Mercato dei vini FIVI a Piacenza

di admin il 04/12/2014 · Commenti disabilitati su Mercato dei vini FIVI a Piacenza

Lo so che in un blog ciclistico questo racconto non c’entra una mazza, però volevo scriverlo ed allora tanto vale pubblicarlo da qualche parte.


Cronaca dal Mercato dei vini da parte di un eterno enoignorante

Piove e trovare il parcheggio antistante all’ expo di Piacenza completamente pieno non è entusiasmante, ma è anche piacevole constatare che a questa manifestazione con ben 265 produttori di vino presenti ci siano problemi a trovar posto già nel primissimo pomeriggio, vuol dire che all’ interno il pubblico è abbondante e si può già parlare di riscontro positivo.
Faccio finalmente il mio ingresso e vengo accolto in un ampio salone con tutti i vignaioli disposti in 5 file di banchetti tutti uguali separati da ampi corridoi che permettono di camminare comodamente e vagare alla ricerca dei primi assaggi, con utilissimi cartelli ad indicare nome e regione dell’ azienda e stavolta anche con le coordinate numeriche ben evidenti sia sul cartello stesso che sulla guida, ovviando a quel (piccolo) problema logistico che io ed altri abbiamo riscontrato nel 2013. Trovare il primo assaggio della giornata così sarà facile, ma… mi sento vuoto, come se mi mancasse qualcosa… in effetti dopo diversi secondi di vagabondaggio, già estasiato di fronte a tale abbondanza di varietà viticole, mi rendo conto di essere sprovvisto di calice e guida, assolutamente indispensabili per iniziare la giornata!

Il primo vino di benvenuto ha sempre un forte significato simbolico ed anche stavolta inizio con un metodo classico, dando fede alla promessa di riassaggiare a bocca fresca il Prosecco Collfondo dei Flli Collavo, dal colore torbido ed aromi ricchi e vari dati dai lieviti ancora in sospensione, e promettendo loro l’acquisto di una bottiglia. In seguito riprendo a vagare in maniera indefinita tra i banchetti, ho una lista di aziende da provare ma voglio trovarle per caso individuando altri banchi interessanti o venendo braccato dai conoscenti come Antonella de “La Villetta”, con dei vini che posso definire artigianali e dall’ ottima beva compreso il Rosso 2014 che porta tutti i segni del tempo (atmosferico) di quest’annata simile a quella in cui Noé divenne famoso per l’arca.
Mi fermo a salutare un altro paio di produttori dell’ Oltrepò, non assaggio nulla in quanto già conosco i loro ottimi prodotti, ma Castello di Stefanago / Baruffaldi mi lascia preziosi consigli sulla potatura della mia barbatella di Amarone (una delle uve tipiche idr.) che ho ricevuto al Vinitaly, mentre con il Bacco dei Quaroni discuto del protocollo Vinnatur, che scopro essere meno integralista di quanto pensassi, ammettendo addirittura delle grossolane filtrazioni.
Riprendo gli assaggi e tocca ad uno dei MUST di oggi, Rocco di Carpaneto (zona Ovada AL) gestito dalla romana Lidia, banner del gruppo facebook “enospia” che produce vini a bassissimo impatto, fino rustici e particolari. Tra gli assaggi tipici della zona mi piace molto il Cortese di 24h sulle bucce (ed un leggero affinameno in legno), con un colore carico ed aromi di uva che fuoriescono dal bicchiere.
Di recente sono stato in Trentino, per cui una sosta all’ azienda Bellaveder è obbligatoria e mi colpisce il Muller Thurgau, semi (ma “quasi” a detta del produttore) aromatico con una profonda persistenza. Altro MUST è la Morella di Manduria (TA), peccato solo che abbiano finito il Primitivo base perché il blend Primitivo-Malbek è ottimo quanto complesso, un fruttato-speziato che gli dona una completezza unica ma che lo rende anche difficile per una bocca non avvezza al mondo di Bacco.
Proseguo col mio programma abbozzato, riscopro con piacere Vigneti Vallorani col loro Polisia, nato da Sangiovese e Montepulciano ed ottenuto tramite una procedura particolare di pulizia delle vasche d’acciaio, saluto il Valpolicella Antolini con un assaggio di Ripasso (ripasso a prenderlo, frase ripetuta troppe volte in sua presenza e bottiglia non ancora presente nella mia piccola cantina), Filippi di Faedo (TN) che mi sorprende con un Muller Thurgau piacevole e veramente sapido, fin salato e molto minerale, più un Cabernet acido e poco erbaceo.
Mi è giunta la voce che una persona di Acqui Terme (Costa Platani) produce Timorasso ed approfittando del suo banchetto per appoggiare il bicchiere durante l’ aggiornamento del mio blog-(notes di carta e penna con 2 visitatori unici all’anno) provo questo vino tipico del tortonese, ancora molto giovane ottenuto da vigne adolescenti. Buon prodotto che aspetta la maturità, mentre il Barbera è già una signora Barbera.

