A piedi al monte Penice (con annessa caduta)
Un mese di agosto sfigato questo, prima un problema ad una rotula, poi un altro problema alla stessa rotula e quindi niente bici, solo passeggiate o corse talvolta sterrate e talvolta con bei dislivelli come questa qui.
Vista la tranquillità eccessiva in ufficio ho preso una mezza giornata di ferie per un bel trail in montagna. La mia montagna, non la roccia delle Alpi o la maestosità delle Dolomiti, ma pur sempre quote sino ai 1460m del Penice, vetta da cui partono i segnali televisivi di mezza Lombardia.
Siamo in tre, con me ci sono Federico un istruttore di trail e buon conoscitore della zona e Davide al suo primo trail con scarpe da strada.
Il percorso inizia facile da Menconico su vie battute, la salita si fa sentire ma non è mai cattiva ed arriviamo facilmente al primo ristoro idrico (fontana) di Carrobiolo, poi si cambia ed è solo grazie alla traccia che non ci perdiamo in strade agricole talvolta poco battute. Un lungo pezzo corribile ci porta al passo Scaparina alle pendici del monte, ora si inizia a fare sul serio con ripidi passaggi in un fitto bosco di conifere (un km al 20% per intenderci) fino a reimmetterci in un tratto ripido e tecnico che lo stesso Federico aveva proposto a scendere in una gara nel 2015. L’ambiente cambia all’improvviso, il bosco lascia spazio ai prati ed il santuario circondato dalle antenne RAI è proprio davanti verticale a noi che, da buoni cinghiali, saliamo dalla direttissima.
Si sale già da subitoOra nel fitto bosco della Scaparina
L’ultima rampa
Il panorama è sempre bello, si vedono Bobbio (PC) col suo ponte gobbo sul Trebbia, Romagnese, Varzi, gli alti Appennini ed un pezzo di pianura sin dove la foschia permette allo sguardo di vagare. La salita è finita, vediamo un taglio a lato del santuario e mentre Davide mi chiede “te la senti?” io già mi lancio in un pezzo tecnico che ci permette di tagliare la strada asfaltata. Qui c’è da divertirsi tra rocce, erba e pendenze ripide, ed io mi esalto. Ritorniamo alle pendici del monte in maniera più agevole e poi, grazie ad alcuni suggerimenti di Fede, abbandoniamo il mio itineriario per giungere diretti a Varsaia alla terza fontana.
Antenne RAI e monte Alpe
Bobbio e la val Trebbia
Noi tre
E ora giù di nuovo, siamo in un fitto bosco con alcune pendenze che precedono la discesa, quella vera, quella che ricorda le più pure Alpi: 20/25%, sassi, saltini, curve, io spavento tutti prendendo dei distacchi considerevoli ed arrivo ad una curva sconvolto, è il momento di maggiore affanno del giorno ed è in discesa. Ripartiamo, in un pezzo tecnico non so cosa succede esattamente ma il piede rimane incastrato ed io, già abbassato in avanti per evitare una pianta, cado di peso sulle braccia, un colpo secco che si ripercuote sulla lucidità. Per fortuna siamo quasi arrivati, mi pulisco ad una fontana ma oltre a diversi graffi ed ematomi ho anche due piccole ferite profonde che mi suggeriscono una visita al pronto-soccorso.
Varzi è un paesino che ha (fortunatamente ed almeno per ora) un piccolo ospedale, ma oggi è una giornata terribile e c’è fila per quei pochi medici presenti. Niente di grave, nemmeno un punto di sutura e solo dei cerotti adesivi, ma rimane la frustrazione per un periodo in cui sono pieno di acciacchi più o meno volontari.
In compenso il giro è stato bello, vario, panoramico, Davide se l’è cavata bene e siamo rimasti tutti contenti in questi 15,5km e 900m d+
Pezzo di contropendenza
Discesa ripida e tecnica
I danni della caduta