Top 2012: posizioni 6 – 4

il 14/02/2013 · Commenti disabilitati su Top 2012: posizioni 6 – 4

25/07) Langhe meridionali

Il trasferimento sino a Ceva è stato tutto su strade statali, ho impiegato più tempo ma tra andata e ritorno ho risparmiato carburante e pedaggi per 30€, quanto basta per pagare il pernottamento al B&B “il riccio”. La giornata è abbastanza calda ed un po’ opaca, parto in tarda mattinata e dopo un breve riscaldamento inizio una pedalata su alte colline, con strade larghe e ben asfaltate, mai ripide e sempre ottimamente segnalate.
La prima ascesa termina dopo Sale delle Langhe, poi proseguo e conquisto la vetta delle Langhe, quel Mombarcaro che sfiora i 900m e dal quale si può vedere sia il mare che l’ arco Alpino, o almeno si può farlo nelle giornate più limpide di quella odierna. Niella Belbo, Bossolasco per poi planare dolcemente sino a Dogliani, celebre per il suo Dolcetto, l’ unica zona in cui trovo dei vigneti. Un’ altra lunga ed assolata salita mi porta sino a Murazzano, l’ itinerario originale prevedeva una svolta prima del paese, ma continuo sulla stessa strada per conquistare anche questo gpm.
Ritorno indietro sul percorso studiato e nonostante mi trovi su stradine secondarie, i cartelli stradali mi aiutano a trovare subito la via giusta senza l’ ausilio della cartina. Passo in riva al Tanaro e risalgo nuovamente a Murazzano, a questo punto decido di averne abbastanza e scendo diretto a Ceva disegnando belle e divertenti curve, avanzando pure il tempo di esplorare il paese e cercare un posto in cui mangiare.
Un giro che ricordo volentieri perché tranquillo, su strade belle e pendenze sempre piacevoli.

Totale: 118km, 2500m
LINK: http://giriesalite.altervista.org/?p=1771

Vista un po’ offuscata dalla chiesa di Mombarcaro
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A Dogliani, patria del Dolcetto
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27/08) Giro dell 4 regioni

E’ da diversi anni che ho in mente questo giro, per realizzarlo approfitto di una giornata di ferie infrasettimanale in cui il caldo ha lasciato il posto ad una temperatura estiva accettabile. Il tracciato è più corto dell’ originale, ma con molta più salita. Risalgo la val Staffora con calma, dopodiche c’è il facile ma lungo passo Brallo da scalare senza problemi, posto di inizio dei ben più duri chilometri sino a Cima Colletta, quasi 1500m di quota completamente immersi nel bosco con incredibili viste sull’ alta val Staffora. Dopo una chiacchierata con due motociclisti appena scesi dal Lesima perdo quota dipingendo nervose mezze-curve dal Giovà sino a Traschio, lungo il crinale della lussureggiante val Boreca.
La val Trebbia è quasi pianura, con l’ azzurro fiume sovrastato da alti monti, riconosco a vista l’ incrocio verso Casa del Romano, l’ inizio salita è pedalabile con un forte sole che picchia e riscalda la mia pelata temporaneamente esposta alla luce solare, poi la carreggiata si restringe e le pendenze si inaspriscono un po’. Svuoto troppo in fretta le borracce, l’ unica fontana eroga letteralmente 5 litri di acqua all’ ora e dopo qualche minuto rinuncio bevo i due sorsi accumulati resistendo alla sete sino al valico, dal quale scopro con mia grande sorpresa che si può vedere il mar Ligure. A Casa del Romano mi ristoro bevendo almeno un litro di preziosa h2o, poi ristorato scendo a Cabella Ligure in un ambiente di alto Appennino, tutto boschi e vallate scavate dai torrenti.
Riscendo la val Borbera accompagnato da ripide pareti rocciose sino ad Albera Ligure, dove prendo la salita verso Borgo Adorno che all’ inizio strappa con forza e poi continua più facile ma con un manto stradale indecente. E’ tutto uno slalom tra enormi buche e sassi, aggredito dai tafani e con un solo intermezzo piacevole quando vedo mamma daino con il piccolo. Una strada da non fare mai più!
I tafani mi abbandonano prima di Borgo Adorno, seguo il crinale sino al Giarolo e ritorno a valle a San Sebastiano Curone, una ventina di chilometri agevoli dal rientro a casa.
Finalmente ho realizzato un progetto che avevo da tanto tempo in un territorio stupendo per la bicicletta!

