Top 2010: il podio!

il 06/01/2011 · Commenti disabilitati su Top 2010: il podio!

3° posto:

24/07) Lago Ritom

Io ed Andrea siamo già in hotel ad Airolo, domani ci aspetta il giro dei 3 passi, ma intanto oggi vogliamo goderci questo weekend Svizzero esplorando la val Leventina, una vallata stretta con poche ma dure alternative ciclabili. Marco e Massimo rimangono bloccati dalle code all’ innesto del Gottardo, arrivando tardi dobbiamo rinunciare al giro che avevo previsto e ripiegare sul più corto possibile: la scalata al lago Ritom.
Un vento freddo spira da nord e ci spinge molto velocemente sino a Piotta, abbiamo avuto giusto il tempo di scaldarci in vista della salita che in 10km guadagna 850m. La prima parte è su una carreggiata che segue le pareti della montagna, svoltando improvvisamente con numerosi tornanti e mostrando passaggi spettacolari a lato o addirittura sotto alla incredibile funicolare che porta alla diga del lago. Seppur con calma, la vista man mano si allarga, l’ aeroporto di Piotta si fa sempre più piccolo e noi raggiungiamo Atlanca, da dove parte il secondo troncone di salita, quello che si snoda all’ interno di un bosco con le pendenze al 10%, su una strada stretta e a tratti ruvida, in cui incrociare quei pochi veicoli che vi passano risulta difficoltoso.
La stazione della funicolare arriva all’ improvviso, tutti esclamano la loro meraviglia quando guardano verso il basso con tutta la ferrovia della funicolare che sembra lanciarsi buttarsi nel vuoto. Purtroppo le pile della fotocamera mi fregano, non riusciamo ad avere la foto di gruppo e nemmeno a farne da qui in avanti, proseguendo su una lingua di strada scavata nella roccia, con strette gallerie ed uno strapiombo da cui ci protegge un muro. Qui una bici ed un’ auto ci passano, ma solo facendo manovra! La strada si allarga in prossimità della diga, con 2 tornanti siamo a lato di questo grosso lago, lungo quasi 2km nel cui fondo si vede piovere…
Mi attardo per tentare di fotografare, ma le pile non ne vogliono sapere, è con dispiacere che torno indietro battendo anche i denti per la temperatura non certo estiva, facendo attenzione alla strada bagnata e ruvida sino ad Atlanca, dove decidiamo di allungare un po’ scendendo verso Quinto su una bella strada, ma anche molto ripida.
Ci aspetta il ritorno in hotel col vento in faccia, gli ultimi km sono in leggera salita ed Andrea e Massimo li prendono con calma, mentre io e Marco forziamo di più, aspettandoli ad Airolo. Domani ci aspetta il giro serio, ma anche oggi nel suo piccolo è stato ottimo!
In totale 35km e 1150m di dislivello.

Perchè (addirittura) 3°? Proprio come avevo scritto nella presentazione di questa classifica, le posizioni sono stabilite da una serie di fattori quali il percorso, i panorami, l’andamento del giro, il clima, le sorprese, le mie sensazioni ed i miei ricordi. Se questo mini giro è sul podio è grazie alla sorpresa dei panorami, allo spaesamento di trovarsi in un posto completamente nuovo, al senso di avventura in una giornata fredda e ventosa. Un piccolo giro che ha regalato una bellissima sorpresa nei suoi 35km!

La funicolare del Ritom e l’ aeroporto di Piotta (foto mia!)

La bassa val Leventina (foto di Ushoettle)

Il lago Ritom (foto di Tony d’Amico)

2° posto:

