Racconto del giro delle castagne ( 1 )

il 11/11/2013 · Commenti disabilitati su Racconto del giro delle castagne ( 1 )

Siamo a fine stagione, periodo di stacco e di problemi fisici che hanno bloccato 3 dei 7 partecipanti a questa mia ultima trovata una-tantum che vuole proporre un percorso interessante nella parte alta delle colline delle valli Staffora, Tidone ed affini.
Arrivo in piazza a Rivanazzano ed ancora non c’è nessuno, non è che sono l’ unico oggi? Ma poi trovo Valerio che da buon milanese non riesce a credere di poter parcheggiare in paese senza pagare, quindi troviamo Alessandro da Pavia e poco dopo ci raggiunge Andrea che la macchina l’ ha lasciata al casello di Casei Gerola, sorbendosi 30km extra rispetto a noi altri.
Clima buono, il cielo è nuvoloso ma la temperatura è tipica della fine di settembre, non di ottobre. L’ unico problema lo da la pioviggine di ieri che ha lasciato le strade bagnate e pericolose in discesa.

Partiamo noi 4 ed attraversiamo Salice Terme su quella “ciclabile” che viene interpretata dai più come estensione di marciapiede o parcheggio, affrontiamo il primo strappetto e quindi la prima “salitella” di Monfalfeo che ci evita la statale elevandoci di 30m dal letto del torrente Staffora. Scendiamo a Godiasco ed Andrea si ricorda di aver già percorso la strada della valle Ardivestra, esplorata dopo essere stato per la prima volta in Oltrepò al giro dei vigneti 2012. Mentre le sue dolci pendenze ci fanno guadagnare un po’ di altezza discuto con gli altri di un possibile cambiamento di itinerario: la prima discesa è nel bosco e molto ripida, e pure su asfalto nuovo e liscio, per cui l’ unione di strada viscida e pendenza media oltre il 13% comporta troppi rischi, l’ alternativa è meno bella, ma sebbene sia improvvisata scoprirò essere 500m più corta (e 20m di dislivello in meno) dell’ idea originaria, praticamente identica!

Deviamo subito con la salita di Sanguignano, pedalabile con qualche tornante in mezzo a campi ed occasionali vigne, con nuvole basse in dissolvimento che ancora coprono colline in cui si alternano boschi ed agricoltura, col caldo che si fa sentire e gli altri si spogliano come possono approfittandone anche per una sosta pipì. Grossomodo procediamo assieme, al più facendo piccoli distacchi presto colmati all’ uscita di Sanguignano, dove affrontiamo un pezzetto semi-sterrato prima di scollinare davanti al castello di Montesegale. Avviso gli altri dello stato della carreggiata, largo bello ma umido e con presenza di sabbia, più due secchi tornanti ancora bagnati che presi con cautela non danno problemi.

Ritorniamo in valle Ardivestra dopo questo excursus e riprendiamo tra falsopiano e strappetti occasionali che esistono solo per servire alcune isolate abitazioni troppo elevate rispetto al corso del torrente, alternando tratti ben asfaltati ad altri molto ruvidi sino a Molino Signora, frazione da cui parte la seconda pedalabile salita di giornata che ci porta a Costa Cavalieri, “comune” di Fortunago.
Le punte dell’ 8% in un contesto costante attorno al 7% non creano difficoltà, il nemico di oggi è il caldo che mette in crisi sia Alessandro che Valerio, i quali sono obbligati a togliersi il possibile rimanendo praticamente con la sola giacca.

Segue ancora un tratto all’ insù sul crinale, poi scendiamo di quota sino a Torre degli Alberi, dove ci allacciamo alla via verso il passo Carmine, ammirando -per quanto permesso dall’ umidità- il castello di Montalto pavese, le colline, i vigneti che prendono mille colori e la zona montana. In tutto sono 100m di dislivello che non creano problemi, siamo ai 609m del Carmine ed io molto erroneamente la chiamo “la cima Coppi“. Sarebbe la cima Coppi dei vigneti, invece nel giro di oggi andremo molto più in alto.
Scendiamo verso Santa Maria della Versa riagganciandoci col percorso del recente giro dei vigneti, a Pometo tutti riconoscono la fontanella a cui ci eravamo fermati e dalla quale ci riforniamo nuovamente, lottando stavolta con un pulsante rotto che ci schizza acqua addosso.

