Top 2010: posizioni 6-4

il 02/01/2011 · Commenti disabilitati su Top 2010: posizioni 6-4

6° posto: 06/06) Bedonia

L’ invito è molto allettante, un weekend di salite dispersi nell’ alto Appennino Parmense, lontani da tutto e tutti in una piccola frazione di Bedonia alla casa di montagna degli “Aresius”, circondati da alte vette e lunghe salite.
Io e Marco siamo arrivati sabato per pranzo, il primo giorno è stato di ambientazione con un giretto di 57km, è oggi 6 Giugno che ci aspetta il bello. Purtroppo Marco ha avuto problemi col copertone, è per questo motivo che non ci terrà compagna ripiegando su un itinerario più corto, mettendo una toppa al buco e sperando di non forare una terza volta. Noi 3 invece partiamo in direzione Bedonia al mattino, dopo la facile salita al passo Montevaccà ci buttiamo verso il paese che (si dice) un tempo deteneva il 2° posto in Europa per consumo di alcol pro-capite. Seguiamo la val Taro sino ad un bivio anonimo, dove inizia la difficile salita del passo del Chiodo, con alcuni tratti al 12% e punte del 16% in cui cerco di non strafare, vedendo Roberto pian piano avanzare e pedinando la ruota di Giulio nel falsopiano finale in una fitta pineta. Al passo incontriamo pure Marco, che da quel punto tornerà indietro.
Una discesa tecnica ci porta alla salita di Rezzoaglio, la più facile delle 3 dure del giorno, con soli 600m di dislivello. Me ne renderò conto solo dopo che lo scollinamento è a meno di 200m dal Tomarlo, volendo si potrebbe tornare subito indietro, ma le energie sono ancora tante, abbastanza per fermarmi a fare foto e ricevere una lezione di geografia sui monti della zona.
Un pranzetto a Santo Stefano è ciò che serve prima della discesa in val d’Aveto, è da tanto che ci sarei voluto passare e ci riesco partendo dalla provincia di Parma… Il piacere dura poco, ci aspetta la 3° salita dura che si chiama Crociglia (Chiodo, Crociglia, ieri Tomba ed il Colle dei Morti…), una stradina che sembra fine a se stessa e che invece continua in un fitto bosco sino a Torrio, poi la vista si apre nello stesso modo in cui la salita inasprisce, con gli ultimi lunghi km al 9-10% ed un clima molto umido che finalmente mi fa sentire un po’ di stanchezza.
Non è ancora finita, ci manca la parte finale del Tomarlo da Ferriere in cui ci diamo il cambio, la lunga discesa verso Anzola e la salitella finale di Fornolo, anche se mi sarebbero piaciuti ulteriori metri di dislivello!
In totale 117km e 3000m di dislivello

Perchè 6°? La foschia ha ridotto i panorami di pura montagna Appenninica, così come l’ umidità mi ha infastidito parecchio ed ho anche sottovalutato le mie possibilità, ma il giro è stato molto interessante su strade impegnative e lontano dal traffico, con belle discese ed Appennini a sovrastarci ovunque. Inoltre voglio premiare il weekend di vacanza che Roberto e Giulio ci hanno regalato in un posto così disperso da rendersene conto guardando il firmamento celeste, molto più lumisono di qualsiasi posto di pianura!
E’ solo per il buon ricordo degli altri giri che questo è così in basso.

