Col du Turini, 2° parte

il 08/11/2011 · Commenti disabilitati su Col du Turini, 2° parte

11 Settembre

Alla fine della scorsa puntata mi trovavo al col de Turini con molti pensieri che scorrevano tra la testa, il primo era “dove mangiare“, ma questo l’ ho finalmente dissipato dovo aver controllato i prezzi di tutti i 3 i bar presenti e dopo essere uscito senza successo dal primo. Le lezioni di francese della scuola media stanno finalmente dando i suoi frutti, in un linguaggio maccheronico ed essenziale riesco ad ordinare un “sandwich sans salade” (che poi non ho capito come mai gli sciovinisti francesi lo chiamano con un termine inglese) e a mangiarlo, ringraziando i gestori per la disponibilità. Il secondo pensiero che mi frulla in testa me lo avevano stimolato i 3 ciclisti che avevo accompagnato da La Turbie sino a Peillon: il circuit de l’ Authion, un anello panoramico che supera i 2000m slm, dal quale potenzialmente si può vedere il mare e l’ aeroporto di Nizza! Sono indeciso, il grosso del giro ormai è fatto, non è nemmeno tardi, ma neppure presto e con questa escursione giungerei a casa un’ ora dopo, a sera inoltrata… Però poi penso che un 2000m imprevisto è sempre una bella scoperta, che raggiungerlo partendo dal mare è un’ impresa e soprattutto è che Emiliano non lo conosce! Far scoprire questo colle al più bravo conoscitore delle Alpi occidentali partendo dal mio amato mare è la motivazione che mi fa partire con gambe fredde e stomaco pieno su pendenze subito decise, il mattoncino in via di digestione mi appesantisce, ma il dislivello scorre veloce ed il panorama si amplia su valli e monti che si tuffano in Costa Azzurra, panorama purtroppo offuscato che mi negherà la vista del mare da cotanta quota.

L’ anello dell’ Authion ha questo nome proprio perchè la strada asfaltata non porta da nessuna parte, un lunghissimo senso unico di 11km perde lentamente quota rimanendo sul lato meridionale del crinale sfiorando quota 1900m, poi riprende a salire sempre sulla stessa stretta stradina tra pascoli ed una sporadica vegetazione silvestre sino a superare nettamente i 2000. Non c’è nessun cartello a segnalare il punto esatto o l’ altitudine, attorno a me solo prati verdi, fortini in pietra e le mie immancabili nebbie a nord che solo per pochi attimi mi concedono di ammirare le Alpi. Le Alpi!!! Stamattina ero a Ventimiglia, ora sono dove gli alberi non crescono più, se ci fosse stato limpido sono sicuro che avrei versato qualche lacrima di commozione per la grandiosità del luogo!
E’ ora di scendere, nonostante tutto non fa freddo ed un foglio di giornale è sufficente a coprirmi prima di tornare al col de Turini, dal quale posso finalmente dirigermi verso l’ Italia.

La ruota scorre veloce dentro una densa pineta, tornanti da sogni rallystici mi divertono con potenti staccate e curve pennellate in entrambe le direzioni, il traffico abbastanza contenuto poi rende ancora più piacevoli questi chilometri da giramento di testa. A Moulinet esco dal bosco perchè le rocce vive ostacolano lo sviluppo di foreste, passo sotto ad un sottopasso in pietra che porta ad una chiesetta e mi fermo obbligatoriamente a fotografare i mitici tornanti che hanno reso questa salita leggenda per le 4 ruote. Sino a Sospel rimango in una larga ed alta gola con il monte a destra ed il torrente molto più in basso a sinistra, poi il divertimento finisce a Sospel, quando in prossimità di un importante incrocio vengo fermato da una curiosa danza tipica con costumi che definirei carnevaleschi, ma con protagonisti molto bravi che fanno muovere a ritmo di tamburo i loro altissimi cappelli. Non faccio in tempo a filmare, devo accontentarmi di una foto durante di meritatissimi ringraziamenti.
Oggi ci sono tutti gli elementi del giro perfetto: il mare, i monti, panorami variegati, salite mitiche, zone di confine e anche divertenti extra!