Dopo una sosta fin troppo prolungata riprendiamo agganciandoci brevemente ad un gruppetto, prima di deviare verso la discesa di Pometo chiamata affettuosamentepiccolo Stelvio“, con i suoi 19 tornanti in 2km fa girare la testa con le sue continue svolte di 180°  che per fortuna presentano un manto stradale quasi asciutto. Davanti ci aspetta un tratto relativamente tranquillo che risalirà la val Tidone affiancando la diga ed il lago di Trebecco, fin’ora siamo andati senza scannarci, ma il bello del giro dovrà ancora avvenire nella 2° parte di questo racconto…
Dovrei imparare ad essere più conciso, ma anche per girettini così mi piace lasciare un ricordo nel tempo a tutti i partecipanti!

Nubi e campi sulle prime rampe di Sanguignano

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Andrea C. ci fotografa a Costa Cavalieri, con Fortunago sullo sfondo
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Giro “delle castagne” (26 ottobre)

il 15/10/2013 · Commenti disabilitati su Giro “delle castagne” (26 ottobre)

Visto che il giro dell’ Oltrepò, coi suoi 21 partenti, è andato piuttosto bene, mi sento incoraggiato e propongo questa altra giornata assieme attraverso le colline  dell’ alto Oltrepò, un territorio completamente differente rispetto alla zona viticola, ma bellissimo coi suoi colori autunnali.

INFORMAZIONI:
Ritrovo: ore 10:00 di sabato 26 ottobre davanti alla posta di Rivanazzano, per info: http://www.pedra.altervista.org/turs/new_turs/Rivanazzano.htm
Partenza: ore 10:30, durata entro le 5 ore
Percorso: 92km, 1700m, http://tracks4bikers.com/tracks/show/161274 (facilmente accorciabile di 8km e 400m di dislivello)
– Si parte da Rivanazzano seguendo dei saliscendi sino all’ imbocco degli strappetti di Languzzolo, seguiti dalla ripida (ma ben asfaltata) discesa di Cencerate e dalla salita collinare di Fortunago via Stefanago, che poi continua sino ai 609m del passo Carmine seguendo i crinali. Si scende a Pometo per scendere ulteriormente lungo il “piccolo Stelvio” sino alla val Tidone, seguita prima in falsopiano sino a Zavatarello ed in seguito abbandonata sino allo scollinamento di Pietragavina.
Una picchiata sino a Varzi prepara all’ ultima tosta salita di Oramala, che farà male con le sue rampe malefiche al 17% e che ci immetterà in un fitto bosco sino a Poggio Ferrato. Le fatiche sono finite, la val di Nizza prima e la Staffora poi ci riaccompagneranno dolcemente sino all’ arrivo.
Andatura: è un giro da fare grossomodo assieme, in salita si può forzare, ma negli altri tratti si cerca di fare gruppo unico
E’ tutt’ altra organizzazione rispetto al giro dei vigneti, ma spero che anche questo giro vi piaccia e spero che saremo almeno in 4/5 (o qualcuno di più!)
Se maltempo: in caso di brutto tempo il giro è annullato, ma ci sono altri progetti che bollono in pentola per San Martino!

 

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Val Tidone ed alta val Versa

il 10/09/2013 · Commenti disabilitati su Val Tidone ed alta val Versa

17 agosto: Ieri 200km per il giro delle “4 regioni”, oggi mi aspetta un pomeriggio più tranquillo alla scoperta di nuove salite in val Tidone ed alta val Versa, giro che però presenta un discreto dislivello e chilometraggio attorno ai 110km, non male considerato lo sforzo nelle gambe.

