Nel Levante genovese

il 25/01/2016 · Commenti disabilitati su Nel Levante genovese

21 novembre

Ormai siamo alla fine di questo periodo di caldo anomalo, ma ancora oggi si può rischiare una bella uscita tardo autunnale in attesa dell’ormai preannunciato stravolgimento climatico. Scordiamoci caldo primaverile e sole, ma non si può certo dire che ci sia freddo o che bisogna ormai coprirsi, anche oggi i pantaloni corti sono obbligatori per non soffrire!
L’idea originaria prevedeva un centinaio di chilometri nel Monferrato, ma col cielo coperto e con una presenza di due persone, sentito Christian decidiamo di scendere in Liguria per un giro marittimo nel levante Genovese. Io entusiasta studio un percorso che prevede l’unica salita obbligatoria del giorno, ma il socio ne ha pensato uno migliore e più flessibile, per cui faremo quello.
In autostrada troviamo pioggia, poi solo nuvoloso sino a che non sbagliamo casello finendo dentro Genova ed attraversandola tra i suoi mille incroci, passaggi pedonali e mercati urbani di una città che ruba lo spazio ai monti che la circondano. Questo errore ci fa perdere almeno un quarto d’ora, e la cosa più avanti si rivelerà molto vantaggiosa! Usciti dalla città fatichiamo a trovare parcheggio finché ci fermiamo lungo l’Aurelia presso Bogliasco.

Christian è uno scalatore puro, un po’ carente in discesa ma per me quasi impossibile da staccare quando le rampe si fanno all’insù, i piccoli avvallamenti sulla statale verso Sori non lo mettono di certo in difficoltà e sino a Recco procediamo assieme per un ottimo riscaldamento. Ma siamo a Recco, paese della focaccia e quindi paese in cui sono esperti a fabbricare una delle mie pietanze preferite, per cui scusandomi faccio un giro alla ricerca di una focacceria che nel 2010/2011 era una tappa obbligatoria delle giornate rivierasche, ma non trovandola più ripiego in un’altra nella quale prendo tre ottimi quadrati che vorrei divorare subito, limitandomi però ad uno solo di essi.

Ripartire in salita con la focaccia nello stomaco non è mai una buona idea, ma la strada che ci porta ad Uscio è sempre agevole e passa affianco a numerose tipiche abitazioni liguri che si sono inventate lo spazio su cui poggiare le fondamenta, con piccoli e disordinati cortili che danno sull’asfalto. Al paese ci arriviamo senza problemi, ma è dopo il bivio verso il passo della Scoglina che la strada si fa all’insù facendoci progressivamente faticare sinchè, alle ultime ardue pendenze, riesco addirittura a staccare il mio compare nel terreno a lui più congeniale.

Scendiamo in val Fontanabuona e vi troviamo man mano più umido, sino al punto da alzare diversi schizzi dalle nostre ruote. Forse ha appena piovuto, ma la cosa non ci può di certo fermare sebbene nessuno dei due ami pedalare sotto l’acqua. Il prossimo passo è il motivo del giro, la Crocetta via Dezerega è una di quelle ascese che a guardare i dati metterebbe paura con una media di poco inferiore al 10% e dei tratti semi-piani, una carreggiata molto stretta e pure rovinata che si avvinghia a questi monti del mare. Christian parte lanciatissimo, mentre io non forzo, ma per lui proprio non è giornata e dopo poco rinuncia al record per salire assieme a me seminando piccole voragini e rilanciando l’azione su stretti tornanti, sinchè agli ultimi ripidissimi metri non riesco nuovamente a staccarlo.

