Foto varie col cellulare

il 23/03/2016 · Commenti disabilitati su Foto varie col cellulare

Fine marzo 2016, con questo e dopo qualche interruzione concludo i racconti del 2015, quando grazie ad un nuovo smartphone che ha sostituito un vecchissimo ed ancora funzionante Nokia 3510 ho avuto sempre una fotocamera a disposizione, prendendo alcune scene piuttosto belle che normalmente mi sarei perso.
Intanto segnatevi questa data: sabato 28/05, 8° giro del Tortonese!

Cielo rosa al tramonto, la fine di una delle tante giornate trascorse tra ufficio e due ruote
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Dalla prima collina del tortonese osservo le lontane piogge20150919_183653
Altro intenso tramonto dalle colline tortonesi

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21 ottobre ed una nebbia mattutina tipica dell’inverso che si condensa sui miei peli poco ciclistici
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Vignola e le pareti di Oramala, le Dolomiti ad noater
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Acqua di mare e spiaggia sassosa in Liguria. Posso quasi chiamarlo bagno
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Un caldissimo inverno mi permette giri in montagna, in questo comune della alta val Curone che si eleva a principato

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In pianura c’è un fitto strato di nebbia, sopra i 400m un bellissimo gioco di luci
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Ancora nebbia in basso e caldo anche sui 1460m del monte Penice. Ed è S.Stefano!
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Questo cappuccio da puffo è ottimo per coprirsi e finire questo 2015
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Winter trail di Langhirano (PR)

il 16/03/2016 · Commenti disabilitati su Winter trail di Langhirano (PR)

So che questo è un blog ciclistico, ma ultimamente per una serie di motivi sto correndo parecchio, e da buon scalatore prediligo salire anche a piedi. Ma si tratta pur sempre di “giri e salite”, per cui concedetemi qualche strappo tematico dai!

Venerdì, ore 16.
Mi arriva uno strano messaggio da Marco, mi chiede se posso sostituirlo al “Winter trail dei castelli di Langhirano (PR)“, una gara di coppia in notturna con partenza alle 18:00, una mezza-maratona quasi tutta su sterrato e con 800m dislivello in cui bisogna arrivare assieme al compagno di avventura. Io sono titubante, non ho l’attrezzatura idonea e questa proposta così all’ultimo mi spaventa, ma alla fine l’idea è troppo stupida per non accettare! Correrò con Manuela, donna ligure dedita anche al triathlon trasportata dai contatti comuni con Marco. Riesco a fare il viaggio con Paolo e Michele, Langhirano non è propriamente dietro l’angolo e quando arriviamo troviamo un clima più nuvoloso (che però non minaccia pioggia) e più fresco rispetto alla primavera di Voghera, ma anche qui la temperatura è gradevole. Al ritiro dei pettorali conosco Manuela ed anche Davide e Barbara, lascio il certificato medico agli organizzatori e tutti e sei andiamo alla ricerca di un bar per un caffé pre-gara. So che per me non sarà una gara al limite, ma l’ansia sta salendo e tanti dicono che ci sarà molto fango.

L’unica vera e grande pecca di questa gara è la distanza tra la partenza ed il ritrovo, per qualche motivo si finisce davanti alla palestra ma si parte lontani un chilometro davanti al municipio, sicuramente un contesto molto più scenico ma che ha creato diversi disagi a tutti gli atleti. Io sono ancora negli spogliatoi che sto decidendo con cosa vestirmi, lunghi o corti, canottiera pesante o leggera? La temperatura scenderà ed in cima troveremo la neve, ma sono anche una stufa umana, per cui via di pantaloni corti e coi guantini leggeri da usare al bisogno. Ma… le calze dove sono? Non le ho prese porca troia! Pazienza, userò quelle normali che però sono più leggere, ma Paolo mi salva prestandomi le sue, grazie!
E poi panico, ho perso Manuela e corricchio sino alla partenza nella speranza di incrociarla, ma poi sotto l’arco sono già tutti scalpitanti ed ammassati e non la vedo. Ed ora come faccio, parto a cannone e la aspetto o la cerco ancora sgomitando con gli altri? Ci troviamo all’ultimo, menomale, nellì aria c’è un misto palpabile di tensione ed euforia dei 400 partecipanti per questo percorso duro e molto scivoloso nei confronti di quella che per molti sarà un’ autentica avventura!

