Gavia e Mortirolo: il Gavia

il 31/10/2016 · Commenti disabilitati su Gavia e Mortirolo: il Gavia

Incudine (BS), 28 agosto 2016

Siamo ad Incudine in alta val Camonica per quello che per gli altri sarà il giro epico di questa piccola vacanza. Ci siamo mossi in furgone sino a qui per motivi pratici, sia per togliere un noioso pezzo di salita trafficata e sia per poter essere subito pronti al rientro dopo la discesa da sua maestà il Mortirolo. Le interiora di Claudio, offese venerdì da un salmone avvelenato, ormai si stanno riprendendo e richiedono una preparazione in un bar al paese appena successivo in direzione Ponte di Legno. Pino e Carlo ci stanno aspettando più avanti, io e lui invece scopriamo una strada secondaria che ci toglie una buona fetta di traffico.

Ricongiunti attraversiamo Ponte di Legno su rampe in pavée sfiorando i turisti che si godono questa giornata pienamente estiva, usciamo e su un leggero falsopiano approcciamo il primo moloch, una signora salita con complessivi 1400m verticali e pendenze interessanti quanto i bei panorami che subito si aprono sul ghiacciaio dell’ Adamello. Tutti procediamo col freno tirato ben consapevoli di cosa ci aspetterà, l’inizio su strada larga inganna ma non richiede doti particolari, ma dalla famosa sbarra tutto camba: la carreggiata diventa strettissima tagliando il bosco e sale decisa, molto decisa oltre il 10%, e questa non è la peggiore delle difficoltà poiché mentre dopo 1km la ripidità ritorna a livelli normali, il traffico rimane molesto per quella che è una via larga quanto una ciclabile al punto da rimanere bloccati nel traffico quando due auto si incrociano. C’è fila e devo appoggiare il piede, due SUV si sfiorano di pochi centimetri mentre tutti gli altri aspettano, è allucinante rimanere imbottigliati a respirare smog in piena alta montagna, ma il Gavia e la sua bellezza con le visuali sull’Adamello attraggono turisti da tutta Europa.
Coi chilometri la situazione migliora, tra la carreggiata un po’ più larga ed aperta e l’orario vicino a quello tipico in cui ci si siede a tavola riusciamo a pedalare bene. Per me oggi è il giro meno importante, ripercorro strade già conosciute nel 2010 e per rispettare la tradizione di sei anni fa conosciute dopo una gran mangiata dalla “Giovanna”, non ho un grande interesse però ne approfitto per scoprire nuovi panorami e scattare foto da punti diversi venendo ripreso da Pino e Carlo mentre Claudio prosegue più spedito. Gli ultimi chilometri sono magici, una linea che taglia delle pendici rocciose con i laghetti più in basso ed il passo ben visibile già appena superata la famosa galleria, ultimamente illuminata da una fioca ma indispensabile luce artificiale.

Ed il Gavia è nostro! Foto di rito sotto al cartello e poi giù in discesa sino al rifugio successivo meno imballato nel quale si mangiucchia qualcosa ed io mi faccio dare in prestito infinito un giornale, perché nonostante la quota di 2500m fa quasi caldo e l’impermeabile sarebbe sino eccessivo. Il primo pezzo di discesa è ruvido, poi diventa molto gradevole sino ad entrare in Valfurva nella quale la strada si allarga e segue il torrente con andamento quasi rettilineo. Io rimango principalmente in scia di Carlo e mi capita occasionalmente di dare un occhio al Garmin che segna 75kmh, raggiungiamo Bormio senza rendercene conto!
Siamo a metà ed è l’occasione per riprendere qualche energia con un fresco gelato, purtroppo la prima metà è anche la più semplice e davanti ci aspetta il vento contrario della Valtellina e sua maestà il Mortirolo da Mazzo, 12,5km al 10,5%, una delle salite da scalare almeno una volta nella carriera ciclistica. Io però non ho interesse a riaffrontare quella che per me è una sorta di obelisco, un sacrario a cui portare rispetto ed esterno agli altri la volontà di salire dal versante di Grosio, rispettabile scalata più semplice e per me nuova. Claudio è della mia stessa idea, quando paragono i 12km di Mortirolo al primo del Gavia decide anche lui di essere già soddisfatto della giornata odierna. Ma non tutto va come preventivato e di questo vi racconterò…