25/07) Gottardo-Furka-Nufenen

Come sempre accade, chi è più vicino al ritrovo è l’ ultimo ad arrivare… infatti mentre sono tutti pronti noi 4 dell’ hotel stiamo ancora sistemando gli ultimi dettagli, c’è ancora quel vento freddo da nord e le quote alpine richiedono un minimo di vestiario. Assieme a noi c’è un bel gruppone scalpitante del BdC-Forum, siamo in 22 ed è difficile rimanere tutti assieme, rischiando di perdere elementi già ad Airolo.
Il primo step è il Gottardo via Tremula, con gli ultimi km in pavèe a cui sono convinto di essere abituato, considerate le strade dell’ Oltrepò! Ho il dubbio amletico se fare il turista o spingere, ma quando la compagnia si sfalda sui primi larghi tornanti del “passo delle genti”, la principale via di comunicazione tra nord e sud Europa, io rimango davanti tra i primi 3, di cui un ex professionista e (se ho capito bene) il fondatore del BdC-Forum. Non faccio in tempo a finire la frase “ma questo pavèè quando inizia?” che dietro ad un tornante lo trovo, la bici rimbalza ed io comincio a divertirmi. In questa fase i tratti asfaltati sono ancora la maggioranza, ma da un certo punto in poi inizia la vera Tremula, territorio di caccia di auto d’ epoca che rappresentano una bella fetta di traffico. I tornanti si susseguono all’ impazzata, ogni 100m massimo passiamo dal vento sulla schiena al vento in faccia, e questo per diversi km in cui il manubrio trema ed il sedere rimbalza sulla sella.
Al passo fa freddo, io stimo 8°, i guantini in lattice sono provvidenziali nello sfidare il freddo vento che mi sballonzola lungo la discesa. L’ utilissima ammiraglia ci aspetta all’ inizio del passo Furka, mi tolgo il vestiario da discesa lasciandolo sul sedile per affrontare questa salita, col proposito di prenderla tranquillamente onde evitare di piantarmi sulla 3°, ma questa mia volontà va a rotoli già alla prima curva, che arriva dopo 3km di piano sospinti dal forte vento del nord.
Salgo sempre a mio ritmo, supero i ritardatari e raggiungo il gruppo di testa del bdc-forum, rimango poco con loro e proseguo come prima sentendomi ancora una buona gamba. La salita è regolare e mi piace, almeno sino al pezzo conclusivo formato da un lunghissimo rettilineo a mezzacosta che fatica a prendere quota, solo gli ultimi 2 tornanti servono a superare il dislivello restante al passo, dove c’è la provvidenziale ammiraglia ad aspettarci con la mia mantellina ed i miei guanti di lattice. Peccato che le nuvole sospinte dal vento lascino solo intravedere la bellezza dei ghiacciai che proliferano da queste parti. La discesa è spettacolare, tento di imitare quello scatto di Emiliano prendendo Furka e Grimsel insieme, ma il mio tentativo resta mediocre…
Mangiamo a fine discesa, poi li ognuno comincia ad andare per i conti propri dividendoci in alcuni gruppetti. Io rimango con “i salitomani”, ci lanciamo avanti e scopro che c’è ancora un pezzo di discesa con un fortissimo vento a favore che ci sospinge a velocità esagerate sul falsopiano. Massimo è rimasto davanti con me e ci fa fermare avendo paura di aver sbagliato strada, ma io sono comunque tranquillo e riparto quando gli altri ci raggiungono. Trovo il bivio del Nufenen a sinistra, non l’ ammiraglia che penso sia già andata avanti. Mancano i 2 Fabio che hanno cercato una deviazione alla galleria di 1km, quando arrivano ripartiamo e visto che ormai sono in giornata pedalo da solo anche verso questo passo, registrando il tempo.
Quando esco dal bosco non vedo valichi e mi demoralizzo un po’, per un pezzo quardo quella sella a destra immaginando che la fine sia li, invece poi scopro che il vero valico è da un’ altra parte ancora più alta. Comincio a sentire la fatica, tengo con difficoltà i 10kmh e con la scusa delle foto mi prendo un attimo di pausa in qualcuno dei numerosi tornanti. Per fortuna anche questa finisce, ed in cima fa meno freddo rispetto alle 2 precedenti. Vittorio è li con l’ ammiraglia ad aspettarci, ci avvisa che un altro gruppo ha sbagliato strada ed è ancora in salita… Io scendo con Fabio, ad Airolo però ci tocca aspettare a lungo Vittorio e l’ ammiraglia con dentro le nostre cose.

E’ un giro potenzialmente splendido, uno dei classici anelli d’ Europa, peccato che i ghiacciai, gli alti monti ed i panorami siano stati coperti e peccato che mi sia fatto prendere la gamba rinunciando a tantissime foto.

In totale 101km e 3000m di dislivello


Perchè 2°? Perchè è un anello stupendo affrontato con tanta gente e nel quale ho tenuto VAM discrete su tutte le salite, finendo 3km di dislivello a circa 1050mh complessivi. Il pavèe del Gottardo è stato qualcosa di sensazionale, da ripetere. Peccato solo che abbiam perso il controllo della situazione dopo il Furka.

