Panorami incredibili al monte Lesima

il 11/09/2017 · Commenti disabilitati su Panorami incredibili al monte Lesima

3 settembre 2017

Le precipitazioni del giorno precedente hanno pulito l’aria, la giornata è classificabile solamente come “limpida” ma è perfetta per un trail sino al monte Lesima, vetta che dai suoi 1724m offre notevoli panorami disponibili anche ai ciclisti che affrontano le sue dure rampe finali.

Siamo in 4, io Elisa e le nuove conoscenze di Federica e Lorenzo che già conoscono i sentieri ma ne approfittano per un’escursione degna di nota.Partiamo da Bocco subito in salita durissima, i primi 2km verso cima Colletta hanno una pendenza attorno al 23% tra pietra e bosco, ma da lassù la vista è ottima, la valle Staffora è piccola ed intera di fronte a noi e Lesima e Penice svettano rispetto alle altre cime di questo ultimo lembo di Lombardia. Non è limpidissimo dicevo, ma possiamo distinguere i grattacieli di Milano ed intravedere tutte le prealpi.

Si sale verso Cima Colletta
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Valle Staffora da Cima Colletta
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E si corre verso la vetta del Lesima
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Continuaimo in singoli sentieri con saliscendi talvolta coperti da un denso bosco e talvolta con tratti in discesa tecnici in cui balziamo da roccia a roccia. Il Lesima si avvicina maestoso, ma per raggiungerlo abbiamo davanti un ripido strappo sino all’antecima del Tartago, dalla quale ci sentiamo già i padroni dell’ Oltrepò. L’ultima rampa è in comune coi ciclisti e ben nota al sottoscritto, ma mai avrei pensato di riuscire a correre ammirando il mar Ligure dalla provincia di Pavia! Ed invece la linea blu del mare è ben visibile laggiù e dalla vetta si apre una vista incredibile che solo questo monte sa regalare.
Il mare non è appena intuibile, è molto nitido e la visuale ampia si spinge sino al golfo di Savona solcato da una nave da crociera. Ma non solo, vediamo due figure rocciose che inizialmente confondiamo con la Corsica e, addirittura, l’isola d’Elba! Col senno del poi scoprirò trattarsi delle Isole di Capraia e Gorgogna, più vicine ma pur sempre facenti parte dell’arcipelago toscano, mica bruscolini! Le Alpi non sono nitide, ma già distinguiamo quelle del bresciano e quelle piemontesi, e non ci sono solo loro ma anche i “nostri” monti Chiappo, Ebro, Giarolo, Tobbio, Maggiorasca, le valli della zona tra cui la bellissima Trebbia, i paeselli protetti da questi alti monti ed un dirupo così ripido da fare impressione. Qualcosa che rasenta il nirvana, qualcosa che se non fosse per il primo fresco autunnale avremmo ammirato a lungo.

Ci siamo quasi!
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Wow che vista
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Eccoci noi 4
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Ed invece dobbiamo scendere, siamo vestiti troppo leggeri e manca ancora molto alla fine, seppure sia quasi tutta discesa. Ma mentre in bici la discesa è riposo, a piedi è solo ulteriore fatica e tecnica per decidere dove mettere i piedi mentre si è al 30% su pietre e sassi. Il rischio storta è sempre dietro l’angolo e bisogna fare attenzione, ma poi ritornando nel bosco il sentiero diventa più agevole e riusciamo a scendere meglio nonostante le vacche libere al pascolo.Faccio scoprire agli altri dei bei tagli che evitano il bitume ed arriviamo velocemente a Corbesassi da dove ci mancano solo alcuni chilometri
di leggera salita che però, complice la stanchezza, scorrono piuttosto lenti.
Alla fine saranno 18,5km e 1100m d+, inimmaginabili in bici ma con panorami veramente super

Ora si scende, spettacolare anche da qui
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Mucche in libertà
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Corbesassi, manca ancora qualche km
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Giri d’autunno: monte Lesima

il 21/12/2015 · Commenti disabilitati su Giri d’autunno: monte Lesima

I prossimi racconti riguarderanno questo particolare finale di stagione 2015, un periodo di tempo stabile con foschia o nebbia in pianura e giornate a dir poco incredibili in montagna, con alcuni splendidi quanto insperati giri in Appennino.
Nulla di eccezionale né come luoghi, né come difficoltà e spesso nemmeno come panorami, ma l’aria di gite rubate all’autunno ha reso queste normalità stupende.