Partenza tranquilla risalendo la valle Ardivestra da Godiasco, l’ unico fatto degno di nota è l’ arciere che riesce a prendere il bersaglio posto a 50m, ma d’ altronde Mauro Nespoli (mi pare fosse lui con l’ allenatore) è oro olimpico a squadre…
La prima salita arriva a Torre degli alberi con strappetti ed una carreggiata microscopica, poi salgo ancora un poco sino quasi al passo Carmine dove svolto per scendere in val Tidone. Poco dopo entro in territorio piacentino e la strada già non bella comincia a presentare diverse buche e rattoppi peggiori di ciò che dovrebbero sistemare, cioè il tipico asfalto di questo settore dell’ Emilia. Supero il lago di Trebecco, supero Nibbiano e controllo ogni incrocio per non perdere quella stradina che porterà a Genepreto in 1300m al 13% circa. Trovo l’ imbocco con facilità, come approccio le prime rampe un cane comincia ad inseguirmi e si piazza alla mia sinistra proprio mentre un auto giunge in senso contrario, per sua fortuna ha l’ intelligenza minima di desistere nei suoi intenti e di farsi da parte prima di essere investito.

Questa salita è un proprio muro, la strada stretta ha un fondo rovinato e devo zigzagare per evitare i rami a terra, per fortuna il 27 mi aiuta ed il giro di ieri non mi pesa. Dopo questa strappata ridiscendo in valle sino a Trevozzo imboccando la salita di Montalbo che, ora che ci penso, non ho ancora fatto. Bene, una extra non guasta! Salita molto facile tra vigne e campi d’ erba, tutta al 5/6% fino a Montalbo dove mi fermo -inutilmente- per prendere l’ acqua da una fontana che 5 giorni fa era aperta. Pazienza, ne troverò una più avanti a Vicobarone, che però ha un problemino: almeno una ventina di vespe sono intente a bere e in questo agosto “ste bestiacce” mi hanno già morso due volte… ma io me ne frego ed apro l’ acqua, non è per questo che mi vedono come una minaccia.

Ritorno in Oltrepò lungo una strada a mezzacosta attorniata di vigneti, e qui c’è la terza novità di giornata che mi porta a Torrazza con un paio di semplici strappetti. Scendo sino a Soriasco e trovo quasi per caso il bivio della salita successiva, un’ altra strada semi-dimenticata anche dalla manutenzione che mi porta verso Golferenzo attraverso Prosa, e con questa sono quattro le novità di oggi.
Mi mantengo in alta val Versa su strade che raramente ho percorso, decido di salire al Carmine attraverso Volpara-Canevino per poi reimmettermi sulla strada principale di Santa Maria, da qui in avanti ripercorro l’ andata in direzione contraria, ed anche al ritorno l’ unico fatto degno di nota accade al campo di tiro con l’ arco di Montesegale.
Ci sono diverse persone e so che probabilmente potrei incontrare Sergio “CaSe” e famiglia, rallento ed in effetti sono lì che mi salutano, così mi fermo a fare due chiacchiere e già che ci sono gli chiedo se posso togliermi uno sfizio che ho da tempo. Visto il mio forte ascendente sagittarino voglio una foto simbolica di me in bici mentre tendo l’ arco, ovviamente uno si immagina uno scatto artistico che riporta al mito dell’ uomo col corpo da cavallo, e poi il risultato finale ne è giusto una magra consolazione, ma improvvisando più di così non si può, e ringrazio Sergio per aver assecondato la mia strada richiesta!

Totale: 110km 1850m (e 200km, 3500m del giorno prima)

18 Agosto: oggi giro tranquillo in valle Ardivestra su alcune salitelle dimenticate, 43km, 650m perché ci vuole un po’ di riposo.

Prossimamente il racconto della seconda settimana, con soli 4 buoni giri di cui uno corredato da fotografie, ma prima di salutarvi con le foto vi ricordo che sabato 12 ottobre ci sarà l’ ormai 6° giro “dei vigneti d’Oltrepò”, a breve la presentazione ufficiale. STAY TUNED!

La stradina che unisce Molino Signora a Torre degli Alberi
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Che dite, apro l’ acqua?
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Vigne in alta val Versa
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Sagittario, o almeno una sottospecie di esso

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Giro dell’ Oltrepò, da Montù Beccaria a Casteggio

il 19/10/2012 · Commenti disabilitati su Giro dell’ Oltrepò, da Montù Beccaria a Casteggio

