Giro del tortonese, secondo racconto

di Pedra il 06/05/2012 · Commenti disabilitati su Giro del tortonese, secondo racconto

Siamo sempre noi 8, davanti abbiamo quella che possiamo definire la più dura salita della giornata, dopo un leggero falsopiano ci sorprenderà con pendenze del 10% ed una lunghezza superiore alla media di queste colline. Ripartiamo alla spicciolata, rimango indietro ed ascolto Massimo e Marco parlare di progetti futuri sino all’ inizio del tratto ripido, dove inizio il tentativo di recupero sui fuggitivi. Il contachilometri mi sorride indicandomi velocità relativamente elevate, mi meraviglio a superare questo pezzo senza problemi considerato che ho ripreso a pedalare con costanza da fine Marzo. A Vargo la strada si rimette a salire con dolcezza alternata anche da tratti in discesa, continuando a guadagnare quota lungo lo spartiacque tra la val Borbera e quella ben più piccola del Rile Brutto. Mi entra pure un’ ape nel casco e riesce a pungermi marginalmente prima di riuscire a scacciarla, non è preoccupante ma pizzica e Luxi, in quel momento poco più avanti, mi sente cacciare un urlo di lamento.
Superato Albarasca la nostra salita finisce, non sono riuscito a riprendere né Christian né Mike che hanno proseguito consapevoli sino a Sorli, così da conquistare il vero valico, io aspetto gli altri al bivio della val Borbera e discuto con loro il da farsi. C’è la volontà di fermarsi ad un bar, ma l’ unico comodo è quello in cui lo scorso anno devono aver tagliato il salame col bisturi da tanto che era sottile, cosa che ha fatto arrabbiare il genovese Massimo.

Al termine della discesa ci ricompattiamo ed osserviamo preoccupati due persone, probabilmente dell’ est europa, uno dei quali scende da un furgoncino e raccoglie una city bike da un fosso. Di questi tempi si fa troppa fatica a fidarsi della gente, specie di certa gente…
Alla fine ci fermiamo allo stesso bar del 2011, io sono autosufficente dal punto di vista alimentare, ma c’è chi approfitta della sosta e stavolta Massimo è contento, “nel bene e nel male mi ricorderò di questo bar” sarà la sua affermazione. Paolo vorrebbe ritornare indietro per non rallentarci ulteriormente, controllando i ciclocomputer c’è chi gli fa notare che ormai siamo a metà giro, ma ai 2/3 delle difficoltà altimetriche, e lo convince a proseguire assieme a noi.

La val Borbera è stata scavata da un piccolo torrente ed è famosa per le sue strette attraverso le quali è stata creata una panoramica strada, non siamo al livello del Grand Canyon ma il passaggio è sempre affascinante anche per chi ormai le conosce a memoria. Paolo rimane attardato, Marco gli tiene compagnia mentre io riprendo quelli davanti giusto in tempo per indicargli il bivio di Dernice, dal quale proseguiranno da soli mentre attendo i due in coda.
Saliamo piano piano così da permettere a Paolo di salvare la gamba, questa facile salita che collega la val Borbera alle valli Curone e Grue dona interessanti visuali sulle strette e pendenze sempre contenute sino ai 595m della nostra cima Coppi. Mi giungerà voce che davanti hanno fatto a gara per conquistare la vetta, ma la contenuta ripidità non ha permesso la creazione di distacchi tra i primi 3.
I nuvoloni neri verso nord che oscuravano il cielo alla partenza sono ormai svaniti ed occasionalmente riusciamo a scorgere il monte Rosa e l’ arco alpino innevato sino a quote relativamente basse per il periodo, la temperatura si sta mantenendo gradevole ed il vento sembra diminuito, ma lo troveremo comunque contrario nei tratti finali.

