Girando attorno al monte Lesima

il 09/01/2014 · Commenti disabilitati su Girando attorno al monte Lesima

Riprendo a raccontare i giri delle mie “vacanze” estive passate rigorosamente in zona, dopo che alcuni racconti o mie iniziative hanno scavalcato in priorità questa bella giornata. 5 mesi di ritardo cosa volete che siano, dai!

21/08/2013

Ho avuto la buona idea di pulire il computer, spaccando un pin della cpu… ieri era una giornata a dir poco stupenda e limpidissima, ma l’ho passata in ufficio per portare avanti il nuovo pc che attualmente uso… Oggi è comunque una giornata nidita, perfetta per questa doppia scalata alla vetta d’Oltrepò, il monte Lesima che col suo ripetitore aereo bianco domina tutte le altre vette dall’ alto dei suoi 1724m raggiunti da una strada asfaltata, la più alta dell’ Appennino centro-settentrionale!
Parto con un pranzo anticipato e dopo la mezza sono sui pedali che risalgo la statale di una valle Staffora semi-deserta, fino a raggiungere la base delle nostre montagne a Varzi. Un pochetto di salita mi porta a S.Margherita dove la valle si stringe fino a formare un verde canyon sovrastato da elevati monti tutti coperti di boschi, con sole alcune zone calanchive aperte ad assorbire i raggi del sole. L’ asfalto ruvido, che poco tempo fa mi ha fatto esplodere un copertone, è un piccolo supplizio fino al deciso bivio di Pianostano dal quale partono due belle salite al passo del Giovà e al monte Lesima. Intraprendo la seconda, che inizia già decisa su una carreggiata strettina e costante sino a Cencerate, animata frazione di montagna da cui si stacca la tosta deviazione verso Cima Colletta, un autentico budello di asfalto largo meno di due metri che si snoda ripido all’ interno di un fittissimo bosco, con una vegetazione tanto cospicua da oscurare il sole. E’ un pezzo duro, il 10% è un amico con cui prendere confidenza già da subito e sino al ritrovamento di un segno di civiltà a quel cartello di precedenza che avverte della presenza del bivio per la strada Brallo-Giovà.

Il primo pezzo è fatto, del falsopiano permette di respirare sino alla famigerata sbarra giallonera che ci ricorda a cosa andiamo incontro. L’ impatto è micidiale, 300m al 20% su fondo con ghiaia ed una griglia troppo sporgente. Il primo tornante a sinistra segna l’ ideale inizio del tratto più umano, ma oggi le difficoltà non risiedono solo nelle pendenze poiché una mandria di mucche al pascolo ostacola il movimento e mi costringe all’ arresto, di cui approfitto per interessanti fotografie bovine.
Si continua a salire molto decisi, ho superato la quota arborea e sono solo i verdi ripidi pascoli a dominare dove la visuale non è bloccata da un nastro di asfalto quasi verticale. Fatico ma non troppo, col 34×27 salgo ancora bene su pendenze attorno al 14% e l’ unica altra sosta che mi concedo è prima dell’ ultimo ripido tratto finale, quando per poter chiacchierare con un escursionista devo mettere il piede a terra.

Lesima Lesima… è sempre un onore portare le ruote sin quasi alla tua vetta, alla quale mancano giusto pochi metri da percorrere a piedi su un sentierino che degrada in prato libero. Ieri sarebbe stato incredibile, ma anche oggi la vista vale tutta la fatica: sto dominando le valli Trebbia, Tidone e Staffora, tutti gli altri monti mi guardano dal basso all’ alto e, scrutando nella rada umidità, lo scorgo… IL MARE! Belin finalmente ho avuto conferma di ciò che ho letto anni fa nel libro di P.M. Greppi e che da più parti ho sentito essere falso, e cioè che dalla vetta del Lesima si vede il mare! Wao, che soddisfazione!

