bi-superFaiallo e sterrato

il 18/05/2011 · Commenti disabilitati su bi-superFaiallo e sterrato

10 Aprile

La provincia di Genova è la mia seconda casa, il luogo delle mie prime avventure extraterritoriali e di quelle che all’ epoca erano le più dure salite mai fatte. Ora, nel 2011, conosco quasi tutte le strade tra Savona e Chiavari, ma mi mancano ancora alcune salite secondarie di grande importanza: il Faiallo via Cannellona e Cappelletta e almeno un versante meridionale della Madonna della Guardia, che spero di completare quest’ oggi partendo da Masone.

Il clima nell’ entroterra è rovente, l’ ideale per la fine di Maggio con massime stimate sui 28° (ma è metà Aprile!), ma in riviera sarà ben più fresco con massime sui 20°, la canutiera leggera tornerà utile. Ho con me nel baule anche una camera d’aria e un copertone di scorta, non si sa mai con le mie ruote abbastanza consumate.
Via Cappelletta è un muro, in poco più di un kilometro arriva sulla strada del Faiallo, ben sopra al Turchino. Nella sua ricerca vengo rapito dal cartello “strada panoramica del serpente”, che seguo trovandomi appena sopra ad una piccola cascata in un territorio brullo e roccioso, con alcune abitazioni avvinghiate alla nuda roccia a pochi minuti dal paese principale. Riscendendo imbocco il bivio giusto, su un asfalto ruvido che entra nel bosco ed inizia a respingere il mio pur docile peso, lottando contro la forza newtoniana per eccellenza e contro la mia volontà che porterebbe la catena sul 34×27. Arranco dignitosamente su tratti al 17%, poi alle prime case di Cappelletta posso respirare, il primo “Super-Faiallo” è fatto!.

Ricordo dal 2004 la bellissima discesa del Turchino, ora piena di motociclisti che tento di sfidare con curve al limite della sopportazione del mio copertone ormai liscio, che trema alle velocità maggiori e che mi preoccupa un po’ sino alla foratura ai 50kmh in una semicurva a destra, lasciandomi il tempo di frenare prima di constatare l’ ovvio: la prima foratura dell’ anno. A destra un cartello indica la stazione di Mele, sento che la sfiga deve essere pareggiata e tento di arrivare in stazione con la speranza di prendere al volo uno dei rari treni per Masone, dove ho a disposizione qualsiasi ricambio. Purtroppo un abitante gentilissimo mi avvisa dell’ attesa di un’ ora, cercando di aiutarmi con una pompa non compatibile con le valvole di una bicicletta stradale.
Ricado sui vecchi metodi, smonto la gomma, cambio camera d’aria e rigonfio la ruota a circa 4 atmosfere. Il giro è rovinato, ma ora che sono in zona cerco comunque di approfittarne.

Scendo comunque a Voltri e cercando via Cannellona seguo una forte triatleta che per preparare una mini Ironman mi porta sino a Fabbriche, un’ altra salita imprevista seppur facile, poi con lo spirito dell’ esploratore sperduto chiedo indicazioni, finisco su strade sterrate e solo alla fine trovo quel famoso muro assimilabile ad un tratto di Mortirolo Genovese. La chiamano “il brevetto“, se la si fa tutta senza mettere il piede a terra si è buoni ciclisti, sta di fatto che grazie al 27 mai fatto togliere non solo non corro il rischio di uno stop, ma la trovo meno difficile del previsto, con massime non esagerate e soli 2,4km consecutivi veramente duri, che scopro solo adesso avere una media del 13%, tratto nel quale non sono mai sceso sotto gli 8 orari.

