Racconto del giro delle castagne ( 1 )

il 11/11/2013 · Commenti disabilitati su Racconto del giro delle castagne ( 1 )

Siamo a fine stagione, periodo di stacco e di problemi fisici che hanno bloccato 3 dei 7 partecipanti a questa mia ultima trovata una-tantum che vuole proporre un percorso interessante nella parte alta delle colline delle valli Staffora, Tidone ed affini.
Arrivo in piazza a Rivanazzano ed ancora non c’è nessuno, non è che sono l’ unico oggi? Ma poi trovo Valerio che da buon milanese non riesce a credere di poter parcheggiare in paese senza pagare, quindi troviamo Alessandro da Pavia e poco dopo ci raggiunge Andrea che la macchina l’ ha lasciata al casello di Casei Gerola, sorbendosi 30km extra rispetto a noi altri.
Clima buono, il cielo è nuvoloso ma la temperatura è tipica della fine di settembre, non di ottobre. L’ unico problema lo da la pioviggine di ieri che ha lasciato le strade bagnate e pericolose in discesa.

Partiamo noi 4 ed attraversiamo Salice Terme su quella “ciclabile” che viene interpretata dai più come estensione di marciapiede o parcheggio, affrontiamo il primo strappetto e quindi la prima “salitella” di Monfalfeo che ci evita la statale elevandoci di 30m dal letto del torrente Staffora. Scendiamo a Godiasco ed Andrea si ricorda di aver già percorso la strada della valle Ardivestra, esplorata dopo essere stato per la prima volta in Oltrepò al giro dei vigneti 2012. Mentre le sue dolci pendenze ci fanno guadagnare un po’ di altezza discuto con gli altri di un possibile cambiamento di itinerario: la prima discesa è nel bosco e molto ripida, e pure su asfalto nuovo e liscio, per cui l’ unione di strada viscida e pendenza media oltre il 13% comporta troppi rischi, l’ alternativa è meno bella, ma sebbene sia improvvisata scoprirò essere 500m più corta (e 20m di dislivello in meno) dell’ idea originaria, praticamente identica!

Deviamo subito con la salita di Sanguignano, pedalabile con qualche tornante in mezzo a campi ed occasionali vigne, con nuvole basse in dissolvimento che ancora coprono colline in cui si alternano boschi ed agricoltura, col caldo che si fa sentire e gli altri si spogliano come possono approfittandone anche per una sosta pipì. Grossomodo procediamo assieme, al più facendo piccoli distacchi presto colmati all’ uscita di Sanguignano, dove affrontiamo un pezzetto semi-sterrato prima di scollinare davanti al castello di Montesegale. Avviso gli altri dello stato della carreggiata, largo bello ma umido e con presenza di sabbia, più due secchi tornanti ancora bagnati che presi con cautela non danno problemi.

Ritorniamo in valle Ardivestra dopo questo excursus e riprendiamo tra falsopiano e strappetti occasionali che esistono solo per servire alcune isolate abitazioni troppo elevate rispetto al corso del torrente, alternando tratti ben asfaltati ad altri molto ruvidi sino a Molino Signora, frazione da cui parte la seconda pedalabile salita di giornata che ci porta a Costa Cavalieri, “comune” di Fortunago.
Le punte dell’ 8% in un contesto costante attorno al 7% non creano difficoltà, il nemico di oggi è il caldo che mette in crisi sia Alessandro che Valerio, i quali sono obbligati a togliersi il possibile rimanendo praticamente con la sola giacca.

Segue ancora un tratto all’ insù sul crinale, poi scendiamo di quota sino a Torre degli Alberi, dove ci allacciamo alla via verso il passo Carmine, ammirando -per quanto permesso dall’ umidità- il castello di Montalto pavese, le colline, i vigneti che prendono mille colori e la zona montana. In tutto sono 100m di dislivello che non creano problemi, siamo ai 609m del Carmine ed io molto erroneamente la chiamo “la cima Coppi“. Sarebbe la cima Coppi dei vigneti, invece nel giro di oggi andremo molto più in alto.
Scendiamo verso Santa Maria della Versa riagganciandoci col percorso del recente giro dei vigneti, a Pometo tutti riconoscono la fontanella a cui ci eravamo fermati e dalla quale ci riforniamo nuovamente, lottando stavolta con un pulsante rotto che ci schizza acqua addosso.

