3° comandamento: ricordati di trailificare le feste

admin il 13/01/2020 · Commenti disabilitati su 3° comandamento: ricordati di trailificare le feste

25/12, il tradizionale trail di natale
Da un brindisi in cantina alla Parigi-Da bar il passo è breve, da una piccola a due medie seguite da altro seguite ancora da un’uscita veloce che termina alle 2 del mattino il passo è molto breve!
E potete immaginare come mi sentissi alle 7 del mattino quando la sveglia è suonata per avvisarmi del tradizionale appuntamento trail a Salice Terme… no, ero comunque felice, feste per me significano corse allegre, tranquille, in compagnia e su percorsi belli senza tirarsi il collo, se poi la giornata si preannuncia monumentale la gioia di svegliarmi è parecchia, se poi questa sarà la mia prima corsa sterrata da oltre tre mesi… ci siamo capiti, non vedo l’ora!
Siamo in 7 e in basso fa fresco, ma basta arrivare a Nazzano per gioire dell’inversione termica che ci dona questo bel tepore e panorami a dir poco magnifici sulla pianura e sulle Alpi in una limpidissima giornata dal sapore primaverile.
Federico da buon cinghiale ci propone alcune deviazioni in salita sul peggior pistino da mtb, le mani toccano un suolo insolitamente asciutto e ci aiutano a scalare pendenze impossibili da correre nelle quali rami e tronchi rappresentano un buon aiuto, poi deviamo su uno sporco sentiero e ci troviamo davanti un piccolo varco in cui ammirare Voghera e zone limitrofe, prima della discesa tecnica in cui noto tutte le lacune accumulate nei mesi, in cui le gambe sentono la fatica e dove tiro i freni. Siamo quasi arrivati, ma un water abbandonato ispira sentimenti fotografici che fanno schifo (però mai quanto la sorpresa lì contenuta) e l’essere tutti insieme felici all’arrivo ci ispira un bel brindisi di spumante, con la sciabolata del tappo svolta a fatica dall’improvvisato sommelier me medesimo…
Auguri di buon natale, ottimamente festeggiato!

Panorama su Nazzano, già qui abbiamo ottimi panoramiIMG-20191225-WA0006

Selfie di gruppoIMG-20191225-WA0011

Questo giro fa cagare!IMG-20191225-WA0009

Sciabolatavlcsnap-2019-12-25-20h15m47s046

26/12, Retorbido fangoso
Mi sarebbe piaciuto replicare una bella uscita di gruppo, ma mi ritrovo solo con la mia stessa compagnia in una fresca mattina che anche oggi preannuncia una buona inversione termica, seppur ridotta rispetto alla primavera di natale.
Sento di rischiare con un tibiale non ancora recuperato al 100%, ma voglio farlo e col senno del poi è stato un bene, giusto del fastidio passato in una giornata.
E’ uno dei tanti itinerari studiati per lo scorso autunno, non tanto bello ma così ricco di dislivello da accumularne 600m in 11km in un continuo saliscendi tra i vigneti, una corsa senza pretese con la fotocamera appresso ottima per delle soste rifiatatrici. L’inizio è buono, terreno morbido ma corribile senza quel temuto fango, un po’ di brina a ricordarmi che siamo a dicembre e buoni panorami tra le colline e le Alpi, ma la seconda parte cambia completamente: ora fa più caldo, il ghiaccietto si è sciolto e le scarpe affondano in pozzanghere argillose rendendo la marcia sporca e difficile. E non solo, nel punto più basso trovo un guado obbligato con il rile dal tipico aroma che nasce dalle fonti solforose e che ha creato uno strato grigiastro di fango in cui affondare, uno sporco divertimento in cui mettervi i piedi.
La parte finale è forse la peggiore, pozzanghere ovunque e fango molle che salta dalle suole ormai lisce sino in testa, mi sento un fiero maiale ma sto gioendo dei piaceri del fuoristrada, piaceri mai dimenticati da cuore, testa, gambe e piedi.