Il gruppo al passo del Chiodo

Giulio nei tornanti che precedono Torrio, sulla salita del Crociglia

5° posto: 11/04) Noceto

La pioggia della notte fa scappare quasi tutti gli altri, a Noceto ci troviamo in 5 assieme ai ciclocorridori del campionato italiano di Duathlon, che però non centrano nulla con noi. Siamo sempre io e Marco, i 2 parmensi e questa volta c’è pure Gianluigi “Vette” per una cavalcata sulle colline Nocetane, 8 salite senza un intermezzo di pianura.
Il cielo si sta aprendo portandosi via le nuvole e la pioggia, spazzato da un freddo vento da nord che asciuga in fretta le strade bagnate, ma che anche tiene lontane le temperature primaverili. Dopo qualche kilometro di pianura entriamo sulla prima pedalabile salita, dove capiamo che oggi non sarà una semplice gita, le 3 successive sono più dure e quando mi stacco è solo per qualche scatto fotografico.
La cima Coppi arriva col Valico di S.Antonio, da dove si può godere di un bel panorama sulla pianura e dove un freddo vento trasversale ci sprona a scendere in fretta. A fine discesa ci fermiamo per il pranzo, la salita successiva inizia subito dopo e noi 5 restiamo in gruppo mentre digeriamo il panino. Anche il 6° colle lo affrontiamo insieme, ma ad un ritmo comunque elevato che tutti riescono a tenere.
Roberto fa un po’ di fatica a trovare il 7° strappo, un muro di 700m al 13% medio, in cui tiriamo a tutta ed arriviamo comunque insieme io, Roberto stesso e Gianluigi, con Marco e Giulio appena indietro. Finalmente un po’ di relax, ci sono 6-7km di falsopiano per respirare prima della scalata finale di Costamezzana. Io immagino che la fine sia in quel paese sul basso crinale delle ultime colline, invece con disappunto svoltiamo a destra e saliamo ancora con un fastidioso vento a favore che rende quasi inutile la scia. Sento che la spia ormai è in riserva, sfrutto per quanto possibile le ruote, ma quando la strada si impenna nei metri finali crollo definitivamente, gli altri scattano ed io invece arranco per raggiungerli. Anche nella foto si vede che ormai ho finito le forze, fatico anche a rimanere con gli altri nella pianura finale col vento contrario, vivendo come una liberazione il passaggio in paese ed il ritorno alle macchine. Ho pagato lo scarso fondo ed i pochi km nelle gambe, sebbene abbia tenuto delle buone velocità non ho ancora l’ allenamento giusto.
In totale 92km e 1800m di dislivello.

Perchè 5°? Perchè sono arrivato alla fine sconvolto, è stato il primo giro tirato dell’ anno e la competizione con gli altri 4 è sempre stata serrata. Il forte vento freddo ed il gruppo sempre unito anche in salita ha reso la giornata più epica. Inoltre il percorso è stato disegnato splendidamente con quel continuo salire e scendere!

La salita di Santa Lucia

Panorama sulla pianura dal Valico di Sant’Antonio

Noi 5 alla salita finale di Costamezzana – Gabbiano


4° posto:20/08) Bi-Stelvio

Le previsioni davano pioggia, ed in effetti ha piovuto in tutto il nord-ovest, ma non in alta Valtellina, dove al contrario c’è sempre stato uno splendido sole! Incoraggio Massimo ad alzarsi, dopo un’ abbondante colazione in hotel carichiamo la macchina e “vigliaccamente” ci trasferiamo da Sondalo a Bormio. Il menù del giorno è semplice, prevede un solo passo da 2 versanti, ma quando parliamo del Re Stelvio è sempre meglio non mancare di rispetto, il versante facile chiederà solo 90 minuti di pedalata, quello difficile anche 2 ore a ritmo tranquillo!
Il riscaldamento lo facciamo attraverso Bormio, Lui inizia alla fine del paese senza tanti giri di parole, si sale subito decisi tra pareti granitiche immense ed un traffico più sopportabile del previsto. Diverse gallerie ci accompagnano nel primo pezzo, alcune presentano dei tratti bui mentre altre passano sotto ad un rile incanalato che casca a lato. Il paesaggio è imponente, ci si sente veramente piccoli a stare in mezzo a tali giganti, ma questa sensazione rende la sfida ancora più epica, come se 2 piccoli Davide sfidassero Golia ad 80 colpi al minuto. Un’ occasione così va sfruttata, le soste fotografiche sono così numerose da rappresentare la principale fonte di ritardo, voglio rubare ogni possibile ricordo di questa giornata. Dopo un tornante più ripido vediamo uno zigzag che taglia la montagna, anche questo lato non scherza come sinuosità! Superati questi km ci aspetta un falsopiano che ci fa riprendere il fiato necessario a superare il Giogo di S.Maria ed arrivare lassù a 2758m.
Ci facciamo del male quando vediamo quella casetta la in fondo all’ inizio dei famosi tornanti finali da Prato, sapendo pure che solo ad arrivarci sarà lunga… Non fa nemmeno freddo, il vento ci infastidisce ma non soffriamo a scendere a S. Maria, l’ unico problema è dato dai tornanti sterrati in cui spavaldamente cerco di sorpassare Massimo, rischiando una scivolata. I tornanti li troviamo anche poco prima del paese, una serie continua che fa surriscaldare i freni. Seguiamo la valle, scopro con piacere che anche questo pezzo è molto bello, peccato che l’ elevata velocità lo faccia passare troppo in fretta.

