Top 15: posizioni 6 – 4

il 25/01/2012 · Commenti disabilitati su Top 15: posizioni 6 – 4

6°: 26/02) Lomellina
La mia filosofia dice che tutti i posti vanno conosciuti, per cui ho voluto studiare pure un itinerario lungo drittoni e risaie della Lomellina, adatto per mettere su un bel fondo ad inizio stagione. Il cielo è coperto e la temperatura bassina, è necessario l’ abbigliamento invernale e soprattutto è obbligatoria una gran forza d’ animo per pedalare per 5 ore in solitaria a testa bassa sempre alla stessa costante velocità di poco superiore ai 30 orari. Parto da Pieve del Cairo ed inizio in direzione nord, deviando successivamente verso est sino a superare con mia sorpresa alcuni strappetti sugli argini del Ticino ed arrivando all’ abbazia di Morimondo. Ora pedalo in direzione ovest verso Vigevano, Cassolnovo fino a Candia Lomellina, da qui in poi una brezza tesa da nord mi aiuta sino al fiume Po verso Torre Beretti. Gli ultimi chilometri sono una sofferenza tra stanchezza e vento contrario, ma alla fine sopravvivo ai 157km e pure a 30.5 di media complessiva!
E per finire… niente cena, al suo posto solo un aperitivo a base di birre!
LINK: http://giriesalite.altervista.org/?p=1108

perché è un giro brutto che nessuno farebbe, ma proprio per questo io ne vado fiero, è stata una dura lotta contro il vento, la monotonia, la stessa posizione in sella per ore, e questa lotta l’ho vinta!

Il ponte di barche sul Ticino a Bereguardo


5°: 16/10) vigneti d’Oltrepò
A questo giro tengo tantissimo, ho ispezionato il percorso per essere sicuro delle strade e di non aver mai dubbi ai bivi, ho scritto una descrizione accurata e le iscrizioni procedono bene, nonostante la moria e le rinuncie siamo in 17. Come inizio sono in difficoltà, perdo dei pezzi e a causa del mercato obbligo tutti ad una partenza in salita, ma poi procediamo senza intoppi almeno sino a dopo Donelasco, dove in 3 ci abbandonano a causa del dilatarsi dei tempi. Salendo al Carmine succede il patacrac, Massimo cade e si rompe un polso, a me va di CULO perché trova sul posto un passaggio sino a Casteggio dove ad aspettarlo ci sono i parenti per riportarlo a Genova.
Accorciamo il percorso e proseguiamo un po’ mesti per l’ accaduto, arrivati alla fine faccio fatica a convincere i 9 rimasti a salire alla certosa Cantù per una merenda offerta da Paolo Massone di vini Bellaria a base di salame di Varzi, buon pane ma soprattutto un ottimo B(u)onarda che riscuote molto successo, come tutti i prodotti degustati in questo cortile settecentesco. E menomale che non volevano venire…

LINK parte 1: http://giriesalite.altervista.org/?p=1463

LINK parte 2: http://giriesalite.altervista.org/?p=1473

perché a leggere il racconto ciclistico sarebbe da dimenticare, troppo il tempo perso per strada tanto che dovrò studiare una formula migliore, brutto l’ incidente che ha spento l’ entusiasmo, però ci ho messo la passione per progettare il “giro perfetto” e per cercare di gestire al meglio situazioni previste ed impreviste, e a parte l’ intoppo iniziale (eravamo in troppi per passare dentro al mercato) per me è andato tutto bene.
Poi c’è la merenda eccezionale! E’ soprattutto per essa che si trova così in alto, appena dietro ai giri mitici!

Dove nascono i vini …

E quelli che i vini li finiscono!