Scendo con la dovuta cautela salutando mare, pascoli ed un biker che come il sottoscritto sta tentando l’ impresa, ritorno alla quasi civiltà di Cima Colletta e scendo, purtroppo dovendo fare attenzione dato l’ asfalto, sino al Brallo di Pregola, da cui parte la seconda scalata di giornata ai Piani di Lesima, frazione turistica a nord-est del monte. E’ preceduta da un pezzetto in salita e da un successivo segmento discendente sino a Corbesassi, da cui ha inizio una bella scalata verso i 1250m ed oltre dei Piani, con la ripida parente del monte a fare nascondere il sole e la val Trebbia nettamente più in basso. Supero il bar insolitamente pieno e salgo ancora, la sede stradale si assottiglia sino a sembrare una ciclabile a tratti liscia e a tratti ruvida, ma tutta nel fitto bosco all’ ombra della vetta dell’ Oltrepò
Proseguo sino al valico e scendo il giusto per delle belle fotografie, ormai il bi-Lesima è conquistato e mi rimane solo il lunghissimo ritorno a casa. A Corbesassi mi fermo alla fontana e con mia sorpresa mi raggiunge il biker incrociato alla cima Coppi di oggi, il quale ha tagliato per un sentiero.
La lunga discesa del Brallo mi riporta alla calura dell’ estate, la valle Staffora quindi mi fa arrivare a casa addirittura prima rispetto al previso.
In totale 124km e 2400m.

Le “vacanze” sono proseguite con altri giri belli, tra cui lo Scaparina-Cima Colletta-Capanne di Cosola-Dernice del giorno successivo (117km, 2100m) nel quale ho combattuto con asfalti ruvidi e tafani, e la dura Massinigo-Scaparina. Purtroppo è il massimo che un anno piatto come il 2013 mi ha offerto.

Stretta stradina in un fitto bosco  lesima206
Mucche libere al primo tornante del Lesima
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Riuscirà questa foto ad entrare nel calendario dello scalatore 2014? (no, ndr.)
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Val Trebbia
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Al centro si intravede un blu più scuro, è il mar Ligure
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L’ ultimo tratto in cima al mondo!
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Corbesassi dalla cima del Lesima
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Il cupolone del Lesima dai Piani di Lesima, tutt’ altra prospettivalesima233

Top 2012, le posizioni 10-7

il 30/01/2013 · Commenti disabilitati su Top 2012, le posizioni 10-7

4 Gennaio – Penice e Brallo invernali

Che senso ha vivere senza fare azioni degne di nota? E’ questa la molla che mi ha spinto a studiare questo giro in pieno inverno, itinerario che tocca anche i 1460m della cima del monte Penice. A Rivanazzano fuori dall’ abitacolo ci sono -3°, a Varzi parto in bici con 1° positivo e durante la salita verso il passo comincio ad avere caldo, stimo che ci siano almeno 6°. Dal passo al monte la strada è libera dalla neve e la scalata agevole, solo presso la sommità c’è qualche brevissimo tratto con ancora 1cm di neve compressa, nulla che possa preoccuparmi. Alla vetta mi faccio fare la foto di rito, cavolo è il 4 Gennaio e sono oltre i 1400m!
Discesa bagnata sino a Bobbio e risalgo la val Trebbia allungando per scoprire una salita mai fatta, verso Ponte Organasco esce finalmente il sole ad illuminare un ambiente troppo povero di neve. La salita è abbastanza agevole, ma comincio a soffrire il dislivello troppo elevato per il periodo e gli ultimi chilometri non scorrono via facili come in estate. Dai 950m del passo del Brallo mancano 17km di discesa, e poi la prima pedalata montana è finita!

