A piedi al monte Penice (con annessa caduta)

il 25/08/2017 · Commenti disabilitati su A piedi al monte Penice (con annessa caduta)

Un mese di agosto sfigato questo, prima un problema ad una rotula, poi un altro problema alla stessa rotula e quindi niente bici, solo passeggiate o corse talvolta sterrate e talvolta con bei dislivelli come questa qui.
Vista la tranquillità eccessiva in ufficio ho preso una mezza giornata di ferie per un bel trail in montagna. La mia montagna, non la roccia delle Alpi o la maestosità delle Dolomiti, ma pur sempre quote sino ai 1460m del Penice, vetta da cui partono i segnali televisivi di mezza Lombardia.
Siamo in tre, con me ci sono Federico un istruttore di trail e buon conoscitore della zona e Davide al suo primo trail con scarpe da strada.

Il percorso inizia facile da Menconico su vie battute, la salita si fa sentire ma non è mai cattiva ed arriviamo facilmente al primo ristoro idrico (fontana) di Carrobiolo, poi si cambia ed è solo grazie alla traccia che non ci perdiamo in strade agricole talvolta poco battute. Un lungo pezzo corribile ci porta al passo Scaparina alle pendici del monte, ora si inizia a fare sul serio con ripidi passaggi in un fitto bosco di conifere (un km al 20% per intenderci) fino a reimmetterci in un tratto ripido e tecnico che lo stesso Federico aveva proposto a scendere in una gara nel 2015. L’ambiente cambia all’improvviso, il bosco lascia spazio ai prati ed il santuario circondato dalle antenne RAI è proprio davanti verticale a noi che, da buoni cinghiali, saliamo dalla direttissima.

Si sale già da subito20170823_153228Ora nel fitto bosco della Scaparina
20170823_161551L’ultima rampa
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Il panorama è sempre bello, si vedono Bobbio (PC) col suo ponte gobbo sul Trebbia, Romagnese, Varzi, gli alti Appennini ed un pezzo di pianura sin dove la foschia permette allo sguardo di vagare. La salita è finita, vediamo un taglio a lato del santuario e mentre Davide mi chiede “te la senti?” io già mi lancio in un pezzo tecnico che ci permette di tagliare la strada asfaltata. Qui c’è da divertirsi tra rocce, erba e pendenze ripide, ed io mi esalto. Ritorniamo alle pendici del monte in maniera più agevole e poi, grazie ad alcuni suggerimenti di Fede, abbandoniamo il mio itineriario per giungere diretti a Varsaia alla terza fontana.

Antenne RAI e monte Alpe
20170823_164440Bobbio e la val Trebbia
20170823_164451Noi tre
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E ora giù di nuovo, siamo in un fitto bosco con alcune pendenze che precedono la discesa, quella vera, quella che ricorda le più pure Alpi: 20/25%, sassi, saltini, curve, io spavento tutti prendendo dei distacchi considerevoli ed arrivo ad una curva sconvolto, è il momento di maggiore affanno del giorno ed è in discesa. Ripartiamo, in un pezzo tecnico non so cosa succede esattamente ma il piede rimane incastrato ed io, già abbassato in avanti per evitare una pianta, cado di peso sulle braccia, un colpo secco che si ripercuote sulla lucidità. Per fortuna siamo quasi arrivati, mi pulisco ad una fontana ma oltre a diversi graffi ed ematomi ho anche due piccole ferite profonde che mi suggeriscono una visita al pronto-soccorso.
Varzi è un paesino che ha (fortunatamente ed almeno per ora) un piccolo ospedale, ma oggi è una giornata terribile e c’è fila per quei pochi medici presenti. Niente di grave, nemmeno un punto di sutura e solo dei cerotti adesivi, ma rimane la frustrazione per un periodo in cui sono pieno di acciacchi più o meno volontari.

In compenso il giro è stato bello, vario, panoramico, Davide se l’è cavata bene e siamo rimasti tutti contenti in questi 15,5km e 900m d+

