Fauniera

il 02/10/2011 · Commenti disabilitati su Fauniera

Arriviamo a Boves in macchine separate, Massimo tornerà a Frabosa mentre io al ritorno andrò a casa avventurandomi per statali sino ad Asti.
Il giro di ieri è stato impegnativo, forse più di quello odierno che prevede solo 2 salite… Ok, ma che salite! Sino a Borgo San Dalmazzo è riscaldamento, poi mi metto davanti a tirare ai 30 sino a Valdieri, teatro d’ inizio della Madonna del Colletto, che con la sua coltellata iniziale tra le ultime case del paese fa capire di che pasta è fatta. Ogni chilometro un cartello segna la pendenza del successivo, per fortuna, perchè altrimenti avrei creduto di pedalare in tratti al 7% e non al 9% come  è nella realtà. “Dai Massimo che sono 7 minuti che aspetto” mentre in cima mi scolo la borraccia da ormai 3 minuti, rivelando subito la mia poco credibile bugia.

La discesa merita il podio tra le più brutte mai fatte: nel bosco, ruvida, bucata, con radici a deformare l’ asfalto e pendenze spesso a doppia cifra tanto per gradire, è stato molto più rilassante salire dall’ altro versante!

Arriviamo a Demonte, dopo aver rimpinguato le scorte di H2O (giornata climaticamente perfetta per andare in quota) partiamo verso il vallone d’Arma per svalicare dall’ altra parte. Lo stomaco è trabordante, la mia passione per il bere ormai ha sconfinato sino al più semplice dei drink analcolici, infatti 2km dopo riciclo i liquidi in eccesso innaffiando i fossi che scendono dal colle del Fauniera.
Questa salita non è da prendere sottogamba, è una delle regine Alpine e se non è popolare come Stelvio o Pordoi è solo grazie alla sua carreggiata larga come una pista ciclabile nella quale orde si SUV si incrociano a fatica con i numerosi ciclisti che cercano la vera montagna. Di curve neanche l’ ombra, andiamo sempre dritti verso lassù, dove prati ripidi sovrastano il rigoglioso ruscello sulla nostra sinistra. Ad un certo punto la vegetazione scompare e ci lascia cuocere al sole (la pelle) e alle pendenze fisse al 9/10% (le gambe), con solo qualche sporadica pausa più pedalabile giusto per bere, dato che anche a 2200m fa caldo.
Non è presente un panorama principale, prati e pietre si palleggiano il posto prostrando la pedalata pian piano più pesante, però la punta si propone con pendenze pianeggianti prima del passo. (……… non mi drogo, ancora ….)
La strada è sempre stretta e soffriamo la ripidità costante, una sofferenza mitigata dal panorama estremamente variegato della zona, con rocce che fanno da puzzle  nel verde dei pascoli. La fine regala un po’ di relax ed un ultima infida rampa prima del meritato cartello, con la statua di Pantanti ad osservarci e numerosi mezzi motorizzati a cercare un improbabile parcheggio nella piazzola a 2481.

Sinceramente avrei potuto scendere senza mantellina, ma nel caso avessi incrociato qualche furgoncino (largo come la sede stradale!), o preso qualcuna delle innumerevoli voragini, oppure se fossi finito giù dal ripido pendio senza protezioni, almeno mi proteggeva dal freddo della notte, che tempo che mi trovavano arrivava il tramonto. E’ una strada assurda da fare in macchina, incrociare qualcuno è sempre un pericolo e fondamentalmente non ha senso arrivare al passo in macchina, non è un luogo turistico e secondo me dovrebbero quantomeno istituire un senso unico nella parte più alta dei 2 versanti, almeno per i veicoli a 4 ruote, così è una situazione insopportabile per i mezzi più agili e pericolosa per gli altri!
Come se non bastassero le buche sino a Pradleves, ne mangiamo molte altre lungo la valgrana, già ho poca voglia di pedalare, figurarsi di fare dislivello extra dentro i crateri. A Caraglio acqua (dalla fontana), veloce doccia (sempre alla fontana) e a fatica ci facciamo forza per tornare a Boves in pianura, con la mia deviazione risparmiamo traffico e guadagnamo disorientamento a cercare la via giusta, poi Massimo vien meno alla sua promessa di farsi tirare e dallo strappeto per Borgo San Dalmazzo sino al parcheggio di Boves mi porta in carrozza, per fortuna perchè sarei ancora là a cercare il mio mezzo per tornare a casa…
“Mettimi la bici in auto”, “guidami”, “cambiami”… L’ ironia del Cuneese imprestato da Genova è condivisa dal ciclopedalatore dell’ Oltrepò, e chi ha voglia di mettersi a guidare adesso? Però giocoforza dobbiamo farlo, ciao Maxi alla prossima!
Totale: 114km, 2600m di dislivello (+ buche, almeno 50m).

CONSIGLI: Seriamente, questo giro è meglio farlo al contrario partendo da Borgo San Dalmazzo, si evitano le discese peggiori e come panorami il versante di Pradleves merita come quello di Demonte, ma verso la fine regala anche splendidi scorci sulla pianura. Inoltre il grosso di pianura/falsopiano è all’ inizio, quando lo si affronta più volentieri.

La stradina del Fauniera, verso i 2000m di quota

Dietro quella selletta a destra c’è il colle

Massimo, Pedra, il cartello e la fine delle difficoltà (almeno è ciò che pensavo)

Pianura cuneese poco sotto il passo

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