Totale: 90km, 2100m

Bobbio dal monte Penice. Di neve giusto delle macchie alle quote più alte

Io un po’ affaticato, ma d’ altronde ho fatto 1050m consecutivi di dislivello

21 Giugno – giro del solstizio

Ormai è per me un classico, il 21 Giugno rimango in giro sino al tramonto che nel giorno più lungo dell’ anno cade alle 21:30. Partenza al mattino prestissimo (7:35) per scavalcare Montemarzino e scendere al birrificio Montegioco (giusto per intendersi, recentemente il birraio ha vinto il premio come “migliore d’Italia”) per acquistare qualche bottiglia che porto nello zaino sino in ufficio, ovviamente aggiungendoci la salita di Sarezzano.
Finito l’orario di lavoro ho sonno a causa della sveglia anticipata, per questo parto abbastanza frenato per un giro che prevede numerose salite. Quando le pendenze si fanno più dure sul muro di Vallescura le gambe cominciano a girare meglio, l’ orario tipico della cena è il momento ottimale per il mio bioritmo e spiano diverse salite consecutive, guardando perplesso una cella temporalesca sul Piemonte che invia le sue propaggini sino all’ Oltrepò. Alle 20:50 attuo il cambio occhiali mettendo quelli trasparenti, sono in anticipo e riesco pure ad allungare per un’ ulteriore salita, giungendo a casa alle ultimissime luci con strisce di pioggia verso ovest e qualche goccia che comincia a cadere quando sono davanti al cancello di casa.
Totale: 95km, 2290m, 10 colli
LINK: http://giriesalite.altervista.org/?p=1711
Bran e Tentatripel, che buone!

Comincia a far buio, ma mi manca ancora l’ ultima salitella!

 

14 Luglio – Milano / Genova

Il giro di oggi prevede di accompagnare 3 milanesi dalla loro città sino alla riviera, tendenzialmente ad Arenzano, per poi rientrare in treno. Io li aspetto (a lungo) a Rivanazzano, uno di loro ha bucato e complice il vento contrario hanno già accumulato mezz’ora di ritardo. Risaliamo la val Curone combattendo contro un vento teso, svalichiamo a Dernice ed attraversiamo le strette della val Borbera, dove gli altri si sentono persi e non hanno bene idea della posizione. Ad Arquata Scrivia ci fermiamo in un negozio per prendere una camera d’aria di scorta, come usciamo metto il 50 e trac … si rompe il filo! A 200m dal negozio però! Dopo la riparazione ci rimettiamo in viaggio verso Gavi, dove prendiamo la dolce salita collinare che ci porta all’ imbocco del monte Lanzone, alcuni chilometri impegnativi. La discesa è forse peggio, ci sono fortissime raffiche laterali che rendono l’ equilibrio precario. Risaliamo quindi a Capanne di Marcarolo, dove gli altri cominciano a patire i 60/70km in più rispetto a me.
Decidiamo di puntare a Genova e continuiamo sempre all’ insù sino ai Piani di Praglia, dove veniamo accolti da un cielo grigio, asfalto bagnato e nebbia che a tratti nasconde le curve della successiva discesa. Scesi a Campomorone veniamo sfidati da 3 brevissimi scrosci di pioggia di qualche minuto ciascuno, questo però non mi scoraggia e considerati gli orari dei treni ed il vento favorevole capisco che farei prima a tornare in bici… Saluto gli altri e riprendo a salire sul facile ma lungo passo dei Giovi.
Il vento è favorevole, ma meno forte del previsto e compensa giusto la stanchezza. Arrivo ad Arquata ed il cielo si fa nero, con forti tuoni e grosse gocce che a Serravalle si trasformano in un acquazzone dal quale mi riparo sotto una tettoia. Dura giusto una ventina di minuti, poi mi rimetto in marcia sempre aiutato da una brezza sino a Tortona, dove cedo alle lusinghe della fame e mi fermo per una merenda prima di tornare definitivamente a casa, sicuramente non più tardi di quando sarei tornato se avessi preso il treno…

Totale: 185km, 2500m
LINK: (In realtà non ne ho mai scritto…)

Val Borbera da Dernice, passeremo in quelle strette

DILUVIO!