Dopo una sosta fin troppo prolungata riprendiamo agganciandoci brevemente ad un gruppetto, prima di deviare verso la discesa di Pometo chiamata affettuosamentepiccolo Stelvio“, con i suoi 19 tornanti in 2km fa girare la testa con le sue continue svolte di 180°  che per fortuna presentano un manto stradale quasi asciutto. Davanti ci aspetta un tratto relativamente tranquillo che risalirà la val Tidone affiancando la diga ed il lago di Trebecco, fin’ora siamo andati senza scannarci, ma il bello del giro dovrà ancora avvenire nella 2° parte di questo racconto…
Dovrei imparare ad essere più conciso, ma anche per girettini così mi piace lasciare un ricordo nel tempo a tutti i partecipanti!

Nubi e campi sulle prime rampe di Sanguignano

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Andrea C. ci fotografa a Costa Cavalieri, con Fortunago sullo sfondo
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Giro “delle castagne” (26 ottobre)

il 15/10/2013 · Commenti disabilitati su Giro “delle castagne” (26 ottobre)

Visto che il giro dell’ Oltrepò, coi suoi 21 partenti, è andato piuttosto bene, mi sento incoraggiato e propongo questa altra giornata assieme attraverso le colline  dell’ alto Oltrepò, un territorio completamente differente rispetto alla zona viticola, ma bellissimo coi suoi colori autunnali.

INFORMAZIONI:
Ritrovo: ore 10:00 di sabato 26 ottobre davanti alla posta di Rivanazzano, per info: http://www.pedra.altervista.org/turs/new_turs/Rivanazzano.htm
Partenza: ore 10:30, durata entro le 5 ore
Percorso: 92km, 1700m, http://tracks4bikers.com/tracks/show/161274 (facilmente accorciabile di 8km e 400m di dislivello)
– Si parte da Rivanazzano seguendo dei saliscendi sino all’ imbocco degli strappetti di Languzzolo, seguiti dalla ripida (ma ben asfaltata) discesa di Cencerate e dalla salita collinare di Fortunago via Stefanago, che poi continua sino ai 609m del passo Carmine seguendo i crinali. Si scende a Pometo per scendere ulteriormente lungo il “piccolo Stelvio” sino alla val Tidone, seguita prima in falsopiano sino a Zavatarello ed in seguito abbandonata sino allo scollinamento di Pietragavina.
Una picchiata sino a Varzi prepara all’ ultima tosta salita di Oramala, che farà male con le sue rampe malefiche al 17% e che ci immetterà in un fitto bosco sino a Poggio Ferrato. Le fatiche sono finite, la val di Nizza prima e la Staffora poi ci riaccompagneranno dolcemente sino all’ arrivo.
Andatura: è un giro da fare grossomodo assieme, in salita si può forzare, ma negli altri tratti si cerca di fare gruppo unico
E’ tutt’ altra organizzazione rispetto al giro dei vigneti, ma spero che anche questo giro vi piaccia e spero che saremo almeno in 4/5 (o qualcuno di più!)
Se maltempo: in caso di brutto tempo il giro è annullato, ma ci sono altri progetti che bollono in pentola per San Martino!

 

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Giro dell’ Oltrepò, da Montù Beccaria a Casteggio

il 19/10/2012 · Commenti disabilitati su Giro dell’ Oltrepò, da Montù Beccaria a Casteggio

Qui siamo in val Versa, probabilmente la vera patria del vino, se a Casteggio la vite è frequente ma è alternata a campi e boschi, nell’ Oltrepò orientale è omnipresente“. “Ah val Versa? Un nome un programma!” risponde il solito dissacratore Massimo alla mia banale spiegazione sul territorio. L’ Oltrepò viticolo orientale è la parte più dolce, quella che presenta le colline più basse e le strade più pedalabili, ma anche numerosi piccoli paesi arroccati come Rovescala, Canneto o appunto Montù Beccaria, la prossima salita che approcciamo dopo 2km di valle condotti a ritmi turistici.
Lo scorso anno Giulio è scattato ed il chilometro finale lo abbiamo percorso ai 25 orari, so che dovrò tenerlo d’occhio anche quest’ anno, ma Andrea C e Christian giocano di anticipo con una timida accelerata che ci porta subito sopra i 20 e poco dopo oltre i 23, ma siccome non è abbastanza e rispetto allo scorso anno vanno quasi tutti più forte Marco scatta ed io faccio di tutto per rimanergli a ruota, volando gli ultimi metri prima del paese a velocità da falsopiano e riuscendo grazie al suo lavoro a dare qualche secondo alla coppia di scalmanati. Nel 2011 siamo andati leggermente più piano ed abbiamo fatto una bella selezione, adesso in 15 secondi arriviamo in 7 o 8, dietro di noi c’erano anche Giulio, Mike e Sergio e forse Andrea V.
Un attimo per respirare e poi ne approfittiamo per sgranocchiare qualcosa, a questo punto decido di prendermi un piccolo rischio ed uscire dal percorso originario per salire a Rovescala invece che a San Damiano al colle, su una strada che ricordo essere agevole ma che non percorro da almeno 4 anni.

