Giro delle 4 regioni (esteso)

il 04/09/2013 · Commenti disabilitati su Giro delle 4 regioni (esteso)

Continua il racconto delle mie “vacanze” passate sempre a casa…
14/8: l’ idea è di recuperare dalle fatiche degli ultimi due giorni con un giretto nel tardo pomeriggio, ma le precipitazioni incipienti mi fanno desistere. 0km
15/8: grigliata di Ferragosto, senza esagerare né in alcol né in cibo, giusto qualche km con una leggerissima salita. 6km, 50m (perché se appena posso evito di prendere l’ auto)

16/8: giro delle 4 regioni (allungato).
Oggi ho voglia di stare da solo e di dedicare un’ intera giornata a me ed alla bicicletta percorrendo un classico itinerario che attraversa 4 differenti regioni: Piemonte, Liguria, Emilia e Lombardia, una trottata appenninica di circa 170km con due importanti salite (Giovà e Carrega) più una minore (solitamente Dernice). Lo scorso anno lo feci in senso inverso rispetto all’ idea 2013, che prevede l’ inizio risalendo la val Curone sino a San Sebastiano.
Parto alle 10 ed ho 9 ore di tempo, il clima è l’ ideale e la visibilità abbastanza buona da garantirmi discreti panorami. La prima regione è il Piemonte e sino a San Sebastiano pedalo senza alcuna fatica aiutato da una brezza settentrionale, poi ragiono su che strada fare ed è qui che mi parte l’ embolo… Dernice no perché troppo scontata, ma nemmeno il Giarolo mi aggrada, quindi noto che allungando un po’ posso arrivare a 200km ed allora opto per Costa Ferrai, 2km con tratti impegnativi seguiti da altra salita sino al Giarolo, su una strada che raramente ho fatto nel senso odierno. La discesa mi mette alla prova tra belle pendenze, qualche ondulazione di troppo e curve improvvise sino a Pallavicino, poi migliora sino ad arrivare in val Borbera.

Panoramica sull’ alta val Curone da Costa Ferrai4regioni_200km01

Val Borbera dal bivio per Dernice
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Il tratto seguente si scompone tra pianori e strappetti fino ad arrivare ai 500m di Cabella Ligure, dove mi fermo per una sosta acqua memore della crisi dello scorso anno, e dove chiamo casa avvisando di essermi dimenticato una dozzina di stuzzicadenti nei pantaloni, erano caduti per terra alla grigliata e piuttosto che buttarli li ho riciclati per della manutenzione al velocipede.
Mi aspetta una bella salita di oltre 900m di dislivello sino a Casa del Romano, l’ inizio segue l’ Agnellesca (affluente del Borbera) tra strappetti e contropendenze sulle quali supero un automobilista genovese intento a cambiare una ruota, poi la strada la smette di scherzare e va decisa, con alcuni trattiin cui il 10% è di casa… La civiltà è tutta radunata a Carrega Ligure, il resto è solo boschi e prati sovrastati da un cielo azzurro terso sino alla cima ai 1409m di Casa del Romano, ormai territorio ligure.
Lo scorso anno scoprii che da qui si vede il mare, oggi ne ho ulteriore conferma distinguendo nettamente il blu dell’ acqua dall’ azzurro del cielo, mentre dietro di me il monte Lesima sovrasta le valli con il suo ripetitore, paeselli sperduti si aggrappano alle boscosi pendici del verde Appennino e molti turisti sono intenti a pranzare al bar. Do quattro pedalate e più avanti il mare è ancora più visibile, è la prima volta che nell’ anno domini 2013 riesco a scorgerlo!
Pranzo con un mio panino e con una brioche del bar, ricarico la borraccia e scarico la vescica, ed è già ora di scendere in val Trebbia! Ciao mare, ci rivedremo (forse, ma col senno del poi so che accadrà), ora affronto belle curve su una strada discreta per i due terzi, che poi si allarga a due corsie offrendo larghi e divertentissimi tornanti (ed anche una bottiglia di Vodka alla menta mezza piena sul ciglio della strada, chissà se appartiene a chi penso che ieri abbia fatto serata con una bottiglia uguale…).

