Prealpi biellesi

il 19/09/2011 · Commenti disabilitati su Prealpi biellesi

18 Agosto

Anche stamattina il cielo è parzialmente coperto e l’ aria è umida, anche oggi verrò in buona parte privato dei panorami di quello che dovrebbe essere il giro più bello, con i 3 moloch Biellesi in serie (Noveis, Bielmonte ed Oropa) ed altre salite tra le alte colline. Parto con una brutta sorpresa, per essermi portato i resti della colazione (qualche biscotto e del pane scongelato) mi segnano 5€ extra nel conto per “colazione al sacco”, io pago, ma ora mi viene spontaneo collegare questo con il fatto che il precedente cliente ha distrutto il sistema operativo del loro pc… Peccato perchè la casa è bella e tutto sommato non sono stato trattato male, ma tante cose sconsigliano “il Giardinetto” di Biella come B&B: troppo caldo, cuscini scomodissimi e la statale trafficata a 30m dal cancello.

Biella è caotica anche al mattino, troppo per essere un paesone come Voghera, uscirne per la via giusta è la prima impresa del giorno ed anche il primo fallimento, non riesco a capire bene dove sono sintanto che è troppo tardi per tornare sui miei passi, è per questo che decido di cambiare percorso e di giungere a Mosso per Andorno Micca. Uscito dai paesi periferici ormai collinari il traffico si riduce e si comincia a pedalare in tranquillità su strade belle con panorami boschivi, incrociando alcuni paesini ed affrontanto pendenze agevoli. Nonostante i giorni precedenti la fatica non è eccessiva, il cielo praticamente coperto poi mi aiuta evitandomi il bagno di sole di ieri. Sono in una zona labirintica, la strada sale e scende e non riesco mai a vedere verso la pianura, l’ unica mia visuale sono colline boscose che si ripetono ciclicamente. Passo Callabiana e Camandona, supero un incredibile viadotto e giungo a Mosso Santa Maria, poi non capisco bene dove faccio scorrere le ruote e la cartina tratta da Viamichelin non è precisa per quanto riguarda i nomi dei paesi. Arrivo a Trivero e trovo il bivio per Bielmonte, ma adesso devo scendere a Prativero e Ponzone in valle Fredda (di nome, di fatto è tiepida) ed affrontare la salitella di Flecchia, una strada secondaria per Pray nella quale iniziano le preoccupazioni per un cigolio del filo del cambio posteriore, una delle mie “maledizioni” ciclistiche che mi vede almeno una volta l’ anno dal meccanico, ma che sarebbe già la terza nel 2011.
Passati Pray e Crevacuore c’è da fare sul serio con l’ Alpe Noveis, un Mortirolo dei Biellesi. E’ brutto avere un cervello tra le nuvole, faccio confusione e sbaglio convintamente versante, a Caprile mi sembra che la ripidità sia accettabile e solo guardando la cartina capisco che il versante duro è l’ altro. Approfitto della sosta per rovesciare la bici e pulire il filo del cambio, quindi ritorno sui miei passi per approcciarla nel senso corretto, ma 100m dopo mi ricordo di aver abbandonato il contachilometri su un muro e interpreto questo come un segno del destino che mi spinge a proseguire su questo lato, che tanto da Ailoche si ricongiunge e scende raramente sotto il 10%. Se non la trovo troppo dura è solo grazie al 27 posteriore e al cielo coperto che mi evita un lago di sudore. L’ Alpe è davanti a me che fa capolino nel fitto bosco, bella ed autoritaria come la salita che passa alle sue pendici.

La discesa è stretta e molto divertente, è tutta una fila di curve e controcurve in cui vengo aiutato da un ragazzo in scooter che mi anticipa le traiettorie e che lentamente raggiungo fino a superarlo. A Coggiola, paesino industrializzato incastonato tra le colline, riprendo a salire lievemente sino a Trivero, mi aspettavo della pianura ed invece trovo diversi chilometri pedalabili con angoscianti e continui autovelox fissi lungo tutta la strada. Ritornato in questo multi-paese di mezza montagna (non c’è un vero centro ma solo molte grandi frazioni unite in un unico comune) incrocio dei ciclisti provenienti da Bielmonte che mi indirizzano a quella che a detta loro è la miglior fontana della provincia, e che in effetti mi dona dell’ ottima acqua. Il cielo è sempre coperto ma il clima è comunque caldo ed umido, ora mi aspetta una lunga salita sino alla panoramica Zegna o Bielmonte, la più bella di tutto il Biellese da cui si domina la provincia ed un pezzo di Alpi.
La salita è decisa e Trivero si rimpicciolisce ai lati delle mie ruote, poi in modo relativamente discontinuo prende quota alternando strappetti e falsopiani, tutto senza regalare panorami sino quasi alla cima, in cui si apre una balconata verso sud con pannelli metallici che indicano tutti i paesi ed i monti che si possono osservare. In una giornata limpida questo punto è splendido, oggi mi devo accontentare di lanciare lo sguardo solo sino alla pianura. Avanzo ancora e trovo un secondo spiazzale, stavolta verso sud, in cui un pannello segnaletico mi sfotte un po’ come a suo tempo ha fatto Massimo Traffano, mostrandomi tutto ciò che la foschia mi nega di vedere, tra cui monte Rosa e Mischabel. Inaspettatamente la salita non è finita, ci sono ancora un paio di chilometri a mezzacosta estremamente appariscenti, dai quali teoricamente si domina mezzo Piemonte, poi al centro invernale di Bielmonte inizia la discesa bella e pure leggermente fredda, che in giornate così fa anche piacere.

