Un’ escursione al mare di Sori

di admin il 14/12/2018 · Commenti disabilitati su Un’ escursione al mare di Sori

Ma se invece della vertical Rovaiolo-Lesima, col rischio di trovare freddo e vento in vetta dopo una scalata tutta da sudare, se al posto di questa giornata andassimo al mare per terminare la via del sale e mangiare il pesce come non siamo riusciti a fine settembre, cosa ne dite?
Ed è così che il solito trio si è riunito per partire da Sori in una limpida e temperata giornata di inizio inverno con lo scopo di un percorso che prevede la discesa verso il mare che erroneamente perdemmo allungando sino a Recco. Il pesce è di nuovo saltato, alle 16 eravamo in spiaggia ed abbiamo preferito rientrare prima, ma il resto del giro ne è valsa veramente la dura pena. 18,5km (più uno di rientro alla partenza), quasi 1400disl che sono tantissimi

Il solito trio
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Alle 11 siamo pronti, vestiti lunghi leggeri e pronti ad un leggero sbalzo termico dovuto alla differenza di quota di 900m, iniziamo come sempre con le prime difficoltà nel trovare la via giusta, la traccia segue un marciapiede lungo il torrente che però non è accessibile dalla nostra posizione, una volta ripresa fatichiamo a trovare la via corretta tra terrugge e cortili accessibili solo tramite ripide scalinate ed è solo grazie alle indicazioni di un abitante che finalmente imbocchiamo lo sterrato verso Teriasca, ripido e roccioso come la Liguria ci ha ormai abituato. Il sentiero è ricoperto da tanti pallini rossi, sembrano fragoline ma in realtà si tratta di tutt’altro, di Corbezzoli come ci spiega Edo, di un frutto introvabile dalle nostre parti ma di cui andava ghiotto quando ancora viveva a Tirana, e le soste per soddisfare la gola ci fanno perdere tanto tempo quante solo le dolci e rosse calorie acquisite in questo “paleo-spuntino” come l’ho soprannominato.

I corbezzoli
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Arriviamo a Teriasca arrampicandoci su una vietta cementata che passa sotto abitazioni in pietra avvinghiate alla roccia, con passaggi lungo i cortili e nello spazio rubato dai liguri alla loro ripida terra, poi riprendiamo a salire ancora più decisi sul crinale del monte Fasce, con ampi panorami che si aprono sui riflessi del mare che ci accecano e su viste sempre più lontane che arrivano all’isola d’Elba, Capraia e pure al dito della Corsica. Davanti a noi un bivio, ma con mio dispiacere i cartelli non mandano sulla direttrice più verticale ed arrivano quasi all’asfalto, dove senza discuterne con gli altri decido di abbandonare la traccia corretta avventurandomi sul crinale di una montagnetta. La scelta si rivela ottima, la vista è stupenda e non possiamo ripartire prima di fotografare i 360° che ci circondano.
Scendiamo alla strada e ricordiamo questo posto, quando stavamo per scendere dalla parte sbagliata (ma, col senno del poi, migliore), ora però abbiamo la direttissima verso il monte Becco su cui stanno pascolando dei cavalli. Bella la loro vita mentre noi col fiato corto sfioriamo questi 900m ventosi e quasi freschi, cima che precede quella più alta del monte Bado raggiunta da un pezzo abbastanza tecnico tra dei ripidi macigni. Il vento è fresco, il panorama sulle isole del mar Ligure ancora più grandioso!

Si sale ripidi
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Ma il monte Fasce in primo piano e la neve sullo sfondo valgono lo sforzo
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Cavalli in libertà sul monte Becco
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Discesa tecnica tra le due vette
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Le croci del monte Bado
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Scendiamo alla sella su un prato reso viscido dalla pioggia della notte, qua ci reincrociamo con la via del sale prendendo però la via alternativa verso Pannesi, un letto di foglie nel bosco che perde quota e che la riacquista sino a sbucare dietro alla trattoria di Case Cornua. Stavolta non ci facciamo fregare ed imbocchiamo il sentiero giusto, ci attende un lungo crinale ben segnato nel quale incontriamo due anziane escursioniste e del quale occasionalmente ignoriamo i segnali per conquistare due nuove vette e delle nuove visuali sul mare.
Ma a me assale una certa ansia, ufficialmente mancano meno di 4km al mare e siamo ad oltre 550m di quota, ma quanto sarà ripido il tratto finale? Ben presto lo scopriremo, inizialmente lo è “piuttosto” ma sempre corribile, poi un po’ peggiora ma rimanendo nei limiti, anzi questi saltelli tra sassi e radici sono molto divertenti ed allenanti per chi come me non fa trail da un mese abbondante. Arriviamo alla chiesa di S.Apollinare, c’è chi ha bisogno di acqua e tutti noi ci strafoghiamo di quei dolci corbezzoli rossi appesi agli alberi, avventurandoci anche nel sottobosco pur di mangiarne qualcuno in più.

Bel panorama verso il Tigullio sulla via del rientro
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Del cemento, e bello ripido, ci porta alla spiegazione del dislivello esagerato: le scale! Tanti tanti gradini stretti che arrivano all’Aurelia e al suo traffico, il mare è davanti a noi in linea d’aria, ma molto più in basso tanto che dobbiamo ancora scendere per toccare la sabbia bagnata da onde nervose che ogni tanto minacciano la nostra contemplazione. E’ fatta, la via del sale è completata con oltre due mesi di ritardo, ci meritiamo una focaccia al formaggio ed un fresco rientro all’auto, con un venticello tutt’altro che salutare. Bene, in attesa della prossima avventura ne è uscita una ottima considerando il poco tempo con cui l’ho preparata

La scalinata finale
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E quanto è bello il mare una volta finita la (parte finale della) via del sale
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