A Prato mangiamo e ripartiamo, non siamo ancora a metà del dislivello e davanti a noi abbiamo una salita che ha fatto la storia, 1800m verso l’ alto senza sosta ci attendono, solo le prime fasi a lato del lussureggiante Rio Trafoi sono semplici, ma quando nel paese ononimo vediamo il cartello “48” capiamo che la musica cambia, d’ ora in avanti non ci sarà più alcun punto in cui respirare ed una crisi può essere letale. Come se Massimo non ne stesse già accusando i sintomi… Per sua fortuna si riprende e se non si fosse fermato ad aspettarmi lo avrei rivisto solo in cima, complici le innumerevoli foto all’ Ortles ed il mio calo fisiologico sulle salite molto lunge.
Prima pedaliamo in un verde bosco, è solo a quota 2200 che sbuchiamo allo scoperto, nel punto in cui inizia la più famosa serpentina d’ Italia. Capisco anche perchè lo Stelvio è così famoso, le sue curve ad U sono talmente strette che quelle a destra richiedono manovre anche in bicicletta per non trovarsi piantati al suo interno.
La mia condizione sta calando, faccio più fatica del previsto sulle continue pendenze al 9%, ma riesco comunque a salire decentemente e ad arrivare di nuovo ai 2758m del passo. La discesa non finisce mai, non sono del tutto lucido e preferisco rimanere a ruota di Massimo sino quasi alla fine, quando la sua barretta comincia a fare effetto.
Oggi ho consumato molto, ma stasera si prospetta una bella cenetta :)

In totale 109km e 3400m di dislivello

Perchè 4°?
La domanda da farsi è “perchè gli altri 3 giri sul podio”, ma a questo ci arriverò fra qualche giorno… E’ un giro altamente consigliato, duro ma fattibile, meno trafficato del previsto e bello anche dove non lo si aspetta, peccato che non l’ abbia affrontato con la facilità che mi aspettavo e che il versante di Prato sia stato un pochino meno spettacolare di quanto mi ero immaginato

L’ inizio del versante di Bormio

I tornanti del lato di Bormio

Il ghiacciaio dell’ Ortles
I famosissimi tornanti finali


Top 2010: posizioni 12-10

il 26/12/2010 · Commenti disabilitati su Top 2010: posizioni 12-10

12°
03/08) Monte Spineto

Anche questo è un giro di un intero pomeriggio di cui non ho scritto e non ho foto, fatto partendo da casa con lo scopo di scalare la salita di monte Spineto da Stazzano, tra Serravalle ed Arquata Scrivia, un santuario sul cucuzzolo del monte del quale non ho ancora trovato la via di accesso. Per arrivarci scalo la mia Montemarzino e Bastita da Garbagna, a Stazzano fatico a trovare la via, ma alla fine mi infilo in quella stradina nel bosco che giunge sino al piazzale, con una bella parte finale tra tornanti stretti e le fermate della via Crucis. Già che ci sono ne approfitto per scalare l’ altro versante e nel tornare a casa passo a Sant’ Agata Fossili da un lato che ancora non è nel mio elenco, sebbene sia abbastanza sicuro di averlo già scalato.
L’ occasione rende l’ uomo ladro, così che provo alcune deviazioni mai percorse alla ricerca di nuove salite, incamerandone 2 banali, poi a Castellania proseguo sulla strada scoprendo ulteriori 2 salite verso S. Andrea, brevi ma difficili. Questo su e giù è stato molto più fruttuoso del previsto, avendo esplorato alcune parti mancanti della bassa valle Scrivia.
In totale 111km e 1950m di dislivello

Perchè 12°? Sono partito con l’obbiettivo di aggiungere 3 nuove salite, sono tornato con 7, niente male come primo giorno di ferie!

Vista da Monte Spineto (foto di Walter Sabatini)

