritornando veramente esausto.

Per iniziare cambio percorso affrontando un nuovo muro scoperto da poche ore che mi porta a Montù Beccaria, da cui mi riallaccio all’ idea originaria sul crinale che mi porta verso Torrone passando per Donelasco, ultimi lembi pavesi prima di sconfinare in provincia di Piacenza a Vicobarone, il cui strappo paesano mi slancia a Montalbo e mi permette di scendere dolcemente a Trevozzo e Pianello val Tidone. Da qui inizia la parte per me nuova, una tosta salita mi porta ad Azzano, questi chilometri al 9/10% si fanno sentire eccome, gli attimi di respiro sono pochi e per fortuna che siamo solo in collina!
Una discesa intervallata da qualche strappetto mi riporta sulla strada per Agazzano, la quale ritorna sino in val Tidone in prossimità di Pianello. Da qui inizia immediata un’altra salita, stavolta in un ambiente più vitato e con pendenze che, seppur toste, non raggiungono i livelli della precedente. Sempre seguendo la cartina virtuale sul Garmin Edge500 ritorno alla quasi-pianura piacentina, prima della facilissima e larga scalata a Ziano piacentino in un territorio ormai a forte coltura viticola.
Ripasso a Vicobarone e ritorno agevolmente in provincia di Pavia, dove mi aspetta l’ultima facile ascesa verso Costa Montefedele, affrontata principalmente per controllare lo stato dell’asfalto prima del giro dei vigneti d’Oltrepò del 10 ottobre.
Ritorno al piano a Bosnasco e termino questo percorso a Stradella, ormai provato da una giornata fisicamente molto impegnativa, perfetta per terminare un mese in cui ho corso 7 gare podistiche, ho ripreso dopo 2 anni a fare trasferte ed ho anche pedalato tanto.

94km, 1510m

Vigneti autunnali a Montù Beccaria
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Rovescalarovescala2

Vigneti d’Oltrepò
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Ziano Piacentinoziano

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