Arrivo a Rosazza e prendo l’ acqua, l’ ultima salita della tripletta Biellese è anche la più dura e spero di non patire il dislivello già accumulato. Mangio una caramella e a bocca ancora mezza piena raggiungo i due ciclisti che mi hanno preceduto alla fontana, tutti e tre cercando di sfidare questa scalata che nella parte finale non si degna mai di scendere sotto la doppia cifra. Sino all’ ospizio San Giovanni saliamo bene, poi si comincia a far sul serio ed un asfalto nuovo si arrampica deciso su pareti semi-verticali. Stretti tornanti ci proiettano sempre più in alto, se prima stimo di essere al 10% con le imprecazioni degli altri, poi devo confermare che in tratti così sono avvantaggiato col mio 34×27…
Sto amando questa salita, gli altri approfittano di ogni mia sosta fotografica per riposarsi un attimo, ma infine arriva la galleria che tanto mi incute timore e che scopro essere più corta del previsto, circa 200m invece che 500 come avevo letto, tanto da percorrerla tutta in sella aiutato dal faro di una moto a seguire il tratto lastricato che mi evita il terriccio bagnato al suo interno.
Saluto in discesa i 2 compagni occasionali, uno di loro ha un problema ad un cerchio e limitano la velocità, e fanno bene visto che in alcuni tratti l’ asfalto fa posto a pietroni incastrati nel cemento (ma perchè questo?). Avendola percorsa già ieri ed avendo un copertone posteriore nuovissimo, la discesa da Oropa è velocissima e divertente, con anche qualche sorpasso un po’ azzardato, ma così riesco a ritornare indietro relativamente presto, in tempo per accettare l’ invito del proprietario di un altro B&B che mi mostra le sue stanze (sarei capitato molto meglio al “Sottocoperta”) ed alcuni suoi pazzi prototipi a 2 o più ruote (“mitica la bici carrello della spesa”!).
In totale 123km e circa 3300m di dislivello, con un totale di 389km e 8600m in 3 giorni, non eccezionale ma niente male.

CONSIGLI: Usciti dalla città il traffico si riduce notevolmente e ci si addentra in territori in cui si pedala tranquilli in salita. Chi cerca le pendenze dure deve assolutamente fare l’ Alpe Noveis da Crevacuore/Ailoche, per gli altri invece consiglio Bielmonte da Trivero ed Oropa via Rosazza. Secondo me il giro ideale del Biellese è questo: Biella – Mosso – Trivero – Bielmonte – Rosazza – Oropa – Tracciolino – Andrate – Bollengo – Broglina – Mongrando – Biella, si fanno tutte le salite più importanti e belle con un indice di difficoltà alto ma non estremo.

Ringazio sentitamente e mi scuso per non averlo fatto prima:  Cecchi89 e Gianlub dal bdc-forum e Lukmanier dal forum dello scalatore per i preziosi consigli che mi hanno indirizzato bene sulle salite più importanti di Canavese e Biellese.

L’ Alpe di Noveis

Trivero dalle prime rampe di Bielmonte

Là non posso vedere il monte Rosa

Tornantone verso Oropa. Dai partite che vi faccio la foto!

Serra d’Ivrea e lago di Viverone

il 14/09/2011 · Commenti disabilitati su Serra d’Ivrea e lago di Viverone

17 Agosto

Questa notte ha piovuto e c’è umidità nell’ aria, il giro lungo ma di “riposo” sicuramente non offrirà i panorami sperati sulle prealpi Biellesi, sull’ imbocco della Valle d’ Aosta e sul Canavese dalla Serra d’Ivrea.
Partenza in leggera discesa verso Gaglianico e Mongrando, da dove si inizia a salire in maniera lieve verso Zubiena, ai piedi della più lunga collina morenica d’ Europa, generata dal riporto dei detriti di un enorme ghiacciaio che nell’ era glaciale percorreva la val d’ Aosta. Oggi esplorerò questi resti geologici, nel frattempo salgo su una strada ancora bagnata alla comoda ombra del versante dolce della Serra che lentamente degrada sino a Biella. Scendo verso Bollengo percorrendo in senso inverso una delle salite più importanti della zona, la Broglina, territorio abituale di scalata di chi pedala su queste colline. Mi tengo su una strada secondaria fino a Piverone, venendo sorpreso da un inaspettato muro che mi butta in paese, poi scendo in pianura per la ronda del lago di Viverone, un enorme stagno incastonato tra piccole alture.