Prossima tappa l’ Italia, au revoir France! Abbandono la principale verso Breil sur Roya e seguo le indicazioni per Olivetta san Michele, anche se nell’ altimetria non si vede questa è una discreta salita con 150m di dislivello ed alcuni bei tornanti terrazzati in pietra e contornati da monti che ormai stanchi si avviano verso la loro fine sulle spiagge. Altri tornanti li trovo in discesa mentre canticchio l’ inno nazionale, mi mancava il belpaese. Ormai devo solo tornare a Dolceacqua, ma sarà meno semplice del previsto…
Innanzitutto voglio evitare le lunghe gallerie per Ventimiglia, sebbene siano permesse ai velocipedi io so che c’è una strada secondaria che segue il corso del Roia e la cerco ad Airole, venendo mandato su una salita che non centra nulla da un’ anziana abitante con il conseguente accumulo di 50m di dislivello, prima di capire di essere fuori percorso e prendere l’ unica alternativa plausibile. Trovo una sbarra alzata e proseguo speranzoso, per fortuna le indicazioni che mi da un gruppo di persone mi lascia ben sperare di arrivare dall’ altra parte delle gallerie, perchè “c’è anche chi preferisce passare di qua“. Scopro in fretta cosa non va pedalando su un’ asfalto non nuovo alternato da minuscoli tratti sterrati, tutti in discesa anche ripida. In uno di essi prendo troppa velocità, vedo all’ ultimo un rove e faccio appena in tempo ad abbassare la testa per far sbattere il suo ramo spinoso sul mio casco, ma come rialzo lo sguardo eccone un’ altro che colpisce il manubrio, mezzo secondo dopo che rimango con una sola mano appoggiata, situazione che non mi permette di controllare bene il mezzo che finisce nella parte più sabbiosa della “carreggiata” dove la ruotina da 23mm sprofonda. Scommetto che qualcuno stia già immaginando le conseguenze fisiche della caduta, ed invece no, sto ridendo per come coi miei riflessi da bradipo ho evitato una combo di situazioni pericolose!
Ritorno sulla statale subito dopo le lunghe gallerie, a Trucco inizia l’ ultima salita, quella del ritorno. La gamba è ottima considerata la situazione, per mia grossa fortuna perchè le pendenze si mettono subito a doppia cifra e non sembrano smollare anche quando la via si biforca per Brunetti, diventando una viuzzula tra bosco, frazioncine ed un’ umitità fastidiosa. Io continuo macinando il 34×27 in attesa di miglioramenti che sembrano non voler mai arrivare, credo che alla fine questi 3 km siano quantificabili almeno ai 3 centrali del Mortirolo, forse addirittura peggio, e per mia fortuna non conoscevo questa asperità, altrimenti avrei tirato tranquillamente dritto sino a Ventimiglia, 4km in più per un Mortirolino in meno è un affare vantaggioso dopo 160km!

Sul crinale torno a respirare, ammiro Dolceacqua con un tocco di nostalgia ripensando a questi 3 giorni su queste strade di montagna con il mare da un lato, pendenze spesso facili e dislivelli elevati, in un paese che da solo vale la vacanza e tante scoperte in parte negate da foschia ed afa. La discesa verso Dolceacqua è veloce, arrivo alla macchina e segno la fine di questo bell’ itinerario con 169km e 3750m di dislivello. Per non farmi mancare nulla rimango pure imbottigliato lungo l’ Aurelia a causa del traffico del rientro, mi rivedono a casa non prima delle 22, ma ne è valsa la pena per una tripletta da 440km e 10100m di salita.

CONSIGLI: Questo giro è fortemente consigliato, ma con alcuni accorgimenti. Il primo è di partire da Ventimiglia, si eliminano i chilometri più inutili, poi è molto meglio compiere questo percorso in senso antiorario, salendo verso Olivetta S.Michele, Sospel e Turini, quindi scendendo a L’ Escarene e passando per Peille e La Turbie, infine Mentone oppure Monaco. Per chi non se la sentisse da Sospel si arriva molto più agevolmente a L’ Escarene attraverso il col de Braus (1002m). L’ anello de l’ Authion è consigliato solo nelle giornate limpide, altrimenti aggiunge poco al giro.

Dall’ Authion si ammirano le Alpi

Vista potenziale dal circuito dell’ Authion, sullo sfondo il Mediterraneo e l’ aeroporto di Nizza (foto di Gunéra)

I mitici tornanti del Turini

Gruppo di danzatori di Sospel

Dolceacqua dall’ alto

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