Garbagna trail Montebore, secondo anello

di admin il 02/12/2019 · Commenti disabilitati su Garbagna trail Montebore, secondo anello

Siamo a Garbagna ed abbiamo sulle gambe i quasi 20km del primo anello, sono passate due ore dalla partenza e la piazza si è animata con il tifo e gli accompagnatori degli altri due percorsi. Siamo in quattro al ristoro di metà gara intenti a riempire borracce e a fare il carico calorico con torte e bevande zuccherate che ci daranno un surplus energetico per affrontare la seconda parte del Garbagna trail Montebore, quella sulla carta meno dura ma con più fatica da gestire. Ho sentito al volo un “sei sesto/settimo” a Davide, oggi acciaccato ma già vincitore di due edizioni, ed assieme a noi ci sono altri due atleti con cui ben presto abbandonaniamo il paese in direzione collina.

A me va bene, sono abbastanza fresco ed un posto nei dieci in questa avventura su una distanza mai provata sarebbe soddisfacente, ma non nego che annusare il 5° posto e la premiazione alla prima “lunga” della mia carriera mi da uno strano piacere. Non voglio forzare e quelli con me hanno chilometri e chilometri di esperienza in più e già me li vedo staccarmi a breve, ma subito noto che qualcosa non va come mi aspettavo: dalle prime rampe supero Marco, supero Davide e l’altro con noi e dopo non molto, tra camminate e corsette nel ripido ed ombreggiato sentiero, non sento più i loro passi, cosa diamine sta succedendo? Eppure è così, sto andando ad un ritmo per loro difficile e che mi porta a riprendere un altro atleta entro la fine della salita, dove l’asfalto obbligato sostituisce il bosco e regala ottimi panorami sulla val Borbera che mi ricordano gli anni passati a pedalare in bicicletta ammirando una zona che anche sul bitume regala emozioni. Ora sono forse quinto o sesto, ma davanti ne avvisto altri due ed uno lo riconosco subito, è Stefano! Fortissimo atleta che sta vivendo un periodo molto negativo dopo gli exploit in primavera, la meraviglia continua ed addirittura vedo i distacchi ridursi al punto che abbandonato l’asfalto li raggiungo. Mirko, con la sua vistosa canotta rossa, mi manda amichevolmente a quel paese notando quanto sia fresco, Stefano lo vedo invece molto provato tanto che poco dopo si ritirerà… non posso che augurargli di riprendersi ai suoi soliti livelli, non di continuare ai miei!

Però … ora dovrei essere quarto, ma come è possibile? Ma ovviamente in una gara così l’imprevisto è sempre dietro l’angolo e nel salire alla rocca del castello di Sorli cominciano i problemini, uno strano accenno di crampo all’interno coscia e pure un affaticamento al polpaccio che non prelude a niente di buono, cerco di bere in abbondanza ed alimentarmi con piccoli frequenti morsi per evitare il tracollo e dei pericolosi crampi, inoltre devo limitarmi in discesa e cambiare il meccanismo di corsa utilizzando tutto il piede e non un corretto appoggio di avampiede pur di non affaticare troppo i muscoli. Per fortuna qui c’è un pezzo abbastanza corribile ed in salita ho ancora un ottimo passo, corro dove altri già camminano e quasi mi rilasso nei tratti più duri.
Passo il monte Ronzone con le sue antenne e mi dirigo verso S.Vito e relativo monte, l’asfalto interrompe occasionalmente la natura e comincio ad incrociare i camminatori sul percorso di 10km perché sì, il GTM è vero trail di 40/20km, ma c’è anche spazio per i corridori più classici ed anche per escursionisti e famiglie che si avventurano nell’ombra dei boschi sino alla panoramica croce del monte di Garbagna.

Qualcuno mi fa i complimenti, sono quarto e davanti ho una donna e due uomini, ma qualcosa non mi torna e capisco che la suddetta fa parte della staffetta, quindi … non ci credo ma sono a podio! Mi sorpassa ben più forte Enrico, anche lui intento nella staffetta e ci scambiamo due battute sulla mia condizione: io sono al limite dei crampi, ma dietro ho il vuoto e gestendomi bene posso mantenere la posizione. Lui va, io rimango solo tra strani tagli sterrati che rubano 100m di percorso ed un anello buono per allungare attorno al monte Provinera, dove noto davanti a me un atleta con la maglia verde che riesco a raggiungere. Lui è molto affaticato, è partito troppo forte e sta pagando dazio cercando giusto di terminare la gara, ma io sto per battere il personale record di corsa più lunga, i crampetti sono lì pronti a mordere e mancano ben 10km… Seconda posizione, ma che roba è?