Il ghiacciaio dell’ Adamello
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Pino e Carlo salgono con il sorriso, stanno risparmiando la gamba
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Il Gavia è là dietro
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Si sale ancora per poco, siamo quasi al passo
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Il passo è nostro!
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Il ghiacciaio di Dosegù
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Under Avventure

Merenda dei vigneti d’Oltrepò

il 22/10/2016 · Commenti disabilitati su Merenda dei vigneti d’Oltrepò

Casteggio, 8 ottobre

Siamo all’azienda Guerci e ci stiamo rimettendo in abiti civili dopo il giro dei vigneti d’Oltrepò che quest’ anno ha visto coinvolti una quarantina di atleti dai 20 ai 70 anni su due percorsi di 80/93km. E’ andato, c’è stato qualche problema di troppo però siamo arrivati tutti sani e salvi come si suole dire.

Milena Guerci ci aspetta nel cortile con pronti salatini e spumanti vari per il brindisi di fine giro, ci fa assaggiare sia il metodo Martinotti che quello classico rifermentato in bottiglia nelle versioni bianca e rosata, quasi tutti si fermano ed anzi considerano questo il momento migliore della giornata avventandosi con le loro braccia fameliche verso la signora intenta a riempire i nostri calici. Prima di entrare però c’è il momento delle premiazioni: questa è la 5° edizione che si svolge in collaborazione con questa azienda e la sesta che posso chiamare “dei vigneti”, in quanto prima si trattava di un più generico giro dell’Oltrepò, e per questo motivo voglio dare un premio simbolico a chi è sempre stato presente alle mie iniziative, ringraziandolo pubblicamente davanti a tutti.
Il primo è Paolo, che dal 2011 non manca mai, ed imbarazzato riceve una piccola medaglietta in finto oro recante la scritta dell’ evento. Poi c’è Christian, dannato cronoscalatore che tanto mi ha fatto penare sin dal 2011, e ci sono l’indispensabile spalla del corto Elia e Mike, essi con 5 partecipazioni, e nonostante non abbia mai pedalato con noi… c’è Milena Guerci in rappresentanza dell’azienda che ormai ci ospita e ci fa trovare bene alimentandoci a dovere.
Capita di perdere un’edizione, ma anche Paola, Valerio, Massimo ed Andrea (più un altro Andrea non presente) meritano una medaglia d’argento, così come Igor e Fabio giunti alla loro 3° volta prendono il bronzo. Avanzano due premi, che decido di dare a Piero e Giovanni in qualità di anziani generali del gruppo. La sorpresa è molto gradita, tutti i vincitori la sfoggeranno durante la merenda che si svolge all’interno della cantina, tra scaffali ricolmi di bottiglie e le cisterne per il vino sfuso.

Si mangia ora, arrivano i bianchi con un intenso Riesling 2015 dalla gradazione esagerata (14,5°) che accompagna un piatto di due risotti allo zafferano e allo spumante, poi è il turno dei rossi con il Bonarda sia fermo che mosso che accompagnano vari formaggi con un contorno di gelatina di moscato, una merenda perfetta anche per i vegetariani. Il vino comincia a fare effetto, l’allegria aumenta e ci si dimentica degli sforzi delle ore precedenti. Finiamo con torta e Moscato, l’abbinamento ideale per questa che è una sorta di pranzo posticipato.

E’ ora di salutarci, alla cassa c’è la fila per acquistare 3/6 bottiglie e pagare la merenda, c’è chi ha ancora il rientro in macchina e deve affrettarsi, c’è invece chi abita in zona e può prendersela con calma e godersi gli ultimi momenti di questo ormai immancabile appuntamento annuale.
Ciao, ci vediamo al prossimo anno, forse con qualche ulteriore sorpresa, chissà… intanto non smettete di leggere questo mio blog, devo ancora raccontarvi di Gavia e Mortirolo!