Non è bello in qualità di organizzatore dire di non ricordarmi questa strada, ma è così ed il rischio viene già da subito compensato da un asfalto appena rifatto che ci porta con ampi tornanti sino al paese. Stavolta il ritmo è tranquillo e ne approfittiamo per parlare assieme di un po’ di tutto, con Andrea C meravigliato dallo scarso traffico, Andrea V fissato col Penice, io fissato con l’ avventura a tappe… La discesa inizia improvvisa e la scelta di cambiare percorso si rivela tanto azzeccata che sino a Santa Maria della Versa siamo sempre sulla strada principale, riunendoci solo alla fine e ritrovandoci nella parte meridionale del paese, senza nemmeno l’ attraversamento preventivato. Sergio ci saluta per ritornare a Casteggio, noi ne approfittiamo per una sosta caffè in cui Mike lo offre al Genovese Massimo, “se offri ad un genovese puoi chiedergli qualsiasi cosa” alla quale proposta tiro fuori una bella volgarità con “bene Massimo, allora piegati e togliti i pantaloni:)

Ci manca solo una salita, la “cima Coppi” della zona viticola che coi suoi 606m (c’è stata una diatriba tra me e Marco sulla quota esatta del valico) è il punto di incontro di tutto l’ Oltrepò collinare: il passo Carmine, una salita lunga con diverse contropendenze. I primi chilometri servono per riscaldarsi, poi… ricordo che solo lo scorso anno salire nel primo tratto sino alla fontana di Montecalvo Versiggia ai 18 bastava per fare una netta selezione, oggi invece i 20 bastano appena per perdere metà gruppo, alla suddetta fontana con piazzale che sarebbe panoramico senza foschia arriviamo in 5 in pochi secondi… DOPATI!
Ne approfittiamo per riempire le borracce e ripartiamo, dopo mie infinite raccomandazioni a Massimo che proprio qui ci ha rimesso un polso… Qualcuno parte in ritardo (tra cui Massimo), ma non mi preoccupo di questo, quello che invece mi spaventa è vedere Mike sistemarsi la maglia e pedalare senza mani esattamente nel punto in cui successe il patatrac, sudo freddo vedendo le sue mani sul colletto in questo leggero falsopiano…
E tanto per cambiare quando si riprende a salire la velocità rimane costante, questa volta è Christian a fare l’ andatura e noi altri 2 rimaniamo a ruota approfittandone sino a Pometo, dove Andrea perde il Garmin e dove -giustamente- ci fermiamo tutti ad aspettarlo, approfittandone per ricompattarci. Massimo arriva sano con un polso in più raccolto per strada, ripartiamo e dopo una discesina inizia il tratto finale verso il passo, forse il più duro di tutti con punte del 7%. Marco è di casa e scatta, solamente rimanendogli in scia supero assieme a lui le massime pendenze a 20 orari, velocità che reputavo quasi impossibili per me. Il valico arriva molto velocemente con questa andatura, alla fine anche lui soffre la sua sparata ma la Cima Coppi la merita appieno, tanto che gli altri 2 arrivano finalmente con un pochino di distacco, circa una quindicina di secondi, mentre tutto il gruppo giunge entro 2 minuti (oggi stiamo volando).

