La 16 colli

il 16/01/2014 · Commenti disabilitati su La 16 colli

28/09/2013

La genesi di questo percorso parte da una sfida rivolta a me stesso che consiste nel tracciare il percorso col maggior dislivello possibile rispettando una sola regola: non è possibile passare due volte per la stessa strada. Possono far eccezione poche centinaia di metri, ma sono proibite inversioni ad U. Il primo risultato è stato un giro con 2700m di dislivello in 92km, un risultato più apprezzabile l’ho realizzato a fine settembre con questo percorso di 133km e 3900m con ben 16 salite intervallate al più da due chilometri di falsopiano.

La partenza è da casa a Rivanazzano, uscito da questo paese di 5000 anime inizia lieve la prima salita di Pozzol Groppo, salita conosciuta a memoria con alcuni punti ripidi intervallati da pianori in cui rifiatare. Con le ruote all’ insù cominciano i pensieri, la giornata coperta, l’ assenza di novità e la consapevolezza che questa è la prima salita e ne mancano ancora 15 … mi porta in uno stato di semi-trance agonistica, attendo a non superare i limiti mantenendo comunque un ritmo che mi permetta di centrare un altro obbiettivo odierno: i 20kmh di media.
Ai due/terzi del dislivello imbocco la discesa che da Alta Collina mi porta a Godiasco, seguendo la via verso la seconda salita di San Lorenzo, che con un tratto duro a doppia cifra mi riporta sul crinale di Pozzol Groppo. Svalico ai 435m verso Zebedassi scendendo in val Curone, ho giusto il tempo di prendere la borraccia prima della terza mia amata Montemarzino, 3km pedalabili con ampi tornanti. E’ poco dopo che c’è il brevissimo sovrapponimento del tracciato, scendo a Monleale via Ville e risalgo via Monleale alto, ma per 200m pedalo sulla stessa carreggiata ammirando queste semplici colline che si tuffano nel mare infinito della pianura padana. Mi capita spesso di pensare a quanto sia fortunato ad abitare in zone in cui comunque la salita non manca, seppur non si tratti di alture eclatanti.
1-4
Scendo a Montegioco, tocco la provinciale della val Grue e sono nuovamente col naso all’ insù verso Montebello, togliendo lo sguardo dal 5° gpm solo per ammirare una macchina vendemmiatrice. Ritorno in val Grue e risalgo nuovamente a Montemarzino dal versante di Scrimignano, superando il paese e scendendo poco più avanti per imboccare i numerosi tornanti che uniscono la valle allo stesso crinale ad Avolasca, da cui la strada continua stretta e ruvida in un fitto bosco sino alla bocchetta di Oliva, proseguendo ancora ripida sino a valle. Saluto la val Grue da Polverola, via secondaria che mi fa soffrire con le sue micidiali rampe centrali e che prosegue in costa sino a Guardia di Brignano Frascata. Siccome lo scopo è di aumentare al massimo il rapporto tra dislivello e km, devio per Vallescura e scopro con piacere che è stato appena riasfaltato il muro in discesa che mi porta verso San Sebastiano Curone
5-8

Guardamonte coi suoi 680m è la cima Coppi da cui si ammira il Giarolo in tutta la sua maestosità, e questo punto rappresenta anche il definitivo passaggio in territorio lombardo, il quale mi riserva ancora 7 salite, seppur mediamente più brevi della parte passata. Segue Vignola, un allungo verso Pizzocorno che passa sotto le pareti di arenaria che fanno un po’ assomigliare questo tratto a dei più blasonati passi dolomitici. Da Ponte Nizza inizia Piumesana, con doppie cifre centrali ed un asfalto ormai rovinato verso la fine. La ripida discesa ha un fondo migliore, ma devo fare attenzione sia ai muri che alle strette curve cieche. Davanti a me c’è Sanguignano, salita assolutamente normale con tornanti, pezzi in discesa e nessuna difficoltà da segnalare.
La stanchezza sta cominciando a farsi sentire, sono in sella da diverse ore e nonostante il cielo sia rimasto sempre coperto la temperatura non è propriamente fresca e l’umidità ostacola l’evaporazione del sudore. Ma il grosso è fatto, mancano 4 gpm e solo uno di essi è preoccupante.

