E dopo il Finestre… col del Basset

il 07/10/2012 · Commenti disabilitati su E dopo il Finestre… col del Basset

La discesa dal colle del Finestre è appena terminata, mi trovo nei pressi di Usseaux su quell’ autostrada di montagna che collega Pinerolo a Sestrière, due larghe corsie che risalgono la valle e che qui hanno pendenze quasi nulle, che il forte vento di risalita rende addirittura pianura con velocità tali da far scorrere la catena sul 50 spingendo velocità superiori ai 30 orari, col ritardo accumulato nella mattinata anche un paio di minuti in meno fanno comodo e le difficoltà sono quasi terminate, mi mancano solo i 2000m del Sestriére per svalicare in val di Susa attraverso quel passo turistico che ormai è diventata questa famosa località olimpica piemontese.
Ricordo da una replica della tappa del giro 2005 che i primi chilometri sono facili, infatti in essi la velocità rimane sopra alla soglia della pianura attraversando paesini e frazioni che devono la loro vitalità al turismo. Piano piano però il vento cala e la strada si impenna, alcuni larghissimi tornanti mi ricordano di trovarmi sulle Alpi e sebbene la pendenza non sia assolutamente mai proibitiva, d’ora in avanti devo pedalare e faticare per salire su punte che sfiorano l’ 8% ma che con una carreggiata così larga sembrano ben più abbordabili. Alti monti mi circondano, alti monti che quasi ignoro impegnato ad osservare quei palazzoni sullo sfondo che grattano quota 2000, là dove termina questa ascesa e dove -penso- inizierà la discesa verso Susa col vento contrario. Osservo con piacere il trampolino olimpico di Torino 2006 ed i cartelli quasi incomprensibili verso il col Basset, di cui ho scoperto l’ esistenza solo grazie ad un errore di Google Maps che segnala questa via come importante quando in realtà è solo una sterrata che supera i 2400.

Ho un leggero buco nello stomaco e approfitto del passaggio in questo orrore d’alta quota per un pranzetto veloce a base di focaccia e per chiedere giusto per titolo informativo informazioni sul colle del Basset (come se non ci avessi già pensato veramente), mi dicono essere sterrato sino a Sauce d’Oulx, ma praticabile addirittura con la mia bici. Ci credo e mi butto all’ avventura, i 7700m sterrati del Finestre sono troppo pochi!
Ritorno indietro e seguo le indicazioni per il passo, ritrovandomi nuovamente dentro Sestriére a chiedere nuovamente informazioni… “No non si può fare con quella bici”, “c’è qualcuno che già l’ha fatta in bdc” e soprattutto “devi seguire la strada dell’ Assietta e poi in cima tenere la sinistra” sono le informazioni che recupero, sufficenti a farmi accettare l’ avventura nonostante nuvoloni grigio/verdi in bassa valle.

Torno sui miei passi ed eccomi finalmente nuovamente sullo sterrato (ah piacevole velluto), rispetto al Finestre la carreggiata è leggermente più ampia e meno ripida, ma anche più polverosa e con pietre incastrate nella sede stradale che talvolta fanno traballare la bicicletta nonostante la velocità forzatamente limitata. Come sul finestre cerco sempre la traiettoria migliore ed imparo alla svelta che la scelta ottima per i 20m successivi è la peggiore per i 20m seguenti, e così per tutta la scalata sarà un continuo zigzagare a destra e sinistra. I tornanti riportano i segni di un traffico motorizzato non trascurabile, il resto è completamente ciclabile e la quota sale più velocemente di quanto fa intuire l’ inclinazione della strada, ammirando un panorama che però non è grandioso come sperassi e che viene parzialmente disturbato da una foschia anche qui a quota 2200m.
Ampie curve seguono il crinale ormai primo di vegetazione a fusto, la vetta diventa visibile già a metà scalata e ci arrivo addirittura prima del previsto, questi 400m di dislivello sono volati.