Siamo addirittura in leggero anticipo sulla tabella di marcia nonostante il ritardo iniziale, perciò decidiamo di affrontare lo strappo di Fortunago, 300m in pavée che portano nella parte alta del paese nei quali viene naturale farsi un’ aspra lotta per la vittoria. Ma prima c’è la discesa verso Torre degli Alberi ed una salitina che ho dimenticato di ricordare, nulla di preoccupante però, con una 50ina di metri extra di dislivello nei quali veniamo avvolti da una fitta e fredda nebbia che mi convince a rimettere i manicotti. Non fa freddissimo, ma 13/14° non sono poi tanti… La nebbia ci abbandona a Costa Cavalieri, una volta ricompattatici (e per questo ringrazio tantissimo Marco che mi ha aiutato parecchio a gestire il gruppo) io anticipo tutti e con una vera volata scavalco i 300m di Fortunago alta. Si arriva veloci dalla discesa precedente e l’ inizio in pavée vola via per inerzia, poi la strada si impenna al 13% e lì bisogna cambiare e spingere sino al tornante nel quale la velocità crolla, rendendo necessaria una feroce ripartenza per rilanciarsi sino ai metri finali.
Mi sistemo per delle fotografie ed un minutino dopo comincio ad udire sinistri rumori di catene e cambi che mi fanno temere incidenti meccanici, dal tornante spunta lo scattista Marco che batte tutti, poi Giulio ed Andrea C e poi tutti gli altri a seguire. Divertentissimo, però il fatto di conoscere questo strappetto e di approcciarlo davanti è fondamentale, lo spazio per i sorpassi è minimo e la strada troppo breve per attuare una vera selezione.

Decidiamo di scendere a valle passando per il muro di Fortunago, 1200m con pendenza media del 13% su strada larga e ben tenuta, l’ inizio è ripido, poi usciamo dal boschetto e ci troviamo davanti un autentico muro che ci fa sentire dei piccoli Felix Baumgartner in picchiata verso la parte bassa di Borgoratto Mormorolo.
La ripartenza in valle è un momento carico di tensione, d’ora in poi può accadere di tutto col gruppo che potrebbe scendere tranquillo o con continui attacchi per arrivare primi a Casteggio… Per fortuna nessuno scatta e riusciamo a rimanere tutti e 9 assieme in questo tratto di discesa, riusciamo (finalmente) a darci cambi regolari mantenendo una buona velocità senza mettere in difficoltà alcuno. Furbescamente il mio cambio lo do nel tratto di discesa prima di Borgo Priolo, così da riaccodarmi senza fatica, per il resto viaggiamo agevoli a circa i 42 orari evitando le numerose buche e crepe presenti nella parte destra della carreggiata e prendendo il giusto bivio per Casteggio col sottoscritto in testa che indirizza il gruppo nella strada che ci riporta in paese, quella che separa le colline dalla pianura.
Praticamente è finita, mancano giusto un paio di chilometri con la salita a Casteggio alta per evitare il centro ed il falsopiano finale sino all’ azienda “Flli Guerci” che ci sta aspettando per la merenda degustativa finale.
Arriviamo in perfetto orario, alle 15:30 esatte come preventivate dopo 96km e 1650km (esattamente come preventivato), ma con una media finale pedalata che mai mi sarei aspettato, diversi di noi segnalano i 25.1khm totali e pensare che i tratti in valle sono stati tutti tranquilli!

Il giro è finito, io sono contentissimo per come è andato ed ora ci manca solo il finale: la merenda con degustazioni. Essendo il “giro dei vigneti” ed essendo l’ Oltrepò pavese una delle zone a maggior vocazione viticola d’Italia mi fa molto piacere far conoscere una parte dei nostri vini tipici a tutti, specie a chi qua è solo di passaggio. Per questo ci sarà l’ altrettanta importante 3° parte, con anche i commenti di tutti i partecipanti :)

Panoramica strada del gruppo al bar di S.Maria della Versa: Massimo, Mike, Christian, Andrea V e Paolo

Salendo agevoli verso Rovescala nella foschia (foto di Andrea C)

Panorama da Montecalvo Versiggia

Marco vince lo strappo di Fortunago

Andrea V a Fortunago

Un “po’” di nebbia verso Costa Cavalieri (foto di Andrea C)