Io e la focaccia di Recco abbiamo una relazione, per cui al passo mi fermo a sbranare un quadratino che custodivo gelosamente in tasca mentre Christian osserva giustamente preoccupato il cupo cielo a levante che ancora sta scaricando pioggia. Lui sarebbe dell’idea di scendere verso il mare, ma io sono fiducioso ed il ritardo accumulato alla partenza ci ha evitato un forte acquazzone che ha infradiciato l’ambiente. In discesa pure io tiro i freni e fatichiamo a ritornare in val Fontanabuona, poi rassicurati del fatto che il peggio sia ormai passato aggiungiamo una facile ulteriore salita al Bocco di Leivi, 4km piuttosto pedalabili che superiamo senza sforzi sinché il mare non ricompare in basso davanti ai nostri occhi. In discesa riesco a sbagliare alcune curve con un’invasione di corsia, ma a Chiavari ci arriviamo sani e salvi e come usciamo dal paese ci ritroviamo in una per me inaspettata salita sull’ Aurelia con vista sul mare mosso da nubi basse indicative di un clima che sta per cambiare. Zoagli e la sua successiva salita invece me li ricordo bene da 5 anni, non è nulla di duro ma si tratta comunque di dislivello extra prima di entrare a Rapallo.

Il ritorno diretto alla macchina sarebbe troppo veloce, per cui seguo l’altro su una salita poco conosciuta che si addentra negli alti monti che sfiorano le onde, una che presenta le prime rampe ancora tra i condomini ma che presto si fa selvaggia e stretta facendoci trovare in mezzo alla natura in meno di un chilometro. La meta è San Quirico, uno di quei posti che ti fanno pensare “ma perché mai dovrei vivere qui?”, lontano da tutto e senza sbocchi a parte la strada stessa… Però per noi è un piacevole allungo che ci riporta giù a Rapallo, dislivello in più prima della nuova e successiva salita della Ruta, ma per una strada alternativa e dura nei primi due chilometri, che poi fortunatamente spiana regalando occasionali affascinanti visuali su Rapallo e sul golfo del Tigullio con colori in netto contrasto tra il grigio delle nuvole e l’arancio di un sole che mi ha regalato stupendi giri, il tutto mentre due gocce bagnano i nostri visi.

Arriviamo alla Ruta e stavolta Christian cede alle mie proposte indecenti addentando quel che resta della mia focaccia, un toccasana a fine giro! C’è ancora della discesa che ormai è quasi asciutta, poi pedalando sulla via del rientro ci teniamo il mare a sinistra e ci fermiamo, dietro mia richiesta, a Sori. Voglio risfiorare il mare, quel Ligure che oggi è bello nervosetto e si scaglia incazzato sulle rocce, con quel sole in parte oscurato che lotta per non abdicare in favore del freddo… Mi parte un pensiero su cosa sia stato per me questo ultimo mese ciclistico, su quanto questi contrasti climatici abbiano favorito dei giri emozionanti, su come alla fine abbia riscoperto il sapore di terre viste ormai troppi anni fa… Che bello, i pensieri non bastano per mantenere vivo il ricordo di giri tutto sommato normali, ma che a novembre sono “torte al cioccolato” di un menù lungo un anno. Per questo li sto scrivendo con la speranza di poterli rivivere a lungo.
Dopo questa digressione ritorniamo alla macchina abbastanza soddisfatti, abbiamo evitato fortunosamente la pioggia, abbiamo tirato ed abbiamo visto belle cose, un giro veramente ben riuscito! Qualcuno parla addirittura di neve per questa notte, chissà…

106km, 2465m

Scendendo in val Fontanabuona dopo il passo Spinarola
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Le acque in basso ed in alto viste da sopra Chiavari, a Leivi
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S.Quirico, paese sperduto sopra Rapallo
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Rapallo dalla Ruta alternativa
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Tramondo ondoso a Sori
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Sori, il giro è finito
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Top 2012: posizioni 6 – 4

