Giro delle quattro regioni

il 05/09/2012 · Commenti disabilitati su Giro delle quattro regioni

E’ un giro che ho in mente ormai da qualche anno, approfitto del calo delle temperature del passato weekend per affrontarne una revisione più corta e con più salita, pedalando nel territorio di quattro province appartenenti a Lombardia, Emilia, Liguria e Piemonte, zona principalmente appenninica che ha visto il passaggio di popoli e genti, via di commerci tra il mare e la pianura abitato e conquistato in maniera da numerosi feudi, luoghi in apparenza disomogenei con un fondo culturale comune tanto che si parla di “regione delle 4 province

Parto da Rivanazzano al mattino non presto, a Godiasco faccio la conoscenza di Pietro che sta andando verso il Penice ed insieme saliamo tranquillamente sino a Varzi, la statale a quest’ ora è ancora tranquilla e si viaggia bene. Gli lascio i miei contatti (Facebook spesso torna utile) e ci salutiamo, per me ci sarà la facile salita ai 950m del passo Brallo, 16km con qualche pendenza negativa ed i cui pezzi più duri arrivano nei pressi di S.Margherita Staffora con punte del 7%… Inutile dire che non causa alcun problema e che la velocità raramente scende ai 15 e spesso sfiora i 20. Al Brallo però si cambia improvvisamente registro, una bella rampa a doppia cifra si innalza veloce dal passo ed in un attimo supero quota 1000, la strada scorre ruvida in un fitto bosco che oscura il sole e copre quasi totalmente il panorama che spazia sino allo smog della pianura da cui si innalzano il monte Rosa ed il resto della catena alpina. Si fa fatica, la pendenza media di questi 5km è all’ 8% con tratti oltre al 10, ma la ricordavo un po’ peggio, lo scalpo peggiore del giorno è superato con poca fatica. Mi rimane la salita sino all’ imbocco del Lesima, la carreggiata è poco più di una ciclabile e dall’ alto dei quasi 1500m si ammirano il monte Chiappo e la valle del nascente Staffora che nei millenni ha scavato una stretta 700m più in basso selle sue ripidi pendici. Non sono le Alpi, ma anche questi posti meritano assolutamente una visita!

Al bivio del monte Lesima incontro due motociclisti che ho visto scendere dalle rampe della vetta d’ Oltrepò (1724m), mi confermano che da lassù in una giornata limpida come oggi c’è un panorama stupendo! Arrivo al passo Giovà ed entro in territorio emiliano scendendo verso Zerba, una lunghissima discesa fin troppo pedalabile nel primo tratto, tutta in una lussureggiante val Boreca attorniata da alti monti e tutta un continuo di curve e controcurve divertenti. Dopo Zerba l’ andamento si fa più sinuoso con improvvisi tornanti e pendenze costanti sino allo strappetto che porta a Traschio, in val Trebbia.
Cerco l’ acqua ma le fontane riportano tutte il cartello “acqua non potabile” e perciò rinuncio in attesa delle prossime. Questo tratto di Trebbia non è affascinante come il precedente che porta a Bobbio, ma siamo comunque in una rocciosa stretta valle scavata da un fiume da tonalità blu/turchese in cui la vegetazione spontanea è assoluta protagonista del panorama. La strada è molto lineare, raramente trovo pendenze degne di nota e quei pochi momenti sono brevi, giusto un break alla simil-pianura che attraversa prima Ottone e poi le varie frazioni di Rovegno. Trovo una fontana solo dopo molti chilometri, la forte presenza di vita nella vasca di contenimento non mi ispira fiducia, ma al palato sembra buona e ne bevo sino a dissetarmi.

Credevo di essere ormai pratico della zona, ma ho dei seri dubbi sulla via da seguire ed il bivio giusto lo riconosco solo per ricordo, se mi fossi affidato alla segnaletica sarei giunto sino a Torriglia… La salita sino a Casa del Romano presenta circa 800m di dislivello ed i primi chilometri sino a Cassingheno sono tutti di una costanza imbarazzante, per oltre 4000m la pendenza non oscilla oltre l’1% rispetto alla media e se a questo ci aggiungiamo il traffico quasi nullo, la giornata tersa ed una temperatura finalmente gradevole ecco che abbiamo una scalata veramente di lusso. Al bivio la sede stradale perde una corsia e si impenna regalando splendide viste sull’ alta val Trebbia e su ciò che ancora mi aspetta, ma poi rientra nei ranghi e continua sulla falsariga del tratto precedente, solo un po’ più stretta e pendente.
Al bivio di Fascia si è ormai in alta montagna e la costanza diventa incostanza con punte al 10%, nulla che possa impensierirmi se non fosse che sono rimasto
completamente a secco ed il pensiero di essere già piuttosto assetato con almeno 3km davanti arriva in coincidenza di un’ improvviso calo di prestazioni e sensazioni di
smarrimento fisico. Trovo un rivolo d’ acqua che esce da un tubo nella roccia, talmente fievole che stimo la portata in 4l/h, dopo alcuni minuti ho giusto rimediato due grossi sorsi sufficenti però a farmi parzialmente riprendere sino a Casa del Romano, 1406m ed una vista niente male sui monti di 4 regioni, col ripetitore del Lesima in bella vista, il monte Chiappo più vicino, le cime delle alti valli Nure e Trebbia e  -con mia enorme sorpresa-  il mare! Non lo sapevo e ne sono felice, in effetti oltre al Trebbia ci sono la val Fontanabuona e la val Bisaglio, poi è tutto Ligure!