Giro dei vigneti d’Oltrepò, 2° tempo

il 28/10/2011 · Commenti disabilitati su Giro dei vigneti d’Oltrepò, 2° tempo

Siamo tutti a Santa Maria della Versa, davanti a noi c’è un pezzo abbondante di passo Carmine, il punto di snodo di tutte le vallate principali della zona collinare della provincia. L’ inizio è abbastanza dolce, poi abbandoniamo la vallata e ci arrampichiamo su una larga strada circondata dagli immancabili vigneti. Si formano 2 gruppetti, da quello dei fuggitivi arriva una voce che mi sprona ad andare tranquillo, in tutta risposta affermo di essere molto tranquillo con la conferma un po’ sprezzante di Massimo (“eh belin, sta dicendo sul serio” o qualcosa di simile). Superiamo Montecalvo Versiggia e poco dopo ci fermiamo al piazzale panoramico di recente costruzione per prendere l’ acqua. La giornata è sempre serena e soleggiata, seppur fresca e con un venticello laterale fastidioso.

Ripartiamo alla spicciolata, passiamo senza fermarci davanti alla famosa casa con il sasso in garage, abitazione nel cui cortile è caduta una roccia alta 5 metri, e proseguiamo sino quasi al bivio della val Tidone e dei famosi 19 tornanti in 2100m che la raggiungono. Squilla il telefono, è Luciano che mi dice di essere con un ragazzo caduto, non sanno se è il caso di portarlo in ospedale e comunque ha rotto completamente la forcella. Non capisco chi sia, ci arrivo per esclusione non vedendo Massimo nonostante una grossa parte del gruppo mi abbia raggiunto, anche se temo per Paolo o Fabio. Ho una reazione abbastanza fredda, però questo non ci voleva, l’ unica soluzione è tornare indietro e decidere il da farsi, sono l’ unico che conosce bene le zone e quello che eventualmente avrebbe meno problemi per degli imprevisti, quelli davanti sanno comunque come tornare a casa…

I chilometri di discesa sembrano non scorrere mai, non sono preoccupato perché se la situazione fosse grave non avrebbero avuto dubbi a chiamare il 118, però c’è qualcosa in più di graffi superficiali ed inoltre senza bicicletta bisogna andare a prenderlo, e qui mi sorgono altri dubbi su come comportarmi, da un lato importante c’è la sua salute, dall’ altro però ci sono persone che hanno fatto molti chilometri per venire in Oltrepò e c’è Elena che è in macchina con Massimo…
La caduta è avvenuta subito dopo la fontana in un tratto di leggera discesa, la dinamica non è molto chiara, dice di essersi distratto mentre si allacciava il gilet, ma credo proprio sia stata una folata improvvisa di vento laterale ad averlo sbilanciato. Con lui ci sono Luciano e Giulio, Maxi sembra aver riportato solo ferite superficiali, ma poi scopro che ha preso un forte colpo al polso che è visibilmente gonfio. Per fortuna una signora che abita lì lo ha soccorso e rimanendo in cortile siamo tutti molto più comodi, secondo noi è solo una forte botta, in realtà scopriremo trattarsi di una frattura scomposta del radio, una tragedia per un bravo chitarrista come lui… Che dire, auguri di totale e veloce recupero!
La sorte sorride a me in qualità di organizzatore, da Genova stanno venendo suo padre e suo fratello a prenderlo ed un gentilissimo signore che ha assistito alla caduta dalla macchina si offre di portarlo assieme alla bici sino a Casteggio, così da permettere a me di continuare il giro e a lui di tornare prima, visto che il ritrovo è abbastanza lontano da qui e per i parenti sarebbe difficile arrivare sino a qui.

Montata la bici in auto salutiamo e ripartiamo, gli altri ci stanno aspettando in un bar a Pometo e a noi 3 spettano alcuni chilometri di salita facile per raggiungerli. Dopo un chilometro rischio lo stesso medesimo incidente di Massimo, mentre mi slaccio il gilet sbando e la mia ruota sfiora quella di Giulio che mi guarda con aria preoccupata, solo una spanna mi separa dall’ assaggiare l’ asfalto…
L’ accordo era di trovarci al Carmine, ma sorpassiamo un gruppo sornione che sta lentamente rimettendosi in moto fuori dal bar, “su su dai forza!” è quel che simpaticamente dico in fase di sorpasso. La tabella di marcia è ormai sforata, l’ unico modo per rientrare nei tempi è tagliare la val Tidone ed è così che ci ritroviamo sulla “cima Coppi” dell’ Oltrepò viticolo, dall’ alto dei 610m del passo Carmine vediamo la pianura, il monte Penice, l’ immancabile Montalto pavese il cui castello si vede da ovunque e pure la cima del monte Rosa che spunta sopra la foschia.