4°:  11/09) Turini
Questo è il terzo giorno della tripletta Imperiese, quello in Costa Azzurra con la scalata al famoso passo alpino del Turini. La partenza è tranquilla, da Ventimiglia sino a Mentone pedalo assieme ai dei francesi ammirando il mare azzurro e le montagne rocciose che sfiorano il mare. L’ intenzione iniziale era di salire al col de la Madone (???), ma non trovo il bivio e quando sono a Cap St.Martin decido di continuare verso La Turbie, sfiorando con le mie ruote il principato di Monaco.
Mi associo a 3 italiani che mi portano su una brutta stradina verso L’ Escarene, li abbandono in discesa per guadagnare tempo. Il col de Turini è una salita pedalabile ma piuttosto lunga, che sale sinuosa in zone calanchive sino a 1609m. Ma non è abbastanza, prendo la difficile decisione di salire addirittura al circuit de l’Authion, una strada panoramica che supera quota 2000 quando poche ore fa ero in spiaggia!
Bella discesa, divertente è il balletto tipico a Sospel, la salita di Olivetta San Michele ha il suo perché, ma questo giro mi regala ancora il brivido di stradine con tratti discendenti sterrati nei quali evito di prendermi i rovi in faccia e la terribile salita di Brunetti, 3km tipo Mortirolo dopo altri 160 di giro. La gamba è però ancora buona e arrivo a Dolceacqua in buono stato.

LINK parte 1: http://giriesalite.altervista.org/?p=1482

LINK parte 2: http://giriesalite.altervista.org/?p=1490

perché sono partito dal mare, ho visto Monaco e le Alpi, ho aggiunto un insperato 2000m, affrontato muri, avuto situazioni “avventurose”, ammirato la Costa Azzurra e terminato un difficile giro in territorio francese. Peccato per la foschia che ha limitato i panorami

Il principato di Monaco visto da La Turbie

Dolceacqua, dove ho trascorso 3 giorni

Col du Turini, 1° parte

il 02/11/2011 · Commenti disabilitati su Col du Turini, 1° parte

11 settembre

Oggi è l’ ultimo giorno in terra Imperiese, dedicato però ad un consistente sconfinamento in Costa Azzurra con l’ obbiettivo di scalare il famoso Col de Turini, reso celebre dal rally di Monaco grazie ai suoi tornanti ghiacciati, ma comunque ciclisticamente appagante in quanto sfiora le Alpi partendo dal mare. La camminata serale sui ripidi vialetti di Dolceacqua è stata un toccasana per le gambe, che quasi non sentono la fatica dei precedenti giorni, la partenza scendendo lungo la val Nervina poi è l’ ideale per iniziare bene un giro con un giusto riscaldamento.

Alle porte di Ventimiglia raggiungo un ciclista francese, le mie scarse conoscenze della lingua d’oltralpe si rivelano provvidenziali per instaurare un semplice dialogo necessario a capire che anche lui sta andando verso Mentone e che può farmi da guida. Senza di lui probabilmente avrei preso le strade peggiori, lunghe statali in galleria ottime per le auto, pessime per le 2 ruote, invece così allunghiamo verso la costa pasando nella parte vecchia del paese con vista mare, qualche dislivello e sicuramente meno ingorghi. Raggiungiamo un’ altro ciclista transalpino, io rimango di poche parole (per ovvi motivi…), ma noto un comportamento che giudico antipatico, noi italiani comunque cerchiamo di fare gruppo o almeno ci sforziamo per un gesto di saluto, superato il confine invece non si prendono quasi in considerazione, ognuno va per conto suo. Superiamo la dogana e dopo un po’ alti palazzi ci circondano sulla destra, siamo a Mentone e questa città ha tutto del grande nucleo abitato, comprese le strade a 4 corsie. “Pouvon nous passer avec le rouge en France?” (Possiamo passare col rosso?), ma la risposta è no, “pas comme en Italie” è la mia controrisposta che riceve l’ apprezzamento del mio occasionale compagno.

Mi faccio spiegare quale sia la strada per Saint-Agnès, quindi ci salutiamo e proseguo sperando di trovare il cartello di indicazioni, ma quando comincio a salire in maniera decisa mantenendo il mare sempre sulla mia sinistra capisco esserci qualcosa di sbagliato, infatti ora mi trovo a Cap St.Martin e tornare indietro e sperare di trovare il bivio giusto non è tra le mie ipotesi. La prima idea è “fanculo il giro, vado a Monaco” (pensato con quel misto di rabbia e rassegnazione che la parola fanculo rappresenta), ma poi ricordo di aver comunque studiato anche l’ ipotesi La Turbie, salita che mi riporterebbe sul percorso e che inizia proprio dove mi trovo adesso, allungando di pochi chilometri.
La strada sale in maniera non impegnativa, la pendenza costante al 6% mi permette di ammirare il paesaggio brullo e roccioso delle Alpi che qui si buttano nel mare, davanti a me vedo uno dei tanti pedalatori che si avventurano in zona e lo raggiungo, con mia sorpresa… è lo stesso che mi ha accompagnato sino a Mentone! Gli racconto di aver sbaglato strada e lo risaluto, il giro è lungo e vorrei tornare a casa ad un orario decente. In prossimità di un bivio mi fermo per delle fotografie, sotto di me svettano enormi grattacieli che danno sul porto pieno di yatch di lusso: è il principato di Monaco, un giorno voglio pedalare lì! Risupero ancora il compagno di viaggio, “c’est trop beau, j’ai fait des photos” e dopo un po raggiungo La Turbie, paesone in montagna poco distante dal mare di Montecarlo.