Sabato 24 Ottobre, monte Lesima

Come lo scorso anno, anche in questo fine stagione 2015 ci sono stati alcuni dei più interessanti giri di tutti gli ultimi mesi. Un anno fa ero a girovagare in Trentino, quest’autunno invece sono rimasto a casa approfittando del pazzo clima anticiclonico che si è instaurato in Italia per diverse settimane, con una sempre più intensa cappa di umidità in pianura ed una primavera dalle foglie gialle in montagna.

Il primo giro della serie è nell’ultima giornata di ora legale, un percorso studiato per scalare le ultime tre salite mancanti nel 2015 del mio elenco che ne comprende 200 in zona, tre oltre i 1000m di quota nella zona montana in cui, in questo pomeriggio del 24 ottobre, c’è la stessa temperatura della pianura. La partenza è da Varzi, ho risparmiato 44km di statale per concentrarmi sulle alte quote verso Lesima e Penice. Già qui fa caldo, ma è quando recupero quota all’imbocco della parte stretta e montana della valle Staffora che comincio a sudare col mio abbigliamento ibrido estivo più giacca invernale, la foschia è ancora intensa ma sembra settembre, non certo ottobre.
La parte di valle sino a Pianostano è una noia assoluta, un asfalto ruvido scorre tra due alte fila di monti lussureggianti e senza pendenze particolari, ma da quelle quattro case elevate a frazione il discorso cambia e si fa molto più ripido, con quel nastro di asfalto avvinghiato alle pendici di Cima Colletta che risale verso Cencerate, frazione alquanto vitale nonostante la posizione, strada su cui però foro trovando un buco anche nel copertone che mi obbliga ad acrobazie con un pezzo di toppa per tentare di isolare la camera d’aria contenuta dallo sporco del terreno. La cosa sballa i miei programmi, sono ad inizio giro ed una seconda foratura sarebbe problematica, per cui ridimensiono gli obbiettivi alla cima delle cime, i 1724m del Lesima.

La stradina Cencerate – Cima Colletta è uno sputo asfaltato nel fitto bosco che si sta già colorando di autunno, uno spettacolo pirotecnico abbastanza impegnativo che rimane chiuso nel suo mondo sino alla cima, al bivio che in poco tempo mi porta alla maledetta sbarra che oggi, per la prima volta, trovo abbassata.
Sollevo la bici a mano e riparto al di là di essa, con giochi di equilibrismo al secondo tentativo riesco a prendere la velocità minima per avanzare sul tappeto di foglie rosse al 20% che mi porta al primo tornante, forse il pezzo più duro di tutti e due i chilometri all 11% di media (compresi dei tratti che spianano). Oggi fatico parecchio, non so come mai ma mi sembra di essere fuori allenamento nonostante sino all’ altro ieri avessi sensazioni opposte, ma in cima ci arrivo e la visuale è qualcosa di inimmaginabile.

Mi sembra strano, ma non può essere altrimenti, quella sagoma seghettata a sud è la CORSICA! E si vede bene sopra la foschia del mare, mentre girando lo sguardo per 360° c’è di tutto, dai monti Chiappo / Ebro / Giarolo sopra alla foschia sino a tutto l’arco alpino, dal Monviso al Cervino, dal Rosa ad addirittura il MONTE BALDO e la LESSINIA (Trentino e Veneto!). Praticamente mezzo arco alpino sotto il mio sguardo, il tutto mentre vedo anche la Francia… Non ci sono parole, solo commozione per la più incredibile vista che ho mai avuto! Le foto che vi pubblico rendono poco, avreste dovuto essere lì.