11°
26/09) Acqui Termiense

Proseguo l’ esplorazione dell’ alto Monferrato con un giro da Acqui Terme, sulla carta sarà il più lungo dell’ anno, ma la probabilità di sbagliare strada è alta, tanto da capitare già a metà della prima salita, quando manco il bivio e mi riallaccio a Morbello seguendo la stessa strada del giro di Acqui-Ovada di 2 settimane fa. Quando rientro sul percorso originario sbaglio ancora strada, scendendo ad Acqui Terme, ma riesco a risalire comunque a Montechiaro d’ Acqui mantenendo la costa lungo una splendida strada accerchiata da calanchi.
Scendendo da Pareto risbaglio strada, le mappe di Google sono poco affidabili facendomi perdere completamente, è solo grazie alle indicazioni di una signora nel suo cortile che riesco a ritrovarmi salendo di nuovo a Pareto. Scendo a Pontinvrea in un pezzo che originariamente avrei dovuto fare in salita. Non tutto il male vien per nuocere, dopo un falsopiano con vento contrario arrivo a Giovo ligure, una fugace occhiata mi regala una vista del mare che mai mi sarei aspettato, il blu del golfo di Savona riempie lo sfondo e mi riempie di gioia.
A Sassello mi fermo per gli amaretti, presi prima di salire al Bric Berton e di scendere a Ponzone. Non è ancora tardi, ho la possibilità di allungare ritornando a Morbello per la stessa strada della mattinata, scendendo a Grognardo e trovando con qualche difficoltà la strada che avrei dovuto fare ad inizio giornata, che scopro essere tutta ruvida con pendenze a doppia cifra, affrontate molto bene nonostante i 140km sulle gambe, così bene che un signore mi fa pure i complimenti!
Mi perdo ancora, ma ormai è finita, ritorno ad Acqui Terme e finisco questo giro con 11 nuove salite ed il record annuale di km.
In totale, 156km e 3150m di dislivello

http://giriesalite.altervista.org/?p=946

Perchè 11°? Le troppe volte che ho sbagliato strada penalizzano questo giro nemmeno troppo bello, ma alcuni tratti o viste sono state veramente appaganti, così come il record di km.

I calanchi prima di Pareto

Il mare da Giovo Ligure

10°
04/09) Aveto

E’ tanto che spero di andare in val d’Aveto, finalmente ci riesco in questo inizio Settembre. La partenza è a Ponte Organasco, dopo solo 1km si sale verso Cerignale tra boschi ed ottimi panorami sulla val Trebbia, su una strada che passa poi in val d’ Aveto seguendone il corso qualche centinaio di metri più in alto. La discesa inizia solo dopo numerosi km di saliscendo, finendo quasi a Rezzoaglio, dove mi immetto sulla provinciale dall’ asfalto ruvido tipico di questi luoghi. Salgo a Santo Stefano d’Aveto e decido di proseguire verso il Tomarlo, questo famoso passo Appenninico a quota 1482m. La salita è sempre abbordabile, ma pedalando mi viene una grande fame che mi limita, non è una crisi, è lo stomaco che brontola.
Nonostante il bisogno di cibo devio verso Rocca d’Aveto, circondato da rocce verticali non tanto diverse dalle più famose Dolomiti, aggiungendo 1km e mezzo di dura salita. Ritornato a Santo Stefano trovo l’ occasione ad un negozio, con 1€ riesco a prendere brioche e focaccia e a sfamarmi, prima di avventurarmi nella parte finale lungo la val d’ Aveto, scendendo da Torrio per sua fantastica stradina immersa nel bosco e ritornando nella valle principale di questa giornata.
La strada della val d’Aveto segue il corso del torrente, un venticello favorevole mi aiuta a superare questi interminabili km che mi portano a Corte Brugnatella, dove parte l’ ultima salitella verso la casa Cantoniera, l’ ultimo sforzo di un bel giro in cui ho avuto meno forze del previsto, con un salvifico cappuccino prima del rientro in auto.
In totale: 122km e 2700m di dislivello

Perchè 10°?
Le valli Trebbia ed Aveto, il Tomarlo, Cerignale, S.Stefano e Rocca d’ Aveto… Tutti posti bellissimi, come paesaggio meriterebbe un posto tra i primi 5, ma o per la stanchezza accusata in tutto il giro, o per le strade ruvide, o perchè la val d’Aveto mi ha un po’ deluso… Per questo è solo 10°