In questo schizzofrenico giro d’Italia mi ritrovo in Alto Adige, a nord di Merano da Innerleitherhof (BZ) di cui mi convince il Meranese rosso, da vite autoctona dal colore molto chiaro, più di un Pinot. Ma poi arriva l’intermezzo, avvicinandomi all’ ingresso vengo riconosciuto da una delle organizzatrici Michela Pierallini in quanto in un giochino sull’ evento FB ho risposto correttamente per primo ad una domanda vincendo un grembiule da sommelier, ed io sono qui a riscuotere il premio. Michela, che io chiamo Mi’ hela perchè alla presentazione ho subito sentito un accento fiorentino (comincio ad essere ad un buon punto con gli assaggi eh…) è semplicemente un personaggio, una persona sempre positiva e dinamica che, parole sue, anche se ha dormito 3h non perde l’entusiasmo di fare. Beata te, se io dormo 3 ore mi scritturano per “The walking dead” e non ho nemmeno bisogno del trucco!

Gli assaggi continuano, lingua, tempo e capacità cognitive si stanno contraendo ma proseguo imperterrito raccogliendo il suggerimento di Mi ‘hela  degustando l’ Incrocio Manzoni di Vettori (TV) speziatissimo con particolari sentori, addirittura di origano che fanno raccontare particolari ed incredibili racconti di gioventù al produttore che riguardano origano e dadi da cucina… Dopo 5 minuti di folli risate ritorno a fingere di essere serio a Le Marne, az. biologica di zona Gavi della quale mi convince di più il rosato di Dolcetto, anche se il colore più che rosa è marrone il gusto e la ricchezza olfattiva sono buoni. Proseguo il giro, distinguo meno i sapori, ma trovo altri banchetti interessanti a partire da Castel del Piano (MS) con un Pinot nero veramente atipico per gli standard oltrepadani ed un Vermentino rosso molto pepato (chiamato appunto Pepe nero). Degno di nota è il Montepulciano di De Angelis Corvi (TE) che ha una nota fruttata che mi ha entusiasmato abbinata al corpo di quel vino, da ricordare anche il Negroamaro di Nistri (TA) (“sai, se vengo in Puglia la mia linea va distrutta per sempre“), il Barbera rosa frizzante del castello di Agazzano (“ma perché ho bevuto quella che per me è una doppia bestemmia? Forse è ora di smetterla con gli assaggi…“) e lo Schioppettino di Falcon (UD), vino semplice ma dall’ ottima beva.

Ormai è tardi, esco a prendere lo zaino in macchina che farà da trasportino e procedo con gli acquisti: il Collfondo di Collavo è obbligatorio, il Ripasso Antolini esaurito mi farà dire ancora “quando Ripasso da Verona”, Montepulciano e Meranese per i rossi ed il Cortese per i bianchi. Poi incappo nella incredibile memoria dei vignaioli, tanto che vengo riconosciuto dall’ az. il Saliceto (MO) da cui avevo acquistato un Lambrusco nel 2013 e, visto che si beve sempre con piacere, ne approfitto per prenderne un’altra bottiglia. Apericeno dai fratelli Massa (AL) quasi miei conterranei, con Pigi che taglia una splendida pancetta e tutti i ritardatari ad avventarvisi su con le loro bocche fameliche, e per finire questo lungo pomeriggio aiuto i proprietari di cascina Bandiera (AL), azienda dai bianchi decisi ed aggressivi perfetti per un lungo invecchiamento, e ne acquisto una bottiglia che mi aveva colpito tempo fa.

Direi che è finita, il tasso alcolico c’è ma è nei limiti della piena dignità, non piove più e … aspettiamo l’edizione 2015!

Difficile trovare dei difetti nell’ organizzazione, l’unica pecca è che alle 18 in molti stavano già smontando gli stand, ma li capisco, chiunque vorrebbe tornare a casa mezz’ora prima dopo una due giorni così impegnativa. Vorrà dire che il prossimo anno entrerò al mattino invece che dopo pranzo. Per il resto tutto perfetto, con un pubblico abbastanza competente, produttori molto disponibili, pochi visibilmente ubriachi e tanti servizi di contorno come il bar, il ristorante ed altri interessanti stand di varia natura.

POLLICE SU per:

  • L’organizzazione, quest’ anno praticamente impeccabile
  • La memoria dei vignaioli, basta comprargli una bottiglia e si ricorderanno di te in eterno
  • Coppa e pancetta di Pigi, che accompagnava i Flli Massa
  • Vettori ed i suoi racconti, tra cui il dado da cucina in forno usato per un altro scopo stupefacente
  • Lo speziato, tema dominante degl assaggi
  • Il mio zaino del liceo, che ha visto più alcol che libri

POLLICE VERSO per:

  • Quei due amici pensionati che alla chiusura si sono messi le mani addosso, uno voleva assolutamente tornare e l’altro rimanere a Piacenza
  • I bicchieri caduti in battaglia, morti o feriti con urli mentali di disperazione di più o meno tutti i presenti
  • Quello che si è avvicinato ad un banchetto, ha preso un salame e se n’è andato come se niente fosse
  • Le bottiglie aperte e mezze piene abbandonate alla chiusura, sperando che muoiano nel tubo dell’esofago e non in quello del lavandino
  • Il Pinot Grigio (o Barbera acerbo?) che nei giorni passati ha fatto scalpore in Oltrepò pavese, e del quale ho parlato con i conterranei ma anche con altri.
  • Le figure pessime che ho fatto con qualche vignaiolo tentando di complimentarmi per dei vini semplici e di ottima beva (non tutti possono essere ricercati e complicati, ci vogliono anche quelli “da pasto”)acquisti_fivi

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