Da Casa del Romano
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Non si vede bene, ma c’è il mare!
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Ora c’è in apparenza il tratto più facile, ma le mie speranze di brezza marina vengono deluse ed i lunghi chilometri attraverso Rovegno ed Ottone scorrono sì veloci, ma senza quell’ aiutino che mai guasta. Ho poco da raccontare sino a Traschio, dove inizia il vero moloch di giornata, che coi suoi 24.5km sale di ben 1100m sino a Cima Colletta. Guardo in alto e vengo assalito da un senso di impotenza, ben più in alto di me ci sono verdi cime, grossomodo alla quota sino a cui dovrò salire… E’ un po’ come quando esci dal bosco dello Stelvio e vedi il rifugio piccolo piccolo, solo che là i metri di dislivello sono la metà…
L’ unica è mettersi il cuore in pace e salire, questo versante non è mai duro e sino a Zerba continua regolare al 6/7%, poi diventa più nervoso alternando falsopiani a mezzacosta e brevi strappetti a doppia cifra. Ambiente selvaggio tipico dell’ Appennino, bosco a perdere interrotto da sporadici paeselli ed un torrentello (il Boreca) che nei millenni ha scavato questa valle quasi disabitata.
Supero Vesimo a 1000m e guadagno quota con difficoltà su pendenze sin troppo facili sino a Pei, da dove inizia il tratto più duro che nel 2009 ha messo in crisi diversi di noi. Stavolta però non capisco bene dove sia il problema, la velocità rimane costante ed conquisto il passo Giovà senza alcuna problema. C’è ancora il pezzo finale fino alla sbarra del Lesima dove mi fermo per una sosta merenda, guardo il durissimo imbocco e per oggi lo perdono, ma entro poco sarai mio!

Monte Lesima da Zerba
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Voglio allungare sino ai 200 -dicevo-, perciò scendo a Cencerate in una strada larga forse meno di una ciclabile ed immersa in un bosco tanto fitto da far buio, poi risalgo al Brallo passando per Bocco, dove sul duro strappetto iniziale constato che la gamba è ancora in buono stato. Arrivo al Brallo e decido di allungare per la val Curone, scendo così a Varzi combattendo con un’ inquietante brezza contraria, e poi risalgo a Pareto attraverso affascinanti calanchi che sfiorano l’ asfalto.
A Fabbrica Curone vorrei fermarmi per una merenda, ma i bar sono più indietro ed allora non mi sforzo nemmeno di alimentarmi sino alla fine dei chilometri, rimandando a più tardi la scelta del tratto finale. La brezza da nord che stamattina mi ha fatto comodo ora mi fa pagare il conto, costringendomi a velocità da pianura quando la strada scende leggermente per 20km. Poco male, nonostante la stanchezza vado ancora bene e a Volpedo decido di allungare per le campagne, secondo i miei calcoli dovrebbero alla fine essere 200 precisi. Passo paesi e cascine a cui sono ben abituato e termino con la pianura sovrastata dal castello di Nazzano, ma c’è solo un problemino: il contachilometri segna 199.50, perciò allungo un pochetto e lo stacco quando segna 200.23.

Calanchi di Pareto
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Quasi a casa
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200.23km
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Sono stanco, ma non stremato, è un giro molto lungo a ritmo blando fatto alimentandomi con un panino (al salame di Varzi) ed una brioche. Però ho fame, il celeberrimo piattone del Klimos che sfama una persona normale mi lascia con un certo languorino, vorrà dire che per oggi starò a dieta… che domani è un altro giorno (ed un altro giro di 110km in val Tidone e Versa che vi racconterò)

Totale: 200km, 3500m, 8h05′ pedalate, 9h effettive

Vi racconto qualcosola

il 04/07/2013 · Commenti disabilitati su Vi racconto qualcosola

Ultimamente su questo blog c’è una vera penuria di racconti, gli ultimi li ho scopiazzati (col permesso dell’ autore) da un forum perché io non ho proprio più niente di cui scrivere. Nel 2010/2011 sono andato tanto in giro ed ho scoperto molti posti nuovi, poi dal 2012 ed ancor più quest’ anno l’ attività è calata -per non dire crollata- e di avventure ne sto vivendo veramente poche, tutto per svariati motivi che si sommano tra loro:

