San Martino a Pentema

il 09/01/2016 · Commenti disabilitati su San Martino a Pentema

7 novembre

Il regime di anomalo anticiclone continua a far presa sull’ Italia ed anzi si è ulteriormente rinforzato rispetto ad una settimana fa, mentre in pianura al mattino fa relativamente fresco sui monti c’è una temperatura forse tipica di settembre, tanto che alla partenza ho ancora l’abbigliamento estivo e dopo pochi minuti mi tolgo pure il gilet leggero per non estrarlo più sino alla riapertura finale della portiera.
Stavolta mi spingo ancora più avanti in questa trasferta, la partenza è a Busalla e l’obbiettivo del giorno è la salita della val Pentemina, mai affrontata sia per la distanza da casa sia per l’asfalto occasionalmente assente. Il cielo nell’ Appennino Ligure è blu, gli alberi gialli faticano a perdere le foglie in vista del sonno invernale e questo caldo sta facendo uscire dal terreno tutta l’umidità accumulata tanto che i tratti in ombra sono bagnati come se avesse piovuto, perciò dovrò fare attenzione ai giochi delle ombre durante le discese magari parzialmente coperte dalle foglie.

La prima salita verso Crocefieschi è stranamente per me inedita, tornanti decisi su un asfalto nettamente migliore di quelli oltrepadani mi portano a questo paese tra i boschi liguri nel quale incrocio un trail-runner con zaino idrico che mi ricorda i piccoli vantaggi di essere quasi fermo con l’attività podistica. La discesa verso la val Brevenna ha un punto con 8 tornanti in 900m, peccato che l’umidità sudata dall’asfalto mi spinge ad una certa prudenza che non permette di divertirmi a dovere, mentre il resto è più rettilineo con un breve tratto bagnato in prossimità del torrente chiuso tra le fila di bassi monti. La seconda salita l’ho inserita principalmente per non passare due volte sulla stessa strada, infilandomi in una straduncola nel bosco attraverso frazioncine come Cavanne e Gorra che sono infilzate da pendenze a doppia cifra in una sede viaria in cui gli occasionali incroci veicolari richiedono ad entrambe le parti di rimanere ben sulla destra. La discesa è della stessa tipologia della salita, con la mia attenzione a non farmi sorprendere dalle chiazze d’acqua e riuscendo a trovare la via corretta in due occasioni solo grazie alla traccia caricata sul Garmin.

Scendo a Montoggio ai lati dello Scrivia, ma ci rimango talmente poco da non rendermene conto sovrastato dall’ ambiente selvaggio della val Pentemina, poco più di un ruscello che ha scavato uno stretto letto tra i monti su cui questa strada si arrampica. L’inizio è asfaltato tra abitazioni e buche, giusto per ricordarmi cosa mi aspetta, ma poi inizia la parte più selvaggia, quella che non ricordavo e che è di uno sterrato veramente difficile, con terra compatta e bagnata e scivolosi sassi incastrati in essa, con qualche canaletto scavato dalle piogge e passaggi in cui è stato difficile rimanere in sella. Non la ricordavo così, per fortuna dopo un ponticello le ruote ritornano a far presa sull’ asfalto, con qualche colpo di troppo dovuto ai sassi o alle buche nascoste dal giallorosso fogliame autunnale. E’ vero che questa stradina insignificante rispetto a ciò che la circonda è asfaltata, ma saremmo veramente oltre al limite della decenza se non fossero così sperduti i posti in cui porta!

Ed il posto più di tutti lontano dalla civiltà è Pentema, paese del 1800/inizio 1900 con case e strette vie centrali costruite tutte con materiale locale: la pietra. Mi fermo e mi avventuro dentro di esso con la bici a mano, ma salire su queste pendenze lastricate è di suo un’impresa e farlo con tacchette e bici sollevata di forza richiede un impegno non indifferente. Visito il paese in lungo ed in largo, passo affianco a delle piccole trattorie in cui i pochi avventori mi inquadrano subito come uno “straniero” per via dell’accento lombardo/emiliano (la R moscia parmense ereditata), discendo una scalinata avvinghiato alla corda passamano, mi invento strane posizioni per mettere il peso a monte, ma ritorno sulla strada in salute per riprendere a salire sino al valico a 1150m. Qui è proprio bello, si vede il mar Ligure col sole specchiato su di esso, con la foschia delle quote più basse e con una temperatura che non mi fa nemmeno usare il gilet in discesa. Non che abbia caldo, ma se il 6 novembre scendo da 1150m in abbigliamento estivo più canottiera allora c’è qualcosa che non va col clima…