Anche oggi si vedono bene le Alpiretorbido_fangoso 011

Bei vigneti, soprattutto affrontati in verticaleretorbido_fangoso 014

Forse la foto simbolo di questo periodoretorbido_fangoso 019

Di lì dovevo passarciretorbido_fangoso 020

E per finire altro fangoretorbido_fangoso 024

28/12, Monleale luogo del cuore

Oltrepò e tortonese, due territori simili e confinanti che sembrano divisi da una sottile membrana per cui raramente ci sono scambi attravero la linea di confine, perdendosi sia da una sponda che dall’altra diverse zone affascinanti e nuovi panorami. E’ così che convinco Francesca a questa piccola trasferta nella mia collina del cuore, luogo che semmai dovesse succedermi qualcosa rimarremme nel mio testamento come sede di un “memorial Pedrazzani” trail.
Caffettino, un tratto di adeguato riscaldamento bitumato e poi via su pendenze ripide ancora brinate che induriscono un fango ancora molesto, lei che sale tranquilla con una costola dolorante ed io che finalmente ammiro appieno viste collinari sui paesi in quel pezzo di terra di confine tra uomo e natura, dove è nato il mito di Pellizza e del vino Timorasso in due paesi divisi dal Curone ed in perenne lotta tra loro.
Una decisa picchiata ci porta in una valletta scavata da un ruscello, il timore era di trovarlo trasformato in torrente ma ci è andata bene, i guadi saltando di roccia in roccia ci permettono di mantenerci asciutti già prima di imboccare il gelido versante opposto, quello tra bosco e pescheti brinati. Bene, bravi, bis, di nuovo giù nella valletta per scoprire che il ponticello in legno non è più contemplato, ma dove non può l’atletismo può il genio, basta un piccolo masso lanciato nell’acqua a creare il guado necessario.
Le temperature si stanno alzando, l’omnipresente inversione termica che regala bei panorami sta sciogliendo il terreno ed ora cominciamo ad infangarci le scarpe, soprattutto le mie alla loro ultima uscita con dei vistosi tagli nelle tele. Arriviamo a Monleale e Francesca accetta la mia proposta di pistino da mtb, ripido nella parte iniziale e scavato dalle piogge autunnali, ma veramente divertente e con degli attrezzi per esercizi ginnici posti nel suo corso, sicuramente utili ma dove nessuno passerebbe e dei quali siamo gli ultimi usufruitori di questo decenno. Bel giro, non tecnico né molto panoramico, ma appagante. Ed ovviamente le feste vanno santificate con del Bonarda locale, che qui è un’uva completamente diversa, e con dei pensieri sulla vita semplice dei piccoli paesi: per un aperitivo abbiamo speso quanto un bicchiere di Tavernello a Milano

Il freddo che ancora pervade le zone in ombraIMG-20191228-WA0001

Foto insieme…IMG-20191228-WA0002

Guado nel quale ho lanciato un sasso, così da non bagnarmiIMG-20191228-WA0005

Non capisco il senso di attrezzatura per esercizi in questa zonaIMG-20191228-WA0003

Under Avventure

Lo sport delle feste, parte 2

admin il 09/01/2020 · Commenti disabilitati su Lo sport delle feste, parte 2

Rieccoci coi raccontini ancora precedenti alle vere festività

21/12, Salomon demo tour
Un evento per cui avevo avuto la responsabilità già da ottobre, qualche disguido antecedente ma alla fine una convergenza che mi ha visto protagonista, un trail urbano per far provare le scarpe della marca partendo da “Cantieri sportivi” e cercando più difficoltà possibili nella zona collinare di Tortona, che nel suo piccolo presenta comunque scalinate, dislivelli, sentieri e resti romani risalenti a due millenni fa. Il giro in sè è breve, ma dopo un sottopasso ferroviario ed una vasca tra duomo e via Emilia incominciamo a salire su sentieri resi viscidi dall’acquazzone della notte, coi vestiti che si bagnano tra le foglie, i passi insicuri sulle umide scalinate e qualche allungo quando si risale, con 18 presenti (non tanti) ma con dei palmares per cui io, con 7 podi annuali in garette secondarie, sono quasi uno sfigato.
L’inizio è bello, ma la parte centrale sfoggia il meglio di Tortona con il tratto del Lavello, 300m scarsi in cui è difficile stare in piedi, in cui una mano allungata rappresenta la salvezza e nei quali ridiamo come bambini di fronte alle nostre ed altrui difficoltà. Proseguo facendo vedere i resti del castello, il convento, i piccoli panorami urbani sino alla Madonna della Guardia e provando le scarpe anche in brevi tratti tecnici, sino a ridiscendere per lo stesso Lavello infangato, con schizzi marroni che volano ovunque sporcando e facendo divertire i presenti.
Pochi i km, molto di più il ristoro finale con vino, salame, formaggi e tante leccornie di ogni tipo, una soddisfazione per me quella di aver fatto scoprire l’angolo divertente di Tortona e di aver avuto questa responsabilità.