  • Costo di benzina ed autostrade alle stelle che fanno desistere un tirchio come me, già una trasferta in val di Susa sono più di 40€ di viaggio e da solo mi sembrano una cifra eccessiva
  • Fatica nello studiare nuovi percorsi che mi soffisfino appieno, cioè impegnativi con tanto dislivello, ma anche belli e su strade principali su cui sia difficile perdersi
  • Lo stress di una giornata del genere, molto appagante ma che impegna dal mattino presto sino ad ora di cena, negandomi ore di relax e qualche ora di sonno
  • La voglia di uscire alla sera e fare un pochettino tardi, incompatibile con lunghe trasferte del giorno dopo e la necessità di recuperare le ore di sonno perse durante la settimana
  • Anche andare via per 2/3 giorni si sta rivelando complicato, sia per tutti i motivi sopracitati, sia perché in posti sconosciuti è difficile organizzarsi coi pasti e dopo 130km e 3000m di dislivello ho bisogno di mangiare ed è raro trovare dei ristoranti che soddisfino le mie necessità di abbondanti quantità di cibo, spesso i menù sono alla carta e per saziarmi dovrei prendere 2 primi, 2 secondi ed una tripla razione di dolci, spendendo un patrimonio. E’ raro trovare dei posti come a Biella in cui, dopo aver raccontato la mia giornata, mi preparano quasi 2 etti di spaghetti al pomodoro…

Non per questo non sto pedalando, anzi, lo scorso Giugno in qualche modo è stato il 3° mese di sempre per numero di chilometri dopo il mitico (a dir poco) agosto 2010 e quello 2012 in cui ho superato i 2000km, 1907km complessivi sono tanti considerando tutte le giornate lavorative! Il fatto è che vado con molta costanza senza picchi particolari e senza produrre nuove fotografie da mostrarvi, se non nel giro del 30 giugno che qui brevemente vi racconto.

—– Giro delle capanne di Cosola —–
E’ un classicissimo della mia zona che comprende la facile scalata a Dernice e l’ ascesa montana sino ai 1500m di Capanne di Cosola, ai piedi del monte Chiappo e sul confine di 3 province di tre regioni differenti, con pure la Liguria a pochi chilometri in linea d’ aria.

Dopo un sabato in cui sono tornato tardi ed ho infortunanto un timpano assistendo ad  un tributo a Ligabue, la risalita della val Curone sino a San Sebastiano fila liscia aiutata da una brezza favorevole, poi parte la dolce salita che con stretti tornanti scavalca la valle per gettarsi nella val Borbera, poco dopo le belle strette di Pertuso.

Le rugose colline della val Curone da Dernice
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La val Borbera dove iniziano le strette di Pertuso
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Il monte Giarolo che domina la val Curone
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Sceso in val Borbera inizio la risalita sino a Cabella Ligure, ridente (così si suol dire) paesello ai piedi dei “monti del mare” che portano sino a Genova. Riempio la borraccia e parto con la scalata di 1000m di dislivello, mantenendo sempre un ritmo tranquillo e togliendomi il casco principalmente per diminuire il segno dell’ abbronzatura sul collo. Sino a Cosola la salita segue il torrente Borbera ed è discretamente agevole, dopo comincia a rampare ed in 7km abbondanti tiene una media dell’ 8% con un panorama dominato da verdi monti boschivi, occasionali fontanelle di acqua fresca e qualche tafano che in qualche modo mi punge sulla mano senza farsi notare. Arrivo fresco al valico, la temperatura è perfetta e basta un leggero gilet per non sentire il freddo nei successivi tratti di discesa in cui il sole viene sbarrato dalla boscaglia.

Il monte Lesima da Capanne di Cosola, c’è giusto qualche nuvola innocua
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Supero il passo del Giovà e mi immetto sulla tortuossissima discesa che mi porta in valle Staffora, non si possono staccare le mani dai freni sia per dei sassi sempre presenti nelle curve, sia per la successione delle stesse che non danno un attimo di tregua sino a Pianostano, dove questa via formata da asfalto ruvido ma omogeneo comincia a costeggiare il torrente.
Improvvisamente, attorno ai 50 orari sento un forte sibilo indicatore di una foratura, ha ceduto il copertone posteriore e devo cambiare camera d’ aria sperando di non avere ulteriori problemi.

Cencerate, paesello dell’ alta valle Staffora visto dalla discesa del Giovà
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Si fermano in moto ed in auto per chiedermi se potessi avere bisogno di aiuto, ma ho tutto il necessario per ovviare ad una foratura (e ripeto: UNA), ho pure delle toppe adesive che uso per chiudere il buco del copertone e ripartire, tagliando il percorso che prevedeva anche una salita che non ho mai fatto e che ho scoperto tramite Google Street view. Seguo la statale sino a Rivanazzano, vengo superato da decine di turisti automuniti della domenica a cui restituisco il favore in ingresso di paese, dove tutti rimangono incolonnati mentre io ed i motociclisti riusciamo a sorpassarli transitando sull’ altra corsia.