Giù, molto più in basso, c’è la val di Susa, dall’ altra parte Sestriére e poco più in alto rispetto all’ orizzonte i ghiacciai che contornano il valico del Monginevro, mandandomi indietro nei ricordi al giro di ricognizione della Susa-Susa 2011, quello di Monginevro-Colle delle Scale. Bello, 2424m ed un panorama che senza foschia sarebbe stupendo, e non fa neppure freddo e pure le nubi minacciose di prima si stanno allontanando, cosa posso chiedere di più?
La discesa è una goduria, il fondo è come quello della salita con pietre incastrate, saltini e segni di ruote, nel quale riutilizzo alcuni vecchi ricordi di mountain-bike, tirando sempre i freni (siamo pur sempre al 10%!) e mantenendo il sedere alzato dietro alla sella per ammortizzare i numerosi colpi e spostare il baricentro a monte. Rientro nel bosco e trovo dei tratti ancora umidi che fortunatamente non sono fangosi, trovo anche divertentissimi tornanti parabolici in cui approfitto del margine per prendere velocità e dei pezzi veramente ripidi in cui salto delle radici e dei grossi sassi… mi sento un vero biker con un cuore di carbonio a 23mm!
Nei pressi di una stazione sciistica inizia con mia tristezza l’ asfalto, ma termina 200m dopo (che senso ha?) e così continuo a divertirmi in questa situazione strana e non pienamente premeditata. A quota 1900 ritorno alla civiltà con 3km asfaltati ripidissimi che mi portano sino ad un ruvido pavée a Sauce d’Oulx, ulteriori vibrazioni di cui non sentivo la mancanza, poi mi reimmetto sulla strada principale impiegando un po’ a capire di aver sbagliato direzione, e dire che mi bastava guardare al di là del naso per intuire la via corretta verso la valle… Segue una larga e piacevole discesa, stavolta pulita, che mi riporta sino ad Oulx.

Come immaginavo il vento è contrario, ma non sembra nemmeno troppo forte e comunque la pendenza negativa mi aiuterà. Il peggio è nell’ attraversare il pavée del paese, poi sulla statale della val di Susa scendo tranquillo verso la meta, sorpassato da occasionali camion o autovetture. A lato scorrono tanti bivi che mi incuriosiscono, ma per oggi ne ho abbastanza e proseguo dritto assumendo anche la posizione da cronoman quando il vento comincia a sferzarmi in faccia.
C’è lo strappetto da superare, ma poi è quasi tutta discesa, supero Exilles con le sue case in pietra ed il forte che domina la bassa valle, quindi arrivo a Chiomonte ed entro in paese: già che sono in zona voglio acquistare qualche bottiglia di vino locale, tra l’ altro di un’ azienda che coltiva eroicamente le sue vigne non solo su ripidi ed ardui monti, ma proprio in quel posto lì tristemente famoso per le lotte contro una delle opere più inutili d’ Italia, la TAV della val di Susa alla maddalena di Chiomonte, dove c’è il cantiere -ehm fortino militare-.
Qui apro una parentesi: l’ autostrada e l’ autoporto erano deserti, deserta la ferrovia già esistente che collega Torino a Lione (eh ne esiste già una!), il traffico viaggia o in Valle d’Aosta o sulle ben più scomode statali del cuneese… considerato questo non sembra ovvio costruirci qui una ferrovia da 50 miliardi di euro?

Lo spaccio aziendale si è trasferito a Susa (grrr), quindi per tornare non mi resta che reimmettermi sulla statale e scendere in picchiata sino al paese che da il nome alla valle ritornando alla macchina…  In totale soli 102km e 2900m di dislivello con tre scalpi oltre i 2000m, il 10000°km, la 10000° foto e due epiche sterrate. Almeno il giro è andato bene e ne sono molto soddisfatto! (visto, 18° gradi della Vergine onorati a dovere!).
Cerco lo spaccio viticolo, giro per Susa in auto, parcheggio lontano per non infrangere il codice della strada e dopo 300m di camminata… è lunedì, è chiuso, e le bottiglie lì in vetrina mi irridono, specie il vino del ghiaccio creato da uve congelate a temperature di almeno -6°. Giornata schifosa con un ottimo giro in bici!