Totale: 173km, 3200m
LINK: http://giriesalite.altervista.org/?p=1787

Il monte Lesima da Casa del Romano
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Campanile di Cantalupo Ligure con la val Borbera subito dietro
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07/07) Apoteosi ligure
Un giorno mi metto con Tracks4bikers e vedo che l’ impresa è realizzabile, scalare le 5 salite più significative del genovesato in un unico giro!
Parto da Voltaggio, la salita inizia appena passato il guado del Gorzente in centro al paese, all’ inizio è pedalabile ma poi si indurisce superando il 10%. Continuo poi lungo la brulla valle del Gorzente superando un secondo guado cementato che indica l’ inizio del secondo pezzo all’ insù, quello che supera il santuario della Benedicta ed arriva a Capanne di Marcarolo. La seguente discesa è bella e tecnica e mi porta a Campo Ligure, dove mi accoglie un fetente vento contrario che mi accompagna sino all’ imbocco del passo del Turchino, dolce preludio ad una delle mie salite preferite: il passo del Faiallo.
La strada scorre a mezzacosta tra rocce e vista sul mare, però come spesso accade dove l’ umidità del mare incontra i monti, entro in una coltre di nebbia che abbatte la visibilità sino a 50m, riesco a vedere giusto la curva successiva e la condensa si ferma sulle gambe mai depilate. C’è anche un tratto in discesa, in cui mi ritornano a mente alcune brutte esperienze di inverni padani… Al passo mi fermo un attimo ed alcune persone intente in un picnic mi chiedono se voglio unirmi a loro per mangiare una fetta di pollo grigliato che gli avanza… Non me lo faccio ripetere e scrocco un bel pranzo poco sportivo!
Svalicato il Faiallo la nebbia sparisce e l’ ambiente diventa più gradevole. A Vara inferiore mi intrufolo su una stradina sconosciuta ai più, che anni fa ho solcato in pieno autunno pedalando in un letto di ricci di castagne e che ora mi offre “solo” una bella ombra. Ad un certo punto la strada si interrompe, il ponte è crollato e l’ unica alternativa praticabile è un guado nel torrente con bici in spalla e scarpe in tasca… Ritorno alla civiltà a Pianpaludo e come guadagno quota ritorno a navigare a vista nel nebbione in un paesaggio surreale nel fitto bosco del parco del Beigua.

La discesa dal monte è meno rovinata di quanto ricordassi, ad Alpicella c’è di nuovo il sole che non mi abbandonerà più, io scelgo la via secondaria dell’ eremo del Deserto in cui passo su sentieri asfaltati dovendo fare manovre per far passare le auto in senso inverso. A Lerca scendo sin quasi al mare, ma prima di vederlo sbocco ai piani di Invrea. Supero Arenzano e pedalo sul lungomare felice della pianura, preoccupandomi di non trovare il bivio per la Madonna della Guardia. Fortunatamente mi ricordo l’ incrocio dopo averlo visto su Google Earth, così salgo senza patimenti in direzione Lerca, da cui allungo sino agli 800m del santuario che domina tutta Genova. E’ su quelle rampe che comincio a soffrire la stanchezza ed il pavée finale al 16% mi obbliga ormai al 34×29.
Mi riprendo un poco e scendo lungo il versante nord sino a Campomorone, dove parte una delle mie salite preferite, quella che porta al passo della Bocchetta.
Questa strada è idealmente divisa in tre tronconi intervallati da del piano, il primo dei quali lo affronto sperando di migliorare il mio tempo del 2005, il secondo capendo che il record resisterà ed il terzo arrancando a velocità da crisi nera… Ma andando pianino conquisto anche questo valico, il 5° di oggi, ormai ho solo della discesa prima di ritornare a Voltaggio.
L’ impresa dell’ anno, con nebbia, guadi, crisi ed un signor pranzo offerto!