Pezzo di contropendenza
20170823_171900Discesa ripida e tecnica
20170823_172353I danni della caduta
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S.Stefano al monte Penice

il 08/02/2016 · Commenti disabilitati su S.Stefano al monte Penice

In pianura la giornata è fredda e grigia, sembra nuvoloso ed il clima non invoglia di certo a pedalare. Ma a metà mattinata guardo le webcam e noto che sopra gli 800m il sole sta dominando sulle alte nebbie con temperature primaverili, per cui carico la bici in macchina e studio un breve percorso montano con partenza da Varzi da farsi nel primo pomeriggio.
Non fa comunque freddo, addirittura oso a non mettermi i copriscarpe e la sceltà sarà vincente, qui a Varzi il clima è ancora grigio ma si sta bene ed in salita ci si scalda un po’. Inizio facile sulle prime rampette del Brallo, poi devio per una delle salite che detesto e che mi porta a Menconico, una strada a mezzacosta che sale molto più delle apparenze. Dopo il paese arriva il bello e duro, la strada nei boschi alle pendici dei monti sale molto decisa superando spesso la doppia cifra e guadagna velocemente quota. Inizialmente un timido sole si fa intravedere in cielo, ma in pochi minuti  l’ azzurro esplode e con esso la temperatura che aumenta di diversi gradi. Ora fa caldo, il sole ed il cielo limpido sopra il mare di nebbia sovrastato dall’arco alpino ricordano più la primavera che il giorno dopo il natale…

E sudo pure, devo togliermi i guanti e slacciarmi tutta la giacca per stare bene ai 1100m del passo Scaparina. Scendo a Ceci e seguo questa nervosa ma bella via che mi porta in val Trebbia verso Bobbio, fortunatamente senza la nebbia della confinante valle Staffora. Non arrivo al paese, il bivio con la statale del Penice è più alto e considerando che si tratta di un’altra salita che odio per me è un bene. Al bivio di S.Maria prendo una decisione non preventivata e mi immetto sul versante alternativo, più ripido e stretto e molto meno frequentato, il quale attraverso due piccole frazioni e tratti ripidi mi fa risparmiare un chilometro e tanto traffico. Ritorno alla statale a 2500m dalla vetta, qui mi trovo nel bosco e l’asfalto è bagnato, ma non ci sono difficoltà particolari ed arrivo al passo con relativa facilità.
Il passo Penice coi suoi 1145m stavolta non è un punto di sosta, parto diretto verso la cima su cui stamattina si registravano 11° e mi godo l’ asfalto appena rifatto che mi aiuta nella scalata della prima parte. Il traffico è fino sostenuto, in proporzione ben più del mio ritmo che non ha pretese se non quelle di godersi un ambiente man mano più ampio e straordinario al progressivo calare del sole. Il secondo pezzo è più ruvido ed aperto, trovo qualche brevissimo tratto brinato ma la vetta arriva senza patimenti.

S.Stefano 2015, nonché il mio onomastico, sono ai 1460m del monte Penice circondato da una moltitudine di persone come forse mai ho visto, il sole si sta quasi buttando dietro ai monti ad est ed attorno a me vedo di tutto, ma con una limpidezza che raramente ho potuto ammirare. Mi fermo a parlare con altri, là c’è il Cervino, mentre dietro innevato si vede il monte Bianco; il Monviso è quello, mentre se guardi ad est puoi vedere il monte Baldo e la Lessinia. Mezza catena alpina sotto i miei occhi, tutto mentre nuvole basse si stanno sciogliendo in val Trebbia e Staffora e mentre la pianura sta soffocando sotto una evidente cappa di smog. Ma c’è anche l’Appennino ed i suoi monti illuminati da una intensa luce arancione. Devo fermarmi assolutamente per delle foto e non sono di certo l’unico ad avere l’attrezzatura in mano, c’è anche chi ne possiede di professionali e sta usando il cavalletto per immortalare questo panorama da favola. Tra l’altro guardo uno di questi e mi pare una faccia familiare, ma non dico niente per evitare figuracce, sarà lui a scrivermi in seguito inviandomi una mia foto!

Però ora devo assolutamente scendere, fra mezz’ora farà buio e non ho nemmeno il tempo per allungare ed aggiungere del dislivello extra a questo che sarà nettamente il giro con l’indice di pendenza maggiore del 2015. Ripasso dal passo e mi lancio verso Varzi in attesa di reimmergermi nel clima nebbioso, ma mi concedo altre soste fotografiche a più bassa quota per memorizzare il contrasto tra nubi ed un sole che filtra tra le fronde della vegetazione dall’altra parte della valle, fino ad entrare nella maledetta umidità che fortunatamente svanisce poco dopo, lasciandomi nel grigio ma con una buona visibilità sino all’ arrivo a Varzi.

Ed anche questo inverno mi ha regalato un assolutamente inaspettato giro ad alta quota con visuali meravigliose ed indimenticabili. La serie del “magico autunno” 2015 termina qui, vi saluto lasciandovi in attesa di nuove foto, proposte ed avventure per questo 2016, ciao!