Torriglia, capitale dell’ Appennino genovese e punto di incontro delle valli Trebbia e Scrivia, è il posto ideale per riempire la borraccia e per scendere verso il passo dello Scoffera che raggiungo per la via vecchia, una salita pedalabile ed ombreggiata, e quindi ancora ben bagnata nonostante non piova da alcune settimane. Il modo più veloce per scendere a Genova è attraverso la classica statale, ma io svolto a destra per l’ alternativa di Davagna, un lungo falsopiano curvilineo che segue le forme della montagna evitando il traffico, soltanto la parte finale si può definire ‘discesa’ con alcuni secchi tornanti in vista della periferia coi suoi grossi palazzoni che rubano spazio al Bisagno.
Rimango poco in città, davanti a me una lunga e classica salita sino a Creto, con un inizio tra altri palazzi che si inventano spazi in un’orografia nervosa ed una continuazione in un ambiente più naturale sino all’ attraversamento di Aggio, con tornanti molto stretti sollevati da pilastri in muratura. Mi fermo all’ultimo largo tornante per delle foto, la fatica sta cominciando a farsi sentire ma rispetto alle scorse settimane la gamba e l’andatura sono migliori, e svalico quindi a Creto coi vecchi ricordi di quando ho pedalato qui anni fa con Massimo.

Come per tutte le salite che partono dal mare, la discesa dell’altro versante è molto più breve e semplice, l’unica difficoltà è climatica e la trovo ad Acquafredda, al punto di subire per 300m uno shock termico di diversi gradi, prima di ritrovare una situazione gradevole in valle Scrivia. E’ quasi fatta, ma devo pedalare in falsopiano superando Casella e, volendo (ed io voglio), c’è l’ultima salita inedita di giornata, quella di Savignone che ho percorso in senso inverso una settimana fa. La fatica è tangibile con le pendenze che inialmente mi stimolavano ora sono un supplizio che voglio terminare e che finisce al valico verso Sarissola, prima di una breve discesa e dell’ arrivo alla macchina riuscendo a battere negli ultimi metri il partner virtuale caricato sul Garmin, quello impostato per andare sempre a 23kmh ma senza le deviazioni e i bivi mancati, quindi senza i chilometri extra tra errori e Pentema. Voilà la piccolissima soddisfazione nel vedere il mio pallino davanti al suo!

Ed anche questo giro è andato, e chissà se il prossimo weekend sarà ancora così buono (ma pare di si, ed ora che scrivo e che stai leggendo sai già che ci saranno altri racconti). Però la giornata di oggi è stata veramente soddisfacente, tanto che mi premio con brioche e caffè al bar prima di ripartire.

103km, 2330m

E’ autunno, anche se dalle temperature non si direbbe
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La strada di Pentema è spesso in cattive condizioni
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Pentema, dopo una approfondita visita
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Il mare dai 1100m di quota, nella quale si sta benissimo coi vestiti estivi
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Genova da Cavassolo, prime alture verso lo Scoffera
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L’ultimo largo tornante di Creto
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Top 2010: posizioni 9-7

il 29/12/2010 · Commenti disabilitati su Top 2010: posizioni 9-7

9°: 23/10) Oltrepò Pavese

L’ ultimo appuntamento dello scalatore del 2010 inizia sotto un cielo plumbeo che scoraggia alcuni, mentre la concomitanza di un altro evento in zona Lugano mi assicura l’ assenza a chi abita a nord di Milano. Nonostante questo siamo in 13 con una temperatura sui 10° ed una pioviggine che ci intimorisce alla partenza, ma che smette subito dopo.
Il tracciato è leggermente cambiato rispetto allo scorso anno, Mairano permette di scaldarci ed Oliva Gessi ci riporta sul vecchio percorso attraverso colline completamente coltivate a vino. Le successive salite di Mornico Losana e Pietra de Giorgi scivolano via in un attimo, così da goderci subito la deviazione di Montecalvo Versiggia e la facile salita del Carmine sino a Ruino. I 19 tornanti in discesa per la val Tidone sono un divertimento puro, per alcuni interrotto da un gregge di capre, ed il pranzo al lago di Trebecco è ottimo.
Dopo la sosta scatta la scintilla, Massimo tenta di arrivare primo a Zavatarello, è da questo evento che il giro si trasforma diventanto semi-agonistico, con Valverde preso a gruppo compatto verso i 4 fuggitivi, con la selezione sullo strappo di Costa Cavalieri ed un’ autentica volata sul pavèe del centro di Fortunago, un breve muro che ci sega le gambe prima della salita finale delle Orridi di Marcellino, presa a ritmo massimale da me ed Aresius e vinta da lui con un portentoso sprint finale.
Per terminare poi non ci facciamo nemmeno mancare una tirata verso Casteggio ai 40 di media, finendo più stanchi del previsto.
E’ stata una giornata divertente, tranquilla nella prima parte, tirata nella seconda, seppur con diverse pause per riunire il gruppo.
In totale 100km e 1750m di dislivello

Perchè 9°? Il giro è stato bello senza un metro di pianura (eccetto i km finali col rapportone), col giusto agonismo ed una compagnia ottima, peccato che qualche intoppo ci ha obbligato a soste troppo lunghe, che il clima sia stato freddo e che una foschia ci ha limitato fortemente i panorami, oltre all’ esiguo numero di persone che si è fermato a cena.