il 14/02/2013 · Commenti disabilitati su Top 2012: posizioni 6 – 4

25/07) Langhe meridionali

Il trasferimento sino a Ceva è stato tutto su strade statali, ho impiegato più tempo ma tra andata e ritorno ho risparmiato carburante e pedaggi per 30€, quanto basta per pagare il pernottamento al B&B “il riccio”. La giornata è abbastanza calda ed un po’ opaca, parto in tarda mattinata e dopo un breve riscaldamento inizio una pedalata su alte colline, con strade larghe e ben asfaltate, mai ripide e sempre ottimamente segnalate.
La prima ascesa termina dopo Sale delle Langhe, poi proseguo e conquisto la vetta delle Langhe, quel Mombarcaro che sfiora i 900m e dal quale si può vedere sia il mare che l’ arco Alpino, o almeno si può farlo nelle giornate più limpide di quella odierna. Niella Belbo, Bossolasco per poi planare dolcemente sino a Dogliani, celebre per il suo Dolcetto, l’ unica zona in cui trovo dei vigneti. Un’ altra lunga ed assolata salita mi porta sino a Murazzano, l’ itinerario originale prevedeva una svolta prima del paese, ma continuo sulla stessa strada per conquistare anche questo gpm.
Ritorno indietro sul percorso studiato e nonostante mi trovi su stradine secondarie, i cartelli stradali mi aiutano a trovare subito la via giusta senza l’ ausilio della cartina. Passo in riva al Tanaro e risalgo nuovamente a Murazzano, a questo punto decido di averne abbastanza e scendo diretto a Ceva disegnando belle e divertenti curve, avanzando pure il tempo di esplorare il paese e cercare un posto in cui mangiare.
Un giro che ricordo volentieri perché tranquillo, su strade belle e pendenze sempre piacevoli.

Totale: 118km, 2500m
LINK: http://giriesalite.altervista.org/?p=1771

Vista un po’ offuscata dalla chiesa di Mombarcaro
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A Dogliani, patria del Dolcetto
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27/08) Giro dell 4 regioni

E’ da diversi anni che ho in mente questo giro, per realizzarlo approfitto di una giornata di ferie infrasettimanale in cui il caldo ha lasciato il posto ad una temperatura estiva accettabile. Il tracciato è più corto dell’ originale, ma con molta più salita. Risalgo la val Staffora con calma, dopodiche c’è il facile ma lungo passo Brallo da scalare senza problemi, posto di inizio dei ben più duri chilometri sino a Cima Colletta, quasi 1500m di quota completamente immersi nel bosco con incredibili viste sull’ alta val Staffora. Dopo una chiacchierata con due motociclisti appena scesi dal Lesima perdo quota dipingendo nervose mezze-curve dal Giovà sino a Traschio, lungo il crinale della lussureggiante val Boreca.
La val Trebbia è quasi pianura, con l’ azzurro fiume sovrastato da alti monti, riconosco a vista l’ incrocio verso Casa del Romano, l’ inizio salita è pedalabile con un forte sole che picchia e riscalda la mia pelata temporaneamente esposta alla luce solare, poi la carreggiata si restringe e le pendenze si inaspriscono un po’. Svuoto troppo in fretta le borracce, l’ unica fontana eroga letteralmente 5 litri di acqua all’ ora e dopo qualche minuto rinuncio bevo i due sorsi accumulati resistendo alla sete sino al valico, dal quale scopro con mia grande sorpresa che si può vedere il mar Ligure. A Casa del Romano mi ristoro bevendo almeno un litro di preziosa h2o, poi ristorato scendo a Cabella Ligure in un ambiente di alto Appennino, tutto boschi e vallate scavate dai torrenti.
Riscendo la val Borbera accompagnato da ripide pareti rocciose sino ad Albera Ligure, dove prendo la salita verso Borgo Adorno che all’ inizio strappa con forza e poi continua più facile ma con un manto stradale indecente. E’ tutto uno slalom tra enormi buche e sassi, aggredito dai tafani e con un solo intermezzo piacevole quando vedo mamma daino con il piccolo. Una strada da non fare mai più!
I tafani mi abbandonano prima di Borgo Adorno, seguo il crinale sino al Giarolo e ritorno a valle a San Sebastiano Curone, una ventina di chilometri agevoli dal rientro a casa.
Finalmente ho realizzato un progetto che avevo da tanto tempo in un territorio stupendo per la bicicletta!