Qui siamo in val Versa, probabilmente la vera patria del vino, se a Casteggio la vite è frequente ma è alternata a campi e boschi, nell’ Oltrepò orientale è omnipresente“. “Ah val Versa? Un nome un programma!” risponde il solito dissacratore Massimo alla mia banale spiegazione sul territorio. L’ Oltrepò viticolo orientale è la parte più dolce, quella che presenta le colline più basse e le strade più pedalabili, ma anche numerosi piccoli paesi arroccati come Rovescala, Canneto o appunto Montù Beccaria, la prossima salita che approcciamo dopo 2km di valle condotti a ritmi turistici.
Lo scorso anno Giulio è scattato ed il chilometro finale lo abbiamo percorso ai 25 orari, so che dovrò tenerlo d’occhio anche quest’ anno, ma Andrea C e Christian giocano di anticipo con una timida accelerata che ci porta subito sopra i 20 e poco dopo oltre i 23, ma siccome non è abbastanza e rispetto allo scorso anno vanno quasi tutti più forte Marco scatta ed io faccio di tutto per rimanergli a ruota, volando gli ultimi metri prima del paese a velocità da falsopiano e riuscendo grazie al suo lavoro a dare qualche secondo alla coppia di scalmanati. Nel 2011 siamo andati leggermente più piano ed abbiamo fatto una bella selezione, adesso in 15 secondi arriviamo in 7 o 8, dietro di noi c’erano anche Giulio, Mike e Sergio e forse Andrea V.
Un attimo per respirare e poi ne approfittiamo per sgranocchiare qualcosa, a questo punto decido di prendermi un piccolo rischio ed uscire dal percorso originario per salire a Rovescala invece che a San Damiano al colle, su una strada che ricordo essere agevole ma che non percorro da almeno 4 anni.

Non è bello in qualità di organizzatore dire di non ricordarmi questa strada, ma è così ed il rischio viene già da subito compensato da un asfalto appena rifatto che ci porta con ampi tornanti sino al paese. Stavolta il ritmo è tranquillo e ne approfittiamo per parlare assieme di un po’ di tutto, con Andrea C meravigliato dallo scarso traffico, Andrea V fissato col Penice, io fissato con l’ avventura a tappe… La discesa inizia improvvisa e la scelta di cambiare percorso si rivela tanto azzeccata che sino a Santa Maria della Versa siamo sempre sulla strada principale, riunendoci solo alla fine e ritrovandoci nella parte meridionale del paese, senza nemmeno l’ attraversamento preventivato. Sergio ci saluta per ritornare a Casteggio, noi ne approfittiamo per una sosta caffè in cui Mike lo offre al Genovese Massimo, “se offri ad un genovese puoi chiedergli qualsiasi cosa” alla quale proposta tiro fuori una bella volgarità con “bene Massimo, allora piegati e togliti i pantaloni:)

Ci manca solo una salita, la “cima Coppi” della zona viticola che coi suoi 606m (c’è stata una diatriba tra me e Marco sulla quota esatta del valico) è il punto di incontro di tutto l’ Oltrepò collinare: il passo Carmine, una salita lunga con diverse contropendenze. I primi chilometri servono per riscaldarsi, poi… ricordo che solo lo scorso anno salire nel primo tratto sino alla fontana di Montecalvo Versiggia ai 18 bastava per fare una netta selezione, oggi invece i 20 bastano appena per perdere metà gruppo, alla suddetta fontana con piazzale che sarebbe panoramico senza foschia arriviamo in 5 in pochi secondi… DOPATI!
Ne approfittiamo per riempire le borracce e ripartiamo, dopo mie infinite raccomandazioni a Massimo che proprio qui ci ha rimesso un polso… Qualcuno parte in ritardo (tra cui Massimo), ma non mi preoccupo di questo, quello che invece mi spaventa è vedere Mike sistemarsi la maglia e pedalare senza mani esattamente nel punto in cui successe il patatrac, sudo freddo vedendo le sue mani sul colletto in questo leggero falsopiano…
E tanto per cambiare quando si riprende a salire la velocità rimane costante, questa volta è Christian a fare l’ andatura e noi altri 2 rimaniamo a ruota approfittandone sino a Pometo, dove Andrea perde il Garmin e dove -giustamente- ci fermiamo tutti ad aspettarlo, approfittandone per ricompattarci. Massimo arriva sano con un polso in più raccolto per strada, ripartiamo e dopo una discesina inizia il tratto finale verso il passo, forse il più duro di tutti con punte del 7%. Marco è di casa e scatta, solamente rimanendogli in scia supero assieme a lui le massime pendenze a 20 orari, velocità che reputavo quasi impossibili per me. Il valico arriva molto velocemente con questa andatura, alla fine anche lui soffre la sua sparata ma la Cima Coppi la merita appieno, tanto che gli altri 2 arrivano finalmente con un pochino di distacco, circa una quindicina di secondi, mentre tutto il gruppo giunge entro 2 minuti (oggi stiamo volando).