Un impegno serale improvviso mi convince ancor di più a ritornare subito a Varzi e a lasciare il Penice a domani, devo riscavalcare la sbarra e scendere sulla ruvida Cima Colletta sino al Brallo, con un’ omotermia che ha fatto sentire molto piacevoli i 13° del Lesima vetta, ma me li fa patire quando più a valle acquisiscono una bella umidità. Mi concedo uno strappo al rientro diretto, quello che dal ponte blu di Menconico sale a S.Pietro Casasco, 1km al 12% di media, per poi scendere attraverso la parte bassa del Penice sino alla macchina in piazza a Varzi.

Il ripido tornante iniziale in formato autunnale

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In secondo piano la Corsica sopra la foschia
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La parte finale della salita del Lesima, con la strada riasfaltata nei tratti più brutti
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La cappa copre la pianura, sopra di essa si vede il monte Baldo (TN/VR)
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Il monte Penice col suo santuario e le antenne televisive
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Le vette appenniniche bucano l’umidità dei bassi strati
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Per oggi è andata, 58km e 1575m, panorami da 10 e lode!
Ma domani ci sarà anche il monte Penice

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Girando attorno al monte Lesima

il 09/01/2014 · Commenti disabilitati su Girando attorno al monte Lesima

Riprendo a raccontare i giri delle mie “vacanze” estive passate rigorosamente in zona, dopo che alcuni racconti o mie iniziative hanno scavalcato in priorità questa bella giornata. 5 mesi di ritardo cosa volete che siano, dai!

21/08/2013

Ho avuto la buona idea di pulire il computer, spaccando un pin della cpu… ieri era una giornata a dir poco stupenda e limpidissima, ma l’ho passata in ufficio per portare avanti il nuovo pc che attualmente uso… Oggi è comunque una giornata nidita, perfetta per questa doppia scalata alla vetta d’Oltrepò, il monte Lesima che col suo ripetitore aereo bianco domina tutte le altre vette dall’ alto dei suoi 1724m raggiunti da una strada asfaltata, la più alta dell’ Appennino centro-settentrionale!
Parto con un pranzo anticipato e dopo la mezza sono sui pedali che risalgo la statale di una valle Staffora semi-deserta, fino a raggiungere la base delle nostre montagne a Varzi. Un pochetto di salita mi porta a S.Margherita dove la valle si stringe fino a formare un verde canyon sovrastato da elevati monti tutti coperti di boschi, con sole alcune zone calanchive aperte ad assorbire i raggi del sole. L’ asfalto ruvido, che poco tempo fa mi ha fatto esplodere un copertone, è un piccolo supplizio fino al deciso bivio di Pianostano dal quale partono due belle salite al passo del Giovà e al monte Lesima. Intraprendo la seconda, che inizia già decisa su una carreggiata strettina e costante sino a Cencerate, animata frazione di montagna da cui si stacca la tosta deviazione verso Cima Colletta, un autentico budello di asfalto largo meno di due metri che si snoda ripido all’ interno di un fittissimo bosco, con una vegetazione tanto cospicua da oscurare il sole. E’ un pezzo duro, il 10% è un amico con cui prendere confidenza già da subito e sino al ritrovamento di un segno di civiltà a quel cartello di precedenza che avverte della presenza del bivio per la strada Brallo-Giovà.

Il primo pezzo è fatto, del falsopiano permette di respirare sino alla famigerata sbarra giallonera che ci ricorda a cosa andiamo incontro. L’ impatto è micidiale, 300m al 20% su fondo con ghiaia ed una griglia troppo sporgente. Il primo tornante a sinistra segna l’ ideale inizio del tratto più umano, ma oggi le difficoltà non risiedono solo nelle pendenze poiché una mandria di mucche al pascolo ostacola il movimento e mi costringe all’ arresto, di cui approfitto per interessanti fotografie bovine.
Si continua a salire molto decisi, ho superato la quota arborea e sono solo i verdi ripidi pascoli a dominare dove la visuale non è bloccata da un nastro di asfalto quasi verticale. Fatico ma non troppo, col 34×27 salgo ancora bene su pendenze attorno al 14% e l’ unica altra sosta che mi concedo è prima dell’ ultimo ripido tratto finale, quando per poter chiacchierare con un escursionista devo mettere il piede a terra.