TOTALE: 154km, 4100m
LINK 1: http://giriesalite.altervista.org/?p=1739

LINK 2: http://giriesalite.altervista.org/?p=1746

In val Gorzente verso le Capanne di Marcarolo
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Nebbia al Faiallo, un classico
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Io sarei dovuto passare sul ponte… non dentro il torrente
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Genova dalla Madonna della Guardia
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Apoteosi ligure, parte 2 (Beigua-Guardia-Bocchetta)

il 24/07/2012 · Commenti disabilitati su Apoteosi ligure, parte 2 (Beigua-Guardia-Bocchetta)

Ritornato nell’ entroterra ritorna a splendere il sole, ma so che salendo verso il Beigua reincontrerò la famigerata nebbia… A Vara inferiore intraprendo una
stradina sconosciuta ai più che percorsa in autunno si trasforma una fantastica galleria boschiva giallo/arancio che scorre su un tappeto di castagne, ma che
anche adesso garantisce una bella ombra e comunque pendenze da non sottovalutare. E’ divisa in due parti intervallate da una discesa, terminata la quale trovo dei massi a chiudere la strada… C’era un cartello che indicava strada interrotta, ma esso era coperto da una rete e perciò l’ho ignorato. Ma non posso certo ignorare la totale mancanza del ponte, non sono dotato della capacità di volo come ET nel famoso film e perciò non ho molta scelta se non tornare indietro, oppure… guardando meglio c’è un sentierino a lato che scende verso il torrente, il quale sembra in qualche modo guadabile. Tornare indietro mi farebbe perdere troppo tempo, allora prendo il velocipede in mano, mi tolgo le scarpe riponendole nelle tasche e passo dopo passo appoggio i piedi sui sassi istabili che spuntano dall’ acqua e supero il tratto senza bagnarmi, salvaguardando calzature e kilometri, con ancora un bel pezzetto al 10% prima di giungere a Pianpaludo, paesino alle pendici settentrionali di questa vetta ligure.

La salita non è nulla di complicato, fatta eccezione di alcune voragini e di una nebbia che pian piano comincia a riavvolgere tutto rendendo l’ ambiente buio e surreale al punto di dover togliere gli occhiali per poter distinguere l’ asfalto dalle buche. Verso la fine si esce dal bosco e la luminosità aumenta lasciando ben visibile le correnti calde umide provenienti dal mare che qui incontrano l’ aria più fredda condensandosi. Arrivo alla cima ed il paesaggio è quello tipico del Beigua, parlando con un anziano che ha lavorato qui a lungo ottengo un’ ulteriore conferma che qui il sole è un evento eccezionale…
La discesa la ricordavo peggiore, è sempre stretta con punti larghi tre metri, ripida, con qualche buca, asfalto umido e pure la nebbia, tanto che alla fine le mani duolgono, ma mi ricordavo più buchi… Al sole marino di Alpicella riempio la borraccia e mi infilo in un’ altra stradina poco conosciuta che taglia via Varazze e Cogoleto, passando in una brulla valletta separata dal Tirreno da una schiera di collinette. Anche questa via è strettissima, a tratti rovinata e pure occasionalmente ripida, ed è la strada dell’ eremo del deserto. La carreggiata è così stretta che mi vedo obbligato a far manovra per far passare una macchina, evitandone al pelo un’ altra poco dopo. Ritorno alla civiltà a Lerca (sopra Cogoleto), ma prima di arrivare al mare imbocco un taglio che mi riporta all’ imbocco della colletta di Arenzano, che in questo modo sapientemente evito infilandomi uscendo sull’ Aurelia praticamente in cima.

Una veloce discesa mi riporta al caos turistico della Liguria, con centinaia di auto e moto di bagnanti parcheggiate alla meglio lungo la statale, ragazze carine in costume (ma tutte accompagnate) e l’ odore di salsedine che finalmente assaporo a pieni polmoni. Questo sino a Genova Pegli è l’ unico tratto di pianura, osservo un poco invidioso la massa sulla spiaggia, almeno sinché a Voltri non entro de facto a Genova, con semafori capannoni e cantieri portuali a completare il paesaggio. Non esistono cartelli stradali che indicano la mia prossima meta, ma me la sono studiata bene con Google street view e non dovrei perdermi, se non che ad un certo punto non capisco più dove mi trovi e rallento temendo di aver perso il bivio. So che la strada scorre a lato di un torrente che ancora non ho visto, ma mi assale il timore di essermelo perso sinché un ponte non mi fa capire di essere all’ ingresso di Pegli, proprio dove devo abbandonare la costa in direzione Madonna della Guardia!

