Stage in alta val Ceno (PR), seconda parte

il 16/06/2010 · Commenti disabilitati su Stage in alta val Ceno (PR), seconda parte

Sveglia presto ma non troppo, il giro in programma non è poi così duro sebbene ci aspettino 113km puramente Appenninici con 3000m di dislivello, di cui 2500 in 3 dure salite consecutive (L’ itinerario è questo: http://www.bikemap.net/route/375685). Dopo la colazione abbondande ci prepariamo, Marco però rinuncia all’ anello completo a causa dei problemi al copertone, per lui ci sarà un giro di ripiego dopo aver pezzato lo strappo con un ulteriore pezzo di camera d’aria.
La partenza è subito in discesa, il cielo non è molto promettente, ma nemmeno minaccioso, alcuni nuvoloni grigi svolazzano lenti sopra questo che è un punto d’ incontro tra il mare e la pianura. Alcuni km lungo la val Ceno permettono di riscaldarci prima della prima facile salita lungo il tratto finale del passo Montevaccà, già scalato ieri. Sento la gamba girare bene, potente e per niente affaticata, ed il fiato (il mio punto debole) è ok. Scaliamo il passo insieme per tuffarci in discesa sino a Bedonia, bella come sempre su asfalto ottimo. Quindi affrontiamo la 2° ascesa di giornata, la colletta di Bedonia (100m di dislivello molto pedalabili),  dove scopro che Bedonia non è in val Taro ma in una vallecola laterale.

Una discesina altrettanto poco ripida ci porta nell’ alta valle del Taro, che scorre tra strette pareti attorniate da verdissimi boschi e da rocce vive. Tiro poco, in fondo non conosco la strada… L’ obbiettivo è quello di lasciarmi dietro Aresius, vado approssimativamente come al top del 2009, ma col senno del poi il mio “avversario” va di più del suo top 2009, ed ha beccato la giornata di grazia… E poi io sono un ciclista sfaticato :)
A Pontestrambo svoltiamo, l’ asfalto si fa vecchio e la strada stretta. Ne approfitto per togliermi casco e guanti, sebbene non sia una giornata particolarmente calda c’è un’ afa opprimente. I propositi di tregua durano poche centinaia di metri, io e Roberto stacchiamo Giulio che sale del suo passo, poi nei punti piani io tiro il fiato e perdo di proposito la ruota, che avvicino leggermente nei tratti più duri, e che perdo definitivamente quando la strada si impenna per qualche km oltre al 10%. Fa caldo, sudo parecchio e la scelta di scoprirmi il più possibile si rivela azzeccata, inoltre fatico a tenere i 10kmh, spesso sono appena sopra ai 9; mi farebbe comodo un 34×27. Aresius è poco avanti, io non forzo troppo conscio di non essere nemmeno al 30% del dislivello totale, ma alzandomi sui pedali faccio cadere il casco che si incastra tra i fili dei freni, e sono obbligato a fermarmi. Lo sistemo, ma ripartire al 12% non è facile, devo zigzagare per riprendere velocità.
Al passo Tabella il duro è fatto, mi fermo per una foto convinto di essere praticamente in cima, ma Giulio raggiungendomi mi rende noto che mancano ancora diversi km di falsopiano. Uffa, in compenso la strada è asfaltata perfettamente, tutta all’ ombra del bosco del monte Penna, e alla ruota di Giulio arrivo presto al passo del Chiodo, dove con mia sorpresa c’è Marco ad aspettarci. Bevo una borraccia, a 1400 e passa metri non fa freddo, e scopro pure che i 2 fratelli hanno frantumato i loro vecchi record… alla faccia! Una signora incuriosita viene a domandarci i particolari sulle nostre bici, fotografando quella che per lei è la più bella poichè dipinta di giallo. Vabbè, Marco ritorna indietro verso il Tomarlo, noi facciamo rifornimento ad una fontana ed io mangio qualche biscotto, meglio non rischiare una crisi di fame.