Davanti al duomosalomon_demo 018

E in via Emilia (come a Voghera!)salomon_demo 019

Ma ora si va di sterratosalomon_demo 027

E qui sul Lavello si sale a fatica80779977_2921704494529273_3461114552421187584_n

Scalinata verso il conventosalomon_demo 049

Il gruppo intero79830078_2921704441195945_6084016273673420800_n

E la parte rosa del grupposalomon_demo 058

22/12, Camminando lungo lo Staffora
Gara della squadra, arrivo tardi alla partenza, non faccio quasi riscaldamento e nei primi chilometri tengo anche il gruppo di testa prima di cedere completamente in quei 500m resi un acquitrino dal nubifragio della notte passata. Vorrei camminare e se continuo correndo è solo per arrivare prima, ma la voglia unita alla fatica di ieri mi frenano enormemente. In fondo sono qui a far presenza, quindi va bene così.
Poi arrivano le brutte notizie che purtroppo ci si aspettano, un impegno improvviso che mi costringe ad allungare in bici nel pomeriggio e godere di ottime viste da Valverde verso le Alpi

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23/12, Viguzzolo immersion
I programmi scombussolati da un funerale nel pomeriggio mi portano al mattino a Viguzzolo a recuperare i ravioli ordinati per il pranzo natalizio, ma già che ci sono mi concedo un’altra ulteriore corsetta tranquilla, tutta su asfalto e di soli 7,5km tutta nel paese, senza mai incrociare le vie. Niente degno di nota, se non il percorso simpatico ed il fatto che è il sesto giorno di corsa consecutivo

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24/12, Calvignatale
Impegno enologico/brassicolo con brindisi vari (la famosa Parigi-Da bar) nel pomeriggio, solo una pedalata al mattino e tante soste nei posti che più frequento. Ma tanto domani è natale e ci si rilassa… (nella prossima puntata)

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Le corse delle feste

admin il 08/01/2020 · Commenti disabilitati su Le corse delle feste

Ricordati di santificare le feste, ed anche quest’anno l’obbligo è stato compiuto.
Vengo da tre mesi abbastanza tribulati, con tendinopatie varie accompagnate da versamenti che hanno interessato la guaina del tibiale, in pratica non ho corso da metà settembre sino a fine ottobre e solo verso metà dicembre ho ricominciato a metter su dislivello e dello sterrato, molto più piacevole ma anche stressante a livello articolare e tendineo. A Babbo natale ho chiesto una corsa ogni due giorni, sapendo che difficilmente avrebbe accolto la mia richiesta, ed invece è stato così generoso da sfiorare il limite del molesto, per cui vi racconto tutto, iniziando dalla settimana precedente, quella che ha iniziato la lunga serie con qualche chilo di troppo ma anche tante piccole soddisfazioni consecutive.

18/12, la Tapapizzata
Tapapizzata, un mio neologismo bruttino che indica una corsa col solo fine di trovarsi per una pizza in compagnia, un appuntamento fisso prima di natale che grazie alla collaborazione col Running Oltrepò ha visto ben 25 partenti al grido di “buona camminata” del sig. Pontiroli, capo amministratore delle gare enti della provincia di Pavia.
Percorso collaudato con una deviazione iniziale attorno alla ferrovia, allungo studiato apposta per evitare il trafficato tratto iniziale e già immergerci nel buio della periferia prima di catapultarci, con una allegra arroganza ed i vestiti rossi natalizi, nelle vie centrali della città, conquistando le strette strade sotto i luminari e piantando bandiera in uno sfregiato duomo usato come parcheggio, salendo come dei Rocky Balboa i gradini del castello e superando il vecchio ponte su uno Staffora ancora offeso dalle tante piogge passate.
La seconda parte cambia completamente, corriamo in aperta campagna con le nostre luci frontali che come piccole lucciole si muovono saltellando tra ghiaia e pozzanghere, insetti luminescenti che poi accelerano sulla dritta ciclabile dando il tutto fino al meritato ristoro finale a base di vino bianco. E quindi pizza e birra, il giusto premio per festeggiare il natale!

Viva i babbi natale
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Si corre nella notte
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E si corre in via Emilia, centro di Vogheratapapizzata_natale2019 021

Il duomo di Vogheratapapizzata_natale2019 025

Il gruppo sotto al duomotapapizzata_natale2019 026

Sul ponte dello Stafforatapapizzata_natale2019 036

Cin cin, è quasi nataletapapizzata_natale2019 053

19/12, prova del Salomon demo tour
C’è stata qualche incomprensione nell’organizzazione di questo evento, ma alla fine si è giunti al compromesso per me migliore, quello che mi vedrà come ideatore del tracciato e gestore del gruppo che sabato avrà in prova le scarpe della Salomon. Corsetta breve in Tortona sotto una leggera pioggia e qualche sentiero così fangoso da dover appoggiare le mani a terra, ma intanto la mia idea mi piace ed è il compromesso migliore tra il trail che tanto mi manca e la partenza obbligatoria dal negozio lungo la circonvallazione