La strada abbandona in fretta la civiltà, la Liguria qui mostra il suo altro aspetto fatto da casette ai bordi di torrenti in secca e circondate da alte vette ricoperte da una florida vegetazione. La salita sale tranquilla e solo dopo San Carlo Cese richiede un po’ di impegno, quando ormai la quota comincia ad essere interessante e quando Lencisa è ormai alle porte, paesino che arriva prima del previsto. Guardo verso l’ alto e vedo il santuario della Madonna della Guardia, non pensavo mancasse così tanto, ma lì devo andare e lì andrò! La velocità cala velocemente e la catena salta sull’ ultimo rapporto disponibile, le pendenze sono nettamente a doppia cifra ed ora sto cominciando a patire la fatica di un tragitto già impegnativo, fatica che esplode sul famoso muro finale in pavée con punte del 16%. Ma arrivare in cima merita come sempre, a parte qualche nuvola svolazzante sopra la città il panorama è splendido e Genova si mostra brillante come poche altre volte.
Finisco le scorte alimentari (il pollo alla griglia del Faiallo mi ha rovinato i piani) e scendo sperando di recuperare in vista della Bocchetta, una delle salite che preferisco con pendenze a me congeniali tra l’8% ed il 10% ed alcuni tratti in cui rifiatare.

La Bocchetta appunto… Ormai conosco bene queste strade e trovo subito l’ imbocco nonostante i sensi unici di Campomorone, l’ inizio respinge indietro chi non si merita di domarla ed io comunque fatico a reggere un buon ritmo su questa ripida via cittadina, ma il peggio passa e dopo qualche chilometro in cui cerco di forzare l’ andatura per battere il mio record risalente al 2005 finalmente spiana e, purtroppo, ne approfitto per bere e rifiatare.
Il secondo tratto è meno complicato di quello iniziale, ma qui la spia entra in riserva sparata e mio malgrado devo diminuire lo sforzo tenendomi idratato e cercando di salvare la gamba in attesa del secondo pezzo piano a Pietralavezzara. Ma non c’è niente da fare, quando la luce si fa fioca l’ unica possibilità è salire al risparmio cercando di sopravvivere, metto la catena sul 27 ed ogni tanto smetto di pedalare, trovandomi praticamente fermo dopo 2 metri con l’ ulteriore consumo energetico per riprendere velocità. Capiamoci… non è nulla di epico o proibitivo, solo stanchezza che non mi permette di superare i 10 orari in tratti al 9/10%, ma salire quando la gamba non risponde è in ogni caso una difficoltà mentale da superare e sopportare sinché il cartello indicante i 772m del passo della Bocchetta non scorre alla mia destra.
E’ fatta, ora mi resta la discesa ombreggiata e divertente nel primo tratto e diritta e tutta da pedalare nel secondo, ma le difficoltà sono finite e l’ unico dislivello restante arriva poco prima della fine, su un infido ponticello.
In totale 154km e 4000m di dislivello, 3° giro più duro di sempre e soprattutto la coronazione di un percorso che ha visto 5 delle mie salite preferite tutte insieme!

Ecco il ponte che non c’è…

Non è il set di un horror/zombie, ma il Beigua ai 1000m di quota

Belin! Zena

Fine delle fatiche

Altri 4 giri che consiglio

il 03/03/2012 · Commenti disabilitati su Altri 4 giri che consiglio

Altri 4 begli itinerari, sicuramente non all’ altezza dei 4 alpini che ho precedentemente descritto, ma comunque meritevoli di una giornata sui pedali (o di un pomeriggio, due di questi sono sotto i 100km).
Personalmente adoro la Liguria, in particolare la provincia di Genova, che regala strade belle, tranquille con dislivelli interessanti ed una sorprendente continuità che fa felice gli scalatori. Tre di questi percorsi si trovano in buona parte proprio nella provincia di Genova, mentre il 4° si snoda nell’ Appennino tra Piacenza e Pavia.

