Bobbio e diluvio

il 18/08/2010 · Commenti disabilitati su Bobbio e diluvio

Non sempre i giri vanno come devono andare, a volte qualcosa va storto e la “ritirata” è l’ unica scelta possibile. Oggi è uno di questi giorni.

Parto da Bobbio che le previsioni meteo parlano di possibili episodi temporaleschi di breve durata, ma io sono fiducioso di non prendere acqua lungo questo itinerario che mi è stato proposto praticamente uguale da 2 persone differenti (che ringrazio).
La prima salita è la famosa Bobbio-Coli, conosciuta per la sua cronoscalata che non ho mai fatto (perfortuna, dato che l’ asfalto ruvido risucchia tra il 5% ed il 10% della pedalata). C’è un’ umidità pazzesca, sudo come quasi mai nonostante la temperatura sia nella norma estiva. A Coli proseguo sulla strada principale, osservando nubi minacciose condensarsi sopra il Penice e in val Trebbia. Arrivo al bivio per il monte Aserei, non mi ritrovo con la cartina del percorso ma nel dubbio continuo a salire su pendenze a doppia cifra nella parte iniziale, fino alla fine della salita a 1250m circa (non 1431 come indicato dal cartello). Il tempo attorno è brutto, ma dove sono io sta reggendo. Sulla destra c’è la deviazione per Farini, ma è sterrato e pure vietata al transito, perciò capisco di aver sbagliato strada e scendo dallo stesso lato. Col senno del poi, mi bastava continuare per ricongiungermi con il tragitto originario…
Al bivio del monte Aserei chiedo informazioni, ma rimango confuso e dopo aver sentito 4 goccie colpire la mia pelle ritorno sui miei passi a Coli, dove mi fermo a mangiare in attesa degli sviluppi dell’ atmosfera, attualmente nera e tuonante.

La situazione non migliora, il giro è compromesso e comincia ad essere tardi per rischiare un acquazzone, perciò scendo di nuovo a Bobbio in direzione macchina (e sconfitta). Al ponte vecchio però noto una strada secondaria che sale, come posso farmi sfuggire quest’ occasione di salita extra? Tanto rimango comunque in zona nel caso probabile si mettesse a piovere. Bastano pochi metri per trovare l’ asfalto bagnato, un paio di km invece per bagnarmi anche la testa, ma insisto, voglio questa salita (nemmeno tanto facile) nel mio elenco! Arrivo in cima che l’ asfalto diventa ghiaia, e la pioggia tempesta.
Scendo subito, ma è un disastro: sopra di me tuoni ed acqua a secchiate, sotto di me fango e torrenti che escono dai campi, davanti a me pericolose curve, non tanto per la pendenza mai esagerata o per il raggio sempre ampio, ma perchè i freni non rispondono, mettendoci tutta la forza riesco a malapena a non accelerare e vivo alcuni momenti di timore quando mi trovo un cumulo di ghiaia girando verso destra, oppure quando nonostante i freni tirati prendo velocità e devo frenare addirittura con i piedi. Spaventoso, basta allontanare i pattini dal cerchione per un secondo che la forza della pioggia crea una patina che non si smuove più.

Arrivo a Bobbio in qualche modo, cerco la macchina ma orientarsi tra i sensi unici ed i divieti vari del centro è un’ impresa a cui rinuncio passando contromano su un marciapiede. Ovviamente quando arrivo smette di piovere.
Sarà per la prossima (6 giorni dopo, giro fatto quasi completamente ma non senza rimanere fregato dall’ abbondante e sbagliata segnaletica piacentina, come quella che al Penice ti manda verso Bobbio per raggiungere Salice Terme).

Il Trebbia dal ponte verso Coli, uno di quei fiumi “balneari”

La val Trebbia, vista assieme ad “innocue nubi”

Coli si trova in una zona calanchiva, con alcuni passaggi veramente al limite.


Il ponte vecchio, detto anche ponte del Diavolo.

Piccola foto per mostrare come vedevo il cielo

Ed io che credevo che Salice Terme fosse in valle Staffora! Invece il povero turista sfigato che non conosce i posti lo fanno passare da Romagnese-Zavatarello, giusto per complicargli un po’ la vita. E non è un errore, è una cosa voluta.

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