Tutti quei tornanti del Gottardo sono in pavèe (foto da Panoramio)

Gli scalatori al freddo vento del Furka

Furkapass e Grimselpass

I tornanti senza fine del Nufenen

1° posto:

21/08) Mortirolo-Gavia

Il racconto del miglior giro del 2010 inizia la sera precedente, quando io e Massimo torniamo in albergo stanchi ed affamati dopo la doppia scalata allo Stelvio. Dobbiamo recuperare le energie e fare scorta per domani, il posto migliore è la locanda “val Grosina” ad 8km di strada montana da Grosio. Gli antipasti a base di salumi e sciatt sono sufficenti per sfamare una persona normale, aggiungendoci il vino, i pizzoccheri, gli assaggi di formaggio, la carne con polenta di grano saraceno, la torta ed il loro Genepy casalingo… La scorta è completa! Massimo nella notte teme per la mia salute, ma in realtà quando mi alzo ne cuore della notte è solo per bere.

Un’ abbondante colazione è quello di cui abbiam bisogno, oggi è la “mia” giornata ed il Mortirolo sono 3 anni che lo aspetto… Ci buttiamo in picchiata a Sondalo paese, attraversiamo Grosio, Grosotto ed infine Mazzo alla ricerca del versante ufficiale, inaugurato con la gigantografia dell’ altimetria nella quale il rosso è il colore principale. E’ qui che parte la sfida, non so se giocare d’ attacco e rischiare un contropiede o di difesa per assicurarmi il pareggio, ma i dubbi si dipanano alle prime ripide curve. Faccio una piccola sosta per togliermi il casco e le bretelle dei pantaloni e riparto forte, la gamba gira bene e la cena della sera precedente ha avuto l’ effetto sperato.
La strada è ripida, invidio chi ha il 34×29 ma mi faccio una ragione del mio 27 e proseguo anche bene, è solo in quel famigerato rettilineo al 18% che il contakilometri rimane a fatica sopra l’8, per il resto a procedere discretamente e rimango amareggiato quando comincio a trovare tratti al 6-7% che a me sembrano pianura.
Leggendo i cartelli altimetrici mi accorgo di tenere un ottimo ritmo, ma rallento un pelo onde evitare una crisi che col resto del percorso sarebbe fatale. Gli ultimi 2km sono facili, sin troppo, devo pedalare forte per superare gli ultimi metri di dislivello che finalmente arrivano, anche se più tardi di quanto mi aspettassi. 1h04 non è un brutto tempo, se avessi rischiato avrei potuto metterci 2 minuti in meno, ma l’ irregolarità di questa salita mi ha fregato e deluso, pensavo fosse tutta continua ed invece ha diversi punti che lasciano respirare. Massimo mi raggiunge 10 minuti dopo sconvolto, dopo le foto di rito scendiamo verso Edolo con la discesa che non non comporta problemi e la temperatura alta ci permette di non coprirci.

Da Edolo a Ponte di Legno è un lungo trasferimento che prendiamo con eccessiva cautela, arrivati ai piedi di Aprica e Gavia recuperiamo qualche caloria in un bar e tentiamo l’ attacco all’ ultimo moloch della Triplete. Sino alla famosa sbarra va tutto bene, superata la sede stradale si trasforma in un budello e se non fosse per la vegetazione tipicamente montana sembra di essere sul Mortirolo, soprattutto per le pendenze al 14%. La salita rinsanisce ed in relativamente poco tempo usciamo allo scoperto su questo sentiero asfaltato che scorre a mezzacosta con la profonda vallata a lato ed il passo già visibile sullo sfondo. Non è dura, con calma saliamo sino a giungere alla famigerata galleria, 200m completamente bui in cui ci orientiamo solo grazie ai riflessi sui catarifrangenti interni e a qualche moto che ci illumina prima di sorpassarci. Abbiamo timore e forziamo per uscirne il prima possibile, Massimo ancora più di me mettendo una croce sulle gambe.
L’ asfalto ora è bruttino, ma bastano pochi minuti per scollinare ai 2652m del Passo Gavia. La temperatura inoltre è amica, non fa nemmeno freddo e la discesa scorre via tranquilla, sebbene qualche buca di troppo faccia sentire la sua presenza sui nostri telai. A Santa Caterina cerco un bar per un panino dato che non mangeremo sino a sera, ma dopo 2 dinieghi rinuncio buttandomi in picchiata verso Bormio, con il caldo che si fa consistente e che ci lascia in abbigliamento estivo a 1200m di quota.
Il grosso è fatto, ma dobbiamo tornare sino in hotel e mancano 20km di valle con 2 salitelle. La prima è facile ma lunghetta (2,5km circa) e scavalca le pareti lungo l’ Adda, superato da un’ Apecar provo e riesco a seguirla e addirittura a vincere la volata allo scollinamento, la seconda salita invece rappresenta la fine di tutto e serve per concludere all’ albergo nella parte alta di Sondalo, l’ ideale per finire questa giornata e questa 3 giorni di ciclismo epico!
In totale 120km e 3350m di dislivello