Siamo addirittura in leggero anticipo sulla tabella di marcia nonostante il ritardo iniziale, perciò decidiamo di affrontare lo strappo di Fortunago, 300m in pavée che portano nella parte alta del paese nei quali viene naturale farsi un’ aspra lotta per la vittoria. Ma prima c’è la discesa verso Torre degli Alberi ed una salitina che ho dimenticato di ricordare, nulla di preoccupante però, con una 50ina di metri extra di dislivello nei quali veniamo avvolti da una fitta e fredda nebbia che mi convince a rimettere i manicotti. Non fa freddissimo, ma 13/14° non sono poi tanti… La nebbia ci abbandona a Costa Cavalieri, una volta ricompattatici (e per questo ringrazio tantissimo Marco che mi ha aiutato parecchio a gestire il gruppo) io anticipo tutti e con una vera volata scavalco i 300m di Fortunago alta. Si arriva veloci dalla discesa precedente e l’ inizio in pavée vola via per inerzia, poi la strada si impenna al 13% e lì bisogna cambiare e spingere sino al tornante nel quale la velocità crolla, rendendo necessaria una feroce ripartenza per rilanciarsi sino ai metri finali.
Mi sistemo per delle fotografie ed un minutino dopo comincio ad udire sinistri rumori di catene e cambi che mi fanno temere incidenti meccanici, dal tornante spunta lo scattista Marco che batte tutti, poi Giulio ed Andrea C e poi tutti gli altri a seguire. Divertentissimo, però il fatto di conoscere questo strappetto e di approcciarlo davanti è fondamentale, lo spazio per i sorpassi è minimo e la strada troppo breve per attuare una vera selezione.

Decidiamo di scendere a valle passando per il muro di Fortunago, 1200m con pendenza media del 13% su strada larga e ben tenuta, l’ inizio è ripido, poi usciamo dal boschetto e ci troviamo davanti un autentico muro che ci fa sentire dei piccoli Felix Baumgartner in picchiata verso la parte bassa di Borgoratto Mormorolo.
La ripartenza in valle è un momento carico di tensione, d’ora in poi può accadere di tutto col gruppo che potrebbe scendere tranquillo o con continui attacchi per arrivare primi a Casteggio… Per fortuna nessuno scatta e riusciamo a rimanere tutti e 9 assieme in questo tratto di discesa, riusciamo (finalmente) a darci cambi regolari mantenendo una buona velocità senza mettere in difficoltà alcuno. Furbescamente il mio cambio lo do nel tratto di discesa prima di Borgo Priolo, così da riaccodarmi senza fatica, per il resto viaggiamo agevoli a circa i 42 orari evitando le numerose buche e crepe presenti nella parte destra della carreggiata e prendendo il giusto bivio per Casteggio col sottoscritto in testa che indirizza il gruppo nella strada che ci riporta in paese, quella che separa le colline dalla pianura.
Praticamente è finita, mancano giusto un paio di chilometri con la salita a Casteggio alta per evitare il centro ed il falsopiano finale sino all’ azienda “Flli Guerci” che ci sta aspettando per la merenda degustativa finale.
Arriviamo in perfetto orario, alle 15:30 esatte come preventivate dopo 96km e 1650km (esattamente come preventivato), ma con una media finale pedalata che mai mi sarei aspettato, diversi di noi segnalano i 25.1khm totali e pensare che i tratti in valle sono stati tutti tranquilli!