Architettura “rurale” a Sestriere

Lo sterrato del Col Basset, leggermente più liscio ma polveroso del Finestre

Panoramica in direzione val di Susa

Panoramica di Exilles, ormai in piena valle

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Finestre!

il 25/09/2012 · Commenti disabilitati su Finestre!

Che ci crediate o no è da anni che ho notato che il periodo attorno al 10 Settembre è sempre molto propizio per la bicicletta ed ho anche scoperto che non si tratta tanto del giorno sul calendario, quanto di un particolare aspetto astrologico ai 18° della Vergine abbastanza ricorrente nei momenti più importanti della mia carriera ciclistica. Non si tratta di certezze, però l’ occorrenza è ben oltre il normale valore statistico e solo ultimamente cerco di forzare questo aspetto, come sto facendo per questo itinerario approfittando della congiunzione esatta di Sole e Mercurio. Come ho già scritto siete liberi di non crederci, ma ho trovato molti riscontri.

Il giro l’ho a malapena pianificato, avrebbe dovuto far parte di una due giorni valsusina che poi è saltata e ci sto andando giusto per togliermi uno scalpo alpino in una data per me così particolare. Il mio compagno di avventura è stato male il giorno prima e mi tocca affrontare la tratta in solitaria, cercando di fregare la barriera autostradale della val di Susa che invece frega me (4.70€ di ingresso alle mafie per 15 minuti scarsi di percorrenza), arrivando a Susa in nettissimo ritardo dopo un’ invana ricerca di parcheggio a Bussoleno, lanciando impunemente la canutiera sulla catena sporca e imprecando per una giornata che sta andando completamente storta. Davanti a me quasi 8km di sterrato, meglio portarsi una camera d’aria extra che per come sta andando non si sa mai…
Attraverso Susa per riscaldare la gamba e per bere da una fontana che ho conosciuto lo scorso anno alla “Susa-Susa”, l’ inizio del Finestre è appena fuori dal paese e ci arrivo affrontando a muso duro le sue durissime rampe iniziali che mi sorprendono per la loro violenza, a Meana di Susa si tocca il 14% ed il 34×27 conquista subito il suo ruolo in una salita di 18km al 9.1%. Uscito dal paese la sede stradale si restringe ed un cartello indica l’ inizio del vero passo, una stradella immersa in un fitto bosco di conifere che è larga poco più di una ciclabile, sulla quale trovo un traffico inaspettato di moto e quad di diverse nazionalità, questo valico reso famoso dal giro 2005 è una forte attrattiva per svizzeri, tedeschi e francesi, ma anche spagnoli.

Il Finestre è una strada militare e per questo la sua pendenza è di una costanza imbarazzante, il massimo per un passista scalatore come me che trova subito il suo ritmo pedalando agile col 25 a circa 12 orari, tutto senza andare mai in affanno. Nel fitto bosco incomincio a sentire una sensazione di fresco, il sudore delle prime rampe contrasta con la temperatura più bassa e raffredda il fisico preoccupandomi un poco per quando sarò in cima, come supporto ho solo la mantellina poiché la canutiera si trova sporca in macchina. Inizia la fase più emozionante con i suoi innumerevoli tornanti sorretti da archi di pietra che scavalcano un rivolo d’ acqua, ogni 50m svolto e la testa comincia ad inebriarsi tra i continui cambi di direzione ed un’ ascesa che veramente appaga tutti i miei sensi. Le viste sono limitate a rare occasioni in cui il Rocciamelone domina Susa e la valle, per il resto l’unico cambiamento è in prossimità di una ripida parete rocciosa scavata per farci passare la strada.