Acquisto dei biscotti (e ricevo pure lo scontrino) e bevo all’ incirca un litro di acqua, ero proprio assetato. Cerco dei punti panoramici per delle foto e scendo verso la val Borbera ed il Piemonte passando per Capanne del Romano. Vorrei godere maggiormente di quest’ ennesima verde valle appenninica scavata da un impetuoso torrente in cui gli alti monti sono completamente ricoperti da un fitto bosco, però devo anche fare attenzione alle curve, a qualche buca e a del ghiaietto più frequenti nell’ alessandrino e pavese rispetto alle altre due province. Qualche strappetto odioso rompe la sinfonia della discesa che mi porta ai 500m di Cabella Ligure, frequentato paesino di fine valle dal quale partono lunghe salite che i veri scatori non possono che amare, come quella che risale il monte Chiappo sino ai 1500m di Capanne di Cosola.

Scendere è facile, ma se c’è un fastidioso venticello contrario e le preoccupazioni per gli ultimi 20km del giro vengono da se, sarò banale ma con 150km sulle gambe è meglio un aiutino di un “ostacolino”… Prima però c’è la scalata a Giarolo, altri 400m abbondanti di dislivello su una salita che non mi ricordavo e che inizia durissima a Cantalupo Ligure portandomi fuori dal paese in un attimo, salita che prosegue mediamente impegnativa nella quale è però impossibile mantenere un ritmo costante a causa di enormi buche presenti su tutta la sede stradale, ogni 50m devo invadere l’ altra corsia per evitare salti di 10cm dentro a grossi depositi di ghiaia e sabbia, mantenendo alta l’ attenzione onde evitare i sassi più grossi e per cercare di calcolare la traiettoria migliore con sufficente anticipo. Ogni tanto pedalo senza preoccupazioni, ma giusto “ogni tanto” e come se non bastasse vengo attaccato dai tafani, esseri bastardi che sanno volare anche ai 15 all’ ora e che con aria di scherno mi passano davanti ricordandomi gli attacchi aerei della 2° guerra mondiale. Per quanto rispetti la natura e cerchi sempre di non nuocere anche ai più umili insetti, questi sono parassiti e dopo una puntura sul collo riesco a farne secchi un paio intenti a non so cosa sulle mie gambe ed è con un tocco di sadismo li vedo soffrire dopo averli schiaffeggiati con forza. La vista di mamma daino con il piccolo da un pizzico di gioia a questa scalata completamente da dimenticare (anzi da ricordare per non farla mai più), fortuna che alla fine c’è un tratto piano e che i tafani non abbiano i geni di Usain Bolt.

Da Pallavicino a Giarolo c’è ancora del dislivello che mi collega dai crinali della val Borbera a quelli della val Curone, il paesaggio qui è ormai cambiato e le colline ne fanno da padrone, senza dubbio si tratta di colline serie, ma ben diverse dalla montagna dell’ Appennino. Credo che la discesa dal Giarolo sia stata una delle più affrontate in questo 2012, l’ asfalto bello e largo unito a pendenze decise la rende tra le più divertenti delle mie zone. Arrivo a San Sebastiano Curone dove, come preventivato, mi aspettano 20km con il vento contro che annulla completamente le pendenze favorevoli, per mia fortuna in tutto il giro ho mantenuto un ritmo turistico ed ho ancora molte energie da spendere, la discesa della val Curone scorre molto tranquilla  -nervoso a parte per tafani e buche-  e vede attorno a me abbassarsi pian piano le colline che a Casalnoceto degradano dolcemente nella pianura. Manca poco a Rivanazzano, giusto qualche saliscendi nelle ultime propaggini dei monti delle 4 regioni, un epilogo giusto per questo giro in Lombardia, Emilia, Liguria e Piemonte!

In tutto 173km e 3200m di dislivello in 7 esatte ore pedalate (8 totali).
Consigli: per renderlo più facile si può scendere in val Trebbia passando per Brallo / Ponte Organasco, oppure per Casanova Staffora / Giovà / Trascio, si può ridiscendere passando per Torriglia e la valle Scrivia (allungandolo parecchio però, consigliato solo se si è in gruppo), oppure semplicemente svalicando a Dernice invece che al Giarolo.

Salendo al Brallo si vede Cima Colletta

Da Cima Colletta lancio lo sguardo sui 1700m del monte Chiappo

Panoramica dal Giovà col monte Lesima, val Boreca e monte Alfeo

La verde e affascinante val Boreca

Foto bruttina da Casa del Romano, ma si intuisce il mare

Lesima, ma da Casa del Romano

Cantalupo Ligure e la val Borbera

Panorama del crinale di Dernice salendo al Giarolo

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