Il giro è finito, io sono contentissimo per come è andato ed ora ci manca solo il finale: la merenda con degustazioni. Essendo il “giro dei vigneti” ed essendo l’ Oltrepò pavese una delle zone a maggior vocazione viticola d’Italia mi fa molto piacere far conoscere una parte dei nostri vini tipici a tutti, specie a chi qua è solo di passaggio. Per questo ci sarà l’ altrettanta importante 3° parte, con anche i commenti di tutti i partecipanti :)

Panoramica strada del gruppo al bar di S.Maria della Versa: Massimo, Mike, Christian, Andrea V e Paolo

Salendo agevoli verso Rovescala nella foschia (foto di Andrea C)

Panorama da Montecalvo Versiggia

Marco vince lo strappo di Fortunago

Andrea V a Fortunago

Un “po’” di nebbia verso Costa Cavalieri (foto di Andrea C)

In Oltrepò con Emiliano

il 08/12/2011 · Commenti disabilitati su In Oltrepò con Emiliano

27 Novembre
L’ occasione è di quelle che mai avrei pensato di poter raccontare, il mitico Emiliano, profondo conoscitore di tutto l’ arco Alpino occidentale e collezionista di salite oltre i 2000m (se non di passi sterrati che terminano ai bordi di ghiacciai a 3000m di quota) sarà qui a pedalare con me sulle montagnette pavesi che sorgono a sud del Po. Per lui è quasi una violenza l’ adattarsi alle mie basse colline, almeno quanto lo è per me trovarci alle 8:15 a Casteggio per ripetere grossomodo lo stesso giro dei “vigneti d’Oltrepò“.

Il robusto anticiclone rende gelida l’ aria del catino padano, la brina attornia i fossi e un termometro segna allegramente -1°, per fortuna con solo una densa foschia che non desta preoccupazioni. Attraversiamo il mercato ancora semivuoto e cominciamo subito a salire a Mairano, 70m di dislivello che volano sotto le nostre ruote, utilissimi per accumulare quel minimo di calore che ci permette di non congelare nella successiva discesa. Oliva Gessi mostra panorami per me inediti, la parte orientale delle prime colline coltivate a vigna è ancora brinata, l’ altro lato scaldato dal sole produce invece vapor acqueo per sublimazione. In cima ci fermiamo per delle foto, senza prove sarà difficile far credere che Emiliano sia stato qui!
Ai 265m dello scollinamento fa leggermente più caldo, ma in discesa troviamo pure qualche tratto ghiacciato che superiamo con attenzione. Il bello dell’ Oltrepò è che si possono studiare itinerari senza pianura in un continuo alternarsi di paesi e nuove visuali, infatti ora c’è già la 3° salita a Mornico Losana, quella facile che si arrampica dolcemente passando sotto al paese dominato dal castello.
Boffalora o un’ altra salita“? Emiliano non ha dubbi, così dopo una veloce picchiata riprendiamo a salire verso Oliva Gessi, sempre circondati dalle immancabili protagoniste di oggi, le vigne. Questa altura è nettamente più elevata delle precedenti, dai “ben” 430m possiamo già ammirare la cappa di foschia e smog che inonda la pianura e cominciamo a scaldarci con una temperatura quasi decente. La discesa verso Broni ci riporta velocemente alla realtà con freddo e grigio, un po’ di pianura e di pavèe in paese cambiano la pedalata per qualche chilometro prima di quella che è la salita più frequentata dai pavesi: Canneto pavese.

Troviamo “finalmente” un po’ di traffico nel tratto iniziale, ma come usciamo definitivamente dal 3° paese dell’ Oltrepò ritorniamo a pedalare in pace con occasionali scambi di parole od occhiate agli strani effetti visivi che il clima odierno ci regala. La bella discesa verso la valle del vino e dello Spumante, quella del Versa, ci fa finalmente assaporare un po’ di calore prima di un’ altra salita, Montù Beccaria, anche questa con dolci pendenze immerse nei vigneti. Raggiunto il paese abbandoniamo la direttrice Ovest-Est, pedalando finalmente verso le alture più serie che si trovano a sud. Ovviamente serie per il mio punto di vista da amante delle colline, non certo per uno scalatore di razza che però sta gradendo questo continuo salire e scendere.
Manteniamo il crinale ammirando verso est le colline che pian piano si degradano verso il piacentino, sempre più basse e dolci, noi aumentiamo un po’ la quota superando il bivio di Donelasco e scendiamo infine a Santa Maria della Versa dal versante con l’ asfalto migliore.