Anche questa è fatta, ritorno a Masone per mangiare la brioche e sistemare ruota e ricambi. E’ troppo presto per andare a casa, è troppo tardi per il giro originale, ma ho già l’ idea di riserva che guarda quel cartello blu indicante i Piani di Praglia, voglio vedere sin dove arriva l’ asfalto e si sa mai che la cima sia raggiungibile!
Salgo e salgo abbastanza, ma alla fine mi aspetta solo uno sterrato sporco con pietre e sabbia, improponibile per una bicicletta da corsa, non mi resta che scendere e vedere dove mi porta quel bivio in discesa da Romitorio verso Prato Rondanino. Dopo un tratto molto ripido scopro che la strada arriva sino ad un guado cementato, seguito da un altrettando duro strappo che da l’ inizio ad una salita in cui il dislivello dato dalle autentiche voragini non è trascurabile, una addirittura è talmente grossa che mi scopro funambolo nel passare negli unici 20cm di strada intera, omettendo la foto della più grossa buca mai vista (e dire che ci sono abituato!).
Anche qui, a Prato Rondanino, si arriva allo sterrato, ma mi dicono essere ciclabile, perciò tento l’ impresa. La ciclabilità è bassa, alcuni punti sono su pietre, altri su sabbia scavata da rili d’ acqua piovana, devo fare attenzione a non scivolare sul terreno sdrucciolevole e in alcuni tratti sono al limite dell’ equilibrio su pendenze da salita vera, ma alla fine trovo le sbarre e l’ asfalto con esse. Dopo il Bi-Super-Faiallo compio un’ altra piccola impresa off-road, ci vorrebbe come minimo la bici da ciclocross per salire, ma solo la mtb è adatta a questa via.

Salgo sino a raggiungere i Piani di Praglia e fermarmi al bar per un gelato, seduto al sole assieme a decine e decine di gitanti della domenica venuti qui per godersi la montagna, ma non il fresco, dato che la temperatura è la stessa che c’era a pochi metri dalle spiagge. Scendo a Campo Ligure facendo bene attenzione a non farmi fregare da quella curva infida prima del paese, fallendo parzialmente, per poi arrivare a Masone sospinto dalla tramontana in compagnia di un tifoso sampdoriano triste per gli scarsi risultati dei blucerchiati, ciclista che mi fa i complimenti sia per la Cannellona che per lo sterrato odierno, e che mi porta ad allungare di alcuni kilometri sino a Molino del Pesce, la più pianeggiante delle frazioni di Masone.

Ho perso la Guardia dal versante sud, ma nonostante tutto è stato un bel giro di 105km e 2400m di dislivello

La cascata del Serpente


quartieri alti di Voltri


verso la Cima dell’ Inferno, passo Faiallo


panorama dai Piani di Praglia

L’ altimetria di Via Cannellona per gradire

La provincia di Genova è la mia seconda casa, il luogo delle mie prime avventure extraterritoriali e di quelle che all’ epoca erano le più dure salite mai fatte. Ora, nel

2011, conosco quasi tutte le strade tra Savona e Chiavari, ma mi mancano ancora alcune salite secondarie di grande importanza: il Faiallo via Cannellona e

Cappelletta e almeno un versante meridionale della Madonna della Guardia, che spero di completare quest’ oggi partendo da Masone.

Il clima nell’ entroterra è rovente, l’ ideale per la fine di Maggio con massime stimate sui 28° (ma è metà Aprile!), ma in riviera sarà ben più fresco con massime sui

20°, la canutiera leggera tornerà utile. Ho con me nel baule anche una camera d’aria e un copertone di scorta, non si sa mai con le mie ruote abbastanza

consumate.
Via Cappelletta è un muro, in poco più di un kilometro arriva sulla strada del Faiallo, ben sopra al Turchino. Nella sua ricerca vengo rapito dal cartello “strada

panoramica del serpente”, che seguo trovandomi appena sopra ad una piccola cascata in un territorio brullo e roccioso, con alcune abitazioni avvinghiate alla nuda

roccia a pochi minuti dal paese principale. Riscendendo imbocco il bivio giusto, su un asfalto ruvido che entra nel bosco ed inizia a respingere il mio pur docile

peso, lottando contro la forza newtoniana per eccellenza e contro la mia volontà che porterebbe la catena sul 34×27. Arranco dignitosamente su tratti al 17%, poi

alle prime case di Cappelletta posso respirare, il primo “Super-Faiallo” è fatto!.