Noi sei ancora allegri ad un’ora dalla partenza
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Carichi alla partenza, io controllo il gps che ancora non ha agganciato
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10.. 9..8.. via! Al suono degli AC/DC si parte in quel caos di 200 atomi che formando legami lievi si allontanano e si riavvicinano ordinandosi secondo la legge del più forte sulla salita iniziale asfaltata, con scalinate fino ad uscire dal paese verso le sue ultime abitazioni più rialzate rispetto alla valle Parma. Il fiato di tutti si fa pesante, si parla meno e questa partenza a freddo sta facendo male a molti compresa la mia compagna che sta patendo il mancato riscaldamento. L’asfalto finisce e nelle ultime diroccate cascine c’è una lunga serpentina umana che corricchia o cammina su pendenze già dure e su un terreno fangoso, cercando assieme la via più pulita mentre un gregge di pecore ci guarda incuriositi.
I primi sono già ben davanti, ma a volgere lo sguardo indietro non si vede la coda ed io approfitto delle ultime luci per delle foto, recuperando Manuela e sorpassando gli altri con una facilità che trovo quasi fastidiosa, come dire “guardate che io sono forte” quando in realtà si tratta di uno scatto breve di qualche manciata di secondi. Saliamo tra campi immaltati con peripezie per evitare le pozzanghere, c’è chi usa i bordi dei fossi e chi sale sul campo, io ci provo ma nel reimmettermi in carreggiata sbando e scivolo nel campo sottostante, faticando a fermarmi e a rientrare su questa via agricola. E come diceva qualcuno, il peggio deve ancora venire… C’è un attimo di discesa e la triathleta ligure si lancia, ma poi ri risale e le scarpe cominciano a faticare a fare presa su un terreno ammorbidito dalle recenti precipitazioni.

Partiti!
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Si sale duri già all’inizio
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Cascine e pendenze
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Si cammina per forza
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Il peggio arriva ora, alle pendici del monte Milano (ma passiamo veramente lì? ma sono fuori?): sentierino da cinghiali nel bosco, mezzo metro tra gli alberi in cui basta un passo per ritrovarsi a terra, in cui bisogna salire aggrappati agli alberi o cercare vie alternative meno calpestate, nel quale mi trovo subito a pancia in terra e salgo affondando le mani nella madre terra. Bene però, il peggio è andato o almeno così penso, finché non ci troviamo davanti ad un segmento ancora peggiore, con un serio rischio caduta nel quale si mostra la solidarietà con spintarelle e mani tese, o col sottoscritto che per evitare un ruzzolose si aggrappa ad una pianta, spezzandola e lanciando via il tronco dal percorso. Si deve salire così, è poco attinente al running però è divertente! C’è anche chi nota delle cataste di legna ai lati e ne approfitta per “prendere in prestito” dei lunghi rami da usare come ramponi, una bella idea che tento di seguire, se non che il mio arriva a malapena a 50cm, quasi sufficenti però per darsi una mano quando la schiena rimane inarcuata a causa delle pendenze. Per fortuna le difficoltà calano e proseguiamo in una lunga fila su uno scivolosissimo single track in cui noto che le mie scarpe hanno un grip minore della media, ogni passo in pendenza è una mezza scivolata e già le leggere inclinazioni laterali mi inducono alla prudenza, mentre in queste difficoltà Manuela riesce ad avvantaggiarsi e solo grazie ad una forza maggiore riesco a starle a dietro. Come se non bastasse troviamo anche la neve, ma ha più aderenza del fango e dalle orme presenti capisco che diversi hanno scelto questa alternativa.

Svalichiamo il monte, ma la discesa è quasi una fotocopia della salita, con sentierini ripidissimi in cui è impossibile stare fermi, io scendo di prudenza con anche le mani a terra, c’è chi perde i bastoncini e chi scivola di culo, c’è Manuela che va avanti ed io invece me la cavo andando perpendicolare, almeno sino ad un punto ancora peggiore, e qui non ci sono soluzioni alternative a quelle scelte da tutti: si poggia o delicatamente o di botta il sedere a terra e si scivola giù superando anche qualche curva come fossimo degli slittini umani. Scontri, atterraggi sugli altri atleti, vestiti completamente sporchi e la mia paura perdere il pettorale col chip incluso prima del traguardo grazie a due spillette già perse nel tentativo di rimanere in piedi.

Usciamo dal bosco infernale, ormai è ben buio e le luci di Langhirano e della pianura scintillano sotto una falce di luna che illumina i campi ancora innevati, io ho completamente perso di vista la mia compagna ma se non si è persa è ben davanti a me, perciò… urlo “a BOMBAZZA!” e mi lancio a 20 all’ora nella neve tirando a tutta e superando diversi atleti, balzando sopra grosse pozzanghere, cercando  la traccia migliore ed eludendo i punti peggiori con passaggi nei campi alla disperata rincorsa che, da tanto che è lunga, mi fa temere di non averla vista… Ma tutto è bene ciò che finisce bene, e scoprirò che aveva guadagnato ben 50″ !