57km, 1735m

Tra Menconico e lo Scaparina, appena sopra lo strato di nebbia
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Il santuario del monte Penice
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Appennino al tramonto
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Nebbia che risale la val Trebbia
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Nebbia sulla valle Staffora
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Le ultime luci sopra agli ultimi metri di libertà
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Autunno al monte Penice

il 28/12/2015 · Commenti disabilitati su Autunno al monte Penice

domenica 25 Ottobre

L’orario è cambiato, il tramonto anticipato di un’ora e al massimo alle 17 dovrò essere alla macchina pronto per il rientro. Anche oggi il clima è balordo, con temperature uguali in pianura come alla stazione meteo dei 1460m del monte Penice, unico luogo della mia zona in cui non sono ancora stato in questo 2015. Ho studiato diverse ipotesi, ma quando i miei vicini mi chiedono il programma di oggi ed io rispondo ‘Penice’ come loro, è lì che decido il percorso con un salto a Casa Matti per passare a trovarli.

La partenza è subito dopo pranzo, i chilometri saranno pochi ed il clima già gradevole a Ponte Crenna, pochi chilometri prima di Varzi utili per riscaldarsi in previsione della salita che con oltre 1000m verticali mi porterà sino alle antenne televisive della Rai che da lassù trasmettono il segnale in una fetta consistente di pianura padana.
La salita la conosco benissimo, è stata la mia prima vera avventura ciclistica nel 2001 ed è un tipico percorso di montagna che parte deciso e poi spiana sino a Collegio, per riprendere ancora deciso in un fitto bosco di conifere sino agli ultimi due facili chilometri verso il passo, tutto su strada a due corsie con occasionali tornanti e diverse curve che la rendono una delle mete dei motociclisti. Ma oggi non vado, già nei tratti iniziali all’8% non riesco a rimanere sui 15 orari (quella che per me è la velocità di riferimento) e fatico più del previsto a tenere ritmi che sarebbero normali se non stessi cercando di fare il mio tempo record. La scalata sino al passo è tutta così, provo a forzare nei falsopiani ma le sensazioni di ieri sul Lesima si stanno confermando… Non si può sempre andare forte, capitano i periodi NO.

Dal passo al monte la strada cambia, un nuovo strato di asfalto di recente posa ha spianato le diverse buche e le rugosità della carreggiata qui molto più stretta, la pendenza è più ripida e le sensazioni sono finalmente buone, acquisendo velocemente quota con panorami sempre più ampi sopra un mare di foschia che ricopre la pianura. Supero anche la quota di crescita della vegetazione a tronco  e con una ripida rampa finale arrivo in cima. Il tempo scoprirò essere il mio record per 8 secondi, ma l’altro tentativo risale alla scalata complessiva da Bobbio dopo aver toccato anche la cima del Lesima, in pratica mi sono dato 8″ ad una versione di me in semi-crisi…

La vista non è ai livelli del Lesima, ma anche da qui si può ammirare una bella porzione di arco Alpino, la val Trebbia, gli altri monti dell’Appennino e la valle Staffora. Girovago in cima per fare delle foto, la giornata di contrasti regala scatti ottimi e devo proprio approfittarne prima di scendere a valle in direzione Romagnese, discesa finalmente gradevole su un asfalto decisamente liscio. A Casa Matti incrocio la mia vicina con la figlia, il marito è in albergo a vedere la Juventus e come entro… gol… porto fortuna, o sfiga, a seconda dello schieramento!
Non mi soffermo però a lungo, la giornata sarà più breve e devo ancora scendere sino a Romagnese da cui mi immetto su una stradina sperduta su cui ho pedalato al massimo due volte, una leggera salita a scatti che attraversa piccoli agglomerati di poche abitazioni giungendo a Zavattarello senza passare dalla val Tidone. Mi manca ancora la pedalabile salita a Pietragavina nella quale incrocio alcuni cacciatori alle prese con un cane che non voleva rientrare, poi rientro ma passando dal versante atipico di Rosara, giungendo a Ponte Crenna in orario e contento di aver terminato i 200 obbiettivi stagionali, seppur con una prestazione atletica oggi scadente. Ad accogliermi trovo pure una banda di bulgari che suonano la fisarmonica per me, al modico costo di 1€ in offerta…

57km, 1575m, e per quest’anno le avventure sono finite… o forse no?