Totale: 173km, 3200m
LINK: http://giriesalite.altervista.org/?p=1787

Il monte Lesima da Casa del Romano
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Campanile di Cantalupo Ligure con la val Borbera subito dietro
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07/07) Apoteosi ligure
Un giorno mi metto con Tracks4bikers e vedo che l’ impresa è realizzabile, scalare le 5 salite più significative del genovesato in un unico giro!
Parto da Voltaggio, la salita inizia appena passato il guado del Gorzente in centro al paese, all’ inizio è pedalabile ma poi si indurisce superando il 10%. Continuo poi lungo la brulla valle del Gorzente superando un secondo guado cementato che indica l’ inizio del secondo pezzo all’ insù, quello che supera il santuario della Benedicta ed arriva a Capanne di Marcarolo. La seguente discesa è bella e tecnica e mi porta a Campo Ligure, dove mi accoglie un fetente vento contrario che mi accompagna sino all’ imbocco del passo del Turchino, dolce preludio ad una delle mie salite preferite: il passo del Faiallo.
La strada scorre a mezzacosta tra rocce e vista sul mare, però come spesso accade dove l’ umidità del mare incontra i monti, entro in una coltre di nebbia che abbatte la visibilità sino a 50m, riesco a vedere giusto la curva successiva e la condensa si ferma sulle gambe mai depilate. C’è anche un tratto in discesa, in cui mi ritornano a mente alcune brutte esperienze di inverni padani… Al passo mi fermo un attimo ed alcune persone intente in un picnic mi chiedono se voglio unirmi a loro per mangiare una fetta di pollo grigliato che gli avanza… Non me lo faccio ripetere e scrocco un bel pranzo poco sportivo!
Svalicato il Faiallo la nebbia sparisce e l’ ambiente diventa più gradevole. A Vara inferiore mi intrufolo su una stradina sconosciuta ai più, che anni fa ho solcato in pieno autunno pedalando in un letto di ricci di castagne e che ora mi offre “solo” una bella ombra. Ad un certo punto la strada si interrompe, il ponte è crollato e l’ unica alternativa praticabile è un guado nel torrente con bici in spalla e scarpe in tasca… Ritorno alla civiltà a Pianpaludo e come guadagno quota ritorno a navigare a vista nel nebbione in un paesaggio surreale nel fitto bosco del parco del Beigua.

La discesa dal monte è meno rovinata di quanto ricordassi, ad Alpicella c’è di nuovo il sole che non mi abbandonerà più, io scelgo la via secondaria dell’ eremo del Deserto in cui passo su sentieri asfaltati dovendo fare manovre per far passare le auto in senso inverso. A Lerca scendo sin quasi al mare, ma prima di vederlo sbocco ai piani di Invrea. Supero Arenzano e pedalo sul lungomare felice della pianura, preoccupandomi di non trovare il bivio per la Madonna della Guardia. Fortunatamente mi ricordo l’ incrocio dopo averlo visto su Google Earth, così salgo senza patimenti in direzione Lerca, da cui allungo sino agli 800m del santuario che domina tutta Genova. E’ su quelle rampe che comincio a soffrire la stanchezza ed il pavée finale al 16% mi obbliga ormai al 34×29.
Mi riprendo un poco e scendo lungo il versante nord sino a Campomorone, dove parte una delle mie salite preferite, quella che porta al passo della Bocchetta.
Questa strada è idealmente divisa in tre tronconi intervallati da del piano, il primo dei quali lo affronto sperando di migliorare il mio tempo del 2005, il secondo capendo che il record resisterà ed il terzo arrancando a velocità da crisi nera… Ma andando pianino conquisto anche questo valico, il 5° di oggi, ormai ho solo della discesa prima di ritornare a Voltaggio.
L’ impresa dell’ anno, con nebbia, guadi, crisi ed un signor pranzo offerto!

TOTALE: 154km, 4100m
LINK 1: http://giriesalite.altervista.org/?p=1739

LINK 2: http://giriesalite.altervista.org/?p=1746

In val Gorzente verso le Capanne di Marcarolo
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Nebbia al Faiallo, un classico
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Io sarei dovuto passare sul ponte… non dentro il torrente
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Genova dalla Madonna della Guardia
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Apoteosi ligure, parte 2 (Beigua-Guardia-Bocchetta)

il 24/07/2012 · Commenti disabilitati su Apoteosi ligure, parte 2 (Beigua-Guardia-Bocchetta)