9-B

Questa salita di Languzzano mi piace, presenta strappi fetenti seguiti da piano, tutta su manto stradale liscio e con un dislivello complessivo di poco superiore ai 100m, particolarità gradita a questo punto. Altra discesa ripidissima verso Cencerate prima dell’ ultimo spauracchio di Rocca Susella, 350m verticali in 4km e da affrontare con la borraccia ormai vuota. Sino alla metà la salita non è problematica, è dopo Gaminara che devo pescare dal fondo delle mie energie per superare l’ accoppiata malefica di ripidità e fondo ruvidissimo, unita ad un inizio di disidratazione che cerco di colmare alla fresca fontana nel bosco a 1500m dal valico. La discesa… stavolta non è ripida, ma l’ultimo tratto è veramente da denuncia e sono obbligato a scendere coi freni tirati per non sollecitare in maniera esagerata il telaio ed il corpo che comincia ad essere provato.
Ne mancano 2 che insieme valgono come una, Murisasco è la prima che in due chilometri sale di 130m, poi ritorno in picchiata sino quasi alla pianura di Retorbido, da cui allungo volontariamente per aggiungere gli ultimi 100m verticali dele Fonti di Retorbido, una salitina fin troppo abituale che mi riporta a Rivanazzano, e cioè alla meritata fine dei giochi con l’ ultimo, obbligato chilometro di pianura per attraversare il paese.

C-0

Confesso a voi lettori che questo itinerario è molto più duro se percorso nel senso inverso, ho affrontato solo 3 delle 16 salite dal versante più difficile. Però questo non toglie merito a questa giornata, alla fine il contachilometri ne segna 133, il dislivello è di 3900m, 4 i litri di acqua bevuta e soprattutto la media oraria è di tutto rispetto: 21.8kmh, cioè poco più di 6 ore pedalate e meno di 7 complessive considerate le fotografie ad ogni valico ed i diversi pit-stop idrici.
Questa la traccia della 16 colli. C’è una piccola sovrapposizione verso Cà del Borgo (Monleale/Montemarzino, sebbene le traiettorie non si incrocino): http://tracks4bikers.com/beta_tracks/show/159718
E se non fosse abbastanza, ecco la 20 colli: http://tracks4bikers.com/beta_tracks/show/157945

Giro delle 4 regioni (esteso)

il 04/09/2013 · Commenti disabilitati su Giro delle 4 regioni (esteso)

Continua il racconto delle mie “vacanze” passate sempre a casa…
14/8: l’ idea è di recuperare dalle fatiche degli ultimi due giorni con un giretto nel tardo pomeriggio, ma le precipitazioni incipienti mi fanno desistere. 0km
15/8: grigliata di Ferragosto, senza esagerare né in alcol né in cibo, giusto qualche km con una leggerissima salita. 6km, 50m (perché se appena posso evito di prendere l’ auto)

16/8: giro delle 4 regioni (allungato).
Oggi ho voglia di stare da solo e di dedicare un’ intera giornata a me ed alla bicicletta percorrendo un classico itinerario che attraversa 4 differenti regioni: Piemonte, Liguria, Emilia e Lombardia, una trottata appenninica di circa 170km con due importanti salite (Giovà e Carrega) più una minore (solitamente Dernice). Lo scorso anno lo feci in senso inverso rispetto all’ idea 2013, che prevede l’ inizio risalendo la val Curone sino a San Sebastiano.
Parto alle 10 ed ho 9 ore di tempo, il clima è l’ ideale e la visibilità abbastanza buona da garantirmi discreti panorami. La prima regione è il Piemonte e sino a San Sebastiano pedalo senza alcuna fatica aiutato da una brezza settentrionale, poi ragiono su che strada fare ed è qui che mi parte l’ embolo… Dernice no perché troppo scontata, ma nemmeno il Giarolo mi aggrada, quindi noto che allungando un po’ posso arrivare a 200km ed allora opto per Costa Ferrai, 2km con tratti impegnativi seguiti da altra salita sino al Giarolo, su una strada che raramente ho fatto nel senso odierno. La discesa mi mette alla prova tra belle pendenze, qualche ondulazione di troppo e curve improvvise sino a Pallavicino, poi migliora sino ad arrivare in val Borbera.

Panoramica sull’ alta val Curone da Costa Ferrai4regioni_200km01

Val Borbera dal bivio per Dernice
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Il tratto seguente si scompone tra pianori e strappetti fino ad arrivare ai 500m di Cabella Ligure, dove mi fermo per una sosta acqua memore della crisi dello scorso anno, e dove chiamo casa avvisando di essermi dimenticato una dozzina di stuzzicadenti nei pantaloni, erano caduti per terra alla grigliata e piuttosto che buttarli li ho riciclati per della manutenzione al velocipede.
Mi aspetta una bella salita di oltre 900m di dislivello sino a Casa del Romano, l’ inizio segue l’ Agnellesca (affluente del Borbera) tra strappetti e contropendenze sulle quali supero un automobilista genovese intento a cambiare una ruota, poi la strada la smette di scherzare e va decisa, con alcuni trattiin cui il 10% è di casa… La civiltà è tutta radunata a Carrega Ligure, il resto è solo boschi e prati sovrastati da un cielo azzurro terso sino alla cima ai 1409m di Casa del Romano, ormai territorio ligure.
Lo scorso anno scoprii che da qui si vede il mare, oggi ne ho ulteriore conferma distinguendo nettamente il blu dell’ acqua dall’ azzurro del cielo, mentre dietro di me il monte Lesima sovrasta le valli con il suo ripetitore, paeselli sperduti si aggrappano alle boscosi pendici del verde Appennino e molti turisti sono intenti a pranzare al bar. Do quattro pedalate e più avanti il mare è ancora più visibile, è la prima volta che nell’ anno domini 2013 riesco a scorgerlo!
Pranzo con un mio panino e con una brioche del bar, ricarico la borraccia e scarico la vescica, ed è già ora di scendere in val Trebbia! Ciao mare, ci rivedremo (forse, ma col senno del poi so che accadrà), ora affronto belle curve su una strada discreta per i due terzi, che poi si allarga a due corsie offrendo larghi e divertentissimi tornanti (ed anche una bottiglia di Vodka alla menta mezza piena sul ciglio della strada, chissà se appartiene a chi penso che ieri abbia fatto serata con una bottiglia uguale…).