Un lungo discesone appenninico ci porta all’ inizio della seconda salita dura, Romezzano, ma solo dopo un tratto in pianura di ben 50m su un ponticello. Questa è la più facile delle 3 difficili, solo 600m di dislivello e solo poche centinaia di metri sopra il 10%. La prendo tranquilla, nonostante il sole sia ormai coperto l’ afa si fa sentire ed il panorama di valli e monti viene ogni tanto interrotto da pareti rocciose simil-dolomitiche. Dopo una foto perdo le ruote buone, ma non me ne preoccupo, il giro è ancora lungo e non voglio andare in crisi nell’ ultima salita. Per fortuna il tratto al 12% finale è di soli 400m, dopo di esso sbuchiamo ad un bivio che solo dopo capirò di che bivio si tratta: quello del Tomarlo, a 300m da noi, un punto ideale per ritornare a casa. Ma noi siamo uomini veri e rinunciamo a 300m extra di salita per scendere a Santo Stefano d’Aveto, paese di montagna che mi ha sempre incuriosito e che finalmente visiterò.

In discesa sentiamo un paio di tuoni lontani, ma vale sempre il discorso che con me non ci si bagna, e dopo la discesona ci fermiamo a mangiare: un panino non fa male a questo punto. Vicini a noi un quintetto di Genovesi si rifocillano prima di tornare al mare, noi invece scendiamo in val d’Aveto sino al confine piacentino, inseguendo le nuvole che prima tuonavano ma che (fortunatamente) non raggiungiamo. Alla galleria giriamo, ci aspetta la salita di Crociglia, 800m di dislivello in poco meno di 10km all’ 8% di media.
Siamo in mezzo al bosco, che ci protegge dal sole ormai uscito allo scoperto, ed io prendo finalmente un briciolo di coraggio forzando il ritmo. Roberto mi segue, ma ad un certo punto si stacca di una decina di metri ed è solo grazie alla sua grinta in una giornata di grazia che mi riprende. A questo punto ho 2 scelte, o tiro e forse lo stacco, o salgo tranquillo insieme a lui, consapevole di poter avere la peggio. Poco prima di un paese ci fermiamo per delle foto (pensavate che provassi veramente a faticare per staccarlo?), ci sono un paio di tornanti alpini scavati nella roccia, con una enorme frana sulle pendici di un monte poco lontano che impressiona tutti noi. Fotografo Giulio che sale, ma c’è un maledetto palo che rovina lo scatto e lo rende poco appetibile per il “calendario dello scalatore 2011”.
Sino quasi alla fine io e Roberto saliamo insieme, poi complice qualche sosta fotografica di troppo lo perdo di vista, e finalmente comincio ad avvertire un minimo di fatica lungo gli ultimi 4km al 9% abbondante di media, complice anche il sole e l’ afa che mi fanno sudare un casino.
Ci vuole questa sosta in cima, ormai è quasi fatta e la gamba è buona, non come quella di Giulio che ha macinato il record pure su questa salita (Aresius no perchè si è fermato con me), ma potrei continuare a lungo, infatti ho valutato l’ idea di tornare a casa per poi scalare il Tomarlo da Anzola, ma l’ orario non mi permette questa follia.
Discesa bruttina sino al bivio della statale dello Zovallo e Tomarlo, che non ricordavo così lontani. Si pedala forte insieme, spesso lo stare a ruota ci aiuta a turno tra me e Roberto, Giulio invece ci raggiunge un paio di minuti dopo al Tomarlo, la strada più alta della provincia di Parma. Manca solo la salitella finale, ma prima un discesone largo con larghi tornanti, dove io Oltrepadano perdo la ruota dei 2 Parmensi. E’ che non sono abituato a stradoni del genere, e non conoscendolo tiro i freni un pelo più del dovuto.
Gli ultimi metri di dislivello scorrono via molto più facilmente del previsto, quindi doccia, carichiamo la macchina e ringraziamo Roberto e Giulio per l’ ospitalità e per questo ottimo weekend di ciclismo & non solo!!!

In totale, 113km, 3000m di dislivello ai (per me) 22.7kmh di media pedalata.

Da sinistra al passo Chiodo: Marco, Giulio, Roberto,Stefano (io)

Vista da S. Stefano d’Aveto

L’ Aveto dai primi metri del Crociglia

Giulio ai tornanti per Torrio

La gigantesca frana del monte di Mezzo

Ora siamo sul Tomarlo, praticamente alla fine.

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