Arrivo ad un rifugio ed ecco che l’ asfalto termina, lo sterrato si presenta subito con la sua reale faccia un po’ bruttina che può ancora andar bene (“fattibile” direi se fosse una donna), non è terreno compatto e liscio, ci sono dei sassi e la pioggia ha scavato alcuni canaletti dentro i quali è meglio non finire. Ho affrontato di peggio, ma devo fare attenzione, guardare 20m più avanti e scegliere il lato più liscio passando in continuazione da una parte all’ altra della carreggiata. La ruota trema, piccoli sassi vengono continuamente schiacciati ed altri più grossi toccano i raggi, la velocità deve necessariamente essere controllata affinché possa gestire al meglio le vibrazioni e la traiettoria. Il fondo però è compatto, non ci sono problemi di ciclabilità e solo nei tornanti più stretti ho dei piccoli problemi a causa dei segni lasciati dalle troppe auto e moto che qui passano.
Esco dal bosco e la temperatura risale, se prima ero intimorito dal freddo in quota ora sono invece tranquillo di non patire nemmeno nei punti più alti, la visuale si allarga enormemente dominando il Rocciamelone, l’ Assietta, la valle e questa incredibile serpentina marroncina che sembra danzare tra un lato e l’ altro sino al valico che sembra a portata di mano, là dove questa goduria terminerà… Sono numerose le soste fotografiche e – piccola nota personale – compio il 10000° scatto salvato sulla fotocamera (e solo dopo scoprirò che su queste rampe arriverà il 10000° km annuo, con un solo giorno di ritardo rispetto al ben più proficuo 2011) (nota personale n°2: vedete perché parlo del 10 Settembre come data simbolica?)

Il Finestre arriva prima del previsto, credevo fosse ben più alto dei suoi 2176m, ma purtroppo questo velluto sterrato è ormai terminato… Questo… 😀
Giunge alle mie orecchie un accento orobico, 2 ciclisti bresciani si godono fresco e panorama e mi fanno i complimenti per la scalata, io minimizzo le pendenze che credevo all’ 8% medio e che invece superano il 9%. Salgo una breve gradinata insieme ai due amici lombardi, ci sono alcune pietre che simboleggiano i più importanti valichi italiani e francesi, per me è immancabile un tuffo nei ricordi, nella “triplete valtellinese” con Stelvio – Gavia – Mortirolo (se può interessare anche in quei giorni c’era Mercurio ai 18° della Vergine…), la 1000° salita sul Galibier (nessun rimando astrologico :S ), lo stress sul Fauniera, gli intenti con Alpe d’Huez, Ventoux e Tourmalet… immancabili le foto col “10×10” al Galibier e lo sciallo sul Mortirolo che “ogni tanto spiana“.

Ci salutiamo, fa talmente “non freddo” che non uso nemmeno un foglio di giornale (che non ho) per scendere, la strada mi incute un certo timore mancando completamente di protezioni a lato, ma basta far attenzione e ringraziare quei due automobilisti che hanno accostato per agevolarmi il passaggio. Arrivo ad Usseaux sulla statale Pinerolo – Sestriere, in teoria il bello è finito, ma … sarà per il prossimo racconto!

Una mitragliata di tornanti sorretti da archi in pietra

Susa ed il Moncenisio sullo sfondo (la mia prima alpina, Giove a 17° della Vergine!)

Lo sterrato ciclabile de Finestre

Uno dei tratti più brutti

Non so che scrivere, se non che la salita è quasi finita

Wuao!

Pensavo che il Mortirolo fosse più duro, ogni tanto spiana

Foto segnaletica … ehm ricordo!

