I vigneti d’Oltrepò di Davide (parte 1)

di admin il 22/10/2017 · Commenti disabilitati su I vigneti d’Oltrepò di Davide (parte 1)

Come gia’ descritto da Stefano, subito dopo il via mi sono diretto verso Montalto Pavese insieme ai miei compagni di squadra nella RAT Ride All Terrain, Daniele e Giacomino e a Cristian Secco da tempo ospite fisso di questo appuntamento.
Mi piazzo davanti cercando di salire regolare ma di buon passo per sgranare il plotone fin troppo nutrito. A fianco a me la “randagia” Paola Macedo con cui chiacchiero nei primi km di salita indicandole i vigneti e alcune ville che sorgono di fianco alla strada.
In breve giungiamo a Travaglino, dove abbiamo appuntamento con l’ammiraglia condotta da Michela e Antonia che ci aveva preceduto per evitare di restare bloccata dietro agli oltre 100 partecipanti a questa ciclo-merenda.
Mi volto e vedo che il gruppetto e’ ben definito e conta una ventina di unita’ come rileva prontamente Cristian. Affido dunque a lui e a Mino l’onere di condurli fino alla piazza di Montalto mentre Daniele di buon grado ne sorveglia la coda.
Io mi lascio sfilare con l’intento di trovare un’altra quindicina di candidati ad entrare nel primo gruppo in modo da ripartire al meglio il numero di partecipanti tra i due gruppi che affronteranno l’itinerrio piu’ lungo.
Diversi partecipanti mi superano e io li incoraggio dicendo che il gruppo li attende poco piu’ avanti, fermo a Montalto, fin quando vengo raggiunto da Stefano e decidiamo che mentre io inseriro’ nel primo gruppo i partecipanti arrivati con lui, egli stesso si occupera’ di fermare e ricompattare i rimanenti.

Giugniamo cosi’ a Montalto e io faccio segno a tutti i presenti di ripartire, eccezion fatta ovviamente per stefano e per tre locali, pur dotati di buona gamba, per motivi di tempo, devono limitarsi al percorso breve.
Cristian e Mino si portano cosi’ appresso una trentina di persone mentre io e Daniele ci sinceriamo che nessuno rimanga attardato. Le ri-partenze sono sempre infatti delle fasi molto critiche. Bisogna verificare che tutti siano effettivamente in sella prima di chiedere il classico “pronti?” e ripartire, dato che di solito la risposta e’ un mormorio di dubbia interpretazione. E quando si ri-parte, bisogna comunque sincerarsi che nessuno sia distratto… a volte basta avere la testa bassa sul computerino per non rendersi conto di dove il gruppo si e’ diretto.

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Superiamo senza intoppi la ripida ma ben asfaltata discesa di Bosco della Chiesa e imbocchiamo la salita che porta al Carmine. Lascio Daniele con un gruppetto di retroguardia e inizio a risalire i vari partecipanti, che hanno affrontato la salita ciascuno del suo passo. Di tanto in tanto mi fermo a chiacchierare con qualcuno per sapere da dove arrivano, se hanno gia’ pedalato in Oltrepo’ e constato che per molti questi territori sono una piacevole scoperta: strade poco trafficate, colline punteggiate di castelli e vigneti. Come noto e’ lo stato delle strade uno dei freni allo sviluppo turistico di questo territorio, ma recentemente qualcosa sta cambiando.
Continuando a risalire arrivo fino ad un gruppetto di cui fa parte Mino che mi informa che davanti c’e’ Cristian con altri due. Perfetto, sia Cristian che Mino conoscono la strada e il resto dei partecipanti e’ abbastanza vicino da restare in contatto visisvo, pertanto dopo un breve allungo faccio una sosta ad un tornante per scattare alcune foto ai vari partecipanti. Al sopraggiungere di Daniele e dell’ammiraglia riparto e raggiungo il grosso del gruppo nel piazzale antistante il ristorante Belvedere al Carmine.

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Dopo una sosta, breve anche per non rischiare confusione con altri gruppetti di ciclisti che tranistano di qui, introduco una variazione alla traccia originale. Fin qui abbiamo seguito il percorso della granfondo di Casteggio e decido di seguirlo ancora scendendo verso Ruino. Una decisione presa si puo’ dire per coerenza con me stesso, essendo io l’autore di quel tracciato, e motivata dal fatto che la giudico piu’ idonea al passaggio di gruppi numerosi, non necessariamente pratici della zona.
Scendo davanti in modo da poter fermare il gruppo alla fine della stessa e consentirne il ricompattamento in vista del tratto lungo la statale della Val Tidone. Al solito, qualcuno fa fatica ad attendere gli altri e uno allunga, ma poco male, ormai ci siamo tutti e posso ripartire mettendomi in testa per tenere un’andatura tale da tenere il gruppo in fila ma senza esagerare. Soprattutto cerco di non spingere piu’ del dovuto su alcune brevi rimonte evitando di frazionare il gruppo dietro di me. In breve riprendiamo il “fuggiasco” e passato Nibbiano ci avviciniamo rapideamente a Trevozzo. In un paio di occasioni cedo l’onere di tirare a Mino per contare e leggere il viso dei partecipanti per essere certo che non ci siano problemi, mentre Daniele semrpe controlla la coda del gruppo. Abbiamo momentaneamente perso Cristian che col monocorona 34×11 non poteva tenere il nostro passo, ma non e’ un problema dato che e’ “Secco” di nome e di fatto e non fatichera’ a riprenderci sulla successiva salita per Montalbo, dominata dalla caratteristica chiesa dalla cupola ramata.
E’ una salita molto dolce nella prima parte dove di nuovo allungo per fare qualche fotografia, poi riparto e chiudo su un paio che sono andati in ‘fuga”. Questo e’ il bello di questo giro auto gestito… se in salita ne hai vai, se in pianura vuoi tirare tiri, basta che tu sappia dove andare e ti fermi in modo da consentire il ricongiungimento del gruppo. Pertanto, una volta rientrato sui due battistrada e sinceratomi che sappiano da che parte dirigersi agli incroci successivi, di nuovo mi fermo per un paio di fotografie e aggiornarnare tramite WhatsApp le altre “guide” e le ammiraglie sullo stato del gruppo di testa.
Riparto e rientro sul grosso del gruppo che sta affrontando il tratto finale della salita dove le pendenze balzano bruscamente alla doppia cifra.
Qualcuno inizia ad essere stanco ed un paio hanno sbagliato strada ad un bivio dove di recente e’ stata cambiata la segnaletica. Rapidamente l’ammiraglia e un altro partecipante li riportano sulla retta via, cosi’ tutti ci fermiamo nella piazza di Vicobarone dove ne approfittiamo per riempire le borracce e qualcuno anche per una volata in un bar.

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E’ un buon momento anche per fare una pausa nel racconto, nel prossimo descrivero’ come e’ andata fino al rientro a Casteggio.


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