Bobbio dal Penice Vetta
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Foto mia un po’ mossa mentre guardo soddisfatto la val Trebbia
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Il monte Rosa sopra la foschia
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La strada che sale al Penice
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Cima Colletta e monte Lesima, dove ero ieri
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L’autunno sta arrivando sulle pendici dei monti

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Top 2012, le posizioni 10-7

il 30/01/2013 · Commenti disabilitati su Top 2012, le posizioni 10-7

4 Gennaio – Penice e Brallo invernali

Che senso ha vivere senza fare azioni degne di nota? E’ questa la molla che mi ha spinto a studiare questo giro in pieno inverno, itinerario che tocca anche i 1460m della cima del monte Penice. A Rivanazzano fuori dall’ abitacolo ci sono -3°, a Varzi parto in bici con 1° positivo e durante la salita verso il passo comincio ad avere caldo, stimo che ci siano almeno 6°. Dal passo al monte la strada è libera dalla neve e la scalata agevole, solo presso la sommità c’è qualche brevissimo tratto con ancora 1cm di neve compressa, nulla che possa preoccuparmi. Alla vetta mi faccio fare la foto di rito, cavolo è il 4 Gennaio e sono oltre i 1400m!
Discesa bagnata sino a Bobbio e risalgo la val Trebbia allungando per scoprire una salita mai fatta, verso Ponte Organasco esce finalmente il sole ad illuminare un ambiente troppo povero di neve. La salita è abbastanza agevole, ma comincio a soffrire il dislivello troppo elevato per il periodo e gli ultimi chilometri non scorrono via facili come in estate. Dai 950m del passo del Brallo mancano 17km di discesa, e poi la prima pedalata montana è finita!

Totale: 90km, 2100m

Bobbio dal monte Penice. Di neve giusto delle macchie alle quote più alte

Io un po’ affaticato, ma d’ altronde ho fatto 1050m consecutivi di dislivello

21 Giugno – giro del solstizio

Ormai è per me un classico, il 21 Giugno rimango in giro sino al tramonto che nel giorno più lungo dell’ anno cade alle 21:30. Partenza al mattino prestissimo (7:35) per scavalcare Montemarzino e scendere al birrificio Montegioco (giusto per intendersi, recentemente il birraio ha vinto il premio come “migliore d’Italia”) per acquistare qualche bottiglia che porto nello zaino sino in ufficio, ovviamente aggiungendoci la salita di Sarezzano.
Finito l’orario di lavoro ho sonno a causa della sveglia anticipata, per questo parto abbastanza frenato per un giro che prevede numerose salite. Quando le pendenze si fanno più dure sul muro di Vallescura le gambe cominciano a girare meglio, l’ orario tipico della cena è il momento ottimale per il mio bioritmo e spiano diverse salite consecutive, guardando perplesso una cella temporalesca sul Piemonte che invia le sue propaggini sino all’ Oltrepò. Alle 20:50 attuo il cambio occhiali mettendo quelli trasparenti, sono in anticipo e riesco pure ad allungare per un’ ulteriore salita, giungendo a casa alle ultimissime luci con strisce di pioggia verso ovest e qualche goccia che comincia a cadere quando sono davanti al cancello di casa.
Totale: 95km, 2290m, 10 colli
LINK: http://giriesalite.altervista.org/?p=1711
Bran e Tentatripel, che buone!

Comincia a far buio, ma mi manca ancora l’ ultima salitella!

 

14 Luglio – Milano / Genova

Il giro di oggi prevede di accompagnare 3 milanesi dalla loro città sino alla riviera, tendenzialmente ad Arenzano, per poi rientrare in treno. Io li aspetto (a lungo) a Rivanazzano, uno di loro ha bucato e complice il vento contrario hanno già accumulato mezz’ora di ritardo. Risaliamo la val Curone combattendo contro un vento teso, svalichiamo a Dernice ed attraversiamo le strette della val Borbera, dove gli altri si sentono persi e non hanno bene idea della posizione. Ad Arquata Scrivia ci fermiamo in un negozio per prendere una camera d’aria di scorta, come usciamo metto il 50 e trac … si rompe il filo! A 200m dal negozio però! Dopo la riparazione ci rimettiamo in viaggio verso Gavi, dove prendiamo la dolce salita collinare che ci porta all’ imbocco del monte Lanzone, alcuni chilometri impegnativi. La discesa è forse peggio, ci sono fortissime raffiche laterali che rendono l’ equilibrio precario. Risaliamo quindi a Capanne di Marcarolo, dove gli altri cominciano a patire i 60/70km in più rispetto a me.
Decidiamo di puntare a Genova e continuiamo sempre all’ insù sino ai Piani di Praglia, dove veniamo accolti da un cielo grigio, asfalto bagnato e nebbia che a tratti nasconde le curve della successiva discesa. Scesi a Campomorone veniamo sfidati da 3 brevissimi scrosci di pioggia di qualche minuto ciascuno, questo però non mi scoraggia e considerati gli orari dei treni ed il vento favorevole capisco che farei prima a tornare in bici… Saluto gli altri e riprendo a salire sul facile ma lungo passo dei Giovi.
Il vento è favorevole, ma meno forte del previsto e compensa giusto la stanchezza. Arrivo ad Arquata ed il cielo si fa nero, con forti tuoni e grosse gocce che a Serravalle si trasformano in un acquazzone dal quale mi riparo sotto una tettoia. Dura giusto una ventina di minuti, poi mi rimetto in marcia sempre aiutato da una brezza sino a Tortona, dove cedo alle lusinghe della fame e mi fermo per una merenda prima di tornare definitivamente a casa, sicuramente non più tardi di quando sarei tornato se avessi preso il treno…