Il sole ha fatto capolino tra le nuvole e comincio ad avere caldo mentre sono immerso tra campi di mais e qualche sporadico paese come Azeglio o Settimo Rotaro. A Caravino finalmente trovo una vera salita, o almeno è ciò che ho creduto nei 1500m che salgono sino al castello di Masino, quello che si vede dall’ autostrada. Visito il cortile per beccare alcuni panorami, ma col senno del poi questo sarà la rovina della giornata, con un tagliente pavèe che precede la terrazza con superficie in sabbia fine, la quale ancora umida si attacca al telaio e agli ingranaggi.
La strada diretta per Alice Castello esiste solo sulle cartine, il che mi obbliga a dei chilometri extra sotto un sole ormai caldo. Mi avvio verso il lago movimentando un po’ la gamba con leggere pendenze, purtroppo non trovo punti degni di fotografie e cerco di rifarmi solo a Viverone paese, dove un muro da Fiandre scende sino alla riva del lago. Sin’ora il giro è stato uno spreco, ero consapevole che fosse il giorno “brutto” dei 3, ma non ho ancora avuto alcuna soddisfazione… La prima potrebbe essere la salita verso Zimone, strettissima tra 2 fila di mura in pietra che delimitano i vigneti, ma quando lo sterrato in ghiaia si sostituisce al bitume grigio dell’ asfalto l’ entusiasmo crolla e la ruota inverte la direzione (e fortuna che anche questa strada è segnata sulle cartine!)
Salgo a Zimone per la principale, tutta sotto un sole a picco che mi sta lentamente cuocendo, poi continuo verso la Broglina in un fitto bosco che da un po’ di respiro alle braccia che stanno cambiando colore. Trovo 2 tornanti bastardi prima di scendere di nuovo per la Broglina, stavolta diretto verso Burolo e Chiaverano.

La segnaletica da queste parti è una presa in giro, unita ad una cartografia approssimativa mi fa impazzire alla ricerca della via corretta, seguo i cartelli arrivando addirittura su una cementata dimenticata dal mondo, che però effettivamente mi porta al bivio per Andrate. Ora si sale per davvero seguendo una serie diversa di bivi  già visti ieri in macchina durante il trasferimento da Ivrea. Il giro è una delusione continua e guardando le mani noto addirittura la differenza di abbronzatura tra il palmo e il lato della mano (per dire come stavo bollendo), il pezzo finale per Andrate è pure ripido e comincio ad avere un inizio di colpo di calore… Ad Andrate mi butto letteralmente nella prima fontana in cerca di refrigerio, data la quota ormai superiore agli 800m e ai litri di acqua consumata riesco a recuperare e ad imprecare in maniera lucida quando inavvertitamente osservo il copertone posteriore che sta improvvisamente cedendo: è abbastanza consumato, ma non ancora al limite, nonostante questo si sono formati 2 buchi con vista tela e come minimo devo arrivare ad Oropa via Tracciolino, cioè con almeno 2km di sterrato!
Una vocina al mattino mi ha detto “prenditi più soldi, portati l’ elenco dei negozi di biciclette”, l’ho ascoltata perfortuna.

Il Tracciolino è il primo punto divertente di oggi, lo sterrato è tranquillamente pedalabile, qui nel bosco si sta bene e, dove possibile, si può ammirare un’ ampia fetta di pianura e dei paesini della prima collina, dominati da quassù su questa strada che segue il costone di quelle montagne che segnano il confine tra Alpi e colline. I chilometri per Oropa sono tanti, ma facili, arrivo senza problemi al santuario con l’ unica preoccupazione di non bucare. Non mi resta che scendere a Biella e sperare di trovare un negozio aperto il 17 Agosto, ho un vecchio copertone di scorta che però non mi da troppa fiducia e preferisco acquistarne uno nuovo.
La fortuna sembra girare quando incrocio un ciclista Vercellese pratico della zona che mi accompagna in un negozietto di riparazioni nel quale trovo dei Michelin che fanno al caso mio. Il giro è finito, ne approfitto per cercare delle cartine della provincia e per tornare comodamente indietro, cambiare velocemente copertone e preparami per la cena da Joris di Gaglianico, dove quando hanno saputo della mia giornata hanno riempito il piatto a strafogo e mi hanno pure riempito la brocca di vino, il tutto per 12€, e dove ho pure conosciuto il gestore del B&B in cui sarei dovuto andare se non avessi prenotato troppo tardi, anche lui appassionato di biciclette, anche se più nel senso di costruttore di prototipi che di esploratore.

In totale 143km e 2300m di dislivello per un giro che nel male è andato bene.

CONSIGLI:

La zona del lago di Viverone è l’ ideale per delle gite o degli allenamenti leggeri, presenta avvallamenti, strappetti o salite brevi. Più divertente la zona della Serra morenica, con molte stradine che salgono, scendono o ne seguono il crinale, la più famosa delle quali è la Broglina da Bollengo.
Il Tracciolino invece è una strada molto panoramica, ma io la aggancerei ad un itinerario completamente diverso lungo le prealpi Biellesi del quale parlerò nel prossimo mio racconto.

Il castello di Masino visto dal basso

Caravino dal castello di Masino con la Serra sullo sfondo

Panoramica dal Tracciolino, tra Andrate ed Oropa

Il santuario di Oropa



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