Il gruppo alle Orridi di Marcellino

8°: 30/10) Pentema

Le previsioni mi lasciano solo un giorno di non-pioggia in tutto questo lungo weekend di Ognissanti, è l’ unica occasione che ho per l’ultimo giro significativo dell’ anno. L’ idea iniziale puntava ad Alba, ma con una giornata così nuvolosa ripiego sulle ultime salite Genovesi che ancora non ho fatto. Parto da Busalla che fa freddo, la settimana di stop mi costringe ad un difficile rodaggio sui Giovi, solo al passo i muscoli smettono di tirare grazie anche all’ aria più calda proveniente dal golfo di Genova.
A Pontedecimo tolgo i guanti invernali e scollino verso San Cipriano dopo una breve salita cittadina, la prossima è ancora facile ma molto più lunga, la Forcella d’Orero chiede il pegno di molti minuti d’ agilità. Supero agevolmente i passaggi a livello verso a Sant’ Olcese, quindi taglio per Molassana dopo un’ altra salita che avevo già affrontato con Elena e Massimo un anno fa.
A Genova spira un caldo vento dai monti che fa aumentare velocemente la temperatura, ora si sta bene e sudo pure sull’ altra lunga salita della giornata, lo Scoffera, dove (guarda com’è piccolo il mondo) incrocio Massimo in discesa. A furia di pedalare con l’ agilità permessa dalla pendenza al 5% arrivo al passo, continuo per Torriglia arrivandoci però per la strada di Cavorsi, 3 metri scarsi di bell’ asfalto immersi in un fiammeggiante bosco dalle tinte autunnali. A Torriglia pranzo con un buon panino e riparto subito in salita con il blocco nello stomaco a rallentarmi sino al passo di Pentema, dove riesco finalmente ad avere l’ unico scorcio di mare per questo giro Genovese.
Pentema non mi entusiasma a dovere, assomiglia tantissimo a Bogli ed Artana (si trovano dopo Capanne di Cosola), ma i suoi vicoli in pietra con case l’una attaccata alle altre, la stretta valle che sta cambiando i colori e la sua fama mi intrattengono per una visita a piedi. La discesa ha dei punti sterrati, dai racconti di chi ci è passato credevo fosse facile, invece alcuni pezzi tra rocce e sabbia mi creano qualche problema. A Montoggio rispunto nella civiltà, sospinto dal vento volo lungo lo Scrivia verso Busalla e la fine di questo affascinante giro.
In totale 111km e 2050m di dislivello

Perchè 8°? L’ itinerario è relativamente semplice, ma i boschi multicolori a fine Ottobre attraversati da strade a misura di bicicletta hanno reso affascinante quest’ avventura “rubata” al maltempo. Inoltre il borgo di Pentema, lo sterrato, gli incontri fortuiti, il freddo iniziale ed il caldo ai 1000m di quota… Molto meglio di quanto mi aspettassi!

La val Pentemina a fine Ottobre

Pentema dal basso


7°: 10/10) valli Parmensi

Mi sforzo di stilare la classifica solo in base ai km sui pedali, perchè la sola rabbia che ho provato dopo mezz’ ora persa a cercare il ritrovo lo porterebbe ben più in basso… Ma questa è colpa di Google maps, dopo un ripristino bici a tempo di record partiamo io, Roberto, Giulio ed Alessandro, che ci terrà compagnia solo per il pezzo iniziale, avendolo anche fatto aspettare a lungo… Lasciamo perdere dai che è meglio, fortuna che il giro invece è stato soddisfacente (non sarebbe 7° sennò).
Dietro la mia richiesta Roberto propone un itinerario completamente alternativo tra le valli Taro ed Enza, che grazie alle 2 nuove salite scoperte il giorno prima mi permetterà di raggiungere la ragguardevole quota di 900 salite!
Si inizia con calma, io seguo Giulio sulle ripide rampe di Nerviano Rossi o sulla pedalabile strada per Calestano, mentre giustamente Roberto tiene compagnia ad Alessandro, ma da ora in poi la musica cambia e diventa Hardcore! Ale deve ritornare a casa, io e Robi teniamo un ritmo insano su passo del Fragno, mentre la facilità della successiva salita raffredda i bollenti spiriti che rimangono tranquilli sino ai 7 tornanti della Sella di Lodrignano, dove riprendiamo la lotta e dove Giulio rinuncia definitivamente a starci a dietro. Sulla salita successiva al 6% cerco in tutti i modi di staccare il mio avversario, ma a certe velocità la scia conta e standomi a ruota gli rimangono abbastanza forze per battermi ancora in volata.
A Langhirano, patria del prosciutto, il primo obbiettivo del giorno è raggiunto: 9000km, record assoluto! Ci manca una salita per il secondo, quello delle 900 salite diverse, ci vuole poco alla 900° tacca della carriera, che arriva tentando di resistere allo scatto finale di Roberto seguito ad un ritmo quasi turistico. La nostra gara non è finita, bastano gli strappetti nella discesa di Barbiano per scatenare gli ultimi scampoli di agonismo, con le cosce che mordono nelle diverse volate col 50 per superare velocemente quei 5 metri di dislivello