Braccia ubriacone in cerca di spumante
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Mike riceve una medaglia d’oro, per lui è la quinta partecipazione consecutiva
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Sig. Giovanni e Lady Paola, prosit!
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I premiati di oggi
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Cin cin, che tavolata! Abbiamo iniziato in 8 ed ora eccoci qui in 34
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5 ore effettive esatte, perfetto!
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9° giro dei vigneti, 2° racconto

il 17/10/2016 · Commenti disabilitati su 9° giro dei vigneti, 2° racconto

S.Maria della Versa, 8 ottobre

Siamo tutti insieme davanti alle cantine La Versa (a proposito, sono in vendita ad un prezzo di favore) e stiamo per dividerci nei due percorsi: il corto salirà diretto verso il passo Carmine assieme ad Elia e sarà formato credo da 8 di noi, il medio di 92km, attualmente a metà delle fatiche, invece proseguirà verso Soriasco sino a svalicare in val Tidone.
Mi rilasso un po’, siamo meno e con meno possibilità di problemi, la salita comincia a fare scrematura e chi tenta di forzare il ritmo poi paga qualcosa rispetto a chi è davanti e sale ad un passo tranquillo per le proprie capacità. A me e Christian oggi va bene, senza Andrea influenzato e Davide infortunato stiliamo un implicito patto di non belligeranza per non scannarci come gli altri anni, quando su queste pendenze pedalabili ci siamo rovinati le gambe come se fosse una vera gara. Siamo nella più pura zona viticola al confine dell’ Emilia, a nord spiana la valle del Po, a sud intravediamo i monti che superano i 1000m di quota, ma dopo Soriasco abbandoniamo questa zona dei vigneti e ci addentriamo nelle più alte e boschive colline a Pizzofreddo, una specie di passo verso la val Tidone.

All’ombra fa ancora fresco, alcuni preferiscono stare fermi al sole ad assorbire quei timidi raggi che filtrano tra le nuvole frastagliate di questa tipica giornata d’autunno, poi avanzo singolarmente verso il difficile bivio di Tassara indicando a tutti la direzione corretta che ci dona altra salita, approfittando dello stop per dei primi piani fotografici a tutti, auto di servizio compresa. La discesa verso Nibbiano è dolce e gradevole, poco trafficata e con curve mai secche, la parte di valle prosegue con il gruppo compatto che si riposa in vista dell’ultimo gpm, con un piccolo antipasto che porta alla diga oggi visitabile e al bar lì affianco e con Luciano che ci viene incontro, rientrando nel gruppo dopo averlo perso a Montalto pavese. “Volete vedere la diga?” urlo al plotone, ottenendo zero risposte, “sosta al bar?” con qualche mugugno tendente al “si” che ci ferma per una sosta brioche o caffé, un toccasana per qualcuno. Ed ecco un altro problema, un ragazzo ha avuto degli inaspettati crampi ed è salito in macchina, nulla di grave ma fatica a proseguire ed approfitta della possibilità di trasporto automatico.

Svolta a destra, l’ultima è abbastanza pedalabile ma Luciano si sfoga sfoderando una sparata che mi porta al limite, con Christian che prende l’occasione al balzo e forza l’andatura, mollando poco dopo, e con Elia che mi telefona chiedendomi la posizione in quanto Fabio, non pago del problema al cambio, ha pure forato. Ma noi siamo troppo distanti, dovete vedervela tra di voi (ci mancava la 3° foratura eh…)
Al bivio Carmine la fatica cominca a farsi sentire, il gruppo si sta slegando ma non manca tanto, assieme raggiungiamo Costa Cavalieri fermandoci alla fontana ed aspettando altri due leggermente attardati. Il nostro percorso prevede la discesa lungo il muro di Fortunago, 1,2km al 13% con punte del 19%, considerati i suoi timori sulle pendenze più ripide consiglio a Luciano di scendere dal versante più agevole di Borgoratto Mormorolo avvantaggiandosi ed aspettandoci al bivio, ma alcuni lo vedono e la cosa crea molti dubbi. Io rispondo che è tutto ok ed arriviamo a Fortunago dove sul pavée sento un rumore sinistro e con la coda dell’occhio vedo Davide rischiare una caduta a causa del portaborraccia da cui si è sganciata la borraccia, ma alla fine non succede nulla di grave e possiamo scendere.
Ma, come dicevo, il fatto che qualcuno è sceso dall’altra parte ha creato dei malintesi, ed infatti manca qualcuno tra cui Mike che da metà giro mi sta aiutando come chiudigruppo e pure l’ammiraglia, stavolta cosa è successo? Provo a chiamarli ma trovo solo la segreteria telefonica, dopo due minuti di attesa scendo e sono fortunatamente tutti là, qualcuno attardato ha preso la discesa normale, meno ripida ma dall’asfalto peggiore. Altri due problemi, come se non ne avessimo già avuti abbastanza.

