Gole del Tanaro (parte 2)

il 06/06/2011 · Commenti disabilitati su Gole del Tanaro (parte 2)

8 Maggio

Dopo aver toccato con mano l’ ultima neve primaverile, rimonto in sella per la discesa verso la val Tanaro. Il territorio è simil-alpino, scorro in una fitta abetaia su una tipica strada secondaria di montagna, ben tenuta, abbastanza ripida con secchi tornanti e divertenti curve. Ad Upega, borgo in pietra ai confini della civiltà, inizia la fase più bella di tutto il giro, quella nelle strette dell’ alta val Tanaro. A destra ci sono ripide pareti verticali con un rigoglioso torrente che scorre impetuoso almeno 50m più in basso, a sinistra l’ orografia è più dolce, ma solo il necessario per permettere alla vegetazione di ricoprire il terreno, davanti a me il maestoso canyon, guardando in alto noto elevate vette ancora parzialmente ricoperte dalla neve, con rivoli fusi che precipitano verso il fondo. E’ un paesaggio magnifico, talmente bello da lasciarmi letteralmente a bocca aperta, le rocce verticali, la neve, le escrescenze montuose che assomigliano come forma alle Dolomiti, tutto pedalando su una strada costruita con la forza, obbligata talvolta a passare in gallerie nude o dove è stato creato lo spazio. E pensare che questo giro l’avevo messo tra le “riserve” di una eventuale tripletta Imperiese!

La valle si allarga mentre scendo verso Ponte Nava, ma devo comunque guardare molto in alto per scrutarne le cime, anche se ormai la neve è un ricordo passato. Ritorno sul percorso dell’ andata ma in senso opposto, un lungo falsopiano mi porterà a Garessio e spero di avere favorevole il bel vento che dal mare si incunea tra i monti. Il primo tratto faticoso un po’ mi spaventa, ma poi la velocità aumenta senza problemi e tra Eolo e pendenze rimango sempre sopra i 40kmh. Anche questo tratto di trasferimento è interessante, la statale scorre affiancata da una ferrovia non elettrificata, la vallata è stretta ed il verde bosco circonda tutto. Improvvisamente, a pochi kilometri da Garessio cambia il vento, ora è fortemente contrario ed è solo grazie alla leggerissima discesa se riesco a mantenere un ritmo decente sino al paese.
Ieri sono passato in questi posti, ma qualche indicazione donatami da un ciclista locale mi aiuta a trovare la corretta via, la stessa che mi aveva portato al colle Quazzo, ma che ora mi rimanderà al mare. Mi fermo in un bar per una brioche e 2 biscotti, la fatica accumulata è ampiamente nei limiti, ma qualche caloria di scorta potrebbe tornarmi utile, considerato che sin’ ora ho mangiato solo qualche fettina di pane ed un pezzo di focaccia, cioè il resto dalla colazione.
Raffiche avverse rendono salita anche il falsopiano iniziale verso il colle San Bernardo, sul cui crinale cresce (a ragione direi) un piccolo parco eolico. La scalata inizia in maniera decisa con punte del 9%, poi si normalizza su pendenze pedalabili, con diversi cambiamenti di direzione che mi regalano qualche spinta della forte brezza, qui mitigata dalla copertura dei colli. Tutti i tornanti sono larghi ed i loro interni presentano piazzole in ghiaia, solo verso la cima ne capisco il motivo, è per far passare i camion che trasportano gli alti supporti alle pale.