20/12, vado anche oggi
C’è Scirocco, un caldo impossibile per essere inverno con ben 11° ed una pioggia leggera che a tratti diventa pesante, ma esco lo stesso ed anche oggi mi concedo dello sterrato, rischiando prima di finire impalato da un grosso ramo che segnala una profonda buca e poi scivolando nella salita fangosa. Poca roba, ma riassaporare il piacere del terreno dopo tre mesi e capire che tutto sommato sto bene vale il costo della fatica

E domani l’impegno sarà serio…

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#Ioduro6ore (La sei ore di Guardamonte)

admin il 17/12/2019 · Commenti disabilitati su #Ioduro6ore (La sei ore di Guardamonte)

Tempo di lettura 7/8 minuti, ma avevo l’obbligo morale di scriverlo e, come sempre, mi è sfuggita la mano

#ioduro6ore,‭ ‬l’ultima gara del trofeo Malaspina nonché un’idea tra il folle e l’eroico,‭ ‬quella di ripetere un bellissimo circuito trail di‭ ‬5km il più volte possibile nell’arco di sei ore.‭ ‬Il tracciato è fantastico,‭ ‬dalla‭ ‬bellissima piazzola di partenza per il parapendio al ripido sentiero che porta sotto le rocce,‭ ‬dalle falesie di arrampicata che guardano Varzi ai balconi del monte Vallassa condivisi tra le province di Pavia ed Alessandria.‭ ‬Un peccato non esserci,‭ ‬un peccato ancora di più per me che ho inaugurato il giro a gennaio e fatto la prova del tracciato una settimana prima.‭
‬Già,‭ ‬perché quella che doveva essere una blanda corsetta di defaticamento ha invece portato alla luce un’inspiegabile tendinite al piede sinistro,‭ ‬un’altra a far compagnia a quella in remissione al piede destro.‭ ‬Le sensazioni sono pessime,‭ ‬il giorno seguente fatico a camminare e la gara è nettamente compromessa,‭ ‬dai test precedenti so che al massimo riuscirò a camminare per quattro giri e la voglia di partecipare è bassa,‭ ‬vorrei evitare una situazione realmente frustrante ma poi penso agli amici organizzatori di Azalai ed Atletica Pavese,‭ ‬al percorso,‭ ‬agli amici atleti ed a tutto il contesto ottimamente organizzato,‭ ‬per cui con dispiacere mi presento al via con un netto anticipo.‭ ‬Ho a dietro di tutto,‭ ‬fotocamera e qualcosa da sgranocchiare,‭ ‬occhiali in tinta e bende per fissare la caviglia alla buona,‭ ‬oltre ad una dose di tristezza e dei sogni notturni che mi vedevano correre al‭ ‬9°‭ ‬giro di‭ ‬5,2km‭ …

Non siamo tanti,‭ ‬siamo un po‭’ ‬i soliti ed un po‭’ ‬degli agguerriti staffettisti che si daranno battaglia con risultati incredibili,alle‭ ‬11‭ ‬si parte e subito mantengo la parola data:‭ ‬un giro di lancio permette di sgranare il gruppo prima della infida discesa tra roccia e sabbia che sfiora i calanchi,‭ ‬io cammino ritrovandomi immediatamente a fondo gruppo e già noto come in tanti siano partiti troppo forte in una calda giornata di settembre.‭ ‬Passiamo dal traguardo e tra gli sguardi sbigottiti di chi mi vede così indietro spiego la situazione,‭ ‬purtroppo più di così non potrò fare,‭ ‬passo‭ “‬trail-scursionistico‭” ‬con discese non frenate e marcia per il resto del tempo.

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Giro uno,‭ ‬Il bello di questa gara è che non ci sono cancelli e chiunque può partecipare,‭ ‬dal forte atleta al camminatore,‭ ‬ed infatti già dal primo giro recupero qualche posizione marciando ed approfittando dei tratti più sconnessi per muovere le gambe e del ripido bricco a metà giro per far lavorare dei quadricipiti allenati senza caricare i piedi.‭ ‬Sfotto Ansaldo,‭ ‬anche lui alle prese con noie fisiche,‭ ‬racconto la situazione al cronometrista a metà percorso e proseguo con la tristezza nascosta dagli occhiali gialli che tanto bene si abbinano alla maglia.‭