http://giriesalite.altervista.org/?p=827

Ponte Organasco, il paesino di partenza

Corte Brugnatella da Cerignale


Montagne verso Rocca d’Aveto


Val d’Aveto

il 02/10/2010 · Commenti disabilitati su Val d’Aveto

04/09/2010

La val d’ Aveto è nei miei pensieri da anni ormai, ma non ho ancora avuto l’ occasione di esplorarla. Grazie all’ aiuto di Piero Lenti e Roberto Bartoli riesco a tracciare quello che forse è l’ itinerario migliore rimanendo in un range di difficoltà normale. La partenza è da Ponte Organasco, frazioncina della val Trebbia ai piedi del monte Lesima, e dopo un solo km di discesa inizio già a salire verso Cerignale lungo la strada sul crinale sinistro della val d’ Aveto, piccolo torrente che come il Trebbia si è scavato una stretta e scenica valle tra le vette dell’ Appennino.
La salita scorre via tranquilla, la temperatura è quella giusta e la visibilità buona mi permette di ammirare sia il Lesima lassù a 1724m che Corte Brugnatella là in fondo. Dopo il paesino si sale ancora con più discontinuità, ogni tanto si spiana e ne approfitto per guardarmi intorno, il panorama boschivo è tagliato dalla valle e l’ unico spunto di varietà rispetto al manto di vegetazione è dato da paesini aggrappati alle pendici e fuori dal mondo. Supero il bivio per Ottone e proseguo su questa stradina tenuta bene, superando alcuni nuclei abitativi ed una piccola salita ad un passo quasi sconosciuto di cui non ricordo il nome. Una discesa tecnica mi fa abbandonare il crinale lanciandomi nella valle al centro del mio itinerario, dove mi aspetta un asfalto grattugia, che sebbene sia uniforme è talmente ruvido da mangiarsi una parte della mia pedalata fino a Rezzoaglio, paese che sinceramente mi aspettavo più grande.

Riparto salendo verso Santo Stefano d’Aveto, chicca montana dell’ alta Liguria ad oltre 1000m di altezza. La strada continua a mantenersi ruvida, superando varie frazioni una dopo l’ altra sino alla seguente discesa, che avevo già preventivato e che mi fa guadagnare una salita extra al mio elenco. Sulla destra in prossimità di 2 stradine trovo il cartello per il passo Tomarlo, so che la strada sulla quale sono è quella giusta, ma poi capisco dove mi trovo ricordandomi di esserci passato ad inizio estate con Aresius e fratello, per cui avanzo tranquillo sino a Santo Stefano.
Nonostante sia lontano da altri luoghi importanti qui non manca di certo la vita, bisogna stare attenti al traffico prima di continuare verso i 1482m del passo. L’ asfalto riesce addirittura a rendere faticoso il 7% costante di questa strada a 2 corsie, ma ormai anche la fame si sta facendo viva e lo stomaco brontola cibo… In cima fa freschetto, nulla di che comunque, ne approfitto per una foto che mi ha scattato un appassionato di funghi con un cesto trabordante.
Non finisco completamente la discesa, nonostante la fame ho ancora le forze per soddisfare la mia curiosità lungo le rampe di Rocca d’Aveto, dove le “dolomiti liguri” si aprono e si stagliano sopra questa stradina che non condede tregua se non al piazzale della seggiovia sciistica. Mi annoto mentalmente di usare la funivia sino in cima una volta nella vita, e quindi torno indietro a Santo Stefano stizzito perchè mi toccherà spendere per mangiare. Ma l’ arte del risparmio (o della tirchieria) mi appartiene ed entro in un supermercato nel quale con 1€ acquisto focaccia e brioche, che fagocito con tranquillità al parchetto osservando i vecchietti giocare a bocce. E’ bello vedere che non hanno ancora perso questo spirito di comunità, rafforzato dagli inverni tutt’ altro che Liguri della zona.

Ormai leggermente sfamato mi manca l’ ultima nuova salita, che poi scende a Torrio e da li in val d’ Aveto, su uno stradino nascosto da un fitto bosco che ad Ottobre deve essere spettacolare, e che non a caso è una delle salite preferite di Roberto. Il vento di discesa mi sospinge tra le strette pareti di questa nervosa valle, alcuni strappi rompono il ritmo di questa carreggiata tra monti e fiume, che prima prosegue diritta e poi improvvisamente si tuffa in basso con tornanti e curve addirittura scavate nella roccia. Molto bella, ma anche molto lunga, aziono il count down per Corte Brugnatella coi cartelli kilometrici a lato, a -2 sono tecnicamente in val Trebbia, ad -1 invece col 34, ma poi arrivo… finalmente!
Manca poco, oggi non sono energico come al solito ma pazienza, mi manca solo la salita della casa Cantoniera al 5% lungo la valle e l’ ultimo km che non mi permette l’ attimo di relax finale. Un bel cappuccino al bar/ristorante di fronte al piazzale è quello che mi serve prima del ritorno, visto che non si butta via niente mi bevo pure il latte caldo avanzato!

In totale 122km, 2700m di dislivello e 6 nuove salite.

Ponte Organasco, paese in val Trebbia da dove sono partito


L’ abitato di Cerignale con il monte Lesima lassù sullo sfondo


La val Trebbia e Corte Brugnatella dallo stesso punto

Foto ricordo, in fondo il Tomarlo è pur sempre un passo importante


Santo Stefano d’ Aveto


Salendo verso Rocca d’Aveto


La salita della casa cantoniera in val Trebbia, quella finale al 5%


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