Scalata 3k al monte Rocciamelone
Susa, 19 agosto
3000m di dislivello in bici sono un valore di tutto rispetto, ma a piedi invece? E se fatti tutti consecutivamente su un’ unica salita?
Sono pochi i posti che possono vantare salite così lunghe da portarci dalla valle sino alla vetta delle Alpi, di uno dei monti più rappresentativi del Piemonte come lo è il Rocciamelone che dai 3538m domina tutta la val di Susa.
Siamo in 4 e siamo appena usciti dall’albergo in una mattinata non calda ma umida, dopo un breve trasferimento camminato arriviamo a Mompantero e a quel sentiero numero 558 che parte subito deciso a lato di una chiesa moderna. Scordatevi le pendenze a cifra unica, qui nel bosco si sale decisi già da subito ed i tratti al 20% sono quelli in cui riposarsi, rocce sporgenti fanno da scalinata in cui scatenare la potenza delle cosce e l’afa ci fa sudare in maniera eccessiva. Ieri siamo scesi da questo sentiero ed abbiamo trovato 3km alla media del … 29% (VENTINOVE, ho scritto giusto!), camminando non è una pendenza esagerata ma rende bene l’idea di quanto si salga decisi e molto a lungo sino al rifugio Trucco a 1700m.
1200m scalati in 4,4km (media 27%), il 60% restante da affrontare dopo una pausa caffé in cui mi cambio la maglietta intrisa per rimanere in canottiera. Lassù c’è la nostra meta, è ancora lontanissima ed altissima, meglio non guardarla mentre ci osserva severa come si addice ad una vetta alpina.
Siamo ancora a valle
Si prende quota
C’è poco da fare, si sale ripidi
Dobbiamo arrivare lassù
Il pezzo successivo ci permette di riposarci camminando in un sentiero nel bosco, poi perdiamo momentaneamente la traccia dovendo attraversare il pascolo di una malga e la ritroviamo su una via che ci lascia parecchio dubbiosi a causa dell’assenza di segnavia sin’ora sempre presenti, ma la via è ben battuta ed infine ci ritroviamo alla “Riposa“, il rifugio a quota 2000 da cui parte la maggior parte degli escursionisti. Ok, siamo al 50%, coraggio che ci arriviamo!
Da qui in avanti il sentiero è sempre ottimamente segnato e taglia a zigzag un’ampia prateria, rocce affioranti dal terreno ci obbligano a qualche microscopico tratto alpinistico e la visuale verso la prossima tappa del rifugio Cà d’Asti ci comincia a mettere l’ansia: è veramente in alto e là sembra molto scosceso con passaggi che poco hanno di escursionistico. La temperatura è ancora gradevole, ma è meglio avere due strati per fronteggiare un venticello fresco che è logico trovare a queste altitudini.
Arriviamo a Cà d’Asti, il comodo rifugio è l’ideale per una sosta merenda prima dell’ultimo strappo di 700m verticale. La vetta ora sembra molto vicina, e in senso orizzontale lo è, ma questo implica che la parte restante sarà veramente verticale. Ed usciti dalla porta lo capiamo subito, a questa quota non cresce nemmeno l’erba ed il cielo velato rende monocolori le pendici rocciose su cui spesso dobbiamo appoggiare le mani a terra per agevolare il cammino. Nulla di pericoloso, ma fa impressione a chi come noi non è abituato alle escursioni ad alta quota.
Sin qui la parte facile, quella successiva sarà un’impresa!
L’ambiente si fa montano
Pranzo time riparandoci dal vento tra le rocce del sentiero
Eccoci pronti per l’ultimo pezzo
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