Lourdes 4: Arles – Béziers

di admin il 27/08/2015 · Commenti disabilitati su Lourdes 4: Arles – Béziers

In Francia la colazione raramente è compresa nel costo del pernottamento, e costa dai 6€ in su, dato il tipo di albergo in cui abbiamo alloggiato ad Arles decidiamo di sfamarci più avanti assumento solo le minime calorie indispensabili in una boulangerie lì vicino. Un’ altra premessa relativa al nostro viaggio è che abbiamo prenotato solo per la notte della prima tappa, lasciandoci la flessibilità e l’impegno di trovare un letto solo all’arrivo in città in modo da essere un minimo flessibili nelle tappe, motivo per cui le tracce precaricate partono sempre dalla periferia del paese.

Oggi tocca a me guidare il furgone nella prima semitappa, mi spiace ma le gambe ringraziano ed il sedere si rilassa sul morbido sedile. In teoria quella di oggi è la tappa di relax, meno di 150km attraverso la Camargue e le paludi che sfiorano il Mediterraneo, con un dislivello ridicolo concentrato negli ultimi chilometri ed una quota massima inferiore ai 30m, e con pure con un bagno in mare. Ma sia io al volante che il gruppo ai manubri fatichiamo parecchio a superare il Rodano e ad uscire da Arles, specialmente io che cerco di seguire una cartina perdendomi una prima volta ed infilandomi in una strada ad alto scorrimento coi cartelli blu, cosa che mi terrorizza parecchio (l’autostrada?? cazzo……) ma che fortunatamente riesco a risolvere in poco tempo, ritrovando fortunosamente la partenza della traccia precaricata sul Garmin che tengo sul cruscotto.
Supero il gruppo che pedala compatto e più avanti li aspetto, senza volerlo mi sono fermato davanti ad una pianta di more in un panorama di pura campagna, laddove mare e terra si confondono con infinite pianure su cui dominano delle collinette non tanto lontane, canneti e campi a perdita d’occhio, con giusto qualche cascina e strade che larghe e sinuose si confondono in questo ambiente rilassante. Il vento ci tiene compagnia pure oggi, ma mi raccontano essere meno molesto di quello trovato in Provenza, e mentre faccio da molla rispetto ai cinque pedalatori osservo il panorama, immaginandomi il blu marino laggiù e notando una intensa coltivazione della vite per “les vins des sables“.

Alla partenza la distanza stimata dal gasolio nel serbatoio serviva a malapena a coprire la tappa, e non era di certo un problema fermarsi ad un distributore, ma passati 40km queste lande di Camargue si sono rivelate più desolate del previsto e quel numerino sta calando vertiginosamente cominciando a farmi temere il peggio. Inoltre la mia traccia ad un certo punto entra in una superstrada vietata alle bici, sembrava permessa ma mi ero sbagliato e, molto dispiaciuto, mi fermo in un piazzale con gli altri per discutere l’alternativa e per esprimere la mia preoccupazione sui 19km di autonomia restanti (erano 140 soli 55km fa…). Prendiamo la strada normale, imbottigliandoci nel traffico che dalle città si sta dirigendo al mare di La-Grande-Motte in questa domenica, trovando per mia fortuna un distributore e girando poi come un fesso per il paese alla inutile ricerca di un parcheggio per recuperare delle cartine all’ ufficio turistico.

Con le nostre ruote sfioramo le spiagge sabbiose, il blu del Mediterraneo contrasta con il grigio/blu delle paludi mentre le dimensioni del nostro Transit sfida le piccole stradine affollate da auto e vacanzieri. Mi reimmetto sulla superstrada uscendone allo svincolo successivo, è da tanto che non incrocio gli altri e sono sia preoccupato che stressato, fortunatamente per loro è andata ancora bene e li supero verso Pavalas-les-Flots, dove mi fermo ad un parcheggio e dove decidiamo di mangiare qualcosa, mentre io abbandono il posto di guida alquanto provato psicologicamente da paure e traffici vari. Finalmente pedalerò, non ne potevo più tra benzina e vie vietate…

Stamattina non si pedala, purtroppo e perfortuna
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Il gruppo a ventaglio contro il vento della Camargue
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Verso il mare
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In queste zone le ciclabili abbondano ed evitano vie di comunicazione trafficate passando in mezzo a panorami contrastanti, tanto che invento la definizione di “miglior posto di merda del mondo“, con i suoi enormi acquitrini e le cascine isolate, mare e fiumi, canneti e terreni sabbiosi. Il vento ci da fastidio, noi ci godiamo la tranquillità di una giornata in apparenza perfetta pedalando con calma lontano dalle auto, sebbene io noti la presenza non trascurabile di vetrini e Claudio noti la totale assenza di ciclisti in zona, eppure sembra fatto tutto per le due ruote, strano…
A destra e sinistra il paesaggio insalubre ed affascinante non cambia, non siamo tecnicamente in Camargue (che è la parte del delta del Rodano), ma non si nota grazie alle sfumature di blu delle differenti acque. Arriviamo nei pressi di Frontignan e troviamo un’altra strada vietata alle bici, seguiamo la ciclabile e passiamo dietro all’espansione edilizia voluta dai bagnanti, poi sempre seguendo la ciclabile facciamo il giro dell’ Etang des Mouettes, perdendoci e decidendo per semplicità di seguire la traccia prefissata sulla statale trafficata e forse vietata, beccandoci qualche colpo di clacson di troppo.