‬Eccomi al‭ ‬giro due andato in‭ ‬50‭’ ‬abbondanti,‭ ‬sento il tifo dei presenti a cui spiace vedermi così indietro e sento che‭ ‬4‭ ‬tornate sono alla mia portata,‭ ‬sin’ora nessuna sensazione negativa.‭ ‬Al secondo giro cominciano i doppiaggi,‭ ‬da Matteucci con la musica a palla a Grondona che quasi si incazza a vedermi lì,‭ “‬oh ma che fai‭?” “‬male faccio‭!”‬,‭ ‬mi raggiunge il patron Checco che mi ringrazia per la presenza e‭ “‬combatto‭” ‬con una donna che nei tratti più correvoli però prende il largo.‭
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‬Inizia il‭ ‬giro tre e per ora tutto ok,‭ ‬mi sta balenando in mente l’idea di aggiungerci un quinto giro…‭ ‬ma intanto approfitto del banchetto ristoro per dei sali presi rigorosamente con un bicchiere di plastica che mi porto appresso,‭ ‬sto prendendo confidenza nei tratti più tecnici e recupero terreno dai miei‭ “‬avversari‭” ‬raggiungendo quella donna a cui faccio compagnia.‭ ‬A metà il cronometrista mi incoraggia a continuare,‭ ‬nella ripida salita recupero parecchio ed aiuto Tiziana in crisi di stomaco‭ (‬ehi ma sto recuperando posizioni‭!) ‬e verso la fine ne approfitto per una digressione pipì in un punto estremamente panoramico,‭ ‬per poi rientrare al traguardo corricchiando in discesa con tanto di goliardica proposta di squalifica poiché ho dichiarato di voler camminare tutto il tempo.‭ ‬Sta andando fin bene dai,‭ ‬il‭ ‬5°‭ ‬ci sta con opzione sesto…‭ ‬molto meglio del previsto.‭

Giro quattro,‭ ‬sosta barretta e bicchiere di birra al ristoro,‭ ‬con la pessima idea di mangiare nel tratto più ripido e dove Pietro mi fotografa a bocca piena.‭ ‬Il piede comincia a farsi sentire,‭ ‬ma ancora a livello di fastidio ed è così che annuncio il‭ ‬5°,‭ ‬comincia a far caldo e comincio a vedere qualcuno calare il ritmo,‭ ‬è una gara che non perdona gli errori gestionali ed in tanti sono partiti a bomba,‭ ‬ho visto gente ansimare già al‭ ‬3°‭ ‬km,‭ ‬resistere sino al‭ ‬10°‭ ‬e poi perdersi completamente ad un quarto di gara.‭ ‬Salvifica è la fontana al‭ ‬2°km,‭ ‬sosta che a quest’ora del primo pomeriggio è un toccasana per tutti.‭ ‬E via così arrivo nuovamente al traguardo dopo circa‭ ‬3‭ ‬ore abbondanti e mi fermo per una doverosa sosta ad un banchetto abusivo della Garlaschese con pizza e panini alla nutella.‭ ‬Vorrà dire che anche oggi si fa dieta la prossima settimana.

Inizia il‭ ‬giro cinque,‭ ‬nel quale mi faccio furbo e mangio la mia barrettina di semi e cioccolato nel tratto di salita,‭ ‬molto più comodo dato il ritmo comunque molto agevole,‭ ‬ormai ho imparato bene i segreti del percorso e so come muovermi tra rocce e radici appoggiando con agio i piedi,‭ ‬forzando laddove le pendenze sono più dure e rilassandomi alla fresca ombra della seconda parte di percorso.‭

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Giro sei,‭ ‬il tendine si sta offendendo,‭ ‬ma ancora non posso parlare di dolore per cui inizio quest’insperata tornata,‭ ‬se continuo così stringendo i denti potrò anch’io dire che‭ “‬duro‭ ‬6‭ ‬ore‭”‬,‭ ‬ma prima mi fermo all’utile banchetto del ristoro facendo il pieno di sali,‭ ‬the ed un bel bicchiere di vino rosato che velocemente entra in circolo,‭ ‬è curioso come a stomaco vuoto e sotto sforzo bastino pochi minuti per sentire i‭ ‬12°‭ ‬alcolici ed altrettanto poco tempo per smaltirlo.‭ ‬Vedo che il percorso sta cominciando a mietere le sue vittime,‭ ‬in salita recupero alcune posizioni e riesco a riprendere anche Grondona che già ha due giri di vantaggio e finirà secondo,‭ ‬mentre io camminando sono piuttosto fresco anche se non nego che dopo‭ ‬4‭ ‬ore di marcia spedita comincio ad accusare un leggero calo.