Totale: 185km, 2500m
LINK: (In realtà non ne ho mai scritto…)

Val Borbera da Dernice, passeremo in quelle strette

DILUVIO!

 

30/06 – Cottura al Lesima
La giornata è calda e per questo la trascorrerò sui monti pavesi, dove la temperatura sarà l’ ideale per sfidare le alte vette Appenniniche. Per migliorare la dispersione di calore indosso una vecchia maglia bianca tagliata a canutiera, quindi parto in direzione Varzi salendo poi sin al Pian dell’ Armà, 1480m con una strada che nel secondo tratto è troppo rovinata pure in salita. Scendo al Giovà ed incontro due compagni di squadra coi quali faccio un fresco ristoro prima di scendere verso Pianostano, dove li saluto dovendo salire sino al monte Lesima via Cencerate, una salita che le altre volte mi ha sempre creato problemi.
Stavolta arrivo a Cima Colletta senza patimenti e posso avventurarmi tranquillo sulle ripide rampe che mi portano ai 1724m della vetta, una salita molto dura che ho affrontato solo due volte con oggi… Scendo al Brallo e ritorno quasi a Varzi, il caldo comincia ad essere fastidioso ma mi manca ancora la scalata del Penice via Menconico, una strada secondaria con pendenze di tutto rispetto ed un bosco che non riesce ad ombreggiare il sole alto di metà giornata.
Al Penice decido di allungare verso Romagnese, una sosta refrigerante alla fontana di Casa Matti è obbligatoria prima di percorrere la val Tidone sino al bivio di Valverde, ultimo infido strappo prima della lunga ridiscesa in val di Nizza prima e Staffora dopo.
La scelta della canutiera si rivelerà disastrosa per quella porzione di pelle non ancora abbronzata, dapprima una forte scottatura mi obbligherà a spalmare continuamente delle pomate, poi si formeranno delle bolle prima che la pelle morta lasci spazio a quella nuova. Ancora oggi che scrivo porto i segni di quella giornata con il segno dell’ abbronzatura non più a metà braccio, ma a metà spalla…

Totale: 153km, 3400m
LINK: http://giriesalite.altervista.org/?p=1724

Muro finale del Lesima, arriva fortunatamente dopo del piano

Il ripetitore aereo sulla vetta dell’ Oltrepò

Un saluto dal Penice

il 05/01/2013 · Commenti disabilitati su Un saluto dal Penice

E’ veramente da tanto che non pubblico niente, da quasi un mese ormai quando ho mostrato a tutti il risultato delle selezioni del calendario dello scalatore 2013.

Al momento ho diversi progetti in mente, cioè di tracciare una serie di percorsi turistici tra Oltrepò e Tortonese suddivisi per zona e difficoltà, quello di scrivere la classica classifica personale dei migliori giri del 2012, raccontarvi i progetti per questo 2013 ed anche aumentare l’ interattività con gli iscritti al gruppo su Facebook.
Ma per il momento vi mando una cartolina dal passo Penice (purtroppo la strada per la vetta era inagibile, ma non che questo mi abbia fermato!)

Voglio andare lassù, ce la farò?

Beh intanto sono arrivato al passo e gli ultimi 1500m non sono stati molto agevoli a causa della nevicata del giorno precedente


Tento la via della vetta, ma dopo 1km rinuncio, non ho il tempo necessario per salire e scendere in tutta sicurezza (dalla foto si capisce perchè?)


Un peccato, le colline e le Alpi che sbucano dalla foschia sono un vero spettacolo!

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