Da Casa del Romano
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Non si vede bene, ma c’è il mare!
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Ora c’è in apparenza il tratto più facile, ma le mie speranze di brezza marina vengono deluse ed i lunghi chilometri attraverso Rovegno ed Ottone scorrono sì veloci, ma senza quell’ aiutino che mai guasta. Ho poco da raccontare sino a Traschio, dove inizia il vero moloch di giornata, che coi suoi 24.5km sale di ben 1100m sino a Cima Colletta. Guardo in alto e vengo assalito da un senso di impotenza, ben più in alto di me ci sono verdi cime, grossomodo alla quota sino a cui dovrò salire… E’ un po’ come quando esci dal bosco dello Stelvio e vedi il rifugio piccolo piccolo, solo che là i metri di dislivello sono la metà…
L’ unica è mettersi il cuore in pace e salire, questo versante non è mai duro e sino a Zerba continua regolare al 6/7%, poi diventa più nervoso alternando falsopiani a mezzacosta e brevi strappetti a doppia cifra. Ambiente selvaggio tipico dell’ Appennino, bosco a perdere interrotto da sporadici paeselli ed un torrentello (il Boreca) che nei millenni ha scavato questa valle quasi disabitata.
Supero Vesimo a 1000m e guadagno quota con difficoltà su pendenze sin troppo facili sino a Pei, da dove inizia il tratto più duro che nel 2009 ha messo in crisi diversi di noi. Stavolta però non capisco bene dove sia il problema, la velocità rimane costante ed conquisto il passo Giovà senza alcuna problema. C’è ancora il pezzo finale fino alla sbarra del Lesima dove mi fermo per una sosta merenda, guardo il durissimo imbocco e per oggi lo perdono, ma entro poco sarai mio!

Monte Lesima da Zerba
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Voglio allungare sino ai 200 -dicevo-, perciò scendo a Cencerate in una strada larga forse meno di una ciclabile ed immersa in un bosco tanto fitto da far buio, poi risalgo al Brallo passando per Bocco, dove sul duro strappetto iniziale constato che la gamba è ancora in buono stato. Arrivo al Brallo e decido di allungare per la val Curone, scendo così a Varzi combattendo con un’ inquietante brezza contraria, e poi risalgo a Pareto attraverso affascinanti calanchi che sfiorano l’ asfalto.
A Fabbrica Curone vorrei fermarmi per una merenda, ma i bar sono più indietro ed allora non mi sforzo nemmeno di alimentarmi sino alla fine dei chilometri, rimandando a più tardi la scelta del tratto finale. La brezza da nord che stamattina mi ha fatto comodo ora mi fa pagare il conto, costringendomi a velocità da pianura quando la strada scende leggermente per 20km. Poco male, nonostante la stanchezza vado ancora bene e a Volpedo decido di allungare per le campagne, secondo i miei calcoli dovrebbero alla fine essere 200 precisi. Passo paesi e cascine a cui sono ben abituato e termino con la pianura sovrastata dal castello di Nazzano, ma c’è solo un problemino: il contachilometri segna 199.50, perciò allungo un pochetto e lo stacco quando segna 200.23.

Calanchi di Pareto
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Quasi a casa
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200.23km
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Sono stanco, ma non stremato, è un giro molto lungo a ritmo blando fatto alimentandomi con un panino (al salame di Varzi) ed una brioche. Però ho fame, il celeberrimo piattone del Klimos che sfama una persona normale mi lascia con un certo languorino, vorrà dire che per oggi starò a dieta… che domani è un altro giorno (ed un altro giro di 110km in val Tidone e Versa che vi racconterò)

Totale: 200km, 3500m, 8h05′ pedalate, 9h effettive

Vi racconto qualcosola

il 04/07/2013 · Commenti disabilitati su Vi racconto qualcosola

Ultimamente su questo blog c’è una vera penuria di racconti, gli ultimi li ho scopiazzati (col permesso dell’ autore) da un forum perché io non ho proprio più niente di cui scrivere. Nel 2010/2011 sono andato tanto in giro ed ho scoperto molti posti nuovi, poi dal 2012 ed ancor più quest’ anno l’ attività è calata -per non dire crollata- e di avventure ne sto vivendo veramente poche, tutto per svariati motivi che si sommano tra loro:

