Stelviobike, i 48 tornanti e il lato Svizzero

di admin il 20/09/2016 · Commenti disabilitati su Stelviobike, i 48 tornanti e il lato Svizzero

Siamo al passo dello Stelvio, fa esageratamente caldo tanto da non sentire un brivido nemmeno in maniche corte, e siamo nel pieno della Stelviobike con centinaia di ciclisti ammassati al passo. Pedalare è impossibile, si deve portare la bici a mano. Claudio si è ripreso dall’avvelenamento del salmone del giorno precedente, ora ha una fame da lupi e si ferma a mangiare assieme agli altri, io invece già che sono qui voglio sfruttare al meglio l’occasione e, in previsione della mega mangiata serale dalla Giovanna, voglio anche bruciare più calorie possibili. Rimango d’accordo con gli altri di trovarci al passo per le 15 e supero il confine lombardo portandomi sullo spettacolare versante trentino, un balcone sull’ Ortles e relativo ghiacciato e sui magnifici tornanti che hanno reso lo Stelvio famoso in tutto il mondo.
L’intera salita è troppo lunga, ma il pezzo finale è alla mia portata, e allora scendo per questi famosi tornanti numerati, stretti e delimitati da blocchi in cemento. Il traffico ciclistico della Stelviobike sta lentamente scemando, ma scendere richiede molta attenzione, non sono pochi quelli che occupano tutta la sede stradale e pure quelli che i tornanti li prendono contromano. Ci risiamo, come a salire da Bornio sono in troppi a non capire la differenza tra “chiusa al traffico motorizzato” e “ci sono solo io“. Mi fermo ad un banchetto per sgranocchiare due biscotti e scendo sino ad oltrepassare la casa cantoniera in prossimità della sgomitata n° 24, praticamente la metà dei 48 tornanti più famosi d’Italia nonché l’inizio del tratto mitico da dove si vede lassù in lontanza il passo raggiunto da tanti e lunghi intagli nella montagna. Dopo la scalata escursionistica al Rocciamelone (3km dislivello a piedi) questa differenza di quota non mi impressiona per niente, ma 550m di salita solo per ritornare con gli altri non sono propriamente trascurabili.

Riparto, pedalo bene e sorpasso una moltitudine di ciclisti di ogni nazione, capacità e mezzo. Tanti i sorpassi obbligati a destra ai danni di chi pretende la carreggiata per se, tante belle curve che per due pedalate danno da riposare su pendenze mai dolci, ma che spezzano anche il ritmo. Nulla di proibitivo per me, salgo senza affanni e gli alberghi del passo si avvicinano sempre di più. Alla fine ricevo pure i complimenti dai fotografi che mi chiedono quanto tempo ho impiegato, ai quali rispondo “non lo so, sto solo cazzeggiando“.
Ed arrivo al passo giusto in tempo per incontrarmi con gli altri e riuscire a fare qualche foto assieme sotto al cartello dopo una breve attesa dietro a inglesi ed un neozelandese. C’è la fila, ma ormai il passo è ritornato vivibile e possiamo inforcare le bici verso la discesa.

Ci fermiamo al Giogo di S.Maria, Carlo fa un selfie con una mucca lì presente e riusciamo pure ad elemosinare una gradevole fetta di crostata, calorie extra utili a chi come me ha giusto mangiato due biscotti. Propongo l’idea di scendere a S.Maria e risalire il versante meno famoso e duro, ma quando accenno al dislivello gli altri mi mandano a quel paese (svizzero) e decidono di rientrare subito a Bormio. Ci troveremo lì più tardi, per cui io mi butto per l’unico versante per me inedito, valicando il confine dell’ UE e cambiando completamente clima morale. Vengo fermato in discesa, sono tutti bloccati a causa di un grave incidente che ha richiesto l’intervento dell’elisoccorso, ma ben presto ripartiamo dovendo fare io attenzione alle differenti abilità dei presenti e ai “cicloni”, bici a tre ruote a trazione manuale e con una bella tenuta in curva. La Svizzera si vede anche dalle piccole cose, come un semaforo rosso che blocca un senso unico alternato. Fossimo stati in Italia ce ne saremmo altamente fregati, giustamente visto che dall’altra parte al massimo avremmo incrociato una bici, ma qui le leggi si rispettano ed io stesso l’ho ricordato agli altri presenti: “We’re not in Italy, we can’t pass”.

Arrivo a S.Maria e con un anellino nei verdi prati rientro all’imbocco del passo sorpassando a fatica moto ed auto ancora incolonnate in attesa del via libera delle ore 16, quando la strada verrà riaperta. Di nuovo in salita, 1100m dislivello e pendenze subito molto decise, qualche tornante che si innalza dalla valle senza regalare grossi panorami e quota che velocemente si eleva in direzione dello Stelvio minore. Si innalza anche un fastidioso vento contrario mentre gli ultimi pedalatori scendono e le prime moto rombano infuriate sul paradiso alpino, si eleva anche la stanchezza e questi 10% continui sono più faticosi del previsto. Ma si avanza, soffrendo un poco avanzo e arrivo finalmente allo Stelvio junior coi suoi 2503m di altitudine. Qualche selfie, qualche foto ai pascoli e due parole con un gruppetto di passaggio prima del lancio verso Bormio, una goduria di discesa larga e tecnica nella quale mi aggrego ad altri volando verso il paese.

Claudio, Pino e Carlo stanno andando a messa, riesco a trovarli appena in tempo per avere le chiavi del furgone e riuscire a lavarmi e cambiarmi in previsione della super cena della Giovanna. Ricordo nel 2010, quando la locanda si trovava ancora nelle alture di Grosio, che dopo il doppio Stelvio mi sono riempito di sciatt, affettati, pizzoccheri e carne di cervo con polenta di grano saraceno, avendo un’ energia incredibile per il giorno successivo che prevedeva Mortirolo e Gavia. Oggi è la stessa cosa, ho mangiato sinché ce ne stava e qualcosa oltre… che ho dovuto rigettare all’ Aprica! Come nel 2010 sarà tutta energia per Gavia e Mortirolo.

Maniva, Crocedomini, San Zeno… persi, Stelvio onorato a dovere con 2 scalate ed un po’, “un po’ ” molto importante
87km, 3232m dislivello, il mio record del rapporto salita/km.

I mitici tornanti
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Io che salgo e guardo l’obbiettivo
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Selfie con la mucca
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Verso S.Maria
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Pascoli al Giogo di S.Maria. La salita è finita
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