(C’è anche un video in cui mi hanno ripreso, e in cui in sottofondo mi si sente urlare al minuto 2:00 https://www.facebook.com/traildeicastelli/videos/vb.562044763941275/825317637613985/?type=2 )

Ora sto ben attento a non farmela più sfuggire, cerco di starle appena davanti ed indicarle la via nel fango o eventualmente nei campi. Il fondo è morbido ed attutizza i colpi sulle decine di gambe che cominciano a provare una certa stanchezza, calano le parole ed aumentano i “santi volanti” quando troviamo ruscelli o pozzanghere invalicabili sul nostro percorso, ma io ormai la prendo con filosofia che tanto più sporchi di così non si può, e allora via di prepotenza nell’acqua con gli schizzi sin sopra alla testa!
Le difficoltà continuano, c’è ancora una bella salita fortunatamente con qualche roccia che affiora su cui fare presa, e Manuela si è ristabilita dalla partenza a freddo ed ora riesce a tenere un buon passo. Niente più slittino dalla cima, il percorso continua su strade agricole fangose che a tratti diventano solo piacevolmente umide e che solo nei peggiori punti mettono in difficoltà l’aderenza delle suole, col più furbo di tutti (eufemismo) che pensa bene di usare il palo segnaletico del percorso come rampone, togliendolo dalla sede e spaccandolo… Che imbecille!
Strada che ad un certo punto sfocia nella civiltà impattando con la dura realtà dell’ asfalto, che adesso fa male ai piedi. Sfioriamo il ristoro e un bicchierino di cola ci vuole, poi coi biscotti in bocca mi rilancio all’inseguimento dell’altra metà della squadra e riprendiamo a scendere tra campi di grano e Langhirano illuminato più in basso.

Il terreno cambia, ora è più asciutto con quell’ argilla che forma velocemente un blocco sotto le suole, io attendo solo il momento in cui una scarpa rimarrà incastrata mentre scalcio lanciando zolle per aria. Manca poco e ci sono giusto un paio di infidi strappi sul percorso, abbandoniamo anche il comune denominatore di questa gara zampettando pesanti su terreno duro, veloci con la forza di chi vede l’arrivo superiamo diverse coppie ed arriviamo a Langhirano con lo scatto d’orgoglio di Manuela ed il mio sorriso per aver terminato questa incredibile avventura!

Le gambe sono completamente marroni sino al ginocchio, chi arriva è piuttosto provato e non vede l’ora di togliersi i chili di troppo nelle docce. L’organizzazione ha pensato a tutto fornendoci anche un sacco per le scarpe, per cui un minimo ristorati ci sediamo tutti e sei a tavola con un piatto di prosciutto ed uno di ravioli compresi nell’ iscrizione, e delle caraffe da 1lt di birra che ben presto si esauriscono. Paolo e Michele sono andati piuttosto bene, le premiazioni sono poche ma i vincitori sono tanti, quasi 400! E’ fino un peccato dover tornare a casa, ma gli altri avranno una domenica impegnativa, e per fortuna che all’uscita del paese mi ricordo che abbiamo lasciato i certificati medici agli organizzatori e facciamo in tempo a raccoglierli senza troppa strada extra!

Che dire… Un’improvvisata resa mitica dalla situazione ambientale molto sporca e da un clima buono, una gara per me sottoritmo e per questo veramente goduta sotto ogni suo aspetto, una bella compagnia ed un’organizzazione eccellente nei bivi, nel percorso, nei ristori ed in tutto il resto, peccato solo per la partenza distante dall’arrivo che scombussola la preparazione. BRAVI!

All’ arrivo!
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Stanchi e felici per questa impresa
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Poco fango eh…
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Ma il terzo tempo ripaga tutte le fatiche
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Foto sparse dal 2015

il 04/03/2016 · Commenti disabilitati su Foto sparse dal 2015

Non avendo grandi idee o racconti da pubblicare, vi regalo qualche foto scattata col cellulare. Eh si, lo scorso anno dopo 12 di onorato servizio ho abbandonato l’indistruttibile Nokia per un più moderno smartphone, un modello dell’avanzatissimo 2014… Di sicuro è comodo come fotocamera, capita di avere situazioni belle o curiose da fotografare e nonostante l’obbiettivo di bassa qualità, una foto bruttina è meglio che niente.
Oggi pubblico una decina di scatti di altrettante piccole avventure

Come tutti i giorni lavorativi sono andato in ufficio in bici, ma alla sera ho una gara podistica all’ingresso della ciclabile tra Voghera e Rivanazzano. Per cui luce in fronte ed ho pedalato nella notte, allungando un po’ in collina
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Un gatto curioso annusa le mie ruote
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Piove e sono in ufficio, uso questa tecnica artigianale ma efficace per non bagnarmi le scarpe
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Non vogliamo farci un giro alla fiera di Tortona prima di tornare?
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Degustazione ciclo-enologiche. Mi capita ogni tanto di fermarmi in qualche cantina per degli assaggi in concomitanza con qualche evento
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Strada pavese di alta montagna che collega Casale Staffora a Negruzzo
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Stessa strada di sopra, leggermente rovinata
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L’arena di Verona, un classico dei miei giri in Valpolicella
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A nord di Trento andando in ufficio dal cliente lungo la ciclabile che costeggia l’Adige
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Contrasto tra la terra ed il cielo minaccioso
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