Recco e l’ entroterra di Genova

il 23/09/2010 · Commenti disabilitati su Recco e l’ entroterra di Genova

28/08/2010

La proposta di questo giro con partenza da Recco mi è arrivata lo scorso autunno quasi come una provocazione, ma adesso i 3km di dislivello in poco più di 100km sono per me ordinaria amministrazione, specie dopo la Tripletta Valtellinese. Anche oggi sono in compagnia di Massimo, che è moralmente obbligato ad affrontare la sua proposta. Ancor più che al “Recco bis” parcheggio talmente in periferia da occupare l’ ultimo posto libero del paese, quasi sotto al viadotto autostradale, allungando il giro di quasi 4km. E come per il Recco bis mi fermo a prendere la focaccia, però stavolta fresca, che mangierò a pezzetti durante la pedalata.
Raggiungo Massimo a Sori in linea coi miei ritardi abituali, senza perdere troppo tempo partiamo per la prima salita, la quale inizia poco fuori il paese e termina a Cornua di monte Fasce, unendosi con l’ altro versante che abbiamo affrontato al giro del Levante Genovese di Maggio. Mi bastano poche pedalate per non vedere più l’ ormai abituale compagno di viaggio, possibile che il Mortirolo mi abbia allenato così tanto? Non fatico nemmeno sui tornanti che in poco tempo superano l’ alto viadotto autostradale, ma scopro poco dopo che la verità è che se la sta prendendo fin troppo comoda, e che la sua ruota sta toccando il freno perchè agganciata male. La sistemiamo dopo una sosta e riprendiamo con la sofferenza, non certo dovuta alla strada che mi sembra molto meno ripida rispetto a Maggio, ma ad umidità pazzesca che ci fa sudare come fontane e che satura talmente l’aria che la strada leggermente bagnata non riesce ad asciugarsi nonostante il sole.

Qua al bivio è dove avevamo fatto la foto di gruppo, ma non ci diamo importanza lanciandoci verso la val Fontanabuona passando attraverso Uscio, su una bella discesa nel bosco, come tutte le strade della zona. Sento la strada viscida, motivo per cui procedo con molta cautela nonostante ci sia soltanto un sottile velo sopra l’ asfalto. Questo però non basta, prima mi sembra di perdere la ruota anteriore su una foglia, poi in una lunga curva a destra prendo davvero paura quando sento di essere al limite nonostante sia quasi dritto, con la ruota anteriore che è su quel sottile filo tra tenuta e caduta, venendo spinto in mezzo alla carreggiata con altri ciclisti che stanno salendo occupando tutta la loro corsia… Se fossi caduto avrei fatto strike, ma il tutto si risolve solo con un grosso spavento ed una prudenza ancor più grande nelle curve, specialmente quelle a destra.

Sono contento in valle, ora si sale e l’ umidità servirà solo a farmi sudare. Il passo del Portello è una lunga salita regolare, che dai 200m scarsi arriva sin quasi a 900m del crinale che separa le 2 principali valli del levante Genovese, la Fontanabuona e la valle Trebbia. Manco a dirlo il tracciato è tutto all’ ombra, senza pendenze arcigne e con qualche sporadica spianata. L’ asfalto è ancora bagnato in molti tratti, qualche goccia nella notte sta facendo ancora effetto nonostante le temperature estive ed il cielo soleggiato, con solo alcune nebbie orografiche sulle vette più alte. In val Trebbia alterno curve tirate ad altre coi freni tirati, lo shock è stato forte e devo forzarmi per pennellare le tornate a destra dove vedo l’ asfalto sicuramente asciutto. Sino a Montebruno veniamo sospinti da un bel venticello che segue il fiume, ma li giriamo verso Barbagelata, una salita impegnativa dove saluto Massimo ai primi metri e che faccio a ritmo brillante, sia per sfogarmi (“se uno non torna a casa stanco che giro è?” direbbe qualcuno), sia perchè se arriviamo presto ho pure il costume da bagno a dietro e voglio finire prima del solito.

La regolarità all’ 8% mette a dura prova la volontà di spingere per tutta la salita, Massimo resiste meglio alla tentazione di mollare mentre io ogni tanto rifiato cercando panorami da fotografare, così che lo ritrovo allo scollinamento solo 1 minuto dopo di me (quindi verso Cornua stava proprio cazzeggiando!). Un paio di kilometri di falsopiano ci portano a Barbagelata, che se ha questo nome è per un motivo preciso… Inoltre le nebbie di Pedra mi perseguitano ricordandomi alcune giornate invernali padane. Massimo indossa gilet e manicotti, io prendo il mio bel foglio di giornale e mi lancio più tranquillo verso il passo della Scoglina, frenando solo dove vedo le chiazze più scure. Il resto della discesa è la stessa del Recco bis, quindi mi lascio un po’ andare, sto superando il timore della caduta, anche perchè l’ umidità ora è a livelli accettabili e la strada praticamente asciutta. Da Cicagna saliamo all’ ultimo passo del giorno, quello della Crocetta, che Maxi non ama e che decide di prendere tranquillo, mentre io do fondo alle mie forze rimanenti. Lo aspetto a metà salita, ma i tratti che superano il 10% della parte finale mi spingono a ritmo brillante sino ai 599m del valico. Ha detto di salire senza impegno, ma lo vedo provato. In discesa raggiungiamo l’ imbecille col grosso SUV, che oltre a non sapere a cosa servono gli specchietti riesce a fare TUTTE le curve contromano, guidando ovviamente a velocità ridotta e chiudendo tutti gli spazi per il nostro sorpasso, che avviene solo dove la strada si allarga ed in un punto non privo di rischi.

A Rapallo passiamo davanti alla scuola in cui Massimo insegna, ci manca solo la Ruta che è una salita banale, ma è dove meno te l’ aspetti che ti prende la crisi, quella che ti lascia solo il tempo di annunciarti il suo arrivo senza darti la possibilità di prevenirla. Inizia tutto con un buco nello stomaco, finisce col falsopiano con vista mare percorso arrancando col 34. Ero quasi sul punto di tornare indietro, ma poi anche lui ha superato il tunnel che c’è sulla cima, fermandosi di forza a mangiare sperando di recuperare quel minimo di forza per tornare a Genova.
La discesa è bella ed annusare la salsedine a tutto vento è una delle sensazioni più belle dello stare in riviera! Ci salutiamo, io torno alla macchina, indosso il costume e con gran fortuna trovo parcheggio vicino alla spiaggietta libera di Recco, una distesa di sassi che si butta in un mare talmente pieno di alghe che ne porto un mucchietto pure a casa. Dopo 113km e 3000m di dislivello quello che ci vuole sono 3/4 d’ora di nuoto tra le onde grosse e dei sassi appuntiti, col sole che picchia in faccia e solo dei bambini a farmi compagnia, mentre gli adulti sono intenti solo a prendere il sole. Ma anche questa è fatta, il Recco1 più bagno al mare è nei miei annali, ed ormai nella provincia di Genova mi manca ben poco, solo qualche strada cittadina e le salite verso La Spezia. Mi manca anche la val d’ Aveto, che sto per conoscere e di cui vi racconterò prossimamente!

Dove abiti? Sotto il viadotto autostradale. Ahh mi dispiace… Ma no, abito a Recco!


Poco sopra Sori


Barbagelata, che non gela certo per il caldo, ma per il clima ostico e per le mie abituali nebbie liguri


Dalla Ruta verso Rapallo con Chiavari sullo sfondo


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