Racconto del giro delle castagne ( 1 )

il 11/11/2013 · Commenti disabilitati su Racconto del giro delle castagne ( 1 )

Siamo a fine stagione, periodo di stacco e di problemi fisici che hanno bloccato 3 dei 7 partecipanti a questa mia ultima trovata una-tantum che vuole proporre un percorso interessante nella parte alta delle colline delle valli Staffora, Tidone ed affini.
Arrivo in piazza a Rivanazzano ed ancora non c’è nessuno, non è che sono l’ unico oggi? Ma poi trovo Valerio che da buon milanese non riesce a credere di poter parcheggiare in paese senza pagare, quindi troviamo Alessandro da Pavia e poco dopo ci raggiunge Andrea che la macchina l’ ha lasciata al casello di Casei Gerola, sorbendosi 30km extra rispetto a noi altri.
Clima buono, il cielo è nuvoloso ma la temperatura è tipica della fine di settembre, non di ottobre. L’ unico problema lo da la pioviggine di ieri che ha lasciato le strade bagnate e pericolose in discesa.

Partiamo noi 4 ed attraversiamo Salice Terme su quella “ciclabile” che viene interpretata dai più come estensione di marciapiede o parcheggio, affrontiamo il primo strappetto e quindi la prima “salitella” di Monfalfeo che ci evita la statale elevandoci di 30m dal letto del torrente Staffora. Scendiamo a Godiasco ed Andrea si ricorda di aver già percorso la strada della valle Ardivestra, esplorata dopo essere stato per la prima volta in Oltrepò al giro dei vigneti 2012. Mentre le sue dolci pendenze ci fanno guadagnare un po’ di altezza discuto con gli altri di un possibile cambiamento di itinerario: la prima discesa è nel bosco e molto ripida, e pure su asfalto nuovo e liscio, per cui l’ unione di strada viscida e pendenza media oltre il 13% comporta troppi rischi, l’ alternativa è meno bella, ma sebbene sia improvvisata scoprirò essere 500m più corta (e 20m di dislivello in meno) dell’ idea originaria, praticamente identica!

Deviamo subito con la salita di Sanguignano, pedalabile con qualche tornante in mezzo a campi ed occasionali vigne, con nuvole basse in dissolvimento che ancora coprono colline in cui si alternano boschi ed agricoltura, col caldo che si fa sentire e gli altri si spogliano come possono approfittandone anche per una sosta pipì. Grossomodo procediamo assieme, al più facendo piccoli distacchi presto colmati all’ uscita di Sanguignano, dove affrontiamo un pezzetto semi-sterrato prima di scollinare davanti al castello di Montesegale. Avviso gli altri dello stato della carreggiata, largo bello ma umido e con presenza di sabbia, più due secchi tornanti ancora bagnati che presi con cautela non danno problemi.

Ritorniamo in valle Ardivestra dopo questo excursus e riprendiamo tra falsopiano e strappetti occasionali che esistono solo per servire alcune isolate abitazioni troppo elevate rispetto al corso del torrente, alternando tratti ben asfaltati ad altri molto ruvidi sino a Molino Signora, frazione da cui parte la seconda pedalabile salita di giornata che ci porta a Costa Cavalieri, “comune” di Fortunago.
Le punte dell’ 8% in un contesto costante attorno al 7% non creano difficoltà, il nemico di oggi è il caldo che mette in crisi sia Alessandro che Valerio, i quali sono obbligati a togliersi il possibile rimanendo praticamente con la sola giacca.

Segue ancora un tratto all’ insù sul crinale, poi scendiamo di quota sino a Torre degli Alberi, dove ci allacciamo alla via verso il passo Carmine, ammirando -per quanto permesso dall’ umidità- il castello di Montalto pavese, le colline, i vigneti che prendono mille colori e la zona montana. In tutto sono 100m di dislivello che non creano problemi, siamo ai 609m del Carmine ed io molto erroneamente la chiamo “la cima Coppi“. Sarebbe la cima Coppi dei vigneti, invece nel giro di oggi andremo molto più in alto.
Scendiamo verso Santa Maria della Versa riagganciandoci col percorso del recente giro dei vigneti, a Pometo tutti riconoscono la fontanella a cui ci eravamo fermati e dalla quale ci riforniamo nuovamente, lottando stavolta con un pulsante rotto che ci schizza acqua addosso.

Dopo una sosta fin troppo prolungata riprendiamo agganciandoci brevemente ad un gruppetto, prima di deviare verso la discesa di Pometo chiamata affettuosamentepiccolo Stelvio“, con i suoi 19 tornanti in 2km fa girare la testa con le sue continue svolte di 180°  che per fortuna presentano un manto stradale quasi asciutto. Davanti ci aspetta un tratto relativamente tranquillo che risalirà la val Tidone affiancando la diga ed il lago di Trebecco, fin’ora siamo andati senza scannarci, ma il bello del giro dovrà ancora avvenire nella 2° parte di questo racconto…
Dovrei imparare ad essere più conciso, ma anche per girettini così mi piace lasciare un ricordo nel tempo a tutti i partecipanti!

Nubi e campi sulle prime rampe di Sanguignano

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Andrea C. ci fotografa a Costa Cavalieri, con Fortunago sullo sfondo
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Giro dei vigneti, secondo racconto

il 28/10/2013 · Commenti disabilitati su Giro dei vigneti, secondo racconto

Siamo a Torrone, tra Rovescala e S.Maria della Versa su un lungo crinale al confine tra le province di Pavia e Piacenza, dei 21 che formano il gruppo di partenti al “giro dei vigneti d’Oltrepò” in 4 devono tornare indietro e scendono in valle Versa, altri 4 li seguono per deviare sul percorso medio scortati da Elia, noi rimaniamo in 12 diretti verso il corposo sconfinamento in territorio emiliano.
Si inizia con una leggera discesa a mezzacosta su crinali monotematici in cui le vigne appena vendemmiate coprono la quasi totalità del panorama, ne passiamo davanti ad una che invece offre ancora corposi grappoli lasciati a sovramaturare (o almeno è ciò che racconto ad Andrea) e poi, appena entrati in territorio piacentino e subito dopo una battuta di Massimo (“chissà perché non mi sembra più di essere in Oltrepò, cosà ci sarà di diverso?“) riprendiamo a salire con dolcezza in direzione Vicobarone. L’ idea iniziale era di imporre un’ andatura tranquilla almeno in questo tratto interlocutorio, ma per qualcuno del gruppo “tranquillo è sotto i 30 orari” e giocoforza si ripropone il classico terzetto di testa su pendenze da falsopiano sino a quel balordo incrocio in mezzo al paese.
Ci fermiamo tutti perché, nonostante la giornata rimanga piuttosto fresca, dopo 2 ore abbondanti abbiamo bisogno di ricaricare le borracce e la fontanella in piazza fa al nostro comodo. C’è anche chi dovrebbe alleggerire la vescica, ma suggerisco di aspettare la fine della discesa per poterlo fare comodamente al bar, specialmente per quella ciclista che non può -come noi maschietti- semplicemente mettersi dietro una pianta.

Il prossimo sarà il tratto più ripido della giornata, la strada si impenna tra le abitazioni e solo Andrea sembra non faticare sulle pendenze che raggiungono il 12%, mentre io ansimo per non scendere mai sotto i 13 e non staccarmi dalla testa, e dire che sto andando piuttosto forte per i miei standard! Christian stavolta abbandona la sfida e ci raggiunge al bivio successivo, a poco più di un cavalcavia dal valico dopo che il muro è stato soppiantato da del falsopiano.
La quasi totale assenza di vegetazione ci permette un’ ampia veduta sul lembo orientale dell’ Oltrepò pavese, su queste dolci colline piacentine che sfociano in val Tidone, sui boschi ai piedi della zona montana e su nubi per niente minacciose che svolazzano nel cielo. Riunitici scendiamo a Trevozzo con larghe e dolci curve ed un brevissimo tratto sterrato, poi giunti in paese c’è chi ne approfitta per nascondersi dietro ad un muro per il test delle urine, chi favorisce un caffè e chi si riposa un attimino prima della ripartenza.

La ripresa è tranquilla lungo la val Tidone, cerco di tenere il gruppo unito su pendenze banali e si parla un po’ di tutto, con Fulvio che mi racconta alcune Randonée a cui ha partecipato, e tante altre chiacchiere sinché uno strappetto a Nibbiano fa un minimo di selezione splittando il gruppo in due, rimanendo io nel primo sino all’ imbocco della salita di Pometo, da alcuni chiamata “piccolo Stelvio“, ma me più semplicemente la “19 tornanti in 2100m“. Da dietro una curva sento arrivare delle voci con uno spiccato accento genovese, subito dopo Massimo ed altri sbucano fuori e mi raggiungono, essendoci tutti mi rimetto in azione recuperando anche qualcuno che si era avvantaggiato. I due scalmanati sono ormai troppo distanti, ho finalmente la scusa per scattare qualche foto alla diga di Molato che forma il lago di Trebecco, poi riprendo Fulvio che spronato da Paola tenta anche di starmi a ruota e ci riesce abbastanza bene, il che non mi sorprende considerando la sua abitudine a giri di 300km, e per finire mi chiama Elia dicendomi che sono stanchi di aspettarci a Montalto pavese… “Ma come fate già ad essere lì”??? “Non avete fatto una pausa caffé”? “Quando siete andati forte”? “Noi dobbiamo ancora arrivare a Pometo, voi tornate pure alla partenza” (il tutto pedalando lungo alcuni tornanti).

Arrivo al GPM e non c’è nessuno, confido che siano poco più avanti alla fontana e così aspetto gli altri che giungono alla spicciolata. C’è Federico che è abbastanza in crisi, dopo il caffé ha avuto un netto crollo ed insieme discutiamo su quale possa essere per lui la soluzione migliore, ma temiamo che non ci siano alternative più pratiche (per lui) che quella di seguirci. Gli altri come mi aspettavo sono alla fontanella di Pometo, dopo un meritato travaso delle borracce ripartiamo verso la valle Scuropasso per quella che purtroppo sarà la peggiore discesa di giornata.

L’ asfalto non è particolarmente bucato o pericoloso, ma la sua ruvidità è realmente molesta e ci fa vibrare dalla sella sino al casco. Giunti in valle Scuropasso ci accoglie un manto stradale meno vecchio, ma di contro costernato da alcuni grossi rattoppi che ci danno dei bei colpi al soprassella. Non so che prende al milanese Andrea, ma si mette a tirare a tutta ed è solo la sua scia che ci permette di scorrazzare ai 45 orari sino al bivio per Montalto, dove (alla buon’ora!) un raggio di sole ci riscalda a dovere nell’ attesa del resto del gruppo. Federico ci anticipa, la 9° ed ultima salita è anche la più impegnativa, con 5.6km e 250m di dislivello è comunque la “montagna Pantani” del 6° giro dei vigneti.
Ne mancano due, Marco e … dopo un po’ mi ricordo di Alessandro, c’è chi ne approfitta per una sosta pipì, c’è lo stesso (io) che prova inutilmente a contattare Marco e che si sta preoccupando notevolmente. Probabilmente si tratta “solo” una foratura, ma spero non siano successi problemi più gravi. Arriva un gruppetto, tiriamo un sospiro di sollievo ma non sono loro, poi finalmente compare una tuta blu/nera e riconosciamo Alessandro che nella ruvida discesa sentiva troppe vibrazioni anomale accorgendosi di avere forato. Ne manca uno, che giunge appena dopo mettendo fine alle preoccupazioni.

Ripartiamo a freddo su pendenze mediamente impegnative, questa è una salita che mi ha visto spesso in crisi e l’ acido lattico nelle gambe ha già raggiunto livelli significativi a seguito delle numerose tirate a cui il duo, già da subito anche qui, mi ha costretto. Sino a Lirio saliamo forte, poi complice un tratto piano e la poca stima nelle mie capacità non do l’ anima e mi stacco prendendo velocemente diversi secondi che reputo assolutamente irrecuperabili. Ne approfitto anche per abbassare per la prima volta i manicotti, lo scorso anno nonostante la nebbia hanno viaggiato spesso nelle tasche mentre oggi sono stati una sorta di “pannello solare” nero atto a convogliare sulle braccia ogni singolo raro raggio di sole.
Christian sta staccando Andrea! Sono pochi i metri che li separano, ma sembrano aumentare, mentre quello che rimane stazionario è il mio distacco dal milanese che comunque viaggia a velocità quasi professionali. Per sua fortuna la seconda parte di salita è praticamente piana e favorisce il ricongiungimento con chi soffre molto i tratti piani, col sottoscritto fisso a 15 secondi di distacco. Il “colombiano” Christian ci riprova nell’ ultimo pezzetto al 6%, ma svalicano in testa e proseguono sino al paese di Montalto pavese dominato dal suo castello visibile praticamente da tutto l’ Oltrepò. Io ne approfitto per delle foto e poi mi riaggancio a quelle due belve da montagna, seguito da Mike, Federico in evidente difficoltà e poi tutti gli altri.

Manca solo la discesa, per questo tratto sarò io a fare da chiudigruppo lasciando gli altri liberi, scoprirò poco dopo dell’ epica battaglia sullo strappetto di Calvignano in cui Marco e Mike giocano in casa ed attaccano Andrea con una poderosa sparata, guadagnando un gruzzoletto che riusciranno a tenere sino all’ arrivo nella primissima collina in cui si trova l’ azienda Guerci. Io termino molto più tranquillo, trovo gli altri ad aspettarci al bivio e proseguiamo insieme sino al parcheggio con questi 20m di dislivello finale fanno fino piacere.

Troviamo Elia, Paolo e Boris annoiati e ben coperti dopo un bel periodo di attesa, scopro che Francesca e Maurizio sono tornati indietro per motivi di salute ed Elia ha accorciato il medio tagliando per Montecalvo Versiggia così da trasformarlo in un “corto”. Ecco perché hanno impiegato così poco tempo!
Ci scambiamo le prime (buone) impressioni sulla giornata odierna, ci cambiamo e ci prepariamo per la merenda, ma non prima di una foto di gruppo monca di diversi elementi. Certo che pensarci prima eh… Ci aspetta la merenda, fuori fa freddino, ma stavolta Milena ha allestito il tavolo all’ interno del magazzino e tutti si fiondano affamati a tavola per iniziare (ma giusto iniziare) con un brindisi di benvenuto, salutando prima chi invece non si fermerà con noi…

(CONTINUA… così saprete cosa vi siete persi!)

Dolci colline della val Tidoneoltrepo_2013 013

La diga di Molato, che forma il lago di Trebecco
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Alessandro supera un trattore in vendemmia

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Montalto pavese, le salite sono finite

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Il gruppo, da sinistra: Fulvio, Andrea M, Mike, Valerio (alto), Alessandro (basso)
Andrea C, Marco, Paola, Stefano, Paolo, Boris, Massimo, Christian, Federico

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