Faiallo-Beigua (e Turchino):
La partenza ideale è da Arenzano, ma aggiungendo una facile scalata al Turchino si può partire da Masone, la difficoltà extra è minima. I primi chilometri scorrono con la vista del mare lungo l’ Aurelia, questo è l’ unico tratto trafficato. A Voltri si devia verso l’ entroterra in direzione Ovada/Turchino, poco dopo però si svolta a destra verso Acquasanta e si sale in un fitto bosco sino al vero passo del Turchino. Si scende al di là del tunnel e lo si attraversa per salire sino al passo del Faiallo, splendida strada a mezzacosta immersa in un ambiente brullo con una straordinaria vista mare e, se si è fortunati, con sporadiche occhiate anche sull’ arco alpino! Il Faiallo è anche la casa delle nebbie, è facile trovare nubi basse verso la sommità, dove l’ aria umida del mare incontra quella più fredda della pianura.
Si scende sino a Vara inferiore, sulla sinistra c’è un cartello in legno che indica una misconosciuta strada per Pianpaludo, strettissima e ombreggiata. Se si manca il bivio pazienza, finita la discesa del Faiallo si può comunque raggiungere Pianpaludo. Sino alla cima del monte Beigua l’ asfalto lascia a desiderare, ma una volta sulla vetta si può godere di una vista ampissima.
La discesa è ripida e brutta, meglio non mollare i freni sino ad Alpicella, dove si gira a sinistra per la strada dell’ eremo del deserto, una via protetta dal mare dalle prime colline. Si ritorna alla civiltà a Cogoleto scendendo da Sciarborasca, ma è possibile rimanere in “quota” sino a Lerca, toccando il mare poco prima della salitella finale della Colletta di Arenzano, 60m di dislivello sull’ Aurelia.
Ricapitolando: Varazze – Voltri – Acquasanta – Turchino – Faiallo – Vara inf – sx per Pianpaludo – Pianpaludo – Mte Beigua – Alpicella – Sciarborasca – Lerma – Cogoleto – Varazze. Link da Masone:  http://tracks4bikers.com/tracks/show/2632
In tutto 88km e 2100m di dislivelllo.

Io dal passo del Faiallo

Guardia-Bocchetta-Marcarolo:
Tre delle più famose salite genovesi in una specie di otto. La partenza è a Genova Bolzaneto, ma se risultano più comode si possono scegliere Pontedecimo o Voltaggio.
Si seguono i cartelli verso il santuario della Madonna della Guardia, salita di 8km con 700m di dislivello che vi toglierà il fiato, sempre ripida con pendenze in costante impercettibile aumento, gli ultimi 2 chilometri sfiorano il 10% e se questo non basta ci sono i 200m finali al 14% in pavèe… Abbastanza per vedere i santi!
Si scende nuovamente per il muro e si gira a destra verso Lencisa, si ritorna a valle verso Campomorone, dove inizia la famosa Bocchetta, lungo la quale ci sono anche dei tratti in cui rifiatare e la massima non supera le punte iniziali al 12%. Si arriva a Voltaggio in discesa, si attraversa il paese e si guada il Gorzente(?) su un ponticello in cemento tra le case. Il primo tratto è abbastanza impegnativo, poi ci si rilassa nel falsopiano lungo il torrente prima del successivo tratto di salita seria. Uno scomposto lastricato accompagna il santuario della Benedicta, si superano le Capanne di Marcarolo e si continua a salire sino a che la strada si allarga in prossimità dei Piani di Praglia, ritrovo montano dei genovesi a 900m di quota. Il ritorno a Bolzaneto è tutto su una larga e ripida discesa.
Giro non lungo ma con 3 scalpi onorevoli, in tutto 80km e 2200m, il percorso è Bolzaneto – Madonna della Guardia – Lencisa – Campomorone – Bocchetta – Voltaggio – Capanne di Marcarolo – Piani di Praglia – Pontedecimo – Bolzaneto.
Link da Isola del Cantone, valido per Guardia e Bocchetta sino a Voltaggio: http://tracks4bikers.com/tracks/show/2543