Ritornato nell’ entroterra ritorna a splendere il sole, ma so che salendo verso il Beigua reincontrerò la famigerata nebbia… A Vara inferiore intraprendo una
stradina sconosciuta ai più che percorsa in autunno si trasforma una fantastica galleria boschiva giallo/arancio che scorre su un tappeto di castagne, ma che
anche adesso garantisce una bella ombra e comunque pendenze da non sottovalutare. E’ divisa in due parti intervallate da una discesa, terminata la quale trovo dei massi a chiudere la strada… C’era un cartello che indicava strada interrotta, ma esso era coperto da una rete e perciò l’ho ignorato. Ma non posso certo ignorare la totale mancanza del ponte, non sono dotato della capacità di volo come ET nel famoso film e perciò non ho molta scelta se non tornare indietro, oppure… guardando meglio c’è un sentierino a lato che scende verso il torrente, il quale sembra in qualche modo guadabile. Tornare indietro mi farebbe perdere troppo tempo, allora prendo il velocipede in mano, mi tolgo le scarpe riponendole nelle tasche e passo dopo passo appoggio i piedi sui sassi istabili che spuntano dall’ acqua e supero il tratto senza bagnarmi, salvaguardando calzature e kilometri, con ancora un bel pezzetto al 10% prima di giungere a Pianpaludo, paesino alle pendici settentrionali di questa vetta ligure.

La salita non è nulla di complicato, fatta eccezione di alcune voragini e di una nebbia che pian piano comincia a riavvolgere tutto rendendo l’ ambiente buio e surreale al punto di dover togliere gli occhiali per poter distinguere l’ asfalto dalle buche. Verso la fine si esce dal bosco e la luminosità aumenta lasciando ben visibile le correnti calde umide provenienti dal mare che qui incontrano l’ aria più fredda condensandosi. Arrivo alla cima ed il paesaggio è quello tipico del Beigua, parlando con un anziano che ha lavorato qui a lungo ottengo un’ ulteriore conferma che qui il sole è un evento eccezionale…
La discesa la ricordavo peggiore, è sempre stretta con punti larghi tre metri, ripida, con qualche buca, asfalto umido e pure la nebbia, tanto che alla fine le mani duolgono, ma mi ricordavo più buchi… Al sole marino di Alpicella riempio la borraccia e mi infilo in un’ altra stradina poco conosciuta che taglia via Varazze e Cogoleto, passando in una brulla valletta separata dal Tirreno da una schiera di collinette. Anche questa via è strettissima, a tratti rovinata e pure occasionalmente ripida, ed è la strada dell’ eremo del deserto. La carreggiata è così stretta che mi vedo obbligato a far manovra per far passare una macchina, evitandone al pelo un’ altra poco dopo. Ritorno alla civiltà a Lerca (sopra Cogoleto), ma prima di arrivare al mare imbocco un taglio che mi riporta all’ imbocco della colletta di Arenzano, che in questo modo sapientemente evito infilandomi uscendo sull’ Aurelia praticamente in cima.

Una veloce discesa mi riporta al caos turistico della Liguria, con centinaia di auto e moto di bagnanti parcheggiate alla meglio lungo la statale, ragazze carine in costume (ma tutte accompagnate) e l’ odore di salsedine che finalmente assaporo a pieni polmoni. Questo sino a Genova Pegli è l’ unico tratto di pianura, osservo un poco invidioso la massa sulla spiaggia, almeno sinché a Voltri non entro de facto a Genova, con semafori capannoni e cantieri portuali a completare il paesaggio. Non esistono cartelli stradali che indicano la mia prossima meta, ma me la sono studiata bene con Google street view e non dovrei perdermi, se non che ad un certo punto non capisco più dove mi trovi e rallento temendo di aver perso il bivio. So che la strada scorre a lato di un torrente che ancora non ho visto, ma mi assale il timore di essermelo perso sinché un ponte non mi fa capire di essere all’ ingresso di Pegli, proprio dove devo abbandonare la costa in direzione Madonna della Guardia!