 

30/06 – Cottura al Lesima
La giornata è calda e per questo la trascorrerò sui monti pavesi, dove la temperatura sarà l’ ideale per sfidare le alte vette Appenniniche. Per migliorare la dispersione di calore indosso una vecchia maglia bianca tagliata a canutiera, quindi parto in direzione Varzi salendo poi sin al Pian dell’ Armà, 1480m con una strada che nel secondo tratto è troppo rovinata pure in salita. Scendo al Giovà ed incontro due compagni di squadra coi quali faccio un fresco ristoro prima di scendere verso Pianostano, dove li saluto dovendo salire sino al monte Lesima via Cencerate, una salita che le altre volte mi ha sempre creato problemi.
Stavolta arrivo a Cima Colletta senza patimenti e posso avventurarmi tranquillo sulle ripide rampe che mi portano ai 1724m della vetta, una salita molto dura che ho affrontato solo due volte con oggi… Scendo al Brallo e ritorno quasi a Varzi, il caldo comincia ad essere fastidioso ma mi manca ancora la scalata del Penice via Menconico, una strada secondaria con pendenze di tutto rispetto ed un bosco che non riesce ad ombreggiare il sole alto di metà giornata.
Al Penice decido di allungare verso Romagnese, una sosta refrigerante alla fontana di Casa Matti è obbligatoria prima di percorrere la val Tidone sino al bivio di Valverde, ultimo infido strappo prima della lunga ridiscesa in val di Nizza prima e Staffora dopo.
La scelta della canutiera si rivelerà disastrosa per quella porzione di pelle non ancora abbronzata, dapprima una forte scottatura mi obbligherà a spalmare continuamente delle pomate, poi si formeranno delle bolle prima che la pelle morta lasci spazio a quella nuova. Ancora oggi che scrivo porto i segni di quella giornata con il segno dell’ abbronzatura non più a metà braccio, ma a metà spalla…

Totale: 153km, 3400m
LINK: http://giriesalite.altervista.org/?p=1724

Muro finale del Lesima, arriva fortunatamente dopo del piano

Il ripetitore aereo sulla vetta dell’ Oltrepò

Lesima Lesimin…

il 10/07/2012 · Commenti disabilitati su Lesima Lesimin…

Lesima lesimin, tutt’i mont i ghè fa inchin, non ghè che mont Alfé che l’è ciu alto che ne lé… Così recita un’ antica canzoncina ligure, quando ancora non esistevano strumenti per capire che il Lesima in realtà è più alto del monte Alfeo dominando tutto il panorama circostante dai suoi 1724m. E’ la cima Coppi e Mortirolo dell’ Appennino pavese, per giungere alla sua sommità si deve affrontare una strada molto ripida che tutti gli inverni soffre di forti escursioni, frantumandosi in ghiaia che disturba la pedalata già precaria.

E’ l’ obbiettivo principale della giornata, ma non l’ unico, dato il caldo da estate piena indosso una vecchia maglia trasformata in canutiera (che errore…) e parto con lo scopo principale di compiere un giro talmente lungo da far diventare Giugno 2012 il secondo mese di sempre per chilometri, considerato che per me è stato sempre un mese di scarico. Alla fine sbaglierò i conti e questo mese rimarrà il 3° di sempre a 3km dal secondo, comunque 490km in più del precedente record. Non male considerato che non ho fatto ferie e gli unici permessi di lavoro che ho avuto li ho presi per i giri ciclo-enologici…