Il copertone “Vittoria” (non Pirelli come qualcuno ha insinuato)
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Che dire, un giro che non è andato come avrei sperato, ma con questi 108 sono pur sempre 1907km, tantissimi per essere Giugno!

Giro del Tortonese, 2° racconto

il 28/04/2013 · Commenti disabilitati su Giro del Tortonese, 2° racconto

Dove eravamo rimasti? Ah si ecco, siamo tutti e 9 al valico dopo Sorli, una strada di collina tra val Borbera e Grue a poco meno di 600m di quota, con una bella vista sui monti alessandrini ancora innevati e su altre colline che stanno prendendo colore ai primi caldi della primavera.
Iniziamo la discesa ed ignoriamo (io deliberatamente) la via alternativa per scendere a Garbagna, in quella principale ci accoglie il cartello di frana, ma suppongo di poter passare tranquillamente, come sempre accade quando ci sono delle frane. Arrivati al punto cruciale un cartello di senso unico alternato ci fa ben sperare, ma giunti sul luogo capiamo di essere in una situazione limite, un salto di 20cm consiglia ai più di scendere e proseguire a piedi, solamente io e Sergio rimaniamo in sella ed osserviamo ed aiutiamo un automobilista (con l’ auto piena di damigiane…) ad orientarsi verso Sorli passando per la via alternativa.

A Garbagna non facciamo in tempo a ricompattarci che parte la successiva salita verso la galleria, 2km pedalabili in un ambiente calanchivo ed ombreggiato, in cui arriviamo a sfiorare le pareti verticali prima di entrare nella galleria lunga 300m. Il gruppo si divide e svettiamo in 4 o 5, poi nonostante la proposta di proseguire tranquilli e farci raggiungere, Andrea C si mette davanti e mantiene una buona velocità sino all’ ingresso della val Borbera, dove finalmente ci riuniamo approfittando della sosta per piluccare qualcosa. Davanti a noi ci sono i famosi canyon, rocce dure scavate nei millenni dal torrente che ora formano delle gole profonde con una affascinante strada a mezzacosta. Risaliamo leggermente la valle ammirando il celeste corso d’acqua 50m più in basso, meravigliati da queste improvvise perle geologiche nemmeno intuibili un paio di chilometri fa. Però anche questo tratto è in leggera salita e non so perchè a qualcuno prende lo schizzo di accelerare splittando nuovamente il gruppo, che si ricongiunge poco dopo al bivio della prossima salita, la “Cima Coppi” di Dernice (meno di 600m slm).

E’ una salita che non mi piace in quanto troppo facile per i miei parametri, le punte massime del 7% in un contesto sempre molto pedalabile se non addirittura in falsopiano la rendono poco adatta alle mie caratteristiche di passista-scalatore. Ciò nonostante ha un vantaggio, è una salita in cui si sta bene a ruota, peculiarità che provo appena a sfruttare in quanto delle sensazioni negative cominciano a permeare la mia mente e cerco di conservarmi quantomeno sino a Tortona, perciò lascio lentamente andare la consolidata coppia al comando proseguendo assieme a Michael, scambiandoci il dovere di tirare per l’ altro a seconda della pendenza, aiutato dall’ irlandese passista nei tratti facili e supportandolo quando la velocità scendeva forzatamente sotto i 20 orari.
Christian ed Andrea C. ci aspettano in paese approfittando della fontana, in poco tempo arrivano tutti interrogandosi su domande esistenziali riguardanti la prossima salita che sulla carta è la più dura del giorno, oppure sulla dimensione delle tasche di Massimo che ad ogni occasione tira fuori un gigantesco panino. Ci facciamo anche scattare una poco panoramica foto con un muro sullo sfondo, e poi scendiamo a San Sebastiano su una bellissima discesa con ampi e puliti tornanti, divertenti curve ed un tratto diritto in cui supero i 70 orari.