Giro sette,‭ ‬ormai l’idea di concludere le‭ ‬6‭ ‬ore,‭ ‬la magra consolazione di riuscire quantomeno a stare‭ ‬6‭ ‬ore in piedi prende il sopravvento con l’ipotesi dell‭’ ‬ottavo giro,‭ ‬ma intanto si va.‭ ‬La fatica è visibile nei volti di chi incrocio,‭ ‬solo gli staffettisti sembrano freschi e riescono a correre dove tutti camminano,‭ ‬il percorso ormai noto si sta deformando sotto le nostre suole tassellate e a metà saluto festante il cronometrista ormai mio amico.‭ ‬Salvifica è anche la fontana di Guardamonte,‭ ‬una riserva infinita di acqua e fresco.‭

Giro otto,‭ ‬mi sento bene ed il piede non fa male,‭ ‬per cui decido di rischiare il tutto e correrlo,‭ ‬tanto che ho‭ ‬37‭ ‬minuti prima dell’ultimo tocco di campana e passando in tempo avrò diritto ad un giro bonus.‭ ‬Mi fermo al ristoro infilando direttamente il bicchiere nei secchi di sali,‭ ‬poi nella bastarda prima discesa saluto il grande Massimo Sartirana pronto a fotografarci stravolti e preso dall’entusiasmo tento di corricchiare,‭ ‬inciampando prontamente in una roccia e battendo mani e ginocchia…‭ ‬niente di grave,‭ ‬ma uno strattone lungo tutta la colonna ed un ginocchio che si gonfia non fanno mai piacere.‭
‬Corro,‭ ‬e corro come ho sognato prima di svegliarmi,‭ ‬nessun dolore e minuti recuperati su persone con due giri in più di me,‭ ‬laddove la salita è dura faccio valere la forza bruta,‭ ‬in piano la maggiore freschezza di chi ha cazzeggiato per cinque ore ed in discesa le gambe sono ancora vispe.‭ ‬Ma‭ … ‬c’è sempre un‭ “‬ma‭” ‬e si vede dalla scarsa preparazione ai trail dovuta a tendinite n°1,‭ ‬tanto che comincio a patire un accenno di crampo e pure un certo affaticamento.‭
‬Il cronometro però segna ancora sette minuti,‭ ‬ed allora vaffanculo e‭ ‬#iodurobenpiùdiseiore‭!

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Giro nove,‭ ‬in molti approfittano del tempo extra per una tornata in più,‭ ‬io calo il ritmo memore della caduta e di due gambe comunque provate,‭ ‬davanti Matteucci parte come un disperato verso la vittoria mentre tutti si trascinano in qualche modo sino al traguardo.‭ ‬Alterno corsa e cammino,‭ ‬ormai ho onorato l’evento e nelle ombre lunghe dei boschi svolgo gli ultimi passi fino al meritato traguardo,‭ ‬quello che avrei dovuto superare quattro volte ed invece calpesto per la‭ ‬9°‭ ‬volta.‭

Sono stanco,‭ ‬non certo provato,‭ ‬frustrato per una sfida che mi intrigava parecchio ma tutto sommato contento di essermi meritato la maglia commemorativa,‭ ‬il panino più birra,‭ ‬la pasta ed i magnifici panorami verso il tramonti,‭ ‬il vino tenuto in fresco che mi premuro di condividere e l’amiciza‭ (‬spesso alcolica‭) ‬che pervade questi eventi.‭
‬Dopo sei ore posso fare a meno delle scarpe camminando scalzo‭ (‬anzi,‭ “‬barefoot‭” ‬che fa più figo‭) ‬e bevendo come meritata ricompensa,‭ ‬sedendomi ovunque ci fosse cibo e‭ ‬liquidi‭ ‬tra proloco ed organizzatori e‭ ‬sentendomi‭ ‬quasi felice per una giornata che mi ha dato meno di quanto sperato una settimana fa,‭ ‬ma molto di più di quanto auspicabile al mattino.‭ ‬Nove giri totali e‭ ‬14°‭ ‬posizione assoluta su circa‭ ‬60,‭ ‬che per un camminatore non è poi male.‭

‬E che bello trovarsi stanchi con la birra attorno al tavolo,‭ ‬che bello il tramonto dalla piazzola panoramica sulla val Curone,‭ ‬che bello vedere Varzi dalle balconate rocciose del monte Vallassa,‭ ‬che bello passare sotto le rocce da arrampicata e balzare tra sassi e radici,‭ ‬ma senza lo stress dell’autogestione tipica dei trail ad anello unico.‭ ‬Che bell’evento quello in cui si decade lentamente sino al limite della propria forza sapendo di correre in un angolo di paradiso…‭ ‬E che bello poter dire‭ ‬#ioduro6ore‭ !‬
Meno bello il giorno dopo,‭ ‬la caviglia sembrava ok alla sera ma al mattino il gonfiore era evidente ed anche il dolore mi consiglia di non forzare per almeno un paio di settimane.‭ ‬Se ne parlerà per il‭ ‬2020,‭ ‬con la speranza di riprendere attivamente ad ottobre,‭ ‬ma intanto ho fatto di necessità virtù ed ho avuto piacere da una giornata che la ragione mi suggeriva di evitare e che solo l’istinto più profondo mi ha convinto ad affrontare.‭
‬E dopo aver scritto questo racconto‭ … ‬#ioduro7ore ed anche più
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Under Avventure