4 giri assolutamente da fare

il 22/02/2012 · Commenti disabilitati su 4 giri assolutamente da fare

Attualmente sono fermo da più di un mese, vuoi per il freddo non certo consono agli inverni padani, vuoi soprattutto per una fastidiosa tendinite al ginocchio esterno che non disturba la vita normale, ma che non riesce a guarire, la posizione peggiore per il recupero è quella che tengo per 8 ore dentro al letto… Mi sfogo con qualche chilometro giornaliero di cyclette, un palliativo per mantenere il fisico un po’ attivo…

Non ho nulla di nuovo da raccontare, e ormai nemmeno di vecchio, ne approfitto per consigliarvi alcuni giri bellissimi, alcuni epici, altri che consiglio fortemente, sperando anche nell’ aiuto di altri che meglio di me conoscono le Alpi (dove trovare i migliori anelli se non nelle Alpi?).

La Susa-Susa:
Questo è senza dubbio uno dei più epici anelli alpini, piuttosto lungo e difficile, ma fattibile da un amatore con un po’ di allenamento. La partenza consigliata per noi italiani è a Susa, si parte in salita con il Moncenisio, una salita che non si trova nell’ elenco delle celeberrime, ma che presenta 1600m di dislivello con pendenze costanti e mai banali che termina lungo il lago artificiale ad oltre 2000m di quota. Una veloce discesa porta a Lansebourg Mont-Cenis, poi si scende per 40km lungo la valle Arc sino a S. Michel de Maurien, dove inizia una delle regine della Francia, il Galibier, 18km di cui 12 costanti al 9% in un paesaggio maestoso. Ma prima c’è il Col du Telegraphe, 800m di dislivello in 12km, mica bazzeccole!
La prima parte di discesa porta al col du Lautaret, la seconda è su una strada larga in cui sembra di volare sino a Briançon. Il grosso è fatto, ma manca ancora il Monginevro, 500m verticali pedalabili su una strada trafficata ma piuttosto larga. Da Cesana torinese è falsopiano, c’è discesa vera solo rientrando a Susa, quando ormai è fatta.
E’ un giro molto bello che però va fatto in gruppo, è facile trovare un forte vento contrario tra Moncenisio e Galibier e nel tratto Monginevro-Susa, mentre questo vento è spesso favorevole dal Lautaret a Briançon. In tutto sono 206km e 4500m di dislivello.

I miei racconti: http://giriesalite.altervista.org/?p=1342  e  http://giriesalite.altervista.org/?p=1352

Il Trittico svizzero (Gottardo-Furka-Novena):
Il giro perfetto, 3000m di dislivello in 100km. Si parte da Airolo, l’ ultimo avamposto del canton Ticino, si sale subito verso il passo San Gottardo, crocevia tra Europa settentrionale e meridionale, la vecchia via nella parte finale è molto tortuosa con infinite curve e più chilometri completamente in pavèe, una salita assolutamente da fare! Il Gottardo è un passo molto freddo, spesso spira un vento gelido, consiglio di portare sempre un capo d’abbigliamento in più.
Il bivio del Furka arriva a discesa non ancora finita, un breve falsopiano precede la salita vera e propria, la più facile delle 3, con ripidità nella media ed un lungo falsopiano finale. La discesa fa intuire che l’ altro versante è nettamente più duro e bello, si scende sino ad Ulrichen dove inizia il Nufenen (o Novena in italiano), la più dura delle 3 con troppi tornanti finali che non lasciano respiro a chi a questo punto è già stanco. Dai 2400m del passo ai 1000 di Airolo è tutta discesa.
I panorami sulle grandi vette alpine, sui ghiacciai e la storia di questo percorso lo rendono obbligatorio ad un ciclista che si rispetti, inoltre essendo corto lo si riesce a fare anche in un pomeriggio.