Alla fontana di La Turbie sembra esserci un raduno ciclistico, alcuni sono italiani e come me stanno andando al Turini passando per “l’ altro” versante, quello “francese”. Li seguo, rallentiamo subito perchè uno ha dimenticato la borraccia, poi pedalicchiamo a ritmo pensionistico lungo un falsopiano sulle rocciose prealpi della Costa Azzurra fino a raggiungere Peillon, arroccato sui monti con particolari formazioni rocciose solitarie raggiunte solo attraverso un ponte tibetato. Gli altri hanno molti dubbi al bivio di L’Escarene, c’è un cartello in entrambe le direzioni e non sanno se il versante che vogliono affrontare sia completamente asfaltato, cercano invano di fermare automobilisti che salgono da quella strada (se salgono sarà tutta transitabile, no?) e alla fine si buttano all’ avventura, avvisandomi del rischio a cui andavo incontro. Nella direzione opposta salgono ciclisti come noi, questa è una strada unica che segue la mezzacosta di una piccola valle secondaria passando da un versante all’ altro, se salgono è perchè è tutta transitabile, ma nel dubbio chiedono. Quando poi si fermano ad un bivio che pareva ovvio a me scatta la molla e continuo per conto mio, considerando che abito a quasi 3 ore da Dolceacqua non posso perdere un quarto d’ora in discesa e fermarmi ad ogni biforcazione! Discesa tra l’ altro stretta e brutta con diverse buche e alcuni incroci pericolosi con altri veicoli nella direzione opposta.

Sono giù, L’ Escarene arriva subito e con esso l’ inizio del Turini, segnalato da cartellonistica che riporta altitudine e pendenza del chilometro successivo. L’ inizio è veramente dolce, poi finalmente si comincia a non scherzare più e devo forzare per salire, non ho il contachilometri (fuso su una lampadina nel tentativo di deumidificarlo), ma mi sembra di andare abbastanza spedito su queste pendenze comunque pedalabili. Il panorama si è addolcito, invece di roccia ora sono circondato da valli più rotonde e soprattutto tanti calanchi sui quali crescono a fatica arbusti e cespugli.
A Luceram, affascinante borgo, prendo l’ acqua e studio la cartina, davanti a me c’è un bivio ed entrambi portano al Turini con gli stessi chilometri, capisco che sono 2 versanti paralleli e decido di proseguire sulla strada principale, quella più calanchiva e forse più facile, tranne un tratto di 3km che mi mette alla prova con punte del 10%, superate senza troppi patemi se non per un po’ di fame, dato che dall’ inizio dei giro ho mangiato solamente una brioche. Mi spiace per la foschia, se potessi vedere il mare avrei la giusta emozione da questo giro, ma anche così va bene.
Mangio una bustina di zucchero nell’ attesa di trovare qualcosa di più sostanzioso al passo, intanto le pendenze si sono mitigate e pedalo praticamente in falsopiano con occasionali viste sulle Alpi marittime che spero di godermi appieno una volta giunto ai 1607m del col de Turini. Purtroppo in cima la 2° speranza viene delusa, sono circondato da boschi e le montagne vere sono nascoste. Allora mi preoccupo di trovare del cibo e … di un altro grosso dubbio che mi attanaglia, ma di questo scriverò nella 2° parte!

In spiaggia a Mentone, una foto simile mi ricorda l’ incredibile giro della val Tanaro

Principato di Monaco

Peille, sulle rocciose prealpi della Costa Azzurra

Sto salendo sul Turini, il panorama prevalente è questo

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