  • Costo di benzina ed autostrade alle stelle che fanno desistere un tirchio come me, già una trasferta in val di Susa sono più di 40€ di viaggio e da solo mi sembrano una cifra eccessiva
  • Fatica nello studiare nuovi percorsi che mi soffisfino appieno, cioè impegnativi con tanto dislivello, ma anche belli e su strade principali su cui sia difficile perdersi
  • Lo stress di una giornata del genere, molto appagante ma che impegna dal mattino presto sino ad ora di cena, negandomi ore di relax e qualche ora di sonno
  • La voglia di uscire alla sera e fare un pochettino tardi, incompatibile con lunghe trasferte del giorno dopo e la necessità di recuperare le ore di sonno perse durante la settimana
  • Anche andare via per 2/3 giorni si sta rivelando complicato, sia per tutti i motivi sopracitati, sia perché in posti sconosciuti è difficile organizzarsi coi pasti e dopo 130km e 3000m di dislivello ho bisogno di mangiare ed è raro trovare dei ristoranti che soddisfino le mie necessità di abbondanti quantità di cibo, spesso i menù sono alla carta e per saziarmi dovrei prendere 2 primi, 2 secondi ed una tripla razione di dolci, spendendo un patrimonio. E’ raro trovare dei posti come a Biella in cui, dopo aver raccontato la mia giornata, mi preparano quasi 2 etti di spaghetti al pomodoro…

Non per questo non sto pedalando, anzi, lo scorso Giugno in qualche modo è stato il 3° mese di sempre per numero di chilometri dopo il mitico (a dir poco) agosto 2010 e quello 2012 in cui ho superato i 2000km, 1907km complessivi sono tanti considerando tutte le giornate lavorative! Il fatto è che vado con molta costanza senza picchi particolari e senza produrre nuove fotografie da mostrarvi, se non nel giro del 30 giugno che qui brevemente vi racconto.

—– Giro delle capanne di Cosola —–
E’ un classicissimo della mia zona che comprende la facile scalata a Dernice e l’ ascesa montana sino ai 1500m di Capanne di Cosola, ai piedi del monte Chiappo e sul confine di 3 province di tre regioni differenti, con pure la Liguria a pochi chilometri in linea d’ aria.

Dopo un sabato in cui sono tornato tardi ed ho infortunanto un timpano assistendo ad  un tributo a Ligabue, la risalita della val Curone sino a San Sebastiano fila liscia aiutata da una brezza favorevole, poi parte la dolce salita che con stretti tornanti scavalca la valle per gettarsi nella val Borbera, poco dopo le belle strette di Pertuso.

Le rugose colline della val Curone da Dernice
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La val Borbera dove iniziano le strette di Pertuso
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Il monte Giarolo che domina la val Curone
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Sceso in val Borbera inizio la risalita sino a Cabella Ligure, ridente (così si suol dire) paesello ai piedi dei “monti del mare” che portano sino a Genova. Riempio la borraccia e parto con la scalata di 1000m di dislivello, mantenendo sempre un ritmo tranquillo e togliendomi il casco principalmente per diminuire il segno dell’ abbronzatura sul collo. Sino a Cosola la salita segue il torrente Borbera ed è discretamente agevole, dopo comincia a rampare ed in 7km abbondanti tiene una media dell’ 8% con un panorama dominato da verdi monti boschivi, occasionali fontanelle di acqua fresca e qualche tafano che in qualche modo mi punge sulla mano senza farsi notare. Arrivo fresco al valico, la temperatura è perfetta e basta un leggero gilet per non sentire il freddo nei successivi tratti di discesa in cui il sole viene sbarrato dalla boscaglia.

Il monte Lesima da Capanne di Cosola, c’è giusto qualche nuvola innocua
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Supero il passo del Giovà e mi immetto sulla tortuossissima discesa che mi porta in valle Staffora, non si possono staccare le mani dai freni sia per dei sassi sempre presenti nelle curve, sia per la successione delle stesse che non danno un attimo di tregua sino a Pianostano, dove questa via formata da asfalto ruvido ma omogeneo comincia a costeggiare il torrente.
Improvvisamente, attorno ai 50 orari sento un forte sibilo indicatore di una foratura, ha ceduto il copertone posteriore e devo cambiare camera d’ aria sperando di non avere ulteriori problemi.

Cencerate, paesello dell’ alta valle Staffora visto dalla discesa del Giovà
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Si fermano in moto ed in auto per chiedermi se potessi avere bisogno di aiuto, ma ho tutto il necessario per ovviare ad una foratura (e ripeto: UNA), ho pure delle toppe adesive che uso per chiudere il buco del copertone e ripartire, tagliando il percorso che prevedeva anche una salita che non ho mai fatto e che ho scoperto tramite Google Street view. Seguo la statale sino a Rivanazzano, vengo superato da decine di turisti automuniti della domenica a cui restituisco il favore in ingresso di paese, dove tutti rimangono incolonnati mentre io ed i motociclisti riusciamo a sorpassarli transitando sull’ altra corsia.

