Sui monti di Genova

il 08/11/2010 · Commenti disabilitati su Sui monti di Genova

Le previsioni per il weekend sono pessime, ma almeno sembra che Sabato sarà una giornata solamente nuvolosa, perciò me la rischio e parto per l’ ultimo giro serio della stagione 2010. L’ idea iniziale puntava sulle Langhe, ma considerata la nuvolosità ripiego su un giro relativamente semplice a Genova, città talmente vasta e circondata da salite che potrebbe ospitare una Gran Fondo senza uscire dal suo hinterland.

A Busalla fa più freddo di quanto mi aspettassi, i facili Giovi diventano difficili con le cosce che pungono ed i piedi infreddoliti da un abbigliamento poco consono al periodo (pantaloni corti), arrivare in cima è come un rodaggio troppo affrettato dopo la settimana di stop. Svalicato il passo la temperatura non cambia radicalmente, ma sento già la differenza con un aria finalmente tiepida che sferza il mio viso. Il manto stradale coperto da chiazze di umido mi spinge alla calma su questa divertente discesa, sino al bivio per San Cipriano, dove alleggerisco il vestiario sostituendo i guanti invernali con quelli estivi. Nel primo tratto di salita sfrutto la scia di un camion che trasporta legna, poi smetto di respirare smog grazie ad una pausa foto, per riprendere su pendenze oltre il 10% con vista sul santuario della Madonna della Guardia. In discesa si replica, di nuovo a sorbirmi i fumi di scarico di un furgoncino sino alla pausa pipì, utile per potersi godere questa discesa tra Genova e Serra Riccò. Passo sopra e sotto alle 2 corsie dell’ autostrada e arrivo in piano, dove inizia la facile salita alla Crocetta di Orero.
E’ una scalata lunga di 400m di dislivello che supera il 7% solo in sporadici tratti, c’è da pedalare e tanto senza possibilità di sosta, se non rallentando volutamente. L’ inizio è immerso tra boschi, qualche casa ed innumerevoli semicurve, poi il panorama si apre mostrando l’ arrivo già qualche kilometro prima. Fortunatamente la temperatura è ora accettabile e riesco pure a sudare, sino alla cima pedalo al limite sindacale tollerato dalle mie gambe ormai stanche di una stagione intensa, arrivando al passo col padellone. La successiva discesa di Sant’ Olcese è simile alla salita, all’ inizio è talmente lieve da dover spingere, poi scende in maniera più decisa con curve divertenti ed attraversamenti ferroviari sui binari della Genova-Casella, una mini ferrovia che si arrampica sull’ Appennino e che viene percorsa da un trenino che sfida la gravità e la geologia di questo lembo di Liguria. Ho anche la fortuna di incrociare questo trenino a lato e non negli attraversamenti con segnaletica non funzionante, dove bisogna controllare con attenzione per evitare un frontale bici-vagone.

Risalgo verso Pino Soprano, la mia intenzione è di scendere dal versante alternativo di Trensasco, ma purtroppo le mie speranze di una nuova salita vengono deluse dopo 3km già percorsi lo scorso anno, km utili solo ad aggiungere dislivello. La stretta discesa tra le case presenta dei tornanti ad I, quasi da richiedere una manovra pure su 2 ruote. Arrivo a Genova e mi immetto nel traffico del capoluogo in direzione Scoffera, supero la colonna di veicoli sino a che il casino si dirada, deviato sulla nuova strada diretta verso i monti. Un improvviso vento caldo mi colpisce il viso, rendendomi più difficile l’ avanzamento ma togliendomi il dubbio di poter avere freddo da qui alla fine del giro. Il cielo sembra addirittura aprirsi con qualche sprazzo di sole che rende la temperatura gradevole.
Condivido qualche centinaio di metri con la nuova statale dello Scoffera, ma poi l’ abbandono per il versante vecchio e molto più frequentato dai mezzi non motorizzati. La salita è semplice, ma proprio come la crocetta d’ Orero sale per numerosi kilometri, sebbene non manchino i tratti in cui rifiatare o addirittura dei veri e propri piani. Visto che il mondo è piccolo, incrocio pure Massimo che sta scendendo assieme ad un amico, sapeva di questo mio giro ma trovarci è stata una bella coincidenza! Foto di rito e via verso lo Scoffera, proseguendo poi la salita sulla strada di Cavorsi/Casaleggio, un sentierino in un bosco variegato di colori d’ autunno dipinti da un artista schizzofrenico, con macchie differenti anche da ramo a ramo, il tutto condito da un tappeto di foglie su una carreggiata in cui ho dovuto far manovra con una macchina.

A Torriglia cerco la famosa focacceria di cui avevo sentito parlare, ma non ne trovo una aperta e ripiego in un bar in cui 2 clienti mi chiedono se a Novembre non bisogna lasciar la bici. “Certo, ma oggi è il 30 Ottobre!”. Riparto in salita con l’ ultimo obbiettivo in mente: Pentema! A Genova quando dici Pentema intendi un luogo isolato e sperduto in mezzo ai monti, ed in effetti è così, arrivo in discesa a questo borgo famoso per il presepe vivente e per le sue case addossate l’una alle altre, unite da sentieri pedonali in pietra in un ambiente completamente alienato alla civiltà. Tento anche di fare un giro all’ interno, ma tra scalini e pietre lo accorcio al minimo. In fondo non è molto diverso da Bogli, frazione ancora più dispersa ad 8km dalle Capanne di Cosola (la località più vicina!).
La discesa è in parte sterrata, rassicurato da Massimo e da un’ altra persona credevo di non trovare difficoltà, invece tra il fondo in grosse pietre, ghiaia e qualche canaletto scavato dalle ultime pioggie faccio fatica a rimanere in sella, devo controllare la velocità ed evitare i punti peggiori tagliando da una parte all’ altra della stretta carreggiata. Nulla però che non si possa superare con un po’ di attenzione. I tratti asfaltati sono però più lunghi e numerosi, l’ ultimo pezzo su terra battuta è appena fuori Montoggio, dove la val Pentemina termina nell’ alta valle Scrivia e dove finalmente ritorno alla civiltà, spingendo forte aiutato dalla brezza e meravigliandomi di come faccia ad aver avuto caldo pure oltre i 1100m del valico di Pentema, quando al mattino avevo freddo in salita.
Arrivo a Busalla prestissimo per i miei canoni, nonostante il ritmo non tirato (e grazie ad una partenza alle 10:10) alle 16 sono di nuovo alla macchina, alla fine di quella che forse sarà l’ ultima vera avventura del 2010, per un totale di 111km e 2050m di dislivello.

Un ringraziamento a Massimo, profondo conoscitore dell’ entroterra Ligure, non come il sottoscritto.

Pontedecimo con la Madonna della Guardia sullo sfondo

Lassù verso Traso alto/S. Alberto
(zona Scoffera)

Io, Massimo e l’ altro
(non mi ricordo mai i nomi…)

La sperdutissima val Pentemina

Colori d’ autunno

Pentema (dal basso)


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