Il mio racconto: http://giriesalite.altervista.org/?p=511

Mortirolo+Gavia:
Questa accoppiata è un must per chi si trova in Valtellina, si scalano 2 delle più famose salite italiane in 120km e 3390m di dislivello.
La partenza migliore è da Bormio, c’è abbastanza strada per scaldarsi in vista dei 12.5km al 10.5% del Mortirolo, c’è una salitella adatta a rompere il fiato e pure molta discesa per non sprecare energie. Il Mortirolo non è proibitivo, non ha picchi impossibili, bisogna adattarsi ad un rapportino agile e salire senza strafare. La discesa verso Edolo è abbastanza tecnica, da Edolo sino a Ponte di Legno è tutto falsopiano in cui volendo si possono tirare i rapportoni.
L’ inizio del Gavia è banale, ma è dopo la sbarra che la strada si restringe e rende la vita difficile, tanto da assomigliare al Mortirolo. Quando si esce dal bosco le pendenze calano su valori normali, non è una salita durissima che però non regala niente, 1400m di dislivello dopo il Mortirolo non sono da sottovalutare. C’è anche la galleria, 200m completamente bui in cui è utile avere una torcia o almeno una lucina, altrimenti bisogna fare affidamento ai catarifrangenti laterali e alle auto/moto di passaggio.
La discesa del Gavia sino a S.Caterina non è bellissima, poi sino a Bormio diventa un rettilineo un po’ curvo in cui si scende forte senza pedalare, specie nella prima parte.
Edolo può essere una buona alternativa di partenza, ma c’è da stare attenti perché il Mortirolo dopo il Gavia è domabile, ma non perdona!

I miei racconti: http://giriesalite.altervista.org/?p=709 e http://giriesalite.altervista.org/?p=722

Bi-Stelvio:
Questo non è un anello classico, ma un modo per affrontare 2 versanti del più alto passo italiano, che dai suoi 2758m domina il ghiacciaio dell’ Ortles ed i mitici 48 tornanti del lato trentino. Si parte in salita da Bormio, l’ attraversamento del paese è il massimo per rodare la gamba prima che le pendenze inizino ad essere impegnative in un ambiente pienamente montano. Sebbene questo sia il versante meno nobile, è una egregia signora salita da 1500m di dislivello continui, con numerosi tornanti ed anche un tratto di 1km in cui rifiatare.
Giunti al passo si svolta indietro sino al bivio del Giogo di S.Maria, a 2500m di quota, dove si sconfina in Svizzera e si scende sino al paese di S. Maria. Si rientra in Italia in una larga vallata ripida che permette di rilassarsi, qualche chilometro piano porta sino a Prato allo Stelvio e del falsopiano conduce all’ inizio della vera salita, segnalata da un inquietante cartello con scritto “48” che ci ricorda quanto ci manca.
La prima parte è in un fitto bosco, ai 2200m si esce allo scoperto guardando sconcertati i rifugi lassù in alto ed i numerosi strettissimi tornanti che li raggiungono. Si sale costantemente al 9%, senza picchi e senza riposi. Dal passo poi è fatta, sino a Bormio è tutta discesa.
107km e 3400m di dislivello con 2 salite OBBLIGATORIE!

I miei racconti: http://giriesalite.altervista.org/?p=610  e  http://giriesalite.altervista.org/?p=624

Prossimamente altri suggerimenti di itinerari che adoro, non belli come quelli sopracitati, ma molto validi. O, come spero, altre descrizioni di giri mitici con l’ aiuto di chi voglia suggerirne altri.

I migliori 3 giri del 2011

il 01/02/2012 · Commenti disabilitati su I migliori 3 giri del 2011

Ecco finalmente i 3 migliori giri del 2011!