Il copertone “Vittoria” (non Pirelli come qualcuno ha insinuato)
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Che dire, un giro che non è andato come avrei sperato, ma con questi 108 sono pur sempre 1907km, tantissimi per essere Giugno!

Giro del Tortonese, 2° racconto

il 28/04/2013 · Commenti disabilitati su Giro del Tortonese, 2° racconto

Dove eravamo rimasti? Ah si ecco, siamo tutti e 9 al valico dopo Sorli, una strada di collina tra val Borbera e Grue a poco meno di 600m di quota, con una bella vista sui monti alessandrini ancora innevati e su altre colline che stanno prendendo colore ai primi caldi della primavera.
Iniziamo la discesa ed ignoriamo (io deliberatamente) la via alternativa per scendere a Garbagna, in quella principale ci accoglie il cartello di frana, ma suppongo di poter passare tranquillamente, come sempre accade quando ci sono delle frane. Arrivati al punto cruciale un cartello di senso unico alternato ci fa ben sperare, ma giunti sul luogo capiamo di essere in una situazione limite, un salto di 20cm consiglia ai più di scendere e proseguire a piedi, solamente io e Sergio rimaniamo in sella ed osserviamo ed aiutiamo un automobilista (con l’ auto piena di damigiane…) ad orientarsi verso Sorli passando per la via alternativa.

A Garbagna non facciamo in tempo a ricompattarci che parte la successiva salita verso la galleria, 2km pedalabili in un ambiente calanchivo ed ombreggiato, in cui arriviamo a sfiorare le pareti verticali prima di entrare nella galleria lunga 300m. Il gruppo si divide e svettiamo in 4 o 5, poi nonostante la proposta di proseguire tranquilli e farci raggiungere, Andrea C si mette davanti e mantiene una buona velocità sino all’ ingresso della val Borbera, dove finalmente ci riuniamo approfittando della sosta per piluccare qualcosa. Davanti a noi ci sono i famosi canyon, rocce dure scavate nei millenni dal torrente che ora formano delle gole profonde con una affascinante strada a mezzacosta. Risaliamo leggermente la valle ammirando il celeste corso d’acqua 50m più in basso, meravigliati da queste improvvise perle geologiche nemmeno intuibili un paio di chilometri fa. Però anche questo tratto è in leggera salita e non so perchè a qualcuno prende lo schizzo di accelerare splittando nuovamente il gruppo, che si ricongiunge poco dopo al bivio della prossima salita, la “Cima Coppi” di Dernice (meno di 600m slm).

E’ una salita che non mi piace in quanto troppo facile per i miei parametri, le punte massime del 7% in un contesto sempre molto pedalabile se non addirittura in falsopiano la rendono poco adatta alle mie caratteristiche di passista-scalatore. Ciò nonostante ha un vantaggio, è una salita in cui si sta bene a ruota, peculiarità che provo appena a sfruttare in quanto delle sensazioni negative cominciano a permeare la mia mente e cerco di conservarmi quantomeno sino a Tortona, perciò lascio lentamente andare la consolidata coppia al comando proseguendo assieme a Michael, scambiandoci il dovere di tirare per l’ altro a seconda della pendenza, aiutato dall’ irlandese passista nei tratti facili e supportandolo quando la velocità scendeva forzatamente sotto i 20 orari.
Christian ed Andrea C. ci aspettano in paese approfittando della fontana, in poco tempo arrivano tutti interrogandosi su domande esistenziali riguardanti la prossima salita che sulla carta è la più dura del giorno, oppure sulla dimensione delle tasche di Massimo che ad ogni occasione tira fuori un gigantesco panino. Ci facciamo anche scattare una poco panoramica foto con un muro sullo sfondo, e poi scendiamo a San Sebastiano su una bellissima discesa con ampi e puliti tornanti, divertenti curve ed un tratto diritto in cui supero i 70 orari.