Il vento verso Brignano Frascata ci è a favore, rimango davanti mantenendo un ritmo tranquillo ai 35, l’ ultimo GPM di 2300m al 9% sarà una vera gara in cui dare tutto e non mi affatico più dell’ indispensabile a dirigere il gruppo. Approfitto furbescamente del semaforo prendendo un leggero vantaggio sul resto del gruppo, ma chi voglio prendere in giro se 300m dopo Andrea C. e Christian mi hanno già raggiunto e non riesco a tenere il loro ritmo. Al km 1 le pendenze si fanno più arcigne e soffro, davanti vedo però i due che stanno prendendo solo pochi secondi e poco dopo, curva dietro curva c’è Andrea che stacca Christian, il quale rimane nel mio campo visivo sin quasi alla fine, mentre il primo va a vincere il più sentito valico del giorno. Al km 2 sono praticamente a Guardia, ma il secondo posto è irraggiungibile e salvo miracoli Andrea (uno dei due vestiti di verde) non mi raggiungerà, per cui rallento arrancando sino al valico di questa frazioncina di collina. Almeno sono sul podio dai :)
Per puro dovere di cronaca la classifica è Andrea C., Christian, Pedra (io), Andrea M, poi mi avvantaggio per scattare delle fotografie dalla cresta verso Casasco da cui si godono ampie viste sulla val Curone e Grue, intuendo tra antenne e paesini il percorso odierno. Non so chi arriva 5° al valico, o Mike o Andrea V., dopo giungono Sergio e Massimo che in uno scatto di orgoglio brucia Marco. Per loro la forma migliore è lontana, ma di sicuro dopo oggi sarà una spanna più vicina!

Fotografo gli altri passarmi nello strappetto prima di Magrassi, poi attardato cerco di recuperarli in discesa riuscendo nell’ aggancio solo dopo Casasco su belle curve che veloci portano in val Grue. Memore dello scorso anno devo guadagnare posizioni all’ interno del gruppo per portare via la fuga buona e compio sorpassi esterni con staccate prima dei tornanti (tutto con ampio margine di sicurezza). Lo stop alla fine della discesa è quasi parallelo alla provinciale della val Grue e con la sua buona visibilità ci possiamo permettere il lusso di non dover rallentare, lanciando al volo la tirata finale verso Tortona.
Quest’ anno sono io a fare il bastardo e a cercare di vendicarmi di Marco e Mike, sorpasso Sergio ed Andrea C. e lancio la sparata con qualcuno a ruota, fatico più del previsto e non riesco a capire la direzione del vento, credevo che fosse favorevole ma la fatica che sto facendo per tenere i 40 e per reinfilarmi in gruppo dopo il mio turno è eccessiva per avere l’ aiuto della brezza. Il primi chilometri volano grazie all’ aiuto dato da Andrea C., Andrea V e Marco, poi ad un certo punto quest’ ultimo rinuncia al suo turno ed il gruppo esplode, con Andrea C. lanciato in solitaria, Andrea V. ad inseguirlo ed io che faticosamente lo raggiungo raschiando il fondo del barile. Qualche buca (ma sarebbe corretto chiamarla ‘voragine’) che occupa tutta la sede stradale ci fa sobbalzare sulla sella ed è a questo punto che alzo bandiera bianca, ho capito che il vento è variabile ma tendenzialmente laterale e la scia fa poco effetto, per cui rinuncio all’ inseguimento pedalicchiando sino a Tortona. Andrea continua da solo, dietro di me passa un treno irlandese che in solitaria ci ha recuperato e riuscirà addirittura ad agguantare il primo fuggitivo Andrea C. Beh, che dire, così come lo scorso anno hanno tentato di fregarci e noi li abbiamo ripresi, quest’ anno ho voluto fare il furbo e ne ho pagato le conseguenze…
Gli ultimi chilometri col vento tendenzialmente contrario sono un supplizio, mi volto ma non c’è nessuno a cui elemosinare un aiuto ed è da solo che arrivo alla partenza… Pian piano arriviamo tutti, ma direi nettamente che se dobbiamo eleggere un vincitore odierno, costui è Andrea C. di Milano, con la maglia da cronoman per Mike.

E’ un peccato doverci separare, quello di oggi è uno splendido gruppo e già studiamo nuovi itinerari insieme. Per me ci sono ancora 11km per ritornare a casa, aiutato dal vento riesco a fingere a lungo di non essere completamente in crisi, ma le contropendenze finali mi svelano la triste realtà, pedalo per inerzia a velocità da passeggiata faticando parecchio e patendo anche conseguenze fisiche una volta arrivato a casa. Invece di lavarmi il sudore di dosso mi metto un attimo a letto sotto le coperte perché ho freddo, mi sveglio alle 90 minuti dopo col gatto sulle gambe… Però dai l’ allenamento è servito!