Negli ultimi giorni il sito è stato offline, ho a disposizione 300Mb di spazio e 10Gb di traffico disponibile, non credevo di toccare nuovamente questo limite. Su Altervista (e ve lo consiglio caldamente se volete farvi un sito/blog personale) posso ampliare le risorse sino teoricamente all’ infinito, o pagando o grazie alle visite alla pubblicità. Giusto per raccontarvelo …

3°:  4/04) 5 Terre
Il cielo nuvoloso e la leggera foschia purtroppo rovinano questi luoghi ancor più affascinanti di quanto immaginassi, i paesini aggrappati a speroni di roccia modellati a fatica per i tipici terrazzamenti non risaltavano senza il timido sole uscito nella seconda parte della giornata.
Parto da Brugnato dopo una colazione da re e per iniziare scalo il passo del Bracco, poi scendo sino Bonassola, vado a Levanto dove mi infilo in una galleria ciclabile che mi separa dalle onde sino a Monterosso, la prima delle Terre e dove la mia giornata cambia completamente volto: vengo colto da un forte dolore tendineo al ginocchio, l’ unico movimento che non mi da problemi è la pedalata tranquilla, ma già ripartire diventa uno spettacolo circense non potendo alzare la gamba… Salto Vernazza e scendo a Corniglia, un paese che mi commuove da tanto è bello, lassù aggrappato sulla roccia. Qui non esiste il concetto di pianura, è un luogo per autentici camosci liguri.
Tralascio Manarola e visito Riomaggiore, poi a La Spezia ritorno nella civiltà pedalando sino a Portovenere, un altro gioiello che visito solo parzialmente a causa dei problemi nella camminata. Sono in ritardissimo, mancano oltre 30km ed ho indicativamente 1h e 30 massima di luce per risalire sino a Brugnato, taglio per la lunga galleria (2km) in salita che oltrepassa La Spezia, la brezza della sera fortunatamente mi sospinge sulla tranquillissima val di Vara sino a Borghetto, dove praticamente arrivato scarico le energie nervose crollando fisicamente, con dolore, stanco, affamato ma veramente soddisfatto!

LINK 1: http://giriesalite.altervista.org/?p=1160

LINK 2: http://giriesalite.altervista.org/?p=1168

perché raramente ho visto posti dalla bellezza comporabile alle 5 Terre, i paesi sono spettacolari e la tanta salita mi ha reso felice. Paradossalmente il problema al ginocchio e la tirata del ritorno mi hanno lasciato buoni ricordi.

Corniglia, il paese che mi ha lasciato a bocca aperta

 

 

La via dell’ amore che collega Manarola a Riomaggiore

Riomaggiore, il 5° paese delle 5 Terre

2°: 3/07) Susa-Susa
Io e Massimo abbiamo pernottato a Susa, per gli altri la partenza alle 7:30 ha significato una levataccia incredibile. Avremo bisogno di molto tempo per questo famosissimo giro alpino, ma almeno la giornata è veramente ottima e limpida. Il Moncenisio è una salita lunga ma regolare, il lago in cima ristora la vista dopo il primo colle, sino al secondo scalpo è tutta discesa e falsopiano, il vento contrario rende ancor più vantaggioso l’ essere in 5, sebbene i cambi siano da rivedere.
Dopo una sosta pipì ed acqua ci aspetta il Moloch di giornata, Telegraphe più Galibier per 2000m abbondanti di dislivello su uno dei valichi più famosi al mondo (come dire lo Stelvio per gli italiani). Ci ricompattiamo al Telegraphe, poi sulle costanti rampe del Galibier ognuno va per conto suo, chi salendo bene, chi soffrendo un po’, ma arrivare in cima è una soddisfazione per tutti, specialmente per me che arrivo alla 1000° salita nel mio elenco!
Fino a Briançon voliamo complice il vento a favore, poi ci aspetta il facile Monginevro, che a questo punto diventa faticoso per tutti, io voglio vedere quante energie mi rimangono e salgo in solitaria, gli altri fanno gruppetto. Dal valico il vento ritorna ad essere contrario, ma il vero problema è rappresentato dal traffico congestionato sulla statale poiché l’ autostrada è stata chiusa per controllare la manifestazione No-Tav, dobbiamo letteralmente fare lo slalom tra chilometri di coda prima di ritornare a Susa dopo 206km e 4.5km di dislivello con 3 signore Alpine!