Il vento verso Brignano Frascata ci è a favore, rimango davanti mantenendo un ritmo tranquillo ai 35, l’ ultimo GPM di 2300m al 9% sarà una vera gara in cui dare tutto e non mi affatico più dell’ indispensabile a dirigere il gruppo. Approfitto furbescamente del semaforo prendendo un leggero vantaggio sul resto del gruppo, ma chi voglio prendere in giro se 300m dopo Andrea C. e Christian mi hanno già raggiunto e non riesco a tenere il loro ritmo. Al km 1 le pendenze si fanno più arcigne e soffro, davanti vedo però i due che stanno prendendo solo pochi secondi e poco dopo, curva dietro curva c’è Andrea che stacca Christian, il quale rimane nel mio campo visivo sin quasi alla fine, mentre il primo va a vincere il più sentito valico del giorno. Al km 2 sono praticamente a Guardia, ma il secondo posto è irraggiungibile e salvo miracoli Andrea (uno dei due vestiti di verde) non mi raggiungerà, per cui rallento arrancando sino al valico di questa frazioncina di collina. Almeno sono sul podio dai :)
Per puro dovere di cronaca la classifica è Andrea C., Christian, Pedra (io), Andrea M, poi mi avvantaggio per scattare delle fotografie dalla cresta verso Casasco da cui si godono ampie viste sulla val Curone e Grue, intuendo tra antenne e paesini il percorso odierno. Non so chi arriva 5° al valico, o Mike o Andrea V., dopo giungono Sergio e Massimo che in uno scatto di orgoglio brucia Marco. Per loro la forma migliore è lontana, ma di sicuro dopo oggi sarà una spanna più vicina!

Fotografo gli altri passarmi nello strappetto prima di Magrassi, poi attardato cerco di recuperarli in discesa riuscendo nell’ aggancio solo dopo Casasco su belle curve che veloci portano in val Grue. Memore dello scorso anno devo guadagnare posizioni all’ interno del gruppo per portare via la fuga buona e compio sorpassi esterni con staccate prima dei tornanti (tutto con ampio margine di sicurezza). Lo stop alla fine della discesa è quasi parallelo alla provinciale della val Grue e con la sua buona visibilità ci possiamo permettere il lusso di non dover rallentare, lanciando al volo la tirata finale verso Tortona.
Quest’ anno sono io a fare il bastardo e a cercare di vendicarmi di Marco e Mike, sorpasso Sergio ed Andrea C. e lancio la sparata con qualcuno a ruota, fatico più del previsto e non riesco a capire la direzione del vento, credevo che fosse favorevole ma la fatica che sto facendo per tenere i 40 e per reinfilarmi in gruppo dopo il mio turno è eccessiva per avere l’ aiuto della brezza. Il primi chilometri volano grazie all’ aiuto dato da Andrea C., Andrea V e Marco, poi ad un certo punto quest’ ultimo rinuncia al suo turno ed il gruppo esplode, con Andrea C. lanciato in solitaria, Andrea V. ad inseguirlo ed io che faticosamente lo raggiungo raschiando il fondo del barile. Qualche buca (ma sarebbe corretto chiamarla ‘voragine’) che occupa tutta la sede stradale ci fa sobbalzare sulla sella ed è a questo punto che alzo bandiera bianca, ho capito che il vento è variabile ma tendenzialmente laterale e la scia fa poco effetto, per cui rinuncio all’ inseguimento pedalicchiando sino a Tortona. Andrea continua da solo, dietro di me passa un treno irlandese che in solitaria ci ha recuperato e riuscirà addirittura ad agguantare il primo fuggitivo Andrea C. Beh, che dire, così come lo scorso anno hanno tentato di fregarci e noi li abbiamo ripresi, quest’ anno ho voluto fare il furbo e ne ho pagato le conseguenze…
Gli ultimi chilometri col vento tendenzialmente contrario sono un supplizio, mi volto ma non c’è nessuno a cui elemosinare un aiuto ed è da solo che arrivo alla partenza… Pian piano arriviamo tutti, ma direi nettamente che se dobbiamo eleggere un vincitore odierno, costui è Andrea C. di Milano, con la maglia da cronoman per Mike.

E’ un peccato doverci separare, quello di oggi è uno splendido gruppo e già studiamo nuovi itinerari insieme. Per me ci sono ancora 11km per ritornare a casa, aiutato dal vento riesco a fingere a lungo di non essere completamente in crisi, ma le contropendenze finali mi svelano la triste realtà, pedalo per inerzia a velocità da passeggiata faticando parecchio e patendo anche conseguenze fisiche una volta arrivato a casa. Invece di lavarmi il sudore di dosso mi metto un attimo a letto sotto le coperte perché ho freddo, mi sveglio alle 90 minuti dopo col gatto sulle gambe… Però dai l’ allenamento è servito!

Calanchi sopra Garbagna
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La frana appieda i più
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A Dernice: Andrea C., Andrea M., Sergio, Mike, Massimo, Andrea V, Stefano, Christian, Marco
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Il Giarolo da Guardia di Brignano Frascata
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Andrea C. svetta primo anche sullo strappetto
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Panoramica su Casasco, Montemarzino e la val Curone

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Giro delle quattro regioni

il 05/09/2012 · Commenti disabilitati su Giro delle quattro regioni

E’ un giro che ho in mente ormai da qualche anno, approfitto del calo delle temperature del passato weekend per affrontarne una revisione più corta e con più salita, pedalando nel territorio di quattro province appartenenti a Lombardia, Emilia, Liguria e Piemonte, zona principalmente appenninica che ha visto il passaggio di popoli e genti, via di commerci tra il mare e la pianura abitato e conquistato in maniera da numerosi feudi, luoghi in apparenza disomogenei con un fondo culturale comune tanto che si parla di “regione delle 4 province