Entrambi prendiamo la borraccia e beviamo per la prima volta dalla partenza, siamo 2 cammelli anche se io ho bufferizzato alcuni decilitri di h20 prima di partire. Grossomodo siamo a metà giro ed abbiamo ancora 2h40 di tempo, sufficente pure per la deviazione alle orridi di Marcellino. Avviso il mio compare che la successiva salita sarà relativamente trafficata, il passo Carmine è una delle principali strade collinare e sarà normale incrociare 2-3 auto al minuto. Salendo di quota il panorama cambia, i vigneti lasciano spazio a campi e piccoli boschi, superiamo occasionali frazioni disposte lungo la strada e finalmente le quote generali si innalzano rendendo l’ orografia meno dolce. Alla fontana di Montecalvo Versiggia cominciamo finalmente a godere del panorama delle alte quote, il blu Emiliano spunta fuori dal grigio Pedra e il monte Rosa fa capolino dalla immensa cappa di foschia. “Ma così piccolo“? In effetti ha ragione, ma siamo anche abbastanza distanti rispetto al milanese.
Non completiamo l’ ascesa al passo perchè ora ci aspetta quello che alcuni chiamano il “piccolo Stelvio“, che per chi ha avuto l’ onore di scalarlo è un insulto ai mitici stretti tornanti del passo più famoso d’Italia, ma quelle 19 curve a 180° in poco più di 2km di asfalto bello ci esaltano nel disegnare dolci traiettorie verso il territorio Piacentino, con il mio immancabile gioco di parole di Emiliano che inaspettatamente pedala per la prima volta in territorio “Emiliano”. Passiamo a lato del lago artificiale di Trebecco, usato come campo per il tiro a piattello, poi rientriamo in provincia di Pavia per risalire, questa volta veramente, sino ai 610m del passo Carmine, la cima Coppi delle colline viticole.
Mi attardo un attimo per togliere i guanti, fuori dalla nebbiolina fa caldo, ci ritroviamo a metà salita e proseguiamo pari-pari sino al valico dal quale il monte Rosa sembra più vicino, ma soprattutto sembra una grossa isola bianca che galleggia su un mare incolore assieme al suo compare Mischabel. Non si capisce bene, ma sembra di vedere anche il Monviso. Perdiamo quota intervallati da alcune contropendenze, poi a Fortunago abbandoniamo il percorso originale proseguendo verso Schizzola. Il primo pensiero che ho è di aver avuto una buona idea a togliere questo tratto dal “giro dei Vigneti”, sono troppe le buche che ci accompagnano sino all’ inizio della 9° salita giornaliera delle Orridi di Marcellino.
Sono 3km pedalabili, Emiliano finalmente comincia a patire la stanchezza (ma ieri si è sorbito 3000m di dislivello!), ma non c’è nulla di proibitivo e arriviamo ai piedi di questo fantastico fenomeno geologico di arenarie che cadono verticali per oltre 100m. Io rimango ad aspettare sulla strada, ma una volta che si è qui è d’obbligo salire a piedi sino al ciglio e sfidare le vertigini guardando verso il basso. Comincia ad essere un po’ tardi, perciò da Torrazza Coste prendiamo la via più breve per Casteggio superando in agilità l’ ultimo dislivello e con un paio di chilometri di pianura utili per scambiarsi opinioni sulla giornata, fredda e opaca in partenza, calda e colorata quando le quote si sono innalzate, sicuramente dai forti contrasti e con un percorso piuttosto impegnativo per essere Novembre: 100km, 2000m di dislivello.

Il mio compare mi è sembrato soddisfatto, nonostante sia stato lontano dalle sue montagne ha trovato il percorso molto divertente coi suoi continui dislivelli, con panorami interessanti e diverse sorprese, non immaginava che anche delle umili colline potessero regalare tali soddisfazioni!

Ancora avvolti nella foschia fotografiamo le colline da Oliva Gessi (P)

Cigognola vista da Emiliano (che differenza di qualità!) (E)

Emiliano e Pedra alla fontana di Montecalvo Versiggia (E)

Colline e grigiore salendo verso il passo Carmine (E)

Adoro queste foto iper-zoommate. Il Rosa dal Carmine (E)

Le orridi di Marcellino, l’ ultima fatica (P)

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