Garbagna trail Montebore, secondo anello

admin il 02/12/2019 · Commenti disabilitati su Garbagna trail Montebore, secondo anello

Siamo a Garbagna ed abbiamo sulle gambe i quasi 20km del primo anello, sono passate due ore dalla partenza e la piazza si è animata con il tifo e gli accompagnatori degli altri due percorsi. Siamo in quattro al ristoro di metà gara intenti a riempire borracce e a fare il carico calorico con torte e bevande zuccherate che ci daranno un surplus energetico per affrontare la seconda parte del Garbagna trail Montebore, quella sulla carta meno dura ma con più fatica da gestire. Ho sentito al volo un “sei sesto/settimo” a Davide, oggi acciaccato ma già vincitore di due edizioni, ed assieme a noi ci sono altri due atleti con cui ben presto abbandonaniamo il paese in direzione collina.

A me va bene, sono abbastanza fresco ed un posto nei dieci in questa avventura su una distanza mai provata sarebbe soddisfacente, ma non nego che annusare il 5° posto e la premiazione alla prima “lunga” della mia carriera mi da uno strano piacere. Non voglio forzare e quelli con me hanno chilometri e chilometri di esperienza in più e già me li vedo staccarmi a breve, ma subito noto che qualcosa non va come mi aspettavo: dalle prime rampe supero Marco, supero Davide e l’altro con noi e dopo non molto, tra camminate e corsette nel ripido ed ombreggiato sentiero, non sento più i loro passi, cosa diamine sta succedendo? Eppure è così, sto andando ad un ritmo per loro difficile e che mi porta a riprendere un altro atleta entro la fine della salita, dove l’asfalto obbligato sostituisce il bosco e regala ottimi panorami sulla val Borbera che mi ricordano gli anni passati a pedalare in bicicletta ammirando una zona che anche sul bitume regala emozioni. Ora sono forse quinto o sesto, ma davanti ne avvisto altri due ed uno lo riconosco subito, è Stefano! Fortissimo atleta che sta vivendo un periodo molto negativo dopo gli exploit in primavera, la meraviglia continua ed addirittura vedo i distacchi ridursi al punto che abbandonato l’asfalto li raggiungo. Mirko, con la sua vistosa canotta rossa, mi manda amichevolmente a quel paese notando quanto sia fresco, Stefano lo vedo invece molto provato tanto che poco dopo si ritirerà… non posso che augurargli di riprendersi ai suoi soliti livelli, non di continuare ai miei!

Però … ora dovrei essere quarto, ma come è possibile? Ma ovviamente in una gara così l’imprevisto è sempre dietro l’angolo e nel salire alla rocca del castello di Sorli cominciano i problemini, uno strano accenno di crampo all’interno coscia e pure un affaticamento al polpaccio che non prelude a niente di buono, cerco di bere in abbondanza ed alimentarmi con piccoli frequenti morsi per evitare il tracollo e dei pericolosi crampi, inoltre devo limitarmi in discesa e cambiare il meccanismo di corsa utilizzando tutto il piede e non un corretto appoggio di avampiede pur di non affaticare troppo i muscoli. Per fortuna qui c’è un pezzo abbastanza corribile ed in salita ho ancora un ottimo passo, corro dove altri già camminano e quasi mi rilasso nei tratti più duri.
Passo il monte Ronzone con le sue antenne e mi dirigo verso S.Vito e relativo monte, l’asfalto interrompe occasionalmente la natura e comincio ad incrociare i camminatori sul percorso di 10km perché sì, il GTM è vero trail di 40/20km, ma c’è anche spazio per i corridori più classici ed anche per escursionisti e famiglie che si avventurano nell’ombra dei boschi sino alla panoramica croce del monte di Garbagna.

Qualcuno mi fa i complimenti, sono quarto e davanti ho una donna e due uomini, ma qualcosa non mi torna e capisco che la suddetta fa parte della staffetta, quindi … non ci credo ma sono a podio! Mi sorpassa ben più forte Enrico, anche lui intento nella staffetta e ci scambiamo due battute sulla mia condizione: io sono al limite dei crampi, ma dietro ho il vuoto e gestendomi bene posso mantenere la posizione. Lui va, io rimango solo tra strani tagli sterrati che rubano 100m di percorso ed un anello buono per allungare attorno al monte Provinera, dove noto davanti a me un atleta con la maglia verde che riesco a raggiungere. Lui è molto affaticato, è partito troppo forte e sta pagando dazio cercando giusto di terminare la gara, ma io sto per battere il personale record di corsa più lunga, i crampetti sono lì pronti a mordere e mancano ben 10km… Seconda posizione, ma che roba è?