Perchè primo? Il giro non è esageratamente bello, ma considerata la cena della sera precedente, l’ aver scalato con onore quella che da sempre per me è sinonimo di Salita ed averlo trovato più semplice del previsto (infatti dico che il Mortirolo ogni tanto “spiana”), aver domato il Gavia e la sua galleria con relativa facilità, le temperature che hanno reso questo giro piacevole… Considerando che dopo Mortirolo-Gavia avevo ancora le energie per tirare in salita e che questa giornata è la conclusione di 3 avventure Alpine consecutive… Come faccio a non metterlo primo?

Sondalo, che bei ricordi…


La Valtellina tra Mazzo e Tirano
(foto su Panoramio)


Io e Massimo leggermente provati dopo un’ ora e spicci di salita ripida


Il Gavia è li dietro

Per oggi è quasi fatta!

Ringrazio tutti quelli che mi hanno tenuto compagnia in queste avventure e anche quelli che commenteranno tutti i racconti!

Tripletta Valtellinese, giorno 3b: Gavia!

il 12/09/2010 · 3 Comments

Un mezzo panino a testa è stata una buona scelta, il rischio di crisi di fame si allontana ma non affatichiamo ulteriormente lo stomaco dopo le mangiate di questi giorni. So che esiste una via più breve, ma ci fidiamo dei cartelli marroni indicanti il passo Gavia uscendo dal paese e ritrovandoci in salita verso il Tonale. Cominciamo a temere una segnaletica erronea, ma rinfrancati da un altro ciclista arriviamo al bivio giusto, perdendo quei 50 metri di quota che abbiamo appena guadagnato. L’ inizio è veramente soft, si sale su una specie di falsopiano lungo una strada larga a 2 corsie, osservando avanti dove sembrano unirsi le creste alpine e dove presumibilmente si trova l’ ultimo moloch della nostra avventura. Pedaliamo assieme sino a S. Apollonia, Massimo ha patito abbastanza il Mortirolo e per lui saranno una fatica questi 1400m di dislivello. Dopo il paesino la strada decide finalmente di salire, ma sino alla famigerata sbarra non ci mette in difficoltà, il nostro ritmo è tranquillo per non subire proprio l’ ultima vera asperità di questa che si sta delineando come la “Triplete” Valtellinese, il coronamento delle mie speranze ciclistiche 2010.
Ma la sbarra non serve solo a chiudere il passo in inverno, serve ad avvertirci che da ora in avanti non si scherza più, il Gavia richiederà il nostro massimo impegno. Un tempo questo tratto era sterrato, ora invece un liscio strato di bitume largo non più di 3m aiuta lo scorrimento delle ruote, su pendenze che mi spingono ad interrogarmi se il Mortirolo fosse già finito. Infatti il panorama è cambiato, siamo in un fitto bosco su pendenze veramente arcigne da cui solo il 34×27 mi protegge. Il traffico è comunque tollerabile, ma capita spesso di doversi incrociare con motociclisti e di dover aiutare le macchine a passarci, addirittura spostandoci in un allargamento sulla sinistra. Ogni tanto qualche tornante ci regala viste parzialmente coperte dalla vegetazione, ma sufficentemente belle per una sosta fotografica. Finalmente il tratto di Mortirolo è finito e ricominciamo a soffrire meno su pendenze normali, che non superano il 12%. Ad un altro tornante incontriamo altri 2 stranieri che come noi contemplano la val di Pezzo, un pezzo di asfalto appena superato che si trova ben sotto alla nostra quota e le cime con ancora neve che sciogliendosi forma fragorosi ruscelli il cui rumore arriva sino a noi. Dopo qualche foto li salutiamo, la parte all’ ombra è finita e nonostante siamo oltre i 2000m non fa assolutamente freddo.