La statale verso Varzi è troppo trafficata al sabato mattina, sino a San Ponzo passo sulla secondaria e poi obbligato mi sorbisco 7km di traffico. A Varzi inizia il passo Brallo, molto pedalabile che mi conferma che oggi la gamba gira bene, poi perdo qualche metro di quota sino a Casanova Staffora ed intraprendo il Pian dell’ Armà, quasi 1000m di dislivello altimetrici, almeno 1100 considerando buche ed asfalto “d’ epoca”. Una settimana fa in discesa mi ha messo di cattivo umore per 2 giorni (ma come si fa a tenere una strada così?), in salita è poco meglio… Sino a Cegni si sale bene su una strada regolare, poi cominciano le buche, i rattoppi ed a faticare per spianare migliaia di microdislivelli presenti tra i sassi collegati tra loro da quel che rimane dell’ asfalto. La pendenza ufficiale arriva al 10% prima di Negruzzo, quella patita è almeno dell’ 11%. Il panorama è comunque buono, sono sulle pendici dei monti Bogleio e Chiappo ed un nascente Staffora scorre sensibilmente più in basso formando una specie di lussureggiante gola.
Sfioro i 1500m dello scollinamento e scendo al passo Giovà / Pian del Poggio, dove approfitto della fontana per riempirmi di acqua (almeno mezzo litro bevuto in un attimo) e dove incrocio Ciro e Damiano, 2 compagni di squadra che stanno facendo una pausa godendosi il fresco clima che c’è qui a quota 1300. Ho tempo da perdere e mi offrono una bella e buona birra fresca (la Castello lager per la precisione). Ok, ormai non c’è giro lungo in cui non assumo alcolici, sto prendendo una brutta piega…
Scendiamo dal Giovà assieme, la strada si butta nell’ alta valle Staffora con un asfalto dignitoso interrotto da troppe curve con sassi in mezzo, motivo per cui la prendiamo tutti tranquillamente. A Pianostano comincia già ad esserci caldo, ma mentre per loro ci sarà il ritorno, per me c’è una salita che mai sono riuscito a fare intera, gli altri 2 tentativi sono sfumati al bivio di Cima Colletta al quale sono giunto completamente privo di forze. E non avevo il Pian dell’ Armà di mezzo, ma nemmeno i rapportini di adesso. Supero agevolmente il bivio per Cencerate e non patisco nemmeno il tratto successivo nel fitto bosco su una carreggiata larga tre metri. Al bivio di Cima Colletta sto bene, il Lesima è alla mia portata.
Sono stati 3 in tutti i tentativi di arrivare in cima, al primo stavano riasfaltando la strada e ci sono arrivato a piedi, al secondo invece ho rinunciato dopo 300m. Al terzo nel 2007 ci sono riuscito, ora sono confidente di non patire e quando la famosa sbarra alzata si presenta davanti ai miei occhi combatto il 20% iniziale a viso aperto, con la catena sul bel 34×27 e tutto seduto per non far slittare la ruota sulla ghiaia. Il primo tornante arriva in fretta e le pendenze si fanno più umane, la vegetazione mi abbandona e scalo questo muro incastonato tra ripidi prati fino al crinale, dove si può respirare in attesa del muro finale che porta sino al famoso ripetitore aereo, muro che manda in acido lattico le mie cosce ma che non mi crea troppi problemi. Più facile del previsto è il mio responso…

Fatto 30 faccio 31 e salgo sino alla vera e propria vetta a piedi su un piccolo sentiero, dalla cima la visuale è fantastica sebbene mitigata dalla foschia. Da qui si dominano la selvaggia val Boreca, la più antropizzata valle Trebbia, si vede lo Staffora, tutte le alte cime dell’ Appennino ligure e sullo sfondo l’ afosa pianura. Però se le pile della fotocamera non mi avessero fatto lo scherzo di esaurirsi proprio ora sarebbe meglio… salvo riprendersi più avanti in discesa… molto ripida da fare a freni tirati. Ad un certo punto vedo una roulotte di un allevatore in basso, una curva e quella roulotte è al mio fianco… C’è ancora un tratto di leggera salita verso Cima Colletta, poi sino al Brallo è tutta discesa e pure messa meglio di quanto mi aspettassi, alla fine l’ unica strada montana veramente indecente è quella dell’ Armà, le altre le si affrontano facendo un po’ di attenzione.
Ai 950m del Brallo ricomincia a fare caldo, che aumenta al termine della discesa al bivio del Ponte Blu, dove inizierà per me un’ altra salita che da Menconico arriva quasi al passo Penice.