Arrivo a San Vito ed inizia per me il tratto migliore, la dura salita alla croce panoramica che domina il paesino piemontese di origine ligure da cui tutto è iniziato ben cinque anni fa, il ripido pezzo ombreggiato è quasi piacevole, ma ogni tanto devo rallentare per massaggiare la coscia e tirare il polpaccio, imprecando nella solitudine del bosco con il timore di vedere un sogno vanificato. Sono sincero con me stesso, lo scopo è finirla decentemente e se dopo 32km non ho dolori né vesciche, se fatica muscolare a parte sto bene e la fine sembra tranquillamente alla mia portata, allora l’obbiettivo iniziale di concluderla con dignità può essere facilmente raggiunto, però parliamoci chiaro, chi non vorrebbe arrivare a podio alla sua prima lunga? E poi col culo che ho sempre a questa gara, il primo è capace che si perda… per cui via con calma verso il traguardo!

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Svalico, voci incoraggianti mi ricordano che sono secondo e che da qui in avanti sarà tutta discesa (come no…), ma per me arriva il peggio con quel pistino da mtb che prendo quasi camminando e su cui perdo decine di secondi rispetto ai miei avversari. Sto andando piano, ma almeno ora c’è un pezzo più corribile in cui riesco a lasciarmi andare senza sovraccaricare e poi c’è del salvifico piano sotto i caldissimi ed affascinanti affioramenti calanchivi che circondano tutta l’alta val Grue. E’ tempo di gel, una veloce botta calorica prima della seguente ripida e sabbiosa discesa che sfiora un calanco e su cui devo prestare attenzione a non mettere male i piedi nel canale formato dalle piogge.
Me lo ricordo bene il pezzo finale, secondo l’orologio mancano 3km e con le gambe che hanno dato ascolto alle mie imprecazioni dovrei arrivare alla fine sano e salvo, ma c’è un pezzo bastardissimo e ripido tutto da camminare, quello che ti fa sputare l’anima e risucchia eventuali energie rimaste. Per mia fortuna (chiamiamola così) la gestione del rischio crampi ha limitato lo sforzo e per me si tratta di una normale impegnativa camminata, non la via crucis che affrontano tanti altri arrivati qui con le forze al lumicino, supero camminatori che mi incoraggiano ed improvvisamente vedo Garbagna molto al di sotto della quota attuale, ma ancora affiorano i ricordi e so che manca veramente poco, qualche pezzo tra le ultime case ed il ripido taglio nel campo che porta in paese, gli ultimi 200m negli stretti vicoli ombreggiati da colorate abitazioni che ricordano l’entroterra ligure.

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E’ festa, l’arrivo mio è un po’ una sorpresa al punto che non vengo notato subito, ma tagliato il traguardo parte l’ovazione, la campana di Renzo, il giro panoramico della piazza a prendermi gli applausi e la mia più totale incredulità nel risultato raggiunto, ancora non capisco come sia stato possibile che alla prima vera gara lunga abbia ottenuto un podio su quasi 100 persone con almeno 6/8 di essi teoricamente a me superiori. Ma il trail è così, se sino a 2 ore può bastare un ottimo motore, con 4 ore di gara ci si deve saper gestire ed in questo sono stato bravo, ho avuto molta fortuna (chiamiamola così) con ritiri eccellenti, qualche acciacco ed atleti partiti troppo forte, ma non ho rubato nulla e nonostante le varie piccole difficoltà nella prima parte con vari rischi cadute e litigi con le borracce ed il freno a mano tirato nella seconda ho raggiunto un podio che i bookmakers davano quasi impossibile.

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E’ l’ora della festa, birra Montebore risotto ed altre delizie prima della meritata premiazione, una gara che ancora mi fa pensare e mi impone una scelta su cosa “voglio fare da grande”, se tentare il salto ai lunghi, fare preparazioni più serie o continuare così ad incastrare allenamenti e cazzeggio. Ma per oggi mi godo il risultato ed esalto chi come Sabina ha faticato per molte più ore di me, beccandosi anche tutto il caldo, per lei ingresso trionfale in paese accompagnata manco fosse il papa, per me pochi passi che mi hanno fatto capire l’entità dello sforzo. Si chiude il sipario, domani sarà un altro giorno ed una settimana di relax in cui metabolizzare il tutto.

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E grazie a voi che siete arrivati in fondo a leggerlo.

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