LINK 1: http://giriesalite.altervista.org/?p=1342

LINK 2: http://giriesalite.altervista.org/?p=1352

Perché la Susa-Susa è un giro mitico ed affrontarlo in una giornata quasi perfetta (solo troppo vento) è stato fantastico. Aggiungiamoci pure l’ essere in buona compagnia, la 2 giorni a Susa con Massimo e soprattutto l’ aver onorato la mia 1000° salita sul Galibier… Inoltre ho pure vinto la mia personale sfida contro le crisi di fame, da Susa al Galibier mangiando mezza focaccia mentre altri avevano un ristorante con sè! Peccato per il traffico finale che proprio non ci voleva.

Piccoli contro il gigante Galibier

Segnalo ad un fotografo la mia 1000° salita

Marco, Andrea, Fabio, Massimo, Pedra sul Galibier

1°: 8/05) Caprauna e val Tanaro
Descrivere questo giro è difficile, se dovessi pensare al percorso per me perfetto penserei proprio a questo!
Parto passando sul lungomare di Borghetto S.Spirito, dove trascorrevo le vacanze al mare, poi pedalo nel primo entroterra di Albenga con coltivazioni di ulivi ed orografia che mi ricordano fortemente il lago di Garda, mi addentro verso le montagne e la stretta val Neva mi ricorda il Trentino con i suoi tipici monti coperti da boschi.
La salita a Capraùna è come piace a me, regolare ed abbastanza ripida, supero anche una nutrita flotta di pensionati danesi coi quali scambo diverse chiacchiere in cima al passo, da dove ammiro le Alpi al confine francese parzialmente innevate e desidero io stesso poter toccare la dama bianca dopo aver toccato la sabbia delle spiagge. Dal colle di Nava sino a Le Salse non mi entusiasma, ma poi si ricomincia a salire decisi in un paesaggio quasi di montagna, superato il valico trovo pure la neve e letteralmente ci salto dentro, poche ore fa ero al mare!
La discesa tecnica nel bosco mi esalta, ma quando entro a tutti gli effetti tra le gole del Tanaro mi commuovo, sapevo che erano belle, ma non immaginavo quella strada scavata nella roccia con il torrente lontano e le vette ancor più distanti, un luogo dove la natura combatte contro se stessa con risultati incredibili. La vallata si allarga sino a Garessio, il vento che prima mi aiuta poi improvvisamente cambia spirando dal mare e scendendo dal colle S.Bernardo, dove giustamente hanno costruito un impianto eolico. Non è però ancora finita, mi manca la salita di Rocca Barbena con i suoi tornanti in muratura e la divertente picchiata verso il mare, giusto per rifarsi gli occhi dopo la scorpacciata montana.

LINK 1: http://giriesalite.altervista.org/?p=1218

LINK 2: http://giriesalite.altervista.org/?p=1229

E’ il giro vincitore perché per me è quello ideale, sono passato dal mare alla vera montagna attraverso un gran numero di territori diversi, ho trovato la neve ed ho pedalato a due passi dalla Francia partendo dal Savonese, le salite mi sono piaciute tutte così come le discese, l’ incontro coi danesi mi ha portato allegria, ma soprattutto non ho mai trovato un posto come l’ alta val Tanaro che mi sapesse far rimanere così a bocca aperta… Credo sia il miglior giro di sempre, se le 24h con Stelvio-cena dalla Giovanna-Mortirolo sono l’ avventura ciclistica più intensa, questo è il giro più bello.

Il mare a Borghetto S.Spirito, in contrasto con la foto successiva

Dal mare sino a trovare la neve a Maggio!

Le fantastiche gole del Tanaro

Grazie della lettura,
Pedra


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