La strada abbandona in fretta la civiltà, la Liguria qui mostra il suo altro aspetto fatto da casette ai bordi di torrenti in secca e circondate da alte vette ricoperte da una florida vegetazione. La salita sale tranquilla e solo dopo San Carlo Cese richiede un po’ di impegno, quando ormai la quota comincia ad essere interessante e quando Lencisa è ormai alle porte, paesino che arriva prima del previsto. Guardo verso l’ alto e vedo il santuario della Madonna della Guardia, non pensavo mancasse così tanto, ma lì devo andare e lì andrò! La velocità cala velocemente e la catena salta sull’ ultimo rapporto disponibile, le pendenze sono nettamente a doppia cifra ed ora sto cominciando a patire la fatica di un tragitto già impegnativo, fatica che esplode sul famoso muro finale in pavée con punte del 16%. Ma arrivare in cima merita come sempre, a parte qualche nuvola svolazzante sopra la città il panorama è splendido e Genova si mostra brillante come poche altre volte.
Finisco le scorte alimentari (il pollo alla griglia del Faiallo mi ha rovinato i piani) e scendo sperando di recuperare in vista della Bocchetta, una delle salite che preferisco con pendenze a me congeniali tra l’8% ed il 10% ed alcuni tratti in cui rifiatare.

La Bocchetta appunto… Ormai conosco bene queste strade e trovo subito l’ imbocco nonostante i sensi unici di Campomorone, l’ inizio respinge indietro chi non si merita di domarla ed io comunque fatico a reggere un buon ritmo su questa ripida via cittadina, ma il peggio passa e dopo qualche chilometro in cui cerco di forzare l’ andatura per battere il mio record risalente al 2005 finalmente spiana e, purtroppo, ne approfitto per bere e rifiatare.
Il secondo tratto è meno complicato di quello iniziale, ma qui la spia entra in riserva sparata e mio malgrado devo diminuire lo sforzo tenendomi idratato e cercando di salvare la gamba in attesa del secondo pezzo piano a Pietralavezzara. Ma non c’è niente da fare, quando la luce si fa fioca l’ unica possibilità è salire al risparmio cercando di sopravvivere, metto la catena sul 27 ed ogni tanto smetto di pedalare, trovandomi praticamente fermo dopo 2 metri con l’ ulteriore consumo energetico per riprendere velocità. Capiamoci… non è nulla di epico o proibitivo, solo stanchezza che non mi permette di superare i 10 orari in tratti al 9/10%, ma salire quando la gamba non risponde è in ogni caso una difficoltà mentale da superare e sopportare sinché il cartello indicante i 772m del passo della Bocchetta non scorre alla mia destra.
E’ fatta, ora mi resta la discesa ombreggiata e divertente nel primo tratto e diritta e tutta da pedalare nel secondo, ma le difficoltà sono finite e l’ unico dislivello restante arriva poco prima della fine, su un infido ponticello.
In totale 154km e 4000m di dislivello, 3° giro più duro di sempre e soprattutto la coronazione di un percorso che ha visto 5 delle mie salite preferite tutte insieme!

Ecco il ponte che non c’è…

Non è il set di un horror/zombie, ma il Beigua ai 1000m di quota

Belin! Zena

Fine delle fatiche

Apoteosi ligure, parte 1 (Marcarolo e Faiallo)

il 18/07/2012 · Commenti disabilitati su Apoteosi ligure, parte 1 (Marcarolo e Faiallo)

Madonna della Guardia, Bocchetta, Faiallo, Beigua e Capanne di Marcarolo… Alcune delle salite rimaste nel mio cuore situate nel territorio che io amo, l’ entroterra Genovese con quel mix di mare e montagna, salite lunghe e selvagge ad un passo dalla civiltà che sono state teatro delle mie prime trasferte al di fuori di Oltrepò e Tortonese.
Un giorno guardo e capisco che l’ idea è umanamente fattibile, unirle tutte e cinque in un unico percorso! Un annetto dopo decido di farlo sul serio, la sveglia non suona più presto del solito e dovrei essere tranquillamente a casa per cena, per cui parto finalmente all’ avventura in direzionne Voltaggio, paesino del Gaviese da cui partono i versanti secondari di Bocchetta e Piani di Praglia.