Seguiamo il crinale verso Fortunago con l’ obbligatoria salitella che precede Costa Cavalieri, poi al bivio per Borgo Priolo decidiamo di scendere per la via standard, con una serie di divertenti curve parzialmente riasfaltate ci porta dolcemente a Borgoratto Mormorolo, dove veniamo rallentati dalla festa del paese che ha portato sulle nostre colline un numero insperato di persone. Aspettando gli altri faccio un giro della piazza per scroccare una fetta di torta, così adesso sono io ad essere aspettato, ma è questione di poco tempo e ripartiamo tutti mentre ancora sto masticando. A discesa ormai finita sento il telefono squillare, penso sia Massimo ed invece è Christian che, liberatosi dagli impegni, ci sta aspettando a Fortunago, dove purtroppo non siamo passati. Ci troverà al parcheggio, però intanto gli altri non mi hanno mica aspettato e per raggiungerli mi metto in posizione da cronoman con le braccia distese sulle manopole dei freni, la catena che scivola verso i rapportini e la velocità che si alza, ma da lontano osservo loro darsi cambi regolari ed è solo a Borgo Priolo che recupero qualche ritardatario, raggiungendo il gruppone solo grazie ad un provvidenziale semaforo rosso. “Se Pedra non ci ha raggiunti vuol dire che andavamo veramente forte” è il commento di Fabio :)

Siamo quasi a Casteggio, secondo la planimetria ci aspetterebbe la salitella di Castelfelice che qualcuno vorrebbe fare, ma alla fine prevale la volontà di terminare il giro e permettere ad Elena di tornare a casa con Massimo. Ora ho un’ altra preoccupazione, ci stanno aspettando per una merenda nella parte alta di Casteggio e già mi dispiace di aver detto 17 mentre saremo una decina, se poi proprio non andiamo faccio una figuraccia con gente che ha preso degli impegni per venirci incontro. Salgo sino a Casteggio alta per accertarmi che ci sia parcheggio nel cortile della Certosa e che sia tutto a posto, per fortuna il fatto di essere in meno non è un problema e così scendo per cambiarmi e salutare Mike e Andrea che decidono di tornare casa (la famiglia chiama), fatico un po’ per convincere gli altri a seguirmi, ma alla fine in macchina è un attimo arrivare al luogo. Ci raggiunge pure Christian giusto in tempo per seguirci.

I commenti all’ ingresso della corte settecentesca della Certosa Cantù sono un misto di ammirazione e vergogna, c’è chi si crede imbucato ad un matrimonio, chi si chiede se non sia il caso di portare giacca e cravatta… Ma quanti problemi, tutte le preoccupazioni svaniscono quando un bel e soprattutto ottimo salame di Varzi viene affettato su pezzi di delizioso pane accompagnato con sfiziosi focaccini e soprattutto, dato che il giro si chiama “vigneti d’ Oltrepò“, da superlativo Bonarda che viene letteralmente fatto sparire tra brindisi e doppie o triple porzioni. C’è anche un ottimo spumante, il Cruasé, ma per l’ occasione il rosso è più adeguato. Tutti rimanono soddisfatti della merenda, scopro pure che Piero, nonostante potrebbe quasi essere mio nonno, è un ottimo sfidante in un ipotetco “Ubriacatour” e finisce assieme a me le porzioni “della vergona” di salame e nettare rosso e paglierino. I miei complimentissimi Piero, super in bici e super a tavola! Rendo noto che ci si può portare a casa il ricordo di-vino dell’ Oltrepò, c’è chi si preoccupa del prezzo (il che indica l’ alta qualità del prodotto), c’è invece chi spavaldo se ne porta a casa 2 bottiglie (sempre Piero), mentre io e qualcun’ altro ci accontentiamo di una soltanto.
Peccato per il contrattempo e peccato che altri scopriranno cosa si sono persi solo grazie a questo racconto, questa merenda è stata la ciliegina di questa bella giornata di ciclismo, fatica, amicizia e scoperte.
In totale 87km e 1600m di dislivello, comunque un giro non banale.