La carreggiata è altalenante, tratti discretamente larghi si alternano a dei veri e propri budelli, ma l’ asfalto è sempre buono. Massimo comincia a sentire la fatica, approfitta sempre delle mie pause foto per farmi compagnia, al contrario di ieri sullo Stelvio non fatico ad allungare per poi aspettarlo quando vedo nuovi panorami degni di nota. Ad un punto la strada entra nella montagna, quella è la famosa galleria a cui manca completamente l’ illuminazione, terrore di chi scala questo versante che spesso si munisce di luci sul manubrio, non come me che rassicurato sull’ effettiva illuminazione ci ho rinunciato. L’ idea è di pedalare assieme, ma quando entro in quel budello l’ unico mio pensiero è di uscirne il prima possibile, pedalo pimpante osservando quel chiarore sul fondo che si sta avvicinando. La galleria non è però brutta come mi aspettavo, la strada è liscia e larga a 2 corsie, ma nel buio più completo è solo grazie ai catarifrangenti sui lati se riesco a capire dov’è la parete e sono fin contento quando passa qualche mezzo motorizzato che illumina per qualche secondo, sperando solo che ci vedano in tempo. L’ alternativa esiste, ma è un sentiero di sassi che scorre tra la parete esterna ed il dirupo, peggio della galleria stessa. Massimo è dietro di me, ma per lui è stato uno sforzo notevole che paga già all’ uscita.
Ora mi sento quasi a casa, l’ asfalto è diventato rugoso con diverse buche che distolgono lo sguardo dalla ampia varietà di questo luogo, con laghetti, monti e pietraie dai 1000 colori. Al passo arriviamo poco dopo, ci fermiamo per una piccola sosta comprensiva di fotografia al cartello, ma non abbiamo tanto tempo da perdere e così ci lanciamo in discesa, la più brutta di questi 3 giorni con crepe e buche, sebbene in numero non elevato. Lasciamo il ghiacciaio sulla destra, incrociamo diversi ciclisti che salgono da S. Caterina e ci fermiamo in paese per la mia ricerca di un panino, ricerca che fallisce dopo 2 bar lasciandomi un certo nervosismo. Siamo a 1800m di quota, mi tolgo la mantellina senza avere freddo fino quasi a Bormio, dove scendiamo spediti seguendo la valle del Frodolfo.

Poco prima di Bormio anche Maxi si toglie il kway, ha caldo pure lui, mentre io decido di rinunciare al panino e di stare sino a casa (in Oltrepò pavese) senza mangiare qualcosa di sostanzioso, tanto resisto alla dieta temporanea. Superato Bormio faccio conoscere al mio socio di pedalate quella parte di valle che si è perso 2 giorni fa, con quella salitella al 5% da prendere con filosofia di rassegnazione. Un ragazzo in apecar ci supera, mi rendo conto che va poco più di me e provo a stargli a ruota salendo ai 21-22kmh. Lui gioca con i cambi, ma non riesce a prendere velocità e poco prima della fine lo passo pure! Dicevo che oggi sarebbe stata la mia giornata, ed essere abbastanza fresco dopo Mortirolo-Gavia ne è la prova! Discesa veloce con il passaggio tecnico che supera i lavori, alcuni km di falsopiano e l’ incontro con (credo) padre ed una splendida figlia bionda con delle gambe così belle sode che solo una pratica sportiva abituale può donare alle ragazze, diciamo che siamo a livello “tornanti dello Stelvio” come bellezza … ahahah

Pian piano saliamo sino all’ hotel, 100m extra di dislivello per finire degnamente la giornata, per poi ringraziare a dovere la ragazza in hotel che ci ha lasciato usare i bagni per cambiarci e che ci ha offerto spremuta e caffè, il minimo prima 4 ore di rientro dovute anche ad un incidente lungo la super-strada che ci ha obbligati a seguire metà del lago di Lecco. Sarei rimasto una notte in più per un quarto giro con Aprica e Santa Cristina e per un ritorno più tranquillo, ma non essendoci posto ci accontentiamo di cenare da me alle 10:30.