Km 0,60, al guado di Voltaggio inizia la salita alle Capanne di Marcarolo, già decisa a prendere quota salvo cambiare immediatamente idea. Sono su una stradina bella e ombreggiata proprio come piaciono a me, le pendenze sono abbordabili ed il ritmo tenuto è discreto, salvo rallentare in prossimità del valico degli eremiti, un tratto in cui si supera anche il 10%. Ora inizia la parte più bella, una leggera discesa mi fa perdere quota rimanendo sempre tra le pendici del monte Tobbio e la valle brulla e rocciosa scavata dal Gorzente, le cui pozze sono balneabili e già a quest’ ora frequentate da turisti che qui ricercano il fresco.
Supero il guado in cemento, passo accanto all’ antico acquedotto ed intraprendo la seconda parte di salita, sempre abbordabile e con un tratto di pavée in prossimità del sacrario della Benedicta.
La salita vera e propria termina ai 900m dei Piani di Praglia, ma io giro poco dopo Marcarolo in direzione Campo Ligure. La discesa è identica alla salita, molto divertente sebbene la scarsa visibilità data dalla vegetazione ed alcuni tratti umidi mi spingano alla prudenza.

In valle Stura c’è un bel vento contrario, nonostante le pendenze quasi nulle per salire sino a Masone uso il 34 e cerco di risparmiare forze, oggi sarà ancora lunga. Il Turchino è facile come sempre, superato il tunnel mi imbatto nella fantastica vista dei cavalcavia autostradale che parzialmente coprono il mare, ma ora c’è il Faiallo e “qualcosa” mi fa intuire che troverò il prodotto tipico di questo passo marino: la nebbia.
Sino ad un terzo di salita una scarna vegetazione mi accompagna a lato strada, poi pian piano le nuvole si avvicinano e infine mi avvolgono completamente rendendo l’ ambiente tipicamente invernale. La visibilità è limitata anche sino 50 metri, l’ umidità è assilante e si condensa sui peli delle braccia. Fortunatamente non fa freddo, ma pedalare in queste condizioni è avvilente. La mia speranza era di uscire dalla cappa una volta in cima, ma al Bric del dente la situazione è forse peggiore e nel successivo tratto di discesa devo fare attenzioni a macchine sbucate dal nulla.
Arrivo in cima al passo e mi fermo per una breve sosta, non è certo il punto migliore ma devo pur sempre mangiare qualcosa. Di fianco a me c’è un’ area picnic con persone che stanno sfidando l’ umidità per godersi una giornata nel verde grigio, le sento parlare e nessuno vuole mangiare l’ ultima fetta di pollo, al che qualcuno fa “chiediamo al ciclista” e con mia sorpresa mi chiedono veramente se voglio favorire! “Ah se vi avanza sicuro!“. Si immaginavano uno timido, ma quando che da mangiare a sbafo sono sempre in prima fila! Non era prevista una mangiata simile, ma non posso rifiutare questa fettona di pollo alla griglia accompagnata da Barbera delle Langhe! E proprio abbondante! Scopro una cosa importante, e cioé che i genovesi sono molto generosi (sinché non c’è da pagare)!

Fa freddino ed io sono rimasto a lungo fermo più bagnato di nebbia che sudato, ora mi è indispensabile il foglio di giornale per scendere verso Vara inferiore, ma come abbandono il passo il sole ritorna a scaldarmi facendomi dimenticare la temibile nebbia del Faiallo, che purtroppo è equiparabile a quella del monte Beigua, la mia prossima tappa… Al prossimo racconto!

Salendo alle Capanne di Marcarolo

Conoscete l’ antico proverbio “chi dice Faiallo dice nebbia?”

Visibilità sui 50m, sembra di essere in Lomellina a Gennaio, non in Liguria a Luglio

Recco bis e l’ entroterra Ligure

il 21/09/2010 · 2 Comments

I lettori più attenti si chiederanno come faccia ad essere al Recco bis senza aver raccontato il Recco 1… bene, vi ringrazio, significa che leggete spesso questo blog e che vi siete accorti che manca il primo Recco, ma per un motivo semplice: il Recco 1 viene dopo questo giro che vi racconto.
Qualche giorno prima di scendere in Liguria Massimo mi ha proposto una variante che gli avrebbe permesso di scalare 2 nuove salite, idea che ho accettato con gioia e adatta per prepararci a quello che ci aspetterà nella seconda parte di questa settimana, quando saremo in alta Valtellina (la sequenza temporale dei miei racconti va a farsi benedire lo so… amen…)

