Ultrapiattum in Lomellina

il 17/03/2011 · Commenti disabilitati su Ultrapiattum in Lomellina

C’è quest’ idea malsana che mi frulla in testa da un po’: il giro di TUTTA la Lomellina, 140-150km di pura pianura dove anche i cavalcavia sono gradita merce rara. Sarebbe da fare in gruppo, ma la vera sfida è in solitaria lungo infiniti drittoni tirando per ore lo stesso rapporto alla stessa velocità.
La giornata non è di quelle ideali, fa abbastanza fresco ed il cielo è coperto, credo che la massima abbia toccato i 7-8°, ma almeno l’ incubo nebbia è scongiurato. La partenza è da Pieve del Cairo, paesino a pochi passi dal Po, e bastano pochi km per rodare le gambe e fissarsi tra i 30 ed i 31 orari, quella che arditamente spero sia la media finale del giro.
I paesaggi della Lomellina sono grossomodo gli stessi, lunghe strade più o meno larghe che compiono dolci semicurve seguendo i confini di campi arati, risaie e pioppeti, con qualche occasionale torrente, fossi alti e con paesini che compaiono all’ improvviso e che scompaiono 1km dopo. Al contrario dell’ Oltrepò, non ho avuto modo di vedere tante occasionali cascine, la vita qui si concentra tutta nei piccoli o medi comuni, fuori c’è solo l’ agricoltura. Se fosse stata una giornata particolarmente limpida avrei avuto la compagnia delle Alpi all’ andata e dell’ Appennino al ritorno, circondato dalle ultime propaggini del Monferrato nei tratti finali, ma la visibilità era ridotta a pochi kilometri e l’ unica cosa bella che ho visto sono stati gli infiniti drittoni che mettono a dura prova la mente del ciclista solitario.

Passo Lomello (da cui arriva il nome della zona), continuo e a San Giorgio trovo il bivio per Ottobiano, ho il sentore che ci sia qualcosa di strano, solo in seguito scoprirò di aver allungato di alcuni kilometri. Supero Ottobiano e Tromello, sbucando sulla statale Mortara-Pavia, trafficata a livelli sopportabili ma con una leggera brezza da nord che quasi non da fastidio. Supero Garlasco, ormai è un’ ora che sto pedalando e comincio a soffrire di noia, ma tengo duro. Passo il lungo cavalcavia autostradale di Groppello Cairoli e proseguo in direzione Pavia, finchè non mi viene il dubbio di aver abbondantemente superato il bivio per Zerbolò, così controllo la cartina e capisco di essere andato ben oltre. Poco male, ho davanti a me una strada che mi riporta sui passi voluti, qualche km extra non può che far bene, dato che ho anche evitato la deviazione per Dorno.
A Villanova d’ Ardenghi c’è la prima sorpresa, un tratto di discesa in cui perdo 5m di quota raggiungendo la spasmodica velocità di 38 orari! Chiedendo consigli arrivo a Zerbolò, paese stuprato (direi che è una parola adeguata) dall’ autostrada che lo taglia in 2, ma mi sorprendo dell’ ottimo risultato dei lavori di insonorizzazione, anche standoci sotto non sentivo nulla.
Ora mi aspetta Bereguardo, ma prima c’è il famoso ponte di barche in legno, in grado di adattarsi ai vari livelli del Ticino e di garantire un attraversamento sicuro a tutti. Subito dopo c’è da risalire l’ argine, credo che siano almeno 10m di dislivello che affronto col 50. Attraversato il paese entro in provincia di Milano, ma il traffico è limitato anche a Motta Visconti e Besate. Grazie ad un locale intraprendo una deviazione ancor più sperduta, in cui ci sono più biciclette che macchine, e dopo questo giungo all’ abbazia di Morimondo, posta su un’ altura rispetto alla campagna circostante, quando per altura intendo quella rapportata alla Lomellina, cioè 5m.
Ritorno nel pavese riattraversando l’ argine del Ticino, toccando la velocità massima del giro (40.5kmh), supero la circonvallazione di Vigevano ed arrivo a Cassolnovo, estremo nord della provincia, incrociando anche in senso opposto 2 grupponi di 30 persone. Faccio un pensiero a quanto sia monotono pedalare qui e a quanto sia fortunato ad avere salite già nel mio paese…