Arriviamo a Sète, importante paese posto su una collinetta superato il quale (non ricordo esattamente chi) ci sta aspettando in un piazzale poco distante da una spiaggia rocciosa, con una piccola via tra gli scogli per accedere alla sabbia e tuffarsi nelle onde. Finalmente ci tuffiamo, è per noi una goduria assoluta ed una bella occasione per una breve nuotata. Dopo un veloce risciacquo ad un rubinetto riprendiamo le bici e ripartiamo, tra vento e divieti abbiamo già perso troppo tempo, ma subito imbocchiamo un’altra via proibita e dobbiamo saltare a mano sulla ciclabile occasionalmente sfiorata da dune sabbiose e percorsa da uomini e donne in costume. Arriviamo ad un bivio, nonché ad un altro divieto con una lingua d’asfalto ricavata in qualche modo lungo la tangenziale che porta ad Adge, col furgone guidato da Pino che non può seguirci appieno e con l’asfalto stesso che improvvisamente termina abbandonandoci su uno sterrato senza indicazioni, che noi seguiamo sperando di ritrovare l’orientamento finché non sbuchiamo nel quartiere ricco, cercando di avvicinarci alla traccia da qui piuttosto distante, fallendo però nell’obbiettivo in quanto l’unica via di accesso parte dalla zona bassa. Proseguiamo delusi ed incazzati sperando di trovare una soluzione, chiedendo indicazioni per Beziérs e poi viaggiando a naso verso i puntini del Garmin, riuscendo finalmente a scoprire la via in cui saremmo dovuti passare e proseguendo oltre al fiume Herault, trovando Pino preoccupato che ci rifornisce di acqua fresca e si avvantaggia per cercare un albergo. Adge, paese da detestare e nemico dei ciclisti, ora sappiamo perché qui non pedala nessuno, perché spostarsi fuori dai centri urbani è reso volontariamente impossibile!

Incazzati neri cominciamo il lento scostamento dal mare attraversando Vias, poi stanchi ed abbattuti seguiamo i segnali verdi per Beziérs centro, ignorando eventuali divieti e trovandoci a macinare rapportini su pendenze spianate su due larghe corsie, con colpi di clacson ed incoraggiamenti concomitanti con la fine del Tour. Ad una grossa rotonda io infilo la ruota in una fessura, inchiodando la bici e rischiando seriamente una caduta e cavandomela solo con un segnetto sul cerchione, poco dopo per gradire abbiamo pure la foratura di Paolo forse dovuta agli omnipresenti vetrini delle ciclabili, che da qui in avanti eviteremo.
Pino ha trovato un buon albergo a Beziérs, con qualche fatica riusciamo a raggiungerlo e a scalare sino alla fine ufficiale della 4° tappa, quella che teoricamente sarebbe dovuta essere la più facile e che invece è stata psicologicamente la più pesante di tutte.

Ci prepariamo per la cena, ma prima facciamo un salto in una lavanderia a gettoni, è già tardi e mentre Carmine e Daniele aspettano il bucato noi altri cerchiamo i due ristoranti suggeriti dall’albergo, trovandoli entrambi chiusi… Alla fine ci gettiamo nella piazza alta del paese, molto bella, e troviamo un ristorante a cui chiediamo la disponibilità di 6 posti ricevendo la risposta “la cuisine est fermé” (non sono nemmeno le 10 di sera, si vede che non hanno grandi problemi economici). Proviamo con il ristorante affianco, io e Claudio cominciamo però a mangiare in attesa degli altri, ma anche qui stanno per chiudere e presi dalla disperazione ordiniamo per gli altri quattro che ci raggiungeranno solo in seguito, mangiando decentemente ma con una spesa alta per la qualità, alta pure per essere in Francia. Per finire facciamo una passeggiata lungo la via principale ancora frequentata, ma è tardissimo ed il sonno mi sta conquistando di forza.

Morale della favola: doveva essere la tappa più facile, sin’ora è stata nettamente la più dura, non tanto per il fisico quanto per lo stress psicologico: traffico, gasolio finito, vie strette, divieti, superstrade, vetrini, forature, perdersi, e, “last but not least”, vento contrario anche oggi. Speriamo in domani, sulla carta sarà una tappa da 5h:30 pedalate, ma chissà cosa ci aspetterà (temiamo però altro vento contro)

Percorso: Arles – La grande Motte – Pavalas les Flots – Frontignan – Séte – Adge – Béziers, 166km, 450m
tappa4
Panorama alla partenza da Pavalas
frontignan
Noi sulla ciclabile dopo Pavalas-les-Flots
noi ciclabile
A Frontignan, tra Mediterraneo e paludi
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Lungo la spiagga dopo aver superato Sète
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Ciclabile (più o meno) ad Adge
sterrato adge

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