Quel tornante che abbiamo appena fatto


Lassù, sulla destra, è la che dobbiamo andare


Dagli ultimi 2km di fatica


Il lago Nero, ormai è quasi fatta


Panorama sull’ Ortles (credo) dal passo Gavia


Meritata foto al cartello. Dopo 3 giorni così la stanchezza è d’obbligo


La “Triplete” valtellinese è compiuta, dopo i 120km e 3390m di dislivello odierni sono a 331km e 10200m in 3 giorni, con 6 nuovi 2000m, 11 nuove salite e un ottimo ricordo ciclistico.
Le più belle sorprese vengono dalla stradina del Gavia, dalla tranquillità della statale Valtellinese e dallo Stelvio da Bormio, mentre quello da Prato è stato superlativo ma come nelle mie attese. Invece sono deluso dal traffico esagerato di Bernina e Foscagno e per qualche motivo dal Mortirolo, che mi aspettavo più regolare ma paradossalmente anche più duro!
Gli altri ricordi particolari sono legati al cibo, alla buona cena del ristorante, al gelato di Grosio, alla colazione super deliziosa e dalla mega mangiata alla locanda val Grosina, un must di quando salgo tra i monti Lombardi! Contento anche di quel minimo di vita serale che ci siamo potuti permettere, è stata un’ esperienza da rifare, magari con una “triplete” Dolomitica nel 2011!

Ciao e grazie della lettura! Ma non è finita qui, prossimamente vi racconterò di altri 2 giri liguri e di quello in val d’Aveto, ed altro ancora!

Tripletta Valtellinese, giorno 3a: Mortirolo!

il 11/09/2010 · Commenti disabilitati su Tripletta Valtellinese, giorno 3a: Mortirolo!

21/08/2010

La bi-Stelvio è stata l’ avventura di Massimo, la tappa Mortirolo-Gavia invece sarà il mio giro, quello che sto temendo e aspettando da tanto tempo ormai, specialmente nella sua prima parte. Il Mortirolo nel mio immaginario è la Salita, l’ esempio migliore di sfida contro la gravità lungo le pendici una montagna. Ne ho timore poichè sarà ampiamente la più dura che avrò mai fatto (10,45% di media in ben 12,5km!), ed anche perchè ho l’ obbiettivo ambiziosissimo di farlo in un’ ora netta, che conoscendo ora la strada so essere proprio ai miei limiti assoluti…
Prepariamo le valigie prima di una corposa colazione, nonostante la cena della sera precedente abbiamo bisogno di incamerare calorie per riempire quelle consumate nei due giorni precedenti. Alla tv trasmettono alcune frasi da baci perugina che spacciano per oroscopo, Massimo perde quello della Bilancia ma io lo assicuro che è buono, mentre quello specifico di Pedra prevede 10000m di dislivello per questi 3 giorni. E’ anche per questo che sono stato fiducioso nella riuscita della bi-Stelvio nonostante le brutte previsioni meteo di ieri.
Gentilmente ci lasciano tenere la macchina in garage, nonostante un po’ di confusione riusciamo a sistemare tutto e partire quasi in orario. I 2 giganti non sono l’ unica difficoltà odierna, avremo pure 4 ore di auto per il ritorno. La partenza è in discesa, o meglio in picchiata attraverso Sondalo, fino alla statale della Valtellina. Oggi sarà una giornata calda, ma tra gli stretti monti sentiamo leggermente freddo nel tratto che scende ripido sino a Grosio, dove la valle si allarga ed un tiepido sole finalmente ci scalda. Dopo il pavèe del paese iniziamo a pedalare seriamente, diversi km di falsopiano con qualche contropendenza ci permettono di mandare le gambe a regime sino al cartello di Mazzo di Valtellina. Il mostro è la sopra, riconosco il centro del paese dentro il quale sono passati i professionisti, ma seguiamo i cartelli marroni che ci spediscono al purgatorio. Un cartello ci ricorda cosa stiamo per affrontare, riportandone pure l’ altimetria che ripasso velocemente, col micidiale 6° km al 14% medio. Quasi mi tremano le gambe, è giunta l’ ora che aspetto almeno dal 2008!