La bella discesa con divertenti tornanti ci porta velocemente a San Sebastiano, dove in attesa di ricucire il gruppo ricordo che la prossima sarà la mia salita, Montemarzino, la collina in cui vado più volentieri, e questo stimola l’ agonismo negli altri che tentano l’ imboscata scattando e mettendosi a tirare a tutta in 4. Io scorto gli scalatori Christian e Luciano, ma davanti vanno veramente forte e da solo non riesco a ridurre il distacco. Li riagganciamo a Barca, dove si sono fermati ad aspettarci, salutiamo Paolo che rinuncia all’ ultima difficoltà per tornare da solo a Tortona (sono solo 12km e la strada è solo una) e ci apprestiamo alla battaglia finale, con una trafila di vigliaccate indegne per un gruppo di amici: alcuni partono prima, io controllo un attimo Massimo che ha problemi col contapedalate, ma poi abbandono lui e Christian e comincio il recupero. Supero con relativa facilità Davide e Luciano, raggiungo Mike che mi sta aspettando con l’ obiettivo di rimanere alla mia ruota sino alla fine, forzo l’ andatura ma l’ Irlandese del gruppo rimane attaccato per oltre un chilometro, sin quando non raggiungo anche Marco. Respiro un attimo ed allungo di nuovo, approfitto dei 400m piani per rifiatare e poi di nuovo su verso il mio primo GPM odierno, quello della “mia salita”. Seguono Michael, Marco, Luciano, Massimo, Davide e Christian che l’ha presa molto comoda.
Porto tutti alla famosa balconata, “è incredibile quanto si può vedere da 400m” è un commento che sento e che condivido pienamente! Si può osservare una buona fetta di pianura piemontese e lombarda, le Alpi, il monte Rosa, un pezzo di Monferrato e si intravede pure Milano, incredibile dato che siamo a 448m di altitudine.

La discesa verso Scrimignano e la val Grue è la peggiore della giornata, leggermente sporca e con alcune criticità, comunque pienamente accettabile. Ci ritroviamo in 7 con l’ idea di sfidare la brezza contraria andando a cannone per tutti i 12km finali come se fosse una gara, ma la mia intenzione era di formare un unico treno, non di ritrovarsi il gruppo spezzato in 3 tronconi dopo 200m! E qui comincia la rimonta, la fase più epica di tutta la giornata
Io sono in fondo con Christian, poco davanti Luciano e Massimo che stanno già accelerando per inseguire i 3 vili pavesi che sono già in formazione da cronosquadre. Con una secca accelerata raggiungo i 2 davanti abbandonando Christian al suo destino, dispiaciuto cedo all’ agonismo e il polpettone è ghiotto, davanti a noi ci sono i 3 più adatti alla pianura che viaggiano regolari, ma la loro velocità non è proibitiva e penso seriamente di riuscire a riprenderli. Dopo un attimo di respiro avanzo in testa ed aumento l’ andatura, il distacco attuale non è superiore ai 15 secondi e cerco di mantenere una velocità costantemente sopra i 40 orari sinché non ho la necessità di un cambio. Massimo mi aiuta e la velocità rimane costante, Luciano purtroppo è alla frutta e il suo contributo è minimo, ma là davanti sembra che si stiano addirittura avvicinando, e quindi continuiamo così, quando le gambe cominciano a far male ed i polmoni a stantuffare ci si sposta a lato e si riprende fiato stando a ruota.
8 chilometri dopo avviene il riaggancio, grossomodo 12 minuti per recuperare 12 secondi… Ma non finisce certo qui, ora siamo in 6 a tirare ed il ritmo aumenta alternandoci in turni più brevi in cui si da tutto ciò che rimane negli ultimi 4km, tanto che perdiamo un paio di elementi in prossimità di Tortona. Al bivio c’è chi riaccelera, ma gli ricordo che ormai è finita, l’ arrivo è tra 500m e si può andare tranquilli sino al parcheggio.
Paolo ci stava aspettando, Christian ci raggiunge dopo qualche minuto e fortunatamente non è rimasto offeso dal nostro comportamento che non è stato da menefreghisti, ma tipico di che si è fatto trasportare dagli eventi. Seguono i rituali saluti e le promesse di rivederci prima o poi.

Il percorso è piaciuto molto, ben calibrato come difficoltà, bellezza e punti, lo riproporrò molto simile il prossimo anno. E’ piaciuta anche la giornata così trascorsa, l’ agonismo non esasperato ci ha stancato lasciandoci però una bella giornata in compagnia, il fatto di essere stati in 8 poi ha reso il tragitto più semplice e veloce, con tutte le soste necessarie (acqua a S.Agata, panino, balconata di Montemarzino) senza però perdite di tempo come è spesso accaduto ai miei giri. Una giornata utile per me, ho definitivamente capito che l’ idea di base dei miei giri autogestiti (gruppo libero in cui ci si aspetta) è fallimentare se il gruppo è troppo disomogeneo, quindi in futuro dovrò o prevedere giornate per i semi-agonisti come oggi, o puramente turistiche.

In tutto 104km e 1740m di dislivello
Massimo e Marco prima di Albarasca. Nascosto da Massimo c’è anche Paolo

Luciano e Davide sono arrivati al bivio di Sorli

Paesaggio salendo verso Dernice

Vista sulla pianura dalla balconata di Montemarzino


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