Calanchi sopra Garbagna
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La frana appieda i più
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A Dernice: Andrea C., Andrea M., Sergio, Mike, Massimo, Andrea V, Stefano, Christian, Marco
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Il Giarolo da Guardia di Brignano Frascata
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Andrea C. svetta primo anche sullo strappetto
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Panoramica su Casasco, Montemarzino e la val Curone

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Invito al giro del tortonese

il 23/03/2013 · Commenti disabilitati su Invito al giro del tortonese

sabato 13 Aprile

Come ormai è tradizione, anche questa primavera si terrà il classico giro del Tortonese. Memore dell’ esperienza dello scorso anno in cui eravamo in pochi ma grossomodo dello stesso livello, ho deciso di rendere questa giornata più un allenamento rispetto ad un giro prettamente turistico.Quindi saremo qualcuno di meno, ma avendo un livello più simile verso il semi-agonistico sarà più divertente per tutti, con tratti tranquilli e tratti tirati, panoramici ed agonistici.
Per questo motivo il percorso sarà simile ma più duro di quello 2012, 109km e circa 2000m di dislivello con tutta la salita di Albarasca, la galleria di Garbagna e per accorciare un po’ invece di Montemarzino ci sarà Guardia da Brignano Frascata, 2300m a circa il 9%

INFORMAZIONI

Il ritrovo è alle ore 10:00 presso l’ Iperama di Tortona, lungo la strada Tortona-Rivanazzano e Tortona-Garbagna (che in quel punto sono parallele), a 400 metri dal centro commerciale Iper.
Il ritrovo si trova esattamente in questo punto, 44° 54 25 Nord 8° 53 18 Est, nei pressi della “strada vicinale pelosa” di Tortona.
Consiglio l’ uscita autostradale di Castelnuovo Scrivia per chi viene da Milano, Voghera per chi viene dall’ emilia, Tortona per tutti gli altri.
La partenza sarà alle ore 10:30.
In caso di maltempo sarà rinviato a sabato 27 Aprile. Darò notizia dell’ eventuale rinvio entro Venerdì 11 sera.
Non sono previste soste pranzo, perciò consiglio di essere indipendenti dal punto di vista alimentare. Ciò non esclude di potersi fermare in qualche posto, probabilmente a Garbagna o all’ imbocco della val Borbera

DESCRIZIONE

Link GPS: http://tracks4bikers.com/tracks/show/130219

Come già scritto il giro sarà grossomodo sullo stesso percorso del 2012 (a mio avviso il migliore di tutti), ma avrà anche due importanti novità.
Si partirà quasi subito in salita, abbandonando la città attraverso le sue verdi colline parzialmente urbanizzate sino al crinale per Sarezzano, dove termina la salita. Una bella discesa tra vigneti ci porterà a Villaromagnano, seguendo la valle Ossona saliremo a Castellania passando per Montale Celli, onorando in seguito il monumento funebre ai Fratelli Coppi.
Scenderemo a Carezzano per affrontare la 3° salita di S. Agata Fossili, che inizia decisa e pian piano diviene più semplice, poi ci immetteremo su una strada tra verdi colli e dopo la discesa ci aspetterà un breve falsopiano con occasionali strappetti dentro pittoresche frazioni come Sardigliano, dal quale parte una salitella di 1km che svalica verso Stazzano. La successiva salita è la più impegnativa del giro, inizia con punte al 10% e continua comunque decisa, lasciando però anche spazi per rifiatare. Si scenderà a Garbagna dove iniziano subito i 2km pedalabili della galleria, prima di scendere un poco ed immetterci in val Borbera, un’ affascinante vallata con strette scavate nella roccia. Dopo di questo c’è Dernice, salita di 5km abbondanti e molto facili.
Una piacevole discesa ci porterà a San Sebastiano, noi seguiremo la valle sino al paese successivo di Brignano Frascata, da cui parte l’ ultima tosta salita della giornata che prevede 2.3km al 9% medi. Passeremo da Casasco e continueremo sino alla val Grue, 13 lunghi chilometri prima dell’ arrivo in cui i passistoni potranno dare fondo a tutte le energie organizzando un treno ai 40 orari.
E’ possibile accorciare il giro tornando da Garbagna o al limite da Dernice (4° e 5° salita).