Ricordo dal 2004 la bellissima discesa del Turchino, ora piena di motociclisti che tento di sfidare con curve al limite della sopportazione del mio copertone ormai

liscio, che trema alle velocità maggiori e che mi preoccupa un po’ sino alla foratura ai 50kmh in una semicurva a destra, lasciandomi il tempo di frenare prima di

constatare l’ ovvio: la prima foratura dell’ anno. A destra un cartello indica la stazione di Mele, sento che la sfiga deve essere pareggiata e tento di arrivare in

stazione con la speranza di prendere al volo uno dei rari treni per Masone, dove ho a disposizione qualsiasi ricambio. Purtroppo un abitante gentilissimo mi avvisa

dell’ attesa di un’ ora, cercando di aiutarmi con una pompa non compatibile con le valvole di una bicicletta stradale.
Ricado sui vecchi metodi, smonto la gomma, cambio camera d’aria e rigonfio la ruota a circa 4 atmosfere. Il giro è rovinato, ma ora che sono in zona cerco

comunque di approfittarne.

Scendo comunque a Voltri e cercando via Cannellona seguo una forte triatleta che per preparare una mini Ironman mi porta sino a Fabbriche, un’ altra salita

imprevista seppur facile, poi con lo spirito dell’ esploratore sperduto chiedo indicazioni, finisco su strade sterrate e solo alla fine trovo quel famoso muro assimilabile

ad un tratto di Mortirolo Genovese. La chiamano “il brevetto”, se la si fa tutta senza mettere il piede a terra si è buoni ciclisti, sta di fatto che grazie al 27 mai fatto

togliere non solo non corro il rischio di uno stop, ma la trovo meno difficile del previsto, con massime non esagerate e soli 2,4km consecutivi veramente duri, che

scopro solo adesso avere una media del 13%, tratto nel quale non sono mai sceso sotto gli 8 orari.

Anche questa è fatta, ritorno a Masone per mangiare la brioche e sistemare ruota e ricambi. E’ troppo presto per andare a casa, è troppo tardi per il giro originale,

ma ho già l’ idea di riserva che guarda quel cartello blu indicante i Piani di Praglia, voglio vedere sin dove arriva l’ asfalto e si sa mai che la cima sia raggiungibile!
Salgo e salgo abbastanza, ma alla fine mi aspetta solo uno sterrato sporco con pietre e sabbia, improponibile per una bicicletta da corsa, non mi resta che

scendere e vedere dove mi porta quel bivio in discesa da Romitorio verso Prato Rondanino. Dopo un tratto molto ripido scopro che la strada arriva sino ad un guado

cementato, seguito da un altrettando duro strappo che da l’ inizio ad una salita in cui il dislivello dato dalle autentiche voragini non è trascurabile, una addirittura è

talmente grossa che mi scopro funambolo nel passare negli unici 20cm di strada intera, omettendo la foto della più grossa buca mai vista (e dire che ci sono

abituato!).
Anche qui, a Prato Rondanino, si arriva allo sterrato, ma mi dicono essere ciclabile, perciò tento l’ impresa. La ciclabilità è bassa, alcuni punti sono su pietre, altri

su sabbia scavata da rili d’ acqua piovana, devo fare attenzione a non scivolare sul terreno sdrucciolevole e in alcuni tratti sono al limite dell’ equilibrio su pendenze

da salita vera, ma alla fine trovo le sbarre e l’ asfalto con esse. Dopo il Bi-Super-Faiallo compio un’ altra piccola impresa off-road, ci vorrebbe come minimo la bici da

ciclocross per salire, ma solo la mtb è adatta a questa via.

Salgo sino a raggiungere i Piani di Praglia e fermarmi al bar per un gelato, seduto al sole assieme a decine e decine di gitanti della domenica venuti qui per godersi

la montagna, ma non il fresco, dato che la temperatura è la stessa che c’era a pochi metri dalle spiagge. Scendo a Campo Ligure facendo bene attenzione a non

farmi fregare da quella curva infida prima del paese, fallendo parzialmente, per poi arrivare a Masone sospinto dalla tramontana in compagnia di un tifoso

sampdoriano triste per gli scarsi risultati dei blucerchiati, ciclista che mi fa i complimenti sia per la Cannellona che per lo sterrato odierno, e che mi porta ad

allungare di alcuni kilometri sino a Molino del Pesce, la più pianeggiante delle frazioni di Masone.

Ho perso la Guardia dal versante sud, ma nonostante tutto è stato un bel giro di 105km e 2400m di dislivello

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