Al passo San Bernardo mangio gli ultimi 2 biscotti, fotografo un curioso cartello escursionistico e mi butto in discesa, il grosso è fatto, sono anche in orario, ma manca ancora una bella salita prima di poter finalmente festeggiare. Alcune contropendenze mi innervosiscono, che discesa è se c’è della salita? Una che nel complesso è molto bella, almeno sino al bivio di Castelvecchio di Rocca Barbena, l’ ultima asperità. Continuo agevolmente sul tratto iniziale, rimanendone sorpreso dalla sinuosità della strada, con ampi tornanti terrazzati in muratura che si ergono su rocce a vista ricoperte da vegetazione, saltuariamente boschiva, di tipo mediterraneo, superando anche alcuni vecchi ruderi e arrivando a questo paese dominato da un antico castello.
La seconda parte della salita è più impegnativa ed immersa nel bosco, il traffico è minimo (come in tutto il giro) e salgo decentemente. Un bivio per un santuario e la successiva discesa indicano la fine delle fatiche, svuoto la vescica prima del rientro a casa e mi godo l’ ultimo dislivello negativo. Subito penso alle differenze di asfaltature tra la Liguria e l’ Oltrepò, qui si possono anche prendere dei piccoli rischi e tenere velocità più alte in curva, sebbene non manchino le buche esse sono localizzate principalmente nei paesi. Si aprono anche viste magnifiche sul mare e sul primo entroterra, assolutamente da imprimere sulla fotocamera, la giusta fine di un giro che è partito dalla spiaggia, ha toccato con mano la neve e mi ha fatto scoprire una gran varietà di posti incredibili.
A Toirano sbaglio nuovamente ingresso e devo come ieri attraversare il centro storico, ma è giusto un bel minuto in più prima della partenza verso casa.

E’ stato un itinerario veramente bello, con una moltitudine di panorami ammirevoli e con esperienze estasianti, sicuramente uno dei più bei giri che ho mai fatto, uno dei pochi che mi ha veramente meravigliato. In totale 163km e 3400m di dislivello, alla ragguardevole media di 24.3kmh.

La traccia è questa:
http://tracks4bikers.com/tracks/show/54870
Consigli:

  • Questo giro è tosto, partendo dall’ entroterra di Albenga si evita la salita di Castelvecchio, scendendo dal San Bernardo direttamente all’ arrivo. 140km, 3000m
  • Si può accorciarlo notevolmente evitando l’ alta val Tanaro, scesi da Caprauna si svolta a destra verso Garessio. 110km, 2250m
  • Chi volesse attraversare soltanto l’ alta val Tanaro, può partire da Ormea, risalire la valle e scendere da Mendatica verso Cosio d’Arroscia. 66km, 1400m

gole e passaggi dell’ alto Tanaro

guardando in alto dallo stesso punto

Ponte di Nava

il paradiso di tanti ciclisti maschi :p

la salita per Castelvecchio di Rocca Barbena

panorama su Toirano e Borghetto S.Spirito


Il colle di Caprauna (parte 1)

il 01/06/2011 · Commenti disabilitati su Il colle di Caprauna (parte 1)

8 Maggio

La sveglia suona presto, almeno per i miei standard, perchè oggi è in programma uno dei giri più duri che abbia mai fatto, con almeno 160km e 3400m di dislivello, seguito dal rientro a casa in autostrada, motivo per cui non posso prendermela con troppa calma. La colazione al B&B “profumo di dolci” di Toirano è un abbuffarsi per accumulare calorie in vista della giornata: pane, focaccia e altre delizie scompaiono dal mio vassoio e pure da quello degli altri ospiti.
Impiego veramente tanto a partire, la prima pedalata tra le strette mura cittadine arriva solo alle 10, con la borraccia carica e tanta voglia di arrivare ad un soffio dal confine francese, ai piedi delle Alpi marittime.

Non ho tanto tempo da perdere, ma non resisto ad una sosta in riva al mare, dove tempo fa ho trascorso alcune vacanze estive e dove tanti si godono il tiepido sole del mattino. La giornata è limpida e la temperatura ideale per pedalare.
Riprendo il lungomare sino a Ceriale, dove indovino abbastanza facilmente la deviazione diretta per Cisano sul Neva, una strada larga ed ondulata attraverso la piana di Albenga, circondata da campi, palme ed ulivi. A Cisano il paesaggio cambia, intrapreso poi il bivio per Caprauna ho la sensazione di essermi teletrasportato in Trentino, avanzando su una strada piana che segue il torrente, con a destra e sinistra due fila di monti che la circondano imperiose, con pareti rocciose che riportano in mente il passo San Valentino da Avio (TN). Frazioni abitate composte da 2 case scorrono alla mia destra, poi a Castelbianco si inizia a far sul serio, d’ ora in avanti si fa sul serio e la salita al colle di Caprauna è trentina anche nelle cifre: sono 1300m di dislivello totali, la pendenza costante e pochissimi tratti in cui riposare.
La stanchezza residua dal giorno precedente svanisce con le prime faticose pedalate, il ritmo è più che buono e la quota si alza in fretta tra la gola che scende ed i monti che si avvicinano. Supero con troppa facilità alcuni turisti, perdo qualche pedalata per salutarli e dalle risposte capisco che sono danesi, sia per il “ciao” pronunciato a fatica, sia principalmente per la bandiera sulla maglia di alcuni. La velocità relativa con cui li passo mi fa sentire perfino in colpa, loro stanno faticando molto più di me, e non hanno più la gioventù dalla loro parte. Affianco uno di loro per qualche minuto, mi spiega che sono una quindicina di pensionati dalla Danimarca, il più giovane dei quali ha 59 anni. Che dire… complimenti vivissimi! Riprendo il mio ritmo e ne raggiungo altri tre, che stizziti mi fanno gesto di proseguire per la mia strada, c’è troppa differenza di gamba e di età. Supero anche il paese di Caprauna, ma del colle non vedo nemmeno l’ ombra. Il gruppo danese è molto sparpagliato ed è un continuo incrociar di gente, l’ ultimo a pochi metri dal passo, quando vedo in lontananza diverse macchine parcheggiate che indicano la fine di questa interminabile ascesa.