Da qui a Casteggio è tutto falsopiano in discesa, Mike si mette davanti e l’andatura aumenta, coadiuvato da un forte passista ci troviamo ad attraversare Borgo Priolo ai 50 orari quando intuisco che il gruppo si è spezzato. Ci penserà lui a portare gli scalmanati all’ arrivo, io rallento e mi faccio riassorbire dal secondo gruppo che provvederò a condurre personalmente e col vento contrario sino alla fine delle colline, laddove pianura ed alture si toccano. Manca poco, ma c’è l’ultimo strappo verso Casteggio alto e qui scatta la competizione, con Teo che mi sfotte “vai che il Pedra si è piantato!”. Inaspettatamente recuperiamo i fuggitivi che non hanno tagliato come noi e, finalmente, saliamo le ultimissime rampe che ci riportano al ritrovo presso l’ azienda Guerci.

Quelli del corto sono già lavati e cambiati d’abito, i nostri arrivano alla spicciolata coi più stanchi che hanno faticato a restare con me anche alla fine ed accusano un lieve ritardo. Ora posso rilassarmi, il giro è ufficialmente terminato e ci siamo tutti! Cambio rotto, tre forature, uno perso e poi ritrovato, portaborracce rotto, crampi ed inevitabili affaticamenti, ma nulla di grave in fondo. Edizione piuttosto turbolenta questa 2016, ma è andata…

Ma non vi crederete mica che i racconti finiscano qui, vero? C’è anche il terzo delizioso tempo!

Panorama verso Pizzofreddo, tra Oltrepò e piacentino
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A Tassara reinizia la salita20161008_125427
L’ultima vera salita
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Scendendo dal Carmine
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Sempre in discesa dal Carmine
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Si è sempre abbastanza Giovanni per dei selfie (autore di alcune foto)
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9° giro dei vigneti, il primo racconto

il 12/10/2016 · Commenti disabilitati su 9° giro dei vigneti, il primo racconto

Casteggio, 8 ottobre 2016

Quando arrivo il parcheggio dell’az.Guerci è già pieno ed una trafila di auto cariche di biciclette continua ininterrottamente a trovare posto nell’ampio piazzale. Rivedo con piacere visi noti ed incrocio e volti nuovi, tra strette di mano e “piacere sono Stefano Pedra” l’organizzatore ci ritroviamo credo in 40, ma oggi è difficile contare il numero esatto. Ricordo solo due anni fa, quando ad ogni arrivo era un momento di gioia, mentre oggi sono teso e so che sarà dura gestire questa moltitudine di persone addirittura superiore al record dello scorso anno.