Muro finale della Madonna della Guardia

Verso le Capanne di Marcarolo

Giro della val Trebbia esteso:
Si parte da Varzi e si va subito in salita verso il passo Penice e quindi sino alla vetta del monte ononimo, dai 1460m si vedono la val Trebbia e quella Staffora. Si ritorna al passo e sino a Bobbio ci si diverte su una discesa bella che termina in val Trebbia, una stretta valle dell’ alto Appennino con improvvise anse ed alcune brevi salitelle  dopo Corte Brugnatella e dopo Ponte Organasco.
A Traschio si abbandona il corso del fiume per salire al passo del Giovà via Zerba, un’ infinita salita della val Boreca immersa in un ambiente completamente verde. Il primo pezzo sino a Zerba è costante, dopo inizia un lungo falsopiano prima dello strappo finale da Capanne di Pej ai 1369m del passo. Si svolta a destra salendo ancora un poco verso Cima Colletta, si scende al Brallo (strada larga ma sporca) e si continua a scendere più dolcemente sino a ritornare a Varzi.
E’ possibile rendere questo giro più facile omettendo la scalata al monte Penice o salendo al Brallo da Ponte Organasco, se invece lo si vuole rendere ancora più impegnativo c’è la salita di Carana da Bobbio, che si ricongiunge poi con la strada verso il Brallo, c’è il monte Lesima appena prima di Cima Colletta (un autentico muro), oppure da Zerba si può salire ai piani di Lesima per poi scendere al Brallo, 5km al 10% su strada brutta.
Il giro originario è 111km e 2700m: Varzi – Mte Penice – Bobbio – Corte Brugnatella – Traschio – Zerba – passo Giovà – Cima Colletta – Brallo – Varzi.

Link percorso: http://tracks4bikers.com/tracks/show/2464

Il fiume Trebbia

5 colli da Arquata Scrivia:
Questo giro non è particolarmente bello, ma lo inserisco comunque perché si snoda tutto in un verde Appennino con strade belle e soprattutto con un traffico limitatissimo e con un’ altimetria molto interessante che rifila 5 salite consecutive precedute da un’ abbondante e stimolante fase di riscaldamento e finisce in una valle con strappi fatti per chi vuole spremere le ultime energie.
Si parte da Arquata Scrivia risalendo la val Borbera e attraversando le belle strette di Pertuso, 25km mai noiosi perfetti prima dell’ inizio della prima salita a Cabella Ligure, dove subito dopo il paese si  abbandona la strada principale in direzione Dova, si inizia ripidi ma si continua con più facilità sino ai 1155m di San Fermo. Una discesa tecnica porta a Vobbia, ma subito si risale a Noceto, Alpe e passo dell’ Incisa a circa 1100m. Si scende su una stradina ripida sino alla val Brevenna e si continua ad andare verso il basso fino al bivio per Crocefieschi, larga strada con alcuni stretti tornanti. Il successivo tratto riporta a Vobbia, da dove parte la quarta salita di Costa Salata, numerosi tornanti pedalabli, scendendo si passa Mongiardino Ligure e dopo un tratto di falsopiano si arriva a Sisola, dove inizia l’ ultima salita, quella con le punte più ripide prima di Roccaforte Ligure (massima sul 12%). Una lunga discesa porta a Grondona, la valle Spinti tradisce con occasionali strappi che fanno da trampolino di lancio per chi ne ha ancora, da scocciatura prima di Arquata Scrivia per gli altri.
Il giro è di 114km e 2700m di dislivello, questo il percorso: Arquata Scrivia – Borghetto Borbera – Cabella Ligure – Dova – San Fermo – Vobbia – Noceto – Incisa – Valbrevenna – Crocefieschi – Vobbia – Costa Salata – Sisola – Roccaforte Ligure – Grondona – Arquata Scrivia. Link: http://tracks4bikers.com/tracks/show/8533

Vista da San Fermo

Passo dell’ Incisa

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