Prima delle fotografie voglio ringraziare alcune persone:
Paolo Massone di Vini Bellaria, lo sponsor che ci ha offerto la merenda e produttore di un vero Bonarda d’ Oltrepò
Francesco Preti dell’ associazione albergatori Oltrepò per il supporto e per l’ offerta di sconti, chissà che in futuro non si organizzerà addirittura una 2 giorni oltrepadana?
Il gestore della Certosa Cantù per il servizio e per la merenda
Ultimo e non meno importante c’è Sergio Casellato, mi ha aiutato parecchio a gestire il gruppo
Ed ovviamente tutti i partecipanti! Alla prossima, ciao!

La frana nel cortile


Il monte Rosa a sinistra e Montalto Pavese al centro visto dal passo Carmine


Il Bonarda è già seccato :)

Da sinistra Paolo Negri, Piero, Giulio, Paolo DelVecchio, Luciano dietro a Fabio, Ezio che spunta dal bordo


Giro dell’ Oltrepò, 2° parte

il 31/10/2010 · Commenti disabilitati su Giro dell’ Oltrepò, 2° parte

Ritornare al freddo clima odierno dopo la sosta al caldo del bar è abbastanza traumatico, i brividi ci percorrono sino a quando non riprendiamo a pedalare, fortunatamente siamo capitati bene, la qualità è stata ottima così come il servizio!
Questi kilometri di fondovalle sono quello che ci serve per riadattarci alla temperatura tardo-autunnale e al cielo grigio, ma durano meno di quanto mi aspettassi, così che in pochi minuti siamo già al punto in cui la strada comincia ad abbandonare il corso del Tidone per alzarsi in maniera dolce verso Romagnese o Zavatarello, su pendenze contenute ma che suddividono il gruppo finora unito. Al bivio per Zavatarello mi assicuro che tutti prendano la direzione giusta, sebbene quasi tutti conoscano già le zone, voglio essere sicuro che non ci siano fraintendimenti o dubbi. Con la coda dell’ occhio vedo la gente scattare sulle semplici pendenze che offre la 6° salita del giorno, non capisco bene ma poi scoprirò che Massimo ha provato a battere Roberto, ricevendone una bella batosta! Si stanno accendendo le micce per il resto del giro, pure io spingo oltre i 20 all’ ora, memore di quando nel 2008 con lo stesso sforzo non superavo i 18.

A Zavatarello ci ricompattiamo, adesso siamo nella parte alta dell’ Oltrepò, quella di castelli e boschi e dell’ assenza totale di vigneti, formata da dolci colline percorse da strade con continui cambiamenti di ritmo. Uno strappettino ci porta ad una discesina, che precede la salita di Valverde. A metà ci fermiamo ad un rubinetto, qualcuno ha bisogno di rifornirsi, mentre altri ne approfittano per avvantaggiarsi guidati da Celestino. Prendiamo la restante parte di salita a gruppetto compatto, tutti ed 8 scolliniamo insieme ai miseri 635m della cima Coppi, poi scendiamo lungo il crinale che divide la zona della valle Staffora da quella propriamente viticola. A Torre degli Alberi non vediamo ancora i 4 fuggitivi, ma so essere in buone mani e dopo un breve brefing ripartiamo all’ inseguimento. Il ritmo si alza quando la strada sale per Costa Pelata, una mini salitella che affrontiamo tutti al proprio ritmo brillante cercando di ridurre il gap coi 4 davanti, che vediamo in cima quando noi siamo ancora in fondo.