LE SALITE:

Ci sono 6 salite in questo giro:

Sarezzano via Paghisano
Castellania
S. Agata Fossili
Sorli
Galleria di Garbagna
Dernice dalla val Borbera
Guardia

LE DISCESE:

Le discese sono tutte in discreto o buono stato, occorre però mantenere un margine di sicurezza che permetta di affrontare le occasionali crepe, buchi o avvallamenti tipici di questa zona.

I PUNTI DI INTERESSE:

Castellania per i riferimenti storici
Le strette della val Borbera
La stradina in cresta dopo S.Agata Fossili
Il passaggio a Sardigliano
E tutto il giro in generale, che racchiude l’ essenza del Tortonese e delle terre in cui Fausto Coppi ha mosso le sue prime pedalate

CONTATTI:

Per domande o altro da discutere in maniera privata (esempio il n° di cellulare): [email protected]

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Top 2012, le posizioni 10-7

il 30/01/2013 · Commenti disabilitati su Top 2012, le posizioni 10-7

4 Gennaio – Penice e Brallo invernali

Che senso ha vivere senza fare azioni degne di nota? E’ questa la molla che mi ha spinto a studiare questo giro in pieno inverno, itinerario che tocca anche i 1460m della cima del monte Penice. A Rivanazzano fuori dall’ abitacolo ci sono -3°, a Varzi parto in bici con 1° positivo e durante la salita verso il passo comincio ad avere caldo, stimo che ci siano almeno 6°. Dal passo al monte la strada è libera dalla neve e la scalata agevole, solo presso la sommità c’è qualche brevissimo tratto con ancora 1cm di neve compressa, nulla che possa preoccuparmi. Alla vetta mi faccio fare la foto di rito, cavolo è il 4 Gennaio e sono oltre i 1400m!
Discesa bagnata sino a Bobbio e risalgo la val Trebbia allungando per scoprire una salita mai fatta, verso Ponte Organasco esce finalmente il sole ad illuminare un ambiente troppo povero di neve. La salita è abbastanza agevole, ma comincio a soffrire il dislivello troppo elevato per il periodo e gli ultimi chilometri non scorrono via facili come in estate. Dai 950m del passo del Brallo mancano 17km di discesa, e poi la prima pedalata montana è finita!

Totale: 90km, 2100m

Bobbio dal monte Penice. Di neve giusto delle macchie alle quote più alte

Io un po’ affaticato, ma d’ altronde ho fatto 1050m consecutivi di dislivello

21 Giugno – giro del solstizio

Ormai è per me un classico, il 21 Giugno rimango in giro sino al tramonto che nel giorno più lungo dell’ anno cade alle 21:30. Partenza al mattino prestissimo (7:35) per scavalcare Montemarzino e scendere al birrificio Montegioco (giusto per intendersi, recentemente il birraio ha vinto il premio come “migliore d’Italia”) per acquistare qualche bottiglia che porto nello zaino sino in ufficio, ovviamente aggiungendoci la salita di Sarezzano.
Finito l’orario di lavoro ho sonno a causa della sveglia anticipata, per questo parto abbastanza frenato per un giro che prevede numerose salite. Quando le pendenze si fanno più dure sul muro di Vallescura le gambe cominciano a girare meglio, l’ orario tipico della cena è il momento ottimale per il mio bioritmo e spiano diverse salite consecutive, guardando perplesso una cella temporalesca sul Piemonte che invia le sue propaggini sino all’ Oltrepò. Alle 20:50 attuo il cambio occhiali mettendo quelli trasparenti, sono in anticipo e riesco pure ad allungare per un’ ulteriore salita, giungendo a casa alle ultimissime luci con strisce di pioggia verso ovest e qualche goccia che comincia a cadere quando sono davanti al cancello di casa.
Totale: 95km, 2290m, 10 colli
LINK: http://giriesalite.altervista.org/?p=1711
Bran e Tentatripel, che buone!

Comincia a far buio, ma mi manca ancora l’ ultima salitella!

