Le corse di inizio 2019
Gli ultimi racconti di un bel periodo di ferie esteso, tre trail piemontesi per ben cominciare il 2019
5 gennaio, Guardamonte 6hr:
Confesso di non aver capito niente di questo ritrovo, credevo che fosse un autogestito per provare il percorso della gara di Ponte Crenna, ma già lo spostamento della partenza in cima a Guardamonte, su quel colle che osserva il Giarolo e da cui partono col parapendio, mi ha insospettito. Ed infatti si tratta di tutt’altro, di una “folle” idea di Checco Galanzino che vorrebbe proporre una gara di 6 ore su un circuito che stiamo per andare a studiare.
Il primo giro sarà quasi camminato, partiamo con una discesa subito tecnica ed estremamente panoramica sulla val Curone, con un passaggio sotto una parete rocciosa ed un rientro corribile in un sentiero boschivo che porta all’agriturismo Guardamonte, poi passiamo sui costioni rocciosi estremamente panoramici che osservano Bagnaria e Varzi ben più bassi, una meraviglia per gli occhi e l’anima. Rientriamo, il giro è molto bello ma si può fare di meglio, dopo esserci alleggeriti d’abito corricchiamo seguendo la traccia precedentemente preparata, ma con una deviazione nel bosco che ci porta sotto alle falesie che fanno da palestra agli arrampicatori, quelli con corde ed attrezzatura. Se il giro di prima era bello, questo è semplicemente il più bell’anello di 6km di tutto l’Appennino settentrionale, e non scherzo. Molto duro e variegato come percorso, ma eccellente, può rapirti i pensieri nella sua meravigliosa bellezza.
Pranzo assieme e poi, essendo presto, rinuncio ad un agevole rientro in auto per camminare 6,5km sino a casa lungo lo Staffora
Il pezzo iniziale dell’anello (foto di repertorio)
Osservando Varzi
Altra visuale verso Varzi
Punti panoramici verso il monte Vallassa
6 gennaio, Garbagna trail autogestito:
Dopo l’aperitivo importante della sera precedente il freddo mattutino a Garbagna lo combatto esalando il calore del vino, nonostante la strada parzialmente gelata non voglio mancare ad un appuntamento organizzato dagli autori del “Garbagna trail Montebore”, la gara a cui sono più affezionato, e come me siamo una sessantina tra podisti e camminatori.
Il gelo della valle viene velocemente sovrastato dal caldo di una giornata dalle forti inversioni termiche, già al terzo chilometro mi alleggerisco e d’ora in avanti il calore dei bicchieri di rosso sarà un ostacolo ad un’andatura necessariamente a singhiozzo per ricompattare il numeroso gruppo, ma il percorso bello che scopre angoli nascosti fa dimenticare queste inversioni termiche violente che ci stanno accompagnando da due settimane.
A metà c’è il ristoro, qui fanno le cose in grande ed abbiamo l’imbarazzo della scelta: panettone o pandoro, acqua o thé, vino o birra… E tutto finisce in fretta, che bocche che abbiamo noi trail-runners! Svalichiamo in cima al monte S.Vito con una scenica foto sotto la croce incastrata tra le rocce, quindi visto l’orario decidiamo di allungare scendendo dal pistino di mtb e lungo altri sentieri che poco aggiungono se non qualche rovo o una picchiata in un campo, ma che almeno ci evitano un lungo pezzo di asfalto.
Garbagna è segno di qualità, compreso il pranzo convenzionato presso la Soms. Bravi!
Il gruppone alla partenza
Ristoro coi fiocchi (e col vino)
Eccoci sul monte san Vito
L’arrivo spensierato
13 gennaio, monte Tobbio:
L’invito non potevo rifiutarlo, il monte Tobbio è una delle due cime importanti in zona su cui ancora non ho messo piede (l’altro è il monte Alfeo) ed accetto volentieri l’invito dell’Azalai ad un allenamento di gruppo. E’ inutile che vi racconti del fresco alla partenza e del tepore all’arrivo, vestirsi è complicato in questo periodo, ma io sono abbastanza abile a scegliere bene tanto che come non ho patito freddo alla partenza, non ho nemmeno sudato tanto in seguito.
Inizio lungo il sentiero del Gorzente sino alla diga del lago Bruno, via stretta con tante rocce e tratti ghiacciati a cui fare attenzione, poi si comincia a fare sul serio con tratti in salita da prendere in agilità, alcuni guadi sdrucciolevoli e cascine disperse nell’ambiente selvaggio tra Voltaggio e Capanne di Marcarolo. Me ne sono accorto solo alla fine, ma abbiamo scalato la parte sommitale sino ai 1080m della cima passando dalla direttissima, una bella verticale tutta polpacci e quadricipiti ancora provati dalla bici del giorno precedente, ma da lassù la vista su … tutto è incredibile: metà arco Alpino, Gaviese e Monferrato, Appennino e pianura, mare e Liguria. Non a caso appoggiati alle mura della chiesetta ci sono già decine di camminatori.
La discesa è la parte più impegnativa, molto tecnica in cui fare sempre attenzione ad ogni passo, è un attimo appoggiare male il piede e prendere una storta come successo ad uno di noi, senza gravi conseguenze però. Si rivela un allenamento molto duro, molto muscolare e faticoso nei suoi vari aspetti, un’uscita da ristorare con un bel pranzetto alla baita!
Guado semighiacciato su cui fare attenzione
Foto di gruppo alla diga
La Beta osserva il sentiero che sale
Panorama sul gaviese
Se il 2018/2019 inizia così, le possibilità sono due: o sarà un’annata memorabile, oppure mi farà pagare il conto. Spero nella prima, ma intanto spero di avervi allietato con i miei racconti che, seppur non ciclistici, parlano di giri e salite
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