Sino al paese alle pendici del Penice nessun problema, poi la strada si impenna rimanendo immersa tra la vegetazione che non copre il sole all’ apice del suo tragitto. Non la ricordavo così ripida, i 10% abbondano ed aggiungendoci temperature di poco inferiori ai 30° a 1000m di quota faccio fatica ad arrivare al bivio delle 4 strade, un chilometro prima del passo Penice.
Scendo verso Romagnese ma non posso saltare la fresca fontana di Casa Matti in cui bevo a sbafo e bagno i guanti che sto indossando esclusivamente in discesa. Questa sarebbe una bella discesa se non trovassi sabbietta o crepe proprio in curva. Supero il paese ed affrontando la calura estiva ormai pesante arrivo sino al bivio di Le Moline, dal quale parte un assolato strappetto che mi porta sino a Valverde e dal quale prosegue la salita sino a S. Albano.
La val di Nizza è un lunghissimo e ripido falsopiano che in discesa scorre agilmente, a Ponte Nizza seguo la statale per quel chilometro necessario a riportarmi su stradine secondarie su cui pedalo sino a casa.

In tutto 154km, 3400m di dislivello, 6:30 pedalate in solitaria, tanto caldo ed una scottatura memorabile sulle spalle scoperte. Ma ne valeva la pena.

Il monte Lesima da Pian dell’ Armà

Il muro finale del monte Lesima

Ripido lato orientale del Lesima, verso la val Trebbia

Eccolo il ripetitore aereo

A caccia di salite in val Trebbia

il 29/08/2011 · Commenti disabilitati su A caccia di salite in val Trebbia

24 Luglio

Non avendo altri progetti pronti realizzabili in giornata tiro fuori dal taschino questo giro , lo scopo è quello di scalare alcune sperdute salite tra Brallo, val Trebbia e val Boreca, strade che portano a dimenticate frazioni terminando lì il loro corso. Detta così sembra un giretto facile, ma il dislivello è ampiamente sopra i 3000m ed anche i kilometri non sono pochi.

Parto da Varzi in direzione S. Margherita Staffora per poi entrare nella parte alta della valle Staffora, dove il torrente ancora selvaggio scorre tra 2 alte file di monti che raggiungono i 1700m di quota. E’ veramente da tanto che non passo su queste strade e le ritrovo ruvide come anni fa, sembra di pedalare su una grattugia sino a Pianostano, poi la grattugia comincia ad essere ripida sino a Cencerate, paesino vitale rispetto alla sua distanza dai centri abitati più importanti. Quelle poche volte che sono passato qui svoltavo a destra verso Cima Colletta, stavolta vado dritto verso Bocco ed il Brallo, pedalicchiando su pendenze nettamente più facili su una stradina che segue l’ orografia e che regala interessanti scorci sulla provinciale del Pian dell’ Armà, dall’ altra parte della valle. Non la ricordavo così bella, 8 anni fa non mi aveva sorpreso come oggi, nonostante quello fosse stata la prima trasferta ciclistica con auto, una settimana dopo aver ottenuto la patente ed ultimo giro della rovente stagione 2003.