Parto da Rivanazzano al mattino non presto, a Godiasco faccio la conoscenza di Pietro che sta andando verso il Penice ed insieme saliamo tranquillamente sino a Varzi, la statale a quest’ ora è ancora tranquilla e si viaggia bene. Gli lascio i miei contatti (Facebook spesso torna utile) e ci salutiamo, per me ci sarà la facile salita ai 950m del passo Brallo, 16km con qualche pendenza negativa ed i cui pezzi più duri arrivano nei pressi di S.Margherita Staffora con punte del 7%… Inutile dire che non causa alcun problema e che la velocità raramente scende ai 15 e spesso sfiora i 20. Al Brallo però si cambia improvvisamente registro, una bella rampa a doppia cifra si innalza veloce dal passo ed in un attimo supero quota 1000, la strada scorre ruvida in un fitto bosco che oscura il sole e copre quasi totalmente il panorama che spazia sino allo smog della pianura da cui si innalzano il monte Rosa ed il resto della catena alpina. Si fa fatica, la pendenza media di questi 5km è all’ 8% con tratti oltre al 10, ma la ricordavo un po’ peggio, lo scalpo peggiore del giorno è superato con poca fatica. Mi rimane la salita sino all’ imbocco del Lesima, la carreggiata è poco più di una ciclabile e dall’ alto dei quasi 1500m si ammirano il monte Chiappo e la valle del nascente Staffora che nei millenni ha scavato una stretta 700m più in basso selle sue ripidi pendici. Non sono le Alpi, ma anche questi posti meritano assolutamente una visita!

Al bivio del monte Lesima incontro due motociclisti che ho visto scendere dalle rampe della vetta d’ Oltrepò (1724m), mi confermano che da lassù in una giornata limpida come oggi c’è un panorama stupendo! Arrivo al passo Giovà ed entro in territorio emiliano scendendo verso Zerba, una lunghissima discesa fin troppo pedalabile nel primo tratto, tutta in una lussureggiante val Boreca attorniata da alti monti e tutta un continuo di curve e controcurve divertenti. Dopo Zerba l’ andamento si fa più sinuoso con improvvisi tornanti e pendenze costanti sino allo strappetto che porta a Traschio, in val Trebbia.
Cerco l’ acqua ma le fontane riportano tutte il cartello “acqua non potabile” e perciò rinuncio in attesa delle prossime. Questo tratto di Trebbia non è affascinante come il precedente che porta a Bobbio, ma siamo comunque in una rocciosa stretta valle scavata da un fiume da tonalità blu/turchese in cui la vegetazione spontanea è assoluta protagonista del panorama. La strada è molto lineare, raramente trovo pendenze degne di nota e quei pochi momenti sono brevi, giusto un break alla simil-pianura che attraversa prima Ottone e poi le varie frazioni di Rovegno. Trovo una fontana solo dopo molti chilometri, la forte presenza di vita nella vasca di contenimento non mi ispira fiducia, ma al palato sembra buona e ne bevo sino a dissetarmi.

Credevo di essere ormai pratico della zona, ma ho dei seri dubbi sulla via da seguire ed il bivio giusto lo riconosco solo per ricordo, se mi fossi affidato alla segnaletica sarei giunto sino a Torriglia… La salita sino a Casa del Romano presenta circa 800m di dislivello ed i primi chilometri sino a Cassingheno sono tutti di una costanza imbarazzante, per oltre 4000m la pendenza non oscilla oltre l’1% rispetto alla media e se a questo ci aggiungiamo il traffico quasi nullo, la giornata tersa ed una temperatura finalmente gradevole ecco che abbiamo una scalata veramente di lusso. Al bivio la sede stradale perde una corsia e si impenna regalando splendide viste sull’ alta val Trebbia e su ciò che ancora mi aspetta, ma poi rientra nei ranghi e continua sulla falsariga del tratto precedente, solo un po’ più stretta e pendente.
Al bivio di Fascia si è ormai in alta montagna e la costanza diventa incostanza con punte al 10%, nulla che possa impensierirmi se non fosse che sono rimasto
completamente a secco ed il pensiero di essere già piuttosto assetato con almeno 3km davanti arriva in coincidenza di un’ improvviso calo di prestazioni e sensazioni di
smarrimento fisico. Trovo un rivolo d’ acqua che esce da un tubo nella roccia, talmente fievole che stimo la portata in 4l/h, dopo alcuni minuti ho giusto rimediato due grossi sorsi sufficenti però a farmi parzialmente riprendere sino a Casa del Romano, 1406m ed una vista niente male sui monti di 4 regioni, col ripetitore del Lesima in bella vista, il monte Chiappo più vicino, le cime delle alti valli Nure e Trebbia e  -con mia enorme sorpresa-  il mare! Non lo sapevo e ne sono felice, in effetti oltre al Trebbia ci sono la val Fontanabuona e la val Bisaglio, poi è tutto Ligure!