Gravellona Lomellina, Cilavegna, Nicorvo, S.Angelo Lomellina, questi i paesi che attraverso. La stanchezza comincia a farsi sentire e la merenda è un toccasana per schiena e braccia sempre piegate. Si fa sentire anche la brezza da nord, dandomi quell’ aiutino che non guasta, spingendomi a tratti anche ai 35 orari. Viaggio in direzione sud-ovest e a Cozzo intravedo i colli di Casale Monferrato, ma non vedo l’ ora di finire questo giro e grazie al venticello arrivo presto a Breme, Sartirana Lomellina e Torre Beretti. Manca l’ ultima deviazione per Frascarolo, non voglio rinunciare al percorso originario sebbene i km si facciano sentire. Sono ai confini meridionali della Lomellina, le colline di Valenza si fanno notare nella foschia, ma ora i 30 orari sono il massimo che posso dare, il cartello “Pieve del Cairo 6” è una pugnalata al morale e quei 6km con vento contrario danno fuoco alle ultime energie residue. Arrivo a Pieve del Cairo, cerco di rilanciare il ritmo in paese, ma finalmente vedo la mia macchina: è finita, finalmente! 157km di pura pianura in totale solitudine, sono stato a ruota circa 300m prima di Morimondo e poi il resto è frutto delle mie gambe. Il vento mi ha aiutato a rientrare, in tutto ho mantenuto la buona media di 30.5 orari, meglio del previsto.

Alla fine ho girato pure la Lomellina, una terra che merita una visita (ma forse non più di una).

L’ autostrada a Zerbolò


Il ponte di barche di Bereguardo, sul Ticino


L’ abbazia di Morimondo


Colline viticole dell’ Oltrepò

il 08/08/2010 · Commenti disabilitati su Colline viticole dell’ Oltrepò

Questo giro è da tanto che lo aspetto, finalmente io e Vette (Gianluigi) riusciamo ad accordarci per un itinerario sulle colline viticole dell’ Oltrepò e del Piacentino. Il mio scopo è scoprire nuove salite, per cui punto ad andare verso la provincia di Piacenza che conosco in maniera approsimativa.

Premessa: sto approfittando di qualche giorno di ferie infrasettimanale e pure ieri ho pedalato tutto il pomeriggio, per un totale di 111km e 1950m di dislivello.
Ci troviamo in 4 a Broni alle 13:00, le prime pedalate sono le più faticose a causa di un leggero accumulo di acido lattico, quindi ne approfitto per stare a ruota per i primi kilometri sino alla prima salita di Montù Beccaria. Da queste parti esistono 2 tipi di salite, entrambe con poco dislivello: quelle lunghe e pedalabili, ed i muri diretti. Montù è del primo tipo e capisco che oggi avrò da tirare abbastanza visto che Vette non fatica ad affiancarmi e gli altri si staccano di pochi secondi. Per recuperare dalla fatica facciamo subito la pausa caffè, prima di scendere da qualche parte (l’ho detto che sono zone che conosco appena) e risalire a Rovescala, dove Stefano attacca ed io alla fine cedo, buona scusa per qualche foto ai vigneti qui omnipresenti.
La prossima salita è invece del secondo tipo, talmente ripida che quando spiana al 7% è un sollievo. Ci colleghiamo alla strada che da Castel San Giovanni sale a Ziano Piacentino, che in paese ha altro muro e che successivamente scende a Trevozzo. L’ idea è di risalire subito verso Stadera, ma insisto per affrontare l’ altro versante che rappresenterebbe per me una novità. I 3 acconsentono e finalmente, dopo diversi km di fondovalle Tidone, riusciamo a salire ad un ritmo tranquillo a Cà Calatroni.

Scendiamo a Volpara e Santa Maria della Versa, dove c’è la pausa merenda con una bottiglia di thè freddo che mi rimarrà nello stomaco per i successivi km. Per frustare meglio la gamba saliamo a Canneto Pavese, salita al 6% dove senza motivo tiro dal primo all’ ultimo metro, e credo di essere andato bene visto che pure Vette ha dovuto sfruttare la mia scia. Quando arriviamo giù a Broni Stefano ci saluta, mentre io allungo accompagnando gli altri sino al ponte della Becca, che scavalca nello stesso tempo Po e Ticino al loro punto di confluenza.

Tornando indietro mi ricordo che c’è una salita da fare in zona Cigognola, perciò allungo in piano per Barbianello, attaccando le colline a Vicobarone. Prendo quella famosa deviazione e le pendenze si fanno ben ripide su strada dissestata, ma arrivo a Cigognola e scendo verso la valle Scuropasso, visto che non è ancora tardi voglio passare a trovare i parenti a Stradella, perciò aggiungo pure la salita di Martinasca, dove comincio a sentire la fatica. A Stradella mi rifocillo, mi sciacquo la faccia e ritorno alla macchina a Broni, per un totale di 118km e 1650m circa di dislivello.

Vitigni e vitigni. Siamo famosi per questo

La zona verso Canneto Pavese

Stagno prima di salire a Cigognola

Broni, grosso paese all’ imbocco della valle Scuropasso


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