Lesima Lesima… è sempre un onore portare le ruote sin quasi alla tua vetta, alla quale mancano giusto pochi metri da percorrere a piedi su un sentierino che degrada in prato libero. Ieri sarebbe stato incredibile, ma anche oggi la vista vale tutta la fatica: sto dominando le valli Trebbia, Tidone e Staffora, tutti gli altri monti mi guardano dal basso all’ alto e, scrutando nella rada umidità, lo scorgo… IL MARE! Belin finalmente ho avuto conferma di ciò che ho letto anni fa nel libro di P.M. Greppi e che da più parti ho sentito essere falso, e cioè che dalla vetta del Lesima si vede il mare! Wao, che soddisfazione!

Scendo con la dovuta cautela salutando mare, pascoli ed un biker che come il sottoscritto sta tentando l’ impresa, ritorno alla quasi civiltà di Cima Colletta e scendo, purtroppo dovendo fare attenzione dato l’ asfalto, sino al Brallo di Pregola, da cui parte la seconda scalata di giornata ai Piani di Lesima, frazione turistica a nord-est del monte. E’ preceduta da un pezzetto in salita e da un successivo segmento discendente sino a Corbesassi, da cui ha inizio una bella scalata verso i 1250m ed oltre dei Piani, con la ripida parente del monte a fare nascondere il sole e la val Trebbia nettamente più in basso. Supero il bar insolitamente pieno e salgo ancora, la sede stradale si assottiglia sino a sembrare una ciclabile a tratti liscia e a tratti ruvida, ma tutta nel fitto bosco all’ ombra della vetta dell’ Oltrepò
Proseguo sino al valico e scendo il giusto per delle belle fotografie, ormai il bi-Lesima è conquistato e mi rimane solo il lunghissimo ritorno a casa. A Corbesassi mi fermo alla fontana e con mia sorpresa mi raggiunge il biker incrociato alla cima Coppi di oggi, il quale ha tagliato per un sentiero.
La lunga discesa del Brallo mi riporta alla calura dell’ estate, la valle Staffora quindi mi fa arrivare a casa addirittura prima rispetto al previso.
In totale 124km e 2400m.

Le “vacanze” sono proseguite con altri giri belli, tra cui lo Scaparina-Cima Colletta-Capanne di Cosola-Dernice del giorno successivo (117km, 2100m) nel quale ho combattuto con asfalti ruvidi e tafani, e la dura Massinigo-Scaparina. Purtroppo è il massimo che un anno piatto come il 2013 mi ha offerto.

Stretta stradina in un fitto bosco  lesima206
Mucche libere al primo tornante del Lesima
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Riuscirà questa foto ad entrare nel calendario dello scalatore 2014? (no, ndr.)
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Val Trebbia
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Al centro si intravede un blu più scuro, è il mar Ligure
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L’ ultimo tratto in cima al mondo!
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Corbesassi dalla cima del Lesima
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Il cupolone del Lesima dai Piani di Lesima, tutt’ altra prospettivalesima233