Arrivo a San Vito ed inizia per me il tratto migliore, la dura salita alla croce panoramica che domina il paesino piemontese di origine ligure da cui tutto è iniziato ben cinque anni fa, il ripido pezzo ombreggiato è quasi piacevole, ma ogni tanto devo rallentare per massaggiare la coscia e tirare il polpaccio, imprecando nella solitudine del bosco con il timore di vedere un sogno vanificato. Sono sincero con me stesso, lo scopo è finirla decentemente e se dopo 32km non ho dolori né vesciche, se fatica muscolare a parte sto bene e la fine sembra tranquillamente alla mia portata, allora l’obbiettivo iniziale di concluderla con dignità può essere facilmente raggiunto, però parliamoci chiaro, chi non vorrebbe arrivare a podio alla sua prima lunga? E poi col culo che ho sempre a questa gara, il primo è capace che si perda… per cui via con calma verso il traguardo!

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Svalico, voci incoraggianti mi ricordano che sono secondo e che da qui in avanti sarà tutta discesa (come no…), ma per me arriva il peggio con quel pistino da mtb che prendo quasi camminando e su cui perdo decine di secondi rispetto ai miei avversari. Sto andando piano, ma almeno ora c’è un pezzo più corribile in cui riesco a lasciarmi andare senza sovraccaricare e poi c’è del salvifico piano sotto i caldissimi ed affascinanti affioramenti calanchivi che circondano tutta l’alta val Grue. E’ tempo di gel, una veloce botta calorica prima della seguente ripida e sabbiosa discesa che sfiora un calanco e su cui devo prestare attenzione a non mettere male i piedi nel canale formato dalle piogge.
Me lo ricordo bene il pezzo finale, secondo l’orologio mancano 3km e con le gambe che hanno dato ascolto alle mie imprecazioni dovrei arrivare alla fine sano e salvo, ma c’è un pezzo bastardissimo e ripido tutto da camminare, quello che ti fa sputare l’anima e risucchia eventuali energie rimaste. Per mia fortuna (chiamiamola così) la gestione del rischio crampi ha limitato lo sforzo e per me si tratta di una normale impegnativa camminata, non la via crucis che affrontano tanti altri arrivati qui con le forze al lumicino, supero camminatori che mi incoraggiano ed improvvisamente vedo Garbagna molto al di sotto della quota attuale, ma ancora affiorano i ricordi e so che manca veramente poco, qualche pezzo tra le ultime case ed il ripido taglio nel campo che porta in paese, gli ultimi 200m negli stretti vicoli ombreggiati da colorate abitazioni che ricordano l’entroterra ligure.

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E’ festa, l’arrivo mio è un po’ una sorpresa al punto che non vengo notato subito, ma tagliato il traguardo parte l’ovazione, la campana di Renzo, il giro panoramico della piazza a prendermi gli applausi e la mia più totale incredulità nel risultato raggiunto, ancora non capisco come sia stato possibile che alla prima vera gara lunga abbia ottenuto un podio su quasi 100 persone con almeno 6/8 di essi teoricamente a me superiori. Ma il trail è così, se sino a 2 ore può bastare un ottimo motore, con 4 ore di gara ci si deve saper gestire ed in questo sono stato bravo, ho avuto molta fortuna (chiamiamola così) con ritiri eccellenti, qualche acciacco ed atleti partiti troppo forte, ma non ho rubato nulla e nonostante le varie piccole difficoltà nella prima parte con vari rischi cadute e litigi con le borracce ed il freno a mano tirato nella seconda ho raggiunto un podio che i bookmakers davano quasi impossibile.

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E’ l’ora della festa, birra Montebore risotto ed altre delizie prima della meritata premiazione, una gara che ancora mi fa pensare e mi impone una scelta su cosa “voglio fare da grande”, se tentare il salto ai lunghi, fare preparazioni più serie o continuare così ad incastrare allenamenti e cazzeggio. Ma per oggi mi godo il risultato ed esalto chi come Sabina ha faticato per molte più ore di me, beccandosi anche tutto il caldo, per lei ingresso trionfale in paese accompagnata manco fosse il papa, per me pochi passi che mi hanno fatto capire l’entità dello sforzo. Si chiude il sipario, domani sarà un altro giorno ed una settimana di relax in cui metabolizzare il tutto.

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E grazie a voi che siete arrivati in fondo a leggerlo.

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