A caccia di salite in val Trebbia

di Pedra il 29/08/2011 · Commenti disabilitati su A caccia di salite in val Trebbia

24 Luglio

Non avendo altri progetti pronti realizzabili in giornata tiro fuori dal taschino questo giro , lo scopo è quello di scalare alcune sperdute salite tra Brallo, val Trebbia e val Boreca, strade che portano a dimenticate frazioni terminando lì il loro corso. Detta così sembra un giretto facile, ma il dislivello è ampiamente sopra i 3000m ed anche i kilometri non sono pochi.

Parto da Varzi in direzione S. Margherita Staffora per poi entrare nella parte alta della valle Staffora, dove il torrente ancora selvaggio scorre tra 2 alte file di monti che raggiungono i 1700m di quota. E’ veramente da tanto che non passo su queste strade e le ritrovo ruvide come anni fa, sembra di pedalare su una grattugia sino a Pianostano, poi la grattugia comincia ad essere ripida sino a Cencerate, paesino vitale rispetto alla sua distanza dai centri abitati più importanti. Quelle poche volte che sono passato qui svoltavo a destra verso Cima Colletta, stavolta vado dritto verso Bocco ed il Brallo, pedalicchiando su pendenze nettamente più facili su una stradina che segue l’ orografia e che regala interessanti scorci sulla provinciale del Pian dell’ Armà, dall’ altra parte della valle. Non la ricordavo così bella, 8 anni fa non mi aveva sorpreso come oggi, nonostante quello fosse stata la prima trasferta ciclistica con auto, una settimana dopo aver ottenuto la patente ed ultimo giro della rovente stagione 2003.

Al Brallo iniziano le novità: Someglio scende ripida dal passo attraverso una larga strada in una pineta, risalire richiede un certo impegno. A Colleri scendo di nuovo verso Collistano, più facile della precedente ma pur sempre con tratti a doppia. Riscopro la divertente discesa verso Ponte Organasco, la risalita in val Trebbia che è una salita a tutti gli effetti e finalmente trovo la novità di Oneto, la 3° del giorno, che contrariamente ai miei pensieri è ottimamente asfaltata e fresca.
In cima scendo a Cerignale, ma mi rendo conto di aver percorso una potenziale nuova ascesa e quindi ritorno sui miei passi. A Traschio davanti a me c’è il passo del Giovà via Zerba, del quale ho ricordi di fatica negli ultimi 2km dei 21 complessivi. La prima deviazione arriva poco dopo e mi porta a Tartago, frazione isolata sull’ altro lato della valle, situata nell’ unico punto non ricoperto da un fitto bosco. Scendo un pelo e supero un ponte strettissimo con la superficie in ferro, poi salgo e fatico su una viuzzula rovinata e ripida. Tartago, come altri paesi così fuori dal mondo che hanno mantenuto il loro aspetto del XX secolo, sta rivivendo una nuova esistenza grazie a benestanti milanesi che li hanno ricolonizzati nei periodi di festa, luoghi agli antipodi di quelli per loro abituali. Anche lo spirito è lo stesso di un tempo, è un attimo per fare conoscenza e per ritrovare quel contatto umano ormai perso tra SUV e traffico (i primi presenti anche qui).

La novità successiva non era prevista ed è la diga della val Boreca, un sentiero asfaltato che termina 200m sotto Zerba ai cancelli dello sbarramento sul torrente, via non segnata in alcuna cartina e piuttosto impegnativa nel primo tratto. Dopo Zerba ci si rilassa col falsopiano in ombra e panoramico sulla stretta e boscosa val Boreca, l’ ultima novità arriva solo dopo alcuni kilometri ed è Belnome, paese simile a Tartago frequentato da qualche turista del weekend che ha acquistato le antiche case in pietra. Di salite ce ne sono 2, quella che dal ponticello sul torrente porta a Belnome e quella che dallo stesso punto ritorna alla strada per il Giovà, portando ad 8 le aggiunte al mio elenco.
A Pej inizia l’ “incubo” del tratto finale, ma la condizione è ancora buona e non ho problemi dove si raggiunge il 10%. Salta l’ ipotesi monte Lesima, ritorno per il Pian dell’ Armà affrontanto quella discesa di 900m di dislivello che credevo essere stata sistemata ed invece ha solo brevi tratti riasfaltati con molte delle vecchie buche preesistenti, alcune delle quali larghe i 2/3 della carreggiata. Fortuna che dopo Cegni la situazione migliora ed il ritorno a Varzi è molto più tranquillo. Per finire mi gratifico con un gelatino in piazza, in tutto il giro ho mangiato 6 biscotti senza avvertire problemi di alimentazione.

In totale 137km e 3650m di dislivello, il 2° di sempre.
Consigli: dal punto di vista ciclistico i paesini come Tartago e Belnome non meritano, seppure una giornata lassù sia quanto di più rilassante ci possa essere. Si può seguire questo itinerario: Varzi-S.Margherita-Pianostano-Cencerate-Bocco-Brallo-Ponte Organasco-Traschio-Zerba-Giovà-Armà-S.Margherita-Varzi, già abbastanza impegnativo e bello.

La strada che da Cencerate sale al Brallo via Bocco

Vista da lontano della salita al Pian dell’ Armà

L’ impressionante monte Lesima visto da Oneto



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