Acquisto dei biscotti (e ricevo pure lo scontrino) e bevo all’ incirca un litro di acqua, ero proprio assetato. Cerco dei punti panoramici per delle foto e scendo verso la val Borbera ed il Piemonte passando per Capanne del Romano. Vorrei godere maggiormente di quest’ ennesima verde valle appenninica scavata da un impetuoso torrente in cui gli alti monti sono completamente ricoperti da un fitto bosco, però devo anche fare attenzione alle curve, a qualche buca e a del ghiaietto più frequenti nell’ alessandrino e pavese rispetto alle altre due province. Qualche strappetto odioso rompe la sinfonia della discesa che mi porta ai 500m di Cabella Ligure, frequentato paesino di fine valle dal quale partono lunghe salite che i veri scatori non possono che amare, come quella che risale il monte Chiappo sino ai 1500m di Capanne di Cosola.

Scendere è facile, ma se c’è un fastidioso venticello contrario e le preoccupazioni per gli ultimi 20km del giro vengono da se, sarò banale ma con 150km sulle gambe è meglio un aiutino di un “ostacolino”… Prima però c’è la scalata a Giarolo, altri 400m abbondanti di dislivello su una salita che non mi ricordavo e che inizia durissima a Cantalupo Ligure portandomi fuori dal paese in un attimo, salita che prosegue mediamente impegnativa nella quale è però impossibile mantenere un ritmo costante a causa di enormi buche presenti su tutta la sede stradale, ogni 50m devo invadere l’ altra corsia per evitare salti di 10cm dentro a grossi depositi di ghiaia e sabbia, mantenendo alta l’ attenzione onde evitare i sassi più grossi e per cercare di calcolare la traiettoria migliore con sufficente anticipo. Ogni tanto pedalo senza preoccupazioni, ma giusto “ogni tanto” e come se non bastasse vengo attaccato dai tafani, esseri bastardi che sanno volare anche ai 15 all’ ora e che con aria di scherno mi passano davanti ricordandomi gli attacchi aerei della 2° guerra mondiale. Per quanto rispetti la natura e cerchi sempre di non nuocere anche ai più umili insetti, questi sono parassiti e dopo una puntura sul collo riesco a farne secchi un paio intenti a non so cosa sulle mie gambe ed è con un tocco di sadismo li vedo soffrire dopo averli schiaffeggiati con forza. La vista di mamma daino con il piccolo da un pizzico di gioia a questa scalata completamente da dimenticare (anzi da ricordare per non farla mai più), fortuna che alla fine c’è un tratto piano e che i tafani non abbiano i geni di Usain Bolt.

Da Pallavicino a Giarolo c’è ancora del dislivello che mi collega dai crinali della val Borbera a quelli della val Curone, il paesaggio qui è ormai cambiato e le colline ne fanno da padrone, senza dubbio si tratta di colline serie, ma ben diverse dalla montagna dell’ Appennino. Credo che la discesa dal Giarolo sia stata una delle più affrontate in questo 2012, l’ asfalto bello e largo unito a pendenze decise la rende tra le più divertenti delle mie zone. Arrivo a San Sebastiano Curone dove, come preventivato, mi aspettano 20km con il vento contro che annulla completamente le pendenze favorevoli, per mia fortuna in tutto il giro ho mantenuto un ritmo turistico ed ho ancora molte energie da spendere, la discesa della val Curone scorre molto tranquilla  -nervoso a parte per tafani e buche-  e vede attorno a me abbassarsi pian piano le colline che a Casalnoceto degradano dolcemente nella pianura. Manca poco a Rivanazzano, giusto qualche saliscendi nelle ultime propaggini dei monti delle 4 regioni, un epilogo giusto per questo giro in Lombardia, Emilia, Liguria e Piemonte!

In tutto 173km e 3200m di dislivello in 7 esatte ore pedalate (8 totali).
Consigli: per renderlo più facile si può scendere in val Trebbia passando per Brallo / Ponte Organasco, oppure per Casanova Staffora / Giovà / Trascio, si può ridiscendere passando per Torriglia e la valle Scrivia (allungandolo parecchio però, consigliato solo se si è in gruppo), oppure semplicemente svalicando a Dernice invece che al Giarolo.

Salendo al Brallo si vede Cima Colletta

Da Cima Colletta lancio lo sguardo sui 1700m del monte Chiappo

Panoramica dal Giovà col monte Lesima, val Boreca e monte Alfeo

La verde e affascinante val Boreca

Foto bruttina da Casa del Romano, ma si intuisce il mare

Lesima, ma da Casa del Romano

Cantalupo Ligure e la val Borbera

Panorama del crinale di Dernice salendo al Giarolo

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