Top 2012, le posizioni 10-7

il 30/01/2013 · Commenti disabilitati su Top 2012, le posizioni 10-7

4 Gennaio – Penice e Brallo invernali

Che senso ha vivere senza fare azioni degne di nota? E’ questa la molla che mi ha spinto a studiare questo giro in pieno inverno, itinerario che tocca anche i 1460m della cima del monte Penice. A Rivanazzano fuori dall’ abitacolo ci sono -3°, a Varzi parto in bici con 1° positivo e durante la salita verso il passo comincio ad avere caldo, stimo che ci siano almeno 6°. Dal passo al monte la strada è libera dalla neve e la scalata agevole, solo presso la sommità c’è qualche brevissimo tratto con ancora 1cm di neve compressa, nulla che possa preoccuparmi. Alla vetta mi faccio fare la foto di rito, cavolo è il 4 Gennaio e sono oltre i 1400m!
Discesa bagnata sino a Bobbio e risalgo la val Trebbia allungando per scoprire una salita mai fatta, verso Ponte Organasco esce finalmente il sole ad illuminare un ambiente troppo povero di neve. La salita è abbastanza agevole, ma comincio a soffrire il dislivello troppo elevato per il periodo e gli ultimi chilometri non scorrono via facili come in estate. Dai 950m del passo del Brallo mancano 17km di discesa, e poi la prima pedalata montana è finita!

Totale: 90km, 2100m

Bobbio dal monte Penice. Di neve giusto delle macchie alle quote più alte

Io un po’ affaticato, ma d’ altronde ho fatto 1050m consecutivi di dislivello

21 Giugno – giro del solstizio

Ormai è per me un classico, il 21 Giugno rimango in giro sino al tramonto che nel giorno più lungo dell’ anno cade alle 21:30. Partenza al mattino prestissimo (7:35) per scavalcare Montemarzino e scendere al birrificio Montegioco (giusto per intendersi, recentemente il birraio ha vinto il premio come “migliore d’Italia”) per acquistare qualche bottiglia che porto nello zaino sino in ufficio, ovviamente aggiungendoci la salita di Sarezzano.
Finito l’orario di lavoro ho sonno a causa della sveglia anticipata, per questo parto abbastanza frenato per un giro che prevede numerose salite. Quando le pendenze si fanno più dure sul muro di Vallescura le gambe cominciano a girare meglio, l’ orario tipico della cena è il momento ottimale per il mio bioritmo e spiano diverse salite consecutive, guardando perplesso una cella temporalesca sul Piemonte che invia le sue propaggini sino all’ Oltrepò. Alle 20:50 attuo il cambio occhiali mettendo quelli trasparenti, sono in anticipo e riesco pure ad allungare per un’ ulteriore salita, giungendo a casa alle ultimissime luci con strisce di pioggia verso ovest e qualche goccia che comincia a cadere quando sono davanti al cancello di casa.
Totale: 95km, 2290m, 10 colli
LINK: http://giriesalite.altervista.org/?p=1711
Bran e Tentatripel, che buone!

Comincia a far buio, ma mi manca ancora l’ ultima salitella!

 

14 Luglio – Milano / Genova

Il giro di oggi prevede di accompagnare 3 milanesi dalla loro città sino alla riviera, tendenzialmente ad Arenzano, per poi rientrare in treno. Io li aspetto (a lungo) a Rivanazzano, uno di loro ha bucato e complice il vento contrario hanno già accumulato mezz’ora di ritardo. Risaliamo la val Curone combattendo contro un vento teso, svalichiamo a Dernice ed attraversiamo le strette della val Borbera, dove gli altri si sentono persi e non hanno bene idea della posizione. Ad Arquata Scrivia ci fermiamo in un negozio per prendere una camera d’aria di scorta, come usciamo metto il 50 e trac … si rompe il filo! A 200m dal negozio però! Dopo la riparazione ci rimettiamo in viaggio verso Gavi, dove prendiamo la dolce salita collinare che ci porta all’ imbocco del monte Lanzone, alcuni chilometri impegnativi. La discesa è forse peggio, ci sono fortissime raffiche laterali che rendono l’ equilibrio precario. Risaliamo quindi a Capanne di Marcarolo, dove gli altri cominciano a patire i 60/70km in più rispetto a me.
Decidiamo di puntare a Genova e continuiamo sempre all’ insù sino ai Piani di Praglia, dove veniamo accolti da un cielo grigio, asfalto bagnato e nebbia che a tratti nasconde le curve della successiva discesa. Scesi a Campomorone veniamo sfidati da 3 brevissimi scrosci di pioggia di qualche minuto ciascuno, questo però non mi scoraggia e considerati gli orari dei treni ed il vento favorevole capisco che farei prima a tornare in bici… Saluto gli altri e riprendo a salire sul facile ma lungo passo dei Giovi.
Il vento è favorevole, ma meno forte del previsto e compensa giusto la stanchezza. Arrivo ad Arquata ed il cielo si fa nero, con forti tuoni e grosse gocce che a Serravalle si trasformano in un acquazzone dal quale mi riparo sotto una tettoia. Dura giusto una ventina di minuti, poi mi rimetto in marcia sempre aiutato da una brezza sino a Tortona, dove cedo alle lusinghe della fame e mi fermo per una merenda prima di tornare definitivamente a casa, sicuramente non più tardi di quando sarei tornato se avessi preso il treno…