A Costa Cavalieri ci fermiamo in un piazzale con rubinetto, nonostante il freddo c’è chi sta sudando, mentre io sono già felice di avere ancora il pieno controllo delle dita di mani e piedi (sono con pantaloni e guanti corti, senza copriscarpe ed una temperatura sugli 11°). Celestino saluta tutto il gruppo riunificato, deve tornare a casa e da qui ci abbandona. Ora siamo in 11, Piero ed Elia si avvantaggiano per gustarsi da spettatori la lotta sullo strappo di Fortunago, 300m in sanpietrini su una stradina stretta tra le case di uno dei 100 più bei borghi d’ Italia. Approcciare questo dosso in testa è un bel vantaggio, io e Marco ci lanciamo di forza su pendenze iniziali attorno al 10%, sento Giulio poco dietro che rimane vittima di un salto di catena, grazie al quale rimaniamo in 2 a giocarci la vittoria. Quando la strada si impenna su pendende al 15% mi risiedo e tento di non consumarmi subito, il mio avversario è un ottimo scattista e l’ unico modo per batterlo è arrivare con più energie, ma in situazioni come questa contano solo le gambe, e quando la strada compie un’ ampia curva a destra che ci immette nel rettilineo finale le mie gambe patiscono questo sforzo, impedendomi lo scatto finale e anzi staccandomi pure di un secondo.
Arrivano tutti sconvolti, questo tratto ha tirato fuori lo spirito agonistico che ci rimarrà nelle gambe come acido lattico. Pure Piero ed Elia ci raggiungono, con tranquillità l’ hanno pur sempre scalato 2 volte. Peccato solo che non sia riuscito a registrare la gara!

La prima parte di discesa mostra il vero aspetto dell’ “asfalto” doc Oltrepadano, talmente ruvido e bucato da reggere il confronto con il pavèe vero e proprio, la seconda parte invece è quasi decente e grazie alla parziale sistemata al manto stradale della val Schizzola tremiamo molto meno del 2009. L’ ultima salita ci porta agli Orridi di Marcellino, questi 3km al 6% sono il terreno di battaglia migliore del giorno, è l’ unica salita continua e senza bivi e già da Zavatarello di parla di questa piccola sfida finale. All’ imbocco dell’ ultima salita arriviamo divisi, rallento per farmi raggiungere dall’ “espresso di Parma”, sfiaccando insieme l’ ultima resistenza di Giulio e Marco e proseguendo senza mai scendere sotto i 20 orari, prima tirati dal sottoscritto, poi da Roberto che tenta un’ azione di forza con il 50, ma su pendenze simili si sta troppo bene in scia e riesce a staccarmi solo con un portentoso scatto finale, contro il quale non posso nulla. Poco dopo arrivano Giulio, Marco, Christian e gli altri, con Piero e Massimo invece intenti ad assaporare il vero spirito cicloturistico. Rivedendo i dati Roberto ha fatto i 1230mh di VAM con pendenza media del 6,1%, complimenti!
Passiamo praticamente sopra le orridi, solo Elia però aggiunge altri 5m di dislivello a piedi per affacciarsi sul bordo di un dirupo alto almeno 80m. Arriviamo a Torrazza Coste, ma mancano ancora 2 strappetti, sul primo dei quali Marco attacca mentre io e Roberto proviamo a seguirlo (io senza successo), per poi unirci di nuovo in discesa, mentre sul facile ultimo mettiamo da parte gli spiriti battaglieri per gli ultimi km di pianura verso Casteggio, dove Tangy inizia a tirare, io gli do il cambio, ma pure Massimo e Giulio danno il loro contributo per sfilare sino al paese ai 40 netti, il modo migliore per finire!

Ma non è finita, manca ancora l’ estrazione dei premi a sorteggio! Il primo fortunato è Christian, che porta a casa una bottiglia di Pinot Nero, il secondo invece è Giulio, che si berrà un ottimo Bonarda!

Quest’ anno è andata così, io sono contento e spero anche gli altri. Peccato per il clima non certo ideale e per qualche defezione, ma essere in 13 è un bel risultato e l’ essere in molti della zona mi fa sperare nella creazione di un bel gruppetto con cui condividere altri giretti. Un grazie a tutti i presenti, in particolare a Giulio, Roberto e Massimo che si sono fatti tanti km per esserci, a Sergio che pian piano non si è fatto mettere in difficoltà, a Celestino per avermi aiutato nella gestione del gruppo e soprattutto ad Elia, che ha terminato stravolto quello che per lui è stato ampiamente il giro più duro della vita, rimanendo con noi anche nella tirata finale!

Foto alla fine dell’ ultima salita.

In alto: Pedra, Christian, Massimo, Marco, Michael, Piero.
In basso: Fabio “Tangy”, Nicola “Alfanico”, Giulio e Roberto “Aresius” Bartoli. Elia invece ne approfitta per stravaccarsi al suolo!


Christian vince il Pinot Nero


Giulio vince la bottiglia di Bonarda


Questo il grafico fatto da Roberto

E prossimamente ci saranno anche i filmati

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