Al Brallo iniziano le novità: Someglio scende ripida dal passo attraverso una larga strada in una pineta, risalire richiede un certo impegno. A Colleri scendo di nuovo verso Collistano, più facile della precedente ma pur sempre con tratti a doppia. Riscopro la divertente discesa verso Ponte Organasco, la risalita in val Trebbia che è una salita a tutti gli effetti e finalmente trovo la novità di Oneto, la 3° del giorno, che contrariamente ai miei pensieri è ottimamente asfaltata e fresca.
In cima scendo a Cerignale, ma mi rendo conto di aver percorso una potenziale nuova ascesa e quindi ritorno sui miei passi. A Traschio davanti a me c’è il passo del Giovà via Zerba, del quale ho ricordi di fatica negli ultimi 2km dei 21 complessivi. La prima deviazione arriva poco dopo e mi porta a Tartago, frazione isolata sull’ altro lato della valle, situata nell’ unico punto non ricoperto da un fitto bosco. Scendo un pelo e supero un ponte strettissimo con la superficie in ferro, poi salgo e fatico su una viuzzula rovinata e ripida. Tartago, come altri paesi così fuori dal mondo che hanno mantenuto il loro aspetto del XX secolo, sta rivivendo una nuova esistenza grazie a benestanti milanesi che li hanno ricolonizzati nei periodi di festa, luoghi agli antipodi di quelli per loro abituali. Anche lo spirito è lo stesso di un tempo, è un attimo per fare conoscenza e per ritrovare quel contatto umano ormai perso tra SUV e traffico (i primi presenti anche qui).

La novità successiva non era prevista ed è la diga della val Boreca, un sentiero asfaltato che termina 200m sotto Zerba ai cancelli dello sbarramento sul torrente, via non segnata in alcuna cartina e piuttosto impegnativa nel primo tratto. Dopo Zerba ci si rilassa col falsopiano in ombra e panoramico sulla stretta e boscosa val Boreca, l’ ultima novità arriva solo dopo alcuni kilometri ed è Belnome, paese simile a Tartago frequentato da qualche turista del weekend che ha acquistato le antiche case in pietra. Di salite ce ne sono 2, quella che dal ponticello sul torrente porta a Belnome e quella che dallo stesso punto ritorna alla strada per il Giovà, portando ad 8 le aggiunte al mio elenco.
A Pej inizia l’ “incubo” del tratto finale, ma la condizione è ancora buona e non ho problemi dove si raggiunge il 10%. Salta l’ ipotesi monte Lesima, ritorno per il Pian dell’ Armà affrontanto quella discesa di 900m di dislivello che credevo essere stata sistemata ed invece ha solo brevi tratti riasfaltati con molte delle vecchie buche preesistenti, alcune delle quali larghe i 2/3 della carreggiata. Fortuna che dopo Cegni la situazione migliora ed il ritorno a Varzi è molto più tranquillo. Per finire mi gratifico con un gelatino in piazza, in tutto il giro ho mangiato 6 biscotti senza avvertire problemi di alimentazione.

In totale 137km e 3650m di dislivello, il 2° di sempre.
Consigli: dal punto di vista ciclistico i paesini come Tartago e Belnome non meritano, seppure una giornata lassù sia quanto di più rilassante ci possa essere. Si può seguire questo itinerario: Varzi-S.Margherita-Pianostano-Cencerate-Bocco-Brallo-Ponte Organasco-Traschio-Zerba-Giovà-Armà-S.Margherita-Varzi, già abbastanza impegnativo e bello.

La strada che da Cencerate sale al Brallo via Bocco

Vista da lontano della salita al Pian dell’ Armà

L’ impressionante monte Lesima visto da Oneto


Ottone e val Trebbia

il 27/06/2011 · Commenti disabilitati su Ottone e val Trebbia

29 Maggio

E’ sabato e domani ho voglia di dormire sino a tardi e di pranzare a casa, però voglio anche incamerare un bel giro con molto dislivello in posti nuovi. Riesco velocemente a quadrare il cerchio con una soluzione accettabile per entrambi i miei scopi.
Parto alle 13:50 da Varzi dopo una breve trasferta, l’ obbiettivo del giro è Ottone, paesino in alta val Trebbia che purtroppo non sono ancora riuscito a vedere. L’ itinerario è ovviamente condito da qualche nuova salita, tra cui una che secondo le mappe scende proprio ad Ottone, ma che sembra essere parzialmente sterrata.