Totale: 185km, 2500m
LINK: (In realtà non ne ho mai scritto…)

Val Borbera da Dernice, passeremo in quelle strette

DILUVIO!

 

30/06 – Cottura al Lesima
La giornata è calda e per questo la trascorrerò sui monti pavesi, dove la temperatura sarà l’ ideale per sfidare le alte vette Appenniniche. Per migliorare la dispersione di calore indosso una vecchia maglia bianca tagliata a canutiera, quindi parto in direzione Varzi salendo poi sin al Pian dell’ Armà, 1480m con una strada che nel secondo tratto è troppo rovinata pure in salita. Scendo al Giovà ed incontro due compagni di squadra coi quali faccio un fresco ristoro prima di scendere verso Pianostano, dove li saluto dovendo salire sino al monte Lesima via Cencerate, una salita che le altre volte mi ha sempre creato problemi.
Stavolta arrivo a Cima Colletta senza patimenti e posso avventurarmi tranquillo sulle ripide rampe che mi portano ai 1724m della vetta, una salita molto dura che ho affrontato solo due volte con oggi… Scendo al Brallo e ritorno quasi a Varzi, il caldo comincia ad essere fastidioso ma mi manca ancora la scalata del Penice via Menconico, una strada secondaria con pendenze di tutto rispetto ed un bosco che non riesce ad ombreggiare il sole alto di metà giornata.
Al Penice decido di allungare verso Romagnese, una sosta refrigerante alla fontana di Casa Matti è obbligatoria prima di percorrere la val Tidone sino al bivio di Valverde, ultimo infido strappo prima della lunga ridiscesa in val di Nizza prima e Staffora dopo.
La scelta della canutiera si rivelerà disastrosa per quella porzione di pelle non ancora abbronzata, dapprima una forte scottatura mi obbligherà a spalmare continuamente delle pomate, poi si formeranno delle bolle prima che la pelle morta lasci spazio a quella nuova. Ancora oggi che scrivo porto i segni di quella giornata con il segno dell’ abbronzatura non più a metà braccio, ma a metà spalla…

Totale: 153km, 3400m
LINK: http://giriesalite.altervista.org/?p=1724

Muro finale del Lesima, arriva fortunatamente dopo del piano

Il ripetitore aereo sulla vetta dell’ Oltrepò

Ottone e val Trebbia

il 27/06/2011 · Commenti disabilitati su Ottone e val Trebbia

29 Maggio

E’ sabato e domani ho voglia di dormire sino a tardi e di pranzare a casa, però voglio anche incamerare un bel giro con molto dislivello in posti nuovi. Riesco velocemente a quadrare il cerchio con una soluzione accettabile per entrambi i miei scopi.
Parto alle 13:50 da Varzi dopo una breve trasferta, l’ obbiettivo del giro è Ottone, paesino in alta val Trebbia che purtroppo non sono ancora riuscito a vedere. L’ itinerario è ovviamente condito da qualche nuova salita, tra cui una che secondo le mappe scende proprio ad Ottone, ma che sembra essere parzialmente sterrata.