Dopo un veloce e tentennato briefing partiamo, oggi è la tipica giornata di ottobre con un cielo parzialmente nuvoloso ed una temperatura fresca con la quale basta coprirsi per stare bene e che non ci da la botta di freddo nei metri iniziali in discesa verso la statale, il limite fisico tra pianura e collina. Sono doverosamente in testa a fare un’andatura tranquilla per tutti, ma poco dopo svoltiamo e cominciamo ad addentrarci nel pieno del territorio viticolo oltrepadano con i suoi innumerevoli filari tipici di un territorio che ha la stessa forma del suo prodotto principale, il grappolo d’uva.
Uno strappetto ed un dolce falsopiano interrompono le parole di tanti, il ritmo si alza e sulla banale salita verso Mornico Losana si cominciano a fare le prime sottili scremature. Ci si raggruppa in fretta, ma già iniziano i problemi: Fabio ha il filo del cambio molle e non riesce a far scendere la catena sulla corona da salita, per lui si prospetta un giro col 39 dopo aver manualmente sistemato il deragliatore. Qualche buca, tornanti dominati dal castello e pure qualche breve ed onesto tratto sterrato ci portano all’imbocco della seconda salita, la Rosso/Oliva Gessi con tratti anche al 10% ed altri che spianano. Superiamo il borgo e grazie all’aiuto di altri riesco ad indirizzare bene il gruppo verso la terza salita di Calvignano, poco significativa come dislivello ma con alcuni tratti a doppia cifra che fanno faticare molti di noi. E i problemi continuano, vengo avvisato che abbiamo due forature contemporanee, entrambe alla ruota posteriore. Dietro c’è anche Edo alla guida della mia ammiraglia e tento di chiamarlo, ma qui non c’è campo ed è il punto più balordo di tutto il giro, quello con bivi poco visibili che vanno conosciuti. E per questo sclero, mi incazzo, temo che si spezzi il gruppo e che qualcuno rimanga indietro, ma nella speranza di poterli ricontattare mi lancio in discesa e risalgo a Calvignano a tutta pressione (3° tempo su Strava). Alla fine uno dei due sta usando la mia vecchia ruota di scorta, Piero invece preferisce ritornare indietro ed attenderci per il brindisi di fine giro.
Teo e Mike cercano di tranquillizzarmi spiegandomi che si tratta di un giro tra amici, che non ho obblighi particolari verso gli altri, che sto già facendo tanto mettendoci macchina e benzina e che non si possono evitare gli imprevisti, ma siamo al 20° chilometro ed abbiamo avuto già QUATTRO problemi cazzo, di cui uno fortunatamente rientra a Montalto pavese.

In qualche modo ci siamo ancora quasi tutti, vorrei dividere qui i percorsi tra medio e lungo, do spiegazioni al mio luogotenente del corto Elia, ma alla fine avanziamo sino al bivio della discesa di Bosco Chiesa e ci riconfondiamo sulle ripide rampe di questo versante completamente riasfaltato, un evento talmente importante che merita un passaggio nel mio giro ufficiale. A fine discesa c’è confusione, qualcuno vorrebbe andare a destra ma poi si capisce la direzione e molti partono verso Broni seguendo la bucata valle Scuropasso, con un asfalto talmente vergognoso da riportare insulti e richieste di lavori. Ma manca della gente e non riesco a capire se c’è uno rimasto indietro, alcuni dicono che non è dei nostri, altri non hanno visto niente, io nel dubbio e proseguo verso il percorso, sperando che tutti abbiano imboccato il versante giusto per svalicare nella valle adiacente.

La salita segue la falsariga delle altre, strada aperta tra i vigneti e senza numeri importanti e tutta pedalabile come da sempre cerco di proporre ai miei giri. Forzo per recuperare il gruppo e li ritrovo a fine salita, ma capisco anche quale sia stato il problema: Luciano ha paura delle pendenze troppo ripide e la discesa di Bosco Chiesa ha dei punti al 18% che l’hanno obbligato a rimanere attardato e fuori dal gruppo. Mentre gli altri partono io riesco a contattarlo scoprendo che sta salendo al Carmine, per lui l’unica possibilità è di scendere verso S.Maria ed incrociare quelli del corto proseguendo con loro. Sto facendo attendere troppo oltre 30 persone, purtroppo da organizzatore non posso perdere qualcuno per strada! L’attesa di tutti termina a S.Maria della Versa, dove decidiamo come proseguire: il gruppo del corto andrà diritto verso il passo Carmine, noi del medio invece svalicheremo in val Tidone verso Soriasco. Siamo a metà, siamo in linea coi tempi, però basta problemi eh…

Il secondo racconto a breve

Like a boss di fronte alla propria gang
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Difficile fotografare tutti
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Fabio, Andrea, Massimo, Igor a Montalto pavese
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Il gruppo che sale
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