A Recco fatico parecchio a trovare parcheggio, così come fatico tanto per trovare la focaccia fresca, fino al punto di rinunciare e dirottarmi su quella secca che comunque è buona. Per iniziare c’è la Ruta, salita costiera che supera i 200m di quota senza allontanarsi dalla riviera, seguita da una discesa tutta da pedalare verso Rapallo, cittadina devastata dal cemento e da condomini abitati 1 mese all’ anno. Iniziamo a fare sul serio quando usciamo dal paese verso il passo Crocetta, che per un misero metro di quota non arriva a 600m, altitudine che per molti non significa nulla, ma che raggiungiamo partendo da quota 0. La salita offre rari panorami su Rapallo, come nella gran parte della provincia di Genova i boschi coprono tutto il territorio con i soli sporadici paesi che punteggiano attraverso le varie tonalità di verde che ci circondano.
Una bella discesa ci porta in val Fontanabuona, dove inizia la seconda salita di giornata, quella di Romaggi, la prima delle 2 che nemmeno Massimo conosce. E’ la classica salita genovese, abbastanza lunga ma molto regolare, con una strada ben tenuta sulla quale ci disturbano solo pochi automezzi. Nei primi km ho un attimo di crisi, la gamba gira bene ma mi sento come se le forze mi stessero abbandonando. Pian piano comincio a stare meglio, forse è l’ umidità elevata che mi mette in crisi, o forse un meccanismo di difesa pensando che fra 3 giorni dovrò farmi 10km di dislivello in 3 giri… Verso Romaggi il panorama si apre e si rivede il mare, che da qui immagino possa regalare panorami stupendi al tramonto, almeno quando la visibilità è migliore di oggi. Il percorso della discesa è strano, segue tutto il crinale per congiungersi con la valle Sturla poco a nord di Chiavari. Da fare in discesa è uno spettacolo, peccato solo per dei lavori di taglio alla vegetazione.

Il passo della Forcella è abbastanza conosciuto, ma esiste pure un versante secondario che Massimo vuole scalare per la prima volta, il quale parte duro da Borzonasca, ma che dopo qualche kilometro diventa tanto facile da perdere occasionalmente quota. La strada è bruttina ma in salita non è un problema, si ricomincia a spingere di forza solo ad Acero, dove mi stacco per delle foto all’ ultimo km che scorre scavato sul ripido pendio verso il passo. Prendo un grosso spavento quando un ramo si incastra tra la ruota e la forcella, nel toglierlo sento la ruota molle… Ma porca $/(“£&$(°é1+ù!!! Eppure regge, riparto per raggiungere il fuggitivo e quando arriviamo alla cappelletta del passo della Forcella la camera d’aria sta ancora reggendo, non è stato il ramo a farmi bucare, ma probabilmente una spina nella discesa di Romaggi. Provo a continuare, scendiamo per qualche km in val d’Aveto e risaliamo (si fa per dire) al passo Scoglina, talmente falsopiano che nemmeno io lo considero una salita. Mangiamo qualcosa e cambio la camera d’ aria, ringrazio Massimo perchè solo lui si è accorto di una piccola spina nel copertone che mi avrebbe fatto forare di nuovo.
Non mi piace tanto la discesa, la strada larga induce a prenderla spediti, ma l’ asfalto ruvido e non sempre perfetto mi fanno tirare i freni più del dovuto sino al ritorno in val Fontanabuona. E’ quasi fatta, ci manca solo il passo della Spinarola che scorre via senza troppi problemi, se non per qualche buca di troppo verso Uscio, ma d’ altronde io ci sono abituato. Arriviamo a Recco che nel contakm ci sono 124km e 2950m di dislivello, ma non quanto Massimo che è partito da Genova! Ed il giorno dopo ho fatto questo giro: http://giriesalite.altervista.org/?p=578

Rapallo dalle rampe del passo della Crocetta


La val Fontanabuona dai primi km di Romaggi


Ormai siamo quasi a Romaggi e i colli non riescono più a coprire il mare


L’ ultimo km del passo della Forcella visto da Acero


Passo della Forcella, ci siamo quasi!


Paesini sul versante sinistro della val Fontanabuona, visti salendo al passo Spinarola

E prossimamente il Recco1…

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