Inizio col passo Brallo, 550m di dislivello spalmati in 17km con punte del 7%, constato felice che quel tratto iniziale in cui nel 2009 mi impegnavo per non scendere sotto i 20 all’ ora, adesso scorre con più facilità oltre i 21. Sulla salita c’è poco da dire, ogni tanto scende un poco o spiana, poi prosegue regolare al 5/6% sino allo scollinamento verso la val Trebbia. Io però sono diretto ai Piani di Lesima, tratto di salita di tutt’ altra caratura con drittoni al 9% e panorami grandiosi sulla valle sottostante. Superato il centro turistico la strada si trasforma, ora pedalo nel bosco su una carreggiata molto ruvida e talmente stretta da sembrare una pista ciclabile. La discesa è una via semi dimenticata per veri intenditori, 5km al 10% medi con stretti tornanti, buche, saltellamenti continui ed ancora pochissimo spazio di manovra, tanto che l’ unico veicolo che ho incrociato ha dovuto farsi da parte per farmi passare.
A Zerba rientro nella civiltà, il tratto che scende in val Trebbia è bello e divertente, nonchè spettacolare. A Traschio svolto in direzione opposta ad Ottone, tento la sorte con la salita da Losso a Santa Maria, sperando che il collegamento con Ottone Soprano sia percorribile. Questo pezzo è un tornante così continuo da far girare la testa, ma le condizioni del bitume e la sporcizia presente lasciano a desiderare. In cima potrei continuare su una sterrata (lo sapevo!), ma non voglio rischiare di infilarmi in avventure escursionistiche e perciò ricurvo numerosissime volte sino ad essere nuovamente in val Trebbia, questa volta però verso Ottone, raggiunto in pochi minuti.

Il paese è carino, abbastanza vivo per essere lontano da luoghi importanti, una veloce biciclettata attraverso le sue vie mi permette di conoscerlo prima di affrontare un’ altra salita, quella che mi porta con regolarità sino al crinale della val d’Aveto, un saliscendi stupendo che ho affrontato nel senso opposto lo scorso Settembre.
L’ Aveto ha creato queste gole col passare dei millenni, l’uomo ne ha risalito gli argini e ci ha costruito paesi aggrappati alla roccia. La discesa direi che è bella, ma mi capita troppo spesso di sentire la ruota anteriore scossa da alcuni sassolini mentre è piegata in curva, e la cosa mi innervosisce parecchio, non mi era mai successo con questa costanza. Devo sbrigarmi perchè ho giusto un pomeriggio allungato a disposizione e manca ancora l’ ultima salita al Brallo. Sulla carta non è nulla di proibitivo, ed in effetti nemmeno sotto le ruote è particolarmente difficile, ma il suo asfalto a tratti ruvido, le pendenze iniziali che raggiungono l’ 8% e la lunghezza superiore ai 10km, uniti ad una gamba ormai affaticata, rendono questi 550m verticali impegnativi. Fortunatamente l’ ultimo tratto è un falsopiano in quota e la successiva discesa è divertente, con giusto qualche strappo a rompere il ritmo.

Alla fine è stato un buon giro, ottimo se considero che è stato un ripiego, i kilometri totali sono 114 per 2750m di dislivello e 5 ore nette di pedalata, più 20 minuti tra fotografie e visita ad Ottone.

Consigli:
Essendo un giro di riserva, propendo maggiormente per altri itinerari. Però anche questo è bello, basta evitare l’ inutile salita da Losso a Santa Maria.
La strada dei Piani di Lesima è affascinante, ma l’ asfalto è rovinato, è meglio passare per Cima Colletta/Giovà/Zerba.
Credo che questo giro in senso opposto sia migliore, ma più duro.
Questa la traccia: http://tracks4bikers.com/tracks/show/55091

Affioramenti ofiolitici nei pressi del Brallo di Pregola

Guardando in basso dalla strada Brallo – Corbesassi

Ultimo tratto di salita dopo i Piani di Lesima

La strada della val Trebbia tra Ponte Organasco e Traschio

La strettissima discesa verso Zerba

La val d’Aveto sopra Cerignale


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