 

14 Luglio – Milano / Genova

Il giro di oggi prevede di accompagnare 3 milanesi dalla loro città sino alla riviera, tendenzialmente ad Arenzano, per poi rientrare in treno. Io li aspetto (a lungo) a Rivanazzano, uno di loro ha bucato e complice il vento contrario hanno già accumulato mezz’ora di ritardo. Risaliamo la val Curone combattendo contro un vento teso, svalichiamo a Dernice ed attraversiamo le strette della val Borbera, dove gli altri si sentono persi e non hanno bene idea della posizione. Ad Arquata Scrivia ci fermiamo in un negozio per prendere una camera d’aria di scorta, come usciamo metto il 50 e trac … si rompe il filo! A 200m dal negozio però! Dopo la riparazione ci rimettiamo in viaggio verso Gavi, dove prendiamo la dolce salita collinare che ci porta all’ imbocco del monte Lanzone, alcuni chilometri impegnativi. La discesa è forse peggio, ci sono fortissime raffiche laterali che rendono l’ equilibrio precario. Risaliamo quindi a Capanne di Marcarolo, dove gli altri cominciano a patire i 60/70km in più rispetto a me.
Decidiamo di puntare a Genova e continuiamo sempre all’ insù sino ai Piani di Praglia, dove veniamo accolti da un cielo grigio, asfalto bagnato e nebbia che a tratti nasconde le curve della successiva discesa. Scesi a Campomorone veniamo sfidati da 3 brevissimi scrosci di pioggia di qualche minuto ciascuno, questo però non mi scoraggia e considerati gli orari dei treni ed il vento favorevole capisco che farei prima a tornare in bici… Saluto gli altri e riprendo a salire sul facile ma lungo passo dei Giovi.
Il vento è favorevole, ma meno forte del previsto e compensa giusto la stanchezza. Arrivo ad Arquata ed il cielo si fa nero, con forti tuoni e grosse gocce che a Serravalle si trasformano in un acquazzone dal quale mi riparo sotto una tettoia. Dura giusto una ventina di minuti, poi mi rimetto in marcia sempre aiutato da una brezza sino a Tortona, dove cedo alle lusinghe della fame e mi fermo per una merenda prima di tornare definitivamente a casa, sicuramente non più tardi di quando sarei tornato se avessi preso il treno…

Totale: 185km, 2500m
LINK: (In realtà non ne ho mai scritto…)

Val Borbera da Dernice, passeremo in quelle strette

DILUVIO!

 

30/06 – Cottura al Lesima
La giornata è calda e per questo la trascorrerò sui monti pavesi, dove la temperatura sarà l’ ideale per sfidare le alte vette Appenniniche. Per migliorare la dispersione di calore indosso una vecchia maglia bianca tagliata a canutiera, quindi parto in direzione Varzi salendo poi sin al Pian dell’ Armà, 1480m con una strada che nel secondo tratto è troppo rovinata pure in salita. Scendo al Giovà ed incontro due compagni di squadra coi quali faccio un fresco ristoro prima di scendere verso Pianostano, dove li saluto dovendo salire sino al monte Lesima via Cencerate, una salita che le altre volte mi ha sempre creato problemi.
Stavolta arrivo a Cima Colletta senza patimenti e posso avventurarmi tranquillo sulle ripide rampe che mi portano ai 1724m della vetta, una salita molto dura che ho affrontato solo due volte con oggi… Scendo al Brallo e ritorno quasi a Varzi, il caldo comincia ad essere fastidioso ma mi manca ancora la scalata del Penice via Menconico, una strada secondaria con pendenze di tutto rispetto ed un bosco che non riesce ad ombreggiare il sole alto di metà giornata.
Al Penice decido di allungare verso Romagnese, una sosta refrigerante alla fontana di Casa Matti è obbligatoria prima di percorrere la val Tidone sino al bivio di Valverde, ultimo infido strappo prima della lunga ridiscesa in val di Nizza prima e Staffora dopo.
La scelta della canutiera si rivelerà disastrosa per quella porzione di pelle non ancora abbronzata, dapprima una forte scottatura mi obbligherà a spalmare continuamente delle pomate, poi si formeranno delle bolle prima che la pelle morta lasci spazio a quella nuova. Ancora oggi che scrivo porto i segni di quella giornata con il segno dell’ abbronzatura non più a metà braccio, ma a metà spalla…

Totale: 153km, 3400m
LINK: http://giriesalite.altervista.org/?p=1724

Muro finale del Lesima, arriva fortunatamente dopo del piano

Il ripetitore aereo sulla vetta dell’ Oltrepò

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