Inizio col passo Brallo, 550m di dislivello spalmati in 17km con punte del 7%, constato felice che quel tratto iniziale in cui nel 2009 mi impegnavo per non scendere sotto i 20 all’ ora, adesso scorre con più facilità oltre i 21. Sulla salita c’è poco da dire, ogni tanto scende un poco o spiana, poi prosegue regolare al 5/6% sino allo scollinamento verso la val Trebbia. Io però sono diretto ai Piani di Lesima, tratto di salita di tutt’ altra caratura con drittoni al 9% e panorami grandiosi sulla valle sottostante. Superato il centro turistico la strada si trasforma, ora pedalo nel bosco su una carreggiata molto ruvida e talmente stretta da sembrare una pista ciclabile. La discesa è una via semi dimenticata per veri intenditori, 5km al 10% medi con stretti tornanti, buche, saltellamenti continui ed ancora pochissimo spazio di manovra, tanto che l’ unico veicolo che ho incrociato ha dovuto farsi da parte per farmi passare.
A Zerba rientro nella civiltà, il tratto che scende in val Trebbia è bello e divertente, nonchè spettacolare. A Traschio svolto in direzione opposta ad Ottone, tento la sorte con la salita da Losso a Santa Maria, sperando che il collegamento con Ottone Soprano sia percorribile. Questo pezzo è un tornante così continuo da far girare la testa, ma le condizioni del bitume e la sporcizia presente lasciano a desiderare. In cima potrei continuare su una sterrata (lo sapevo!), ma non voglio rischiare di infilarmi in avventure escursionistiche e perciò ricurvo numerosissime volte sino ad essere nuovamente in val Trebbia, questa volta però verso Ottone, raggiunto in pochi minuti.

Il paese è carino, abbastanza vivo per essere lontano da luoghi importanti, una veloce biciclettata attraverso le sue vie mi permette di conoscerlo prima di affrontare un’ altra salita, quella che mi porta con regolarità sino al crinale della val d’Aveto, un saliscendi stupendo che ho affrontato nel senso opposto lo scorso Settembre.
L’ Aveto ha creato queste gole col passare dei millenni, l’uomo ne ha risalito gli argini e ci ha costruito paesi aggrappati alla roccia. La discesa direi che è bella, ma mi capita troppo spesso di sentire la ruota anteriore scossa da alcuni sassolini mentre è piegata in curva, e la cosa mi innervosisce parecchio, non mi era mai successo con questa costanza. Devo sbrigarmi perchè ho giusto un pomeriggio allungato a disposizione e manca ancora l’ ultima salita al Brallo. Sulla carta non è nulla di proibitivo, ed in effetti nemmeno sotto le ruote è particolarmente difficile, ma il suo asfalto a tratti ruvido, le pendenze iniziali che raggiungono l’ 8% e la lunghezza superiore ai 10km, uniti ad una gamba ormai affaticata, rendono questi 550m verticali impegnativi. Fortunatamente l’ ultimo tratto è un falsopiano in quota e la successiva discesa è divertente, con giusto qualche strappo a rompere il ritmo.

Alla fine è stato un buon giro, ottimo se considero che è stato un ripiego, i kilometri totali sono 114 per 2750m di dislivello e 5 ore nette di pedalata, più 20 minuti tra fotografie e visita ad Ottone.

Consigli:
Essendo un giro di riserva, propendo maggiormente per altri itinerari. Però anche questo è bello, basta evitare l’ inutile salita da Losso a Santa Maria.
La strada dei Piani di Lesima è affascinante, ma l’ asfalto è rovinato, è meglio passare per Cima Colletta/Giovà/Zerba.
Credo che questo giro in senso opposto sia migliore, ma più duro.
Questa la traccia: http://tracks4bikers.com/tracks/show/55091

Affioramenti ofiolitici nei pressi del Brallo di Pregola

Guardando in basso dalla strada Brallo – Corbesassi

Ultimo tratto di salita dopo i Piani di Lesima

La strada della val Trebbia tra Ponte Organasco e Traschio

La strettissima discesa verso Zerba

La val d’Aveto sopra Cerignale


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