Ora mi trovo in compagnia dei più veloci del gruppo che già si stanno riposando, alcuni mi invidiano per i miei 65kg, ma io li ammiro per la loro tenacia, non sono certo abituati a scalate come queste, sul retro di alcune divise c’è pure l’ altimetria di una loro manifestazione, scrutandone le quote altimetriche provo quasi tenerezza a leggere valori come 100m slm per i punti più alti…

Dietro di me il Neva ed il mare, davanti a me l’ alta val Tanaro e le Alpi Liguri ancora inbiancate, sarebbe bellissimo riuscire a pedalare tra la neve partendo dal mare, ma sarei felicissimo di poter solo toccare gli ultimi rimasugli nei punti più ombreggiati. La discesa è bella, si respira l’alito delle vere montagne, unito a quello marino. Il fondovalle è addirittura più bello del passo, il Tanaro scorre selvaggio dentro una stretta gola sovrastata da torrioni rocciosi verticali che sfidano la gravità e mi lasciano a bocca aperta. E’ incredibile cosa si possa trovare a due passi dalla civiltà!
Il vento è prima a favore e poi contrario sino al colle di Nava, un passo piuttosto importante che da questo lato è poco più di falsopiano. Arrivo in cima giusto per aumentare il conteggio delle salite, ma il mio percorso torna indietro per la seconda ascesa del giorno, quella del passo delle Salse via Mendatica.

Salto da una strada trafficata ad una carreggiata ruvida in cui le uniche forme di vita guidano due fuoristrada con attaccato un carrello, probabilmente per portare in alto gli amanti del downhill. C’è da faticare, il bosco mi ripara dal forte sole e da una temperatura quasi costante a tutte le quote, ma per andare avanti ci vuole forza, che per fortuna ho ancora in abbondanza. Finito il tratto impegnativo mi ritrovo con i monti ancora innevati sulla destra, e con il mare semi-nascosto dalla foschia dall’ altro lato. Alcuni saliscendi benefici mi portano a Mendatica, poi supero un piccolo Tanaro (chiamato appunto Tanarello) che scende impetuoso su un letto roccioso, passo per Le Salse ed inizio il tratto finale di salita al passo ononimo, una scalata con asfalto bello, costante, al sole e pure impegnativa, nella quale il 34×27 fa occasionalmente il suo dovere.
Al passo si sta bene, la temperatura è gradevole e solo di pochi gradi inferiore a quella della spiaggia di Borghetto S.Spirito. Uso il gilet, anche se non servirebbe, e mi lancio nella picchiata verso Upega e le gole del Tanaro. Freno però subito, in un angolo sempre ombreggiato c’è ancora l’ ultima fresca neve, il mio desiderio si avvera e lascio la bici nel fosso per poterla toccare con mano. 4 ore fa ero al mare, ora nella neve!

Prossimamente la seconda parte… Alta val Tanaro, Garessio e ritorno a Toirano


Il mare a Borghetto Santo Spirito

Sembra Trentino, ma sono nell’ entroterra di Albenga

I ricordi si collegano al passo San Valentino da Avio (TN)

Poco fa ero lì sotto, a Nasino

Panorama dai 1370m del colle di Caprauna

NEVE!


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