Ore 11:19, aggancio il pedale in prossimità del cartello e parto, subito al mio ritmo, questa salita merita di essere sfidata a viso aperto. La strada è come la ricordo, tutta nel bosco e larga una corsia, su asfalto bello. Ma quei tratti in cui spiana non me li sarei mai immaginati. Faccio una sosta di 30 secondi per togliermi occhiali e bretelle, per favorire al massimo la respirazione. Riparto e finalmente il Mortirolo si mostra nel suo vero aspetto, diverse rampe toste chiedono un 34×29 che non ho, ma comunque col 27 riesco a mantenere il passo senza scendere sotto gli 8 orari nei tratti più ripidi.
Però ogni tanto trovo 100m al 5%, pensavo fosse regolare ed invece così è più difficile fare il tempo, o forzo per accelerare o ne approfitto per respirare. Scelgo una via di mezzo bevendo piccoli sorsi prima di rispostare la catena sul 27 all’ ennesimo muro. Il panorama che si apre sulla valle è interessante, ma non posso fermarmi. Peccato però, vorrà dire che ruberò qualche foto da Panoramio… Ad un cartello indicante 1050m di quota faccio un veloce calcolo temporale, e scopro di viaggiare sui 1300mh di VAM, ma penso anche che me ne mancano ancora 800, cioè almeno 40 minuti ad un ritmo piuttosto alto, e decido di non rischiare lo scoppio rallentando leggermente.
Sinceramente non ricordo qualche tratto più o meno duro, tranne uno subito dopo una malga in cui tengo a fatica gli 8kmh, ma nel complesso non trovo pendii così impossibili sebbene la catena sia spesso sul 27, con qualche toccata sul 25. Ogni tanto la strada presenta un maledetto falsopiano dove mando giù un sorso d’ acqua, per poi schizzare di nuovo all’ insù. Dai cartelli di malghe e case che riportano la quota capisco di essere calato abbastanza, l’ ora netta è ormai un miraggio, ma ormai sono anche certo di reggere sino alla fine senza problemi, anzi di averne ancora.
Gli ultimi km per me sono i peggiori, la pendenza media scende sotto il 10% ma solo perchè le spianate sono più numerose e lunghe, cerco di aumentare la velocità superando gli ultimi metri a ritmo salita pedalabile, ma il verdetto è inesorabile: 1h:04:15“. Cioè, non malaccio, ma sono leggermente deluso, anche se col senno del poi 1:02:00 circa sarebbe stato un crono alla mia portata, l’ ora netta no… non con questa irregolarità.

Una volta che realizzi un sogno non ti resta che un vuoto nel cuore, ed ora che il mio Mortirolo è fatto mi manca qualcosa, l’ ho guardato in faccia e battuto senza troppi problemi, addirittura meno dello Stelvio da Prato, ma ora che fare? Ce n’è una in Friuli che dicono sia molto più dura…
Arrivano al passo anche uomini in mtb, alcuni hanno impiegato più di due ore, ma hanno vinto anche loro e pure più di me! Massimo arriva ben più provato dopo 12 minuti, sinceramente pensavo ci mettese qualcosina in più ma nemmeno lui è troppo contento, il suo obbiettivo erano i 75′. Le foto al cartello sono d’ obbligo, dopo di esse ci lanciamo nella bella discesa tecnica sino a Monno. Di nuovo acqua ad una fontana per risaliare verso Ponte di Legno, un paese che abbino ad una cosa, anzi due: GAVIA e … Recco, comune con cui è gemellato e dove io e Massimo siamo partiti per un giusto allenamento nell’ entroterra ligure giusto 5 giorni fa (giro di cui vi racconterò i particolari). Pedaliamo molto tranquilli, non si capisce se è falsopiano, pianura o salita facile, ma noi prendiamo per buona l’ ultima ipotesi. Non abbiamo tanta fame, ma non vogliamo rischiarci il Gavia con appena qualche barretta e perciò ci fermiamo per un panino in 2.

Il Gavia al prossimo post!

Sondalo al mattino visto dal balcone, l’hotel si trova nella parte alta del paese


Vista sulla Valtellina verso Tirano, rubata da Panoramio (non potevo mica fermarmi sul Mortirolo!) (Foto di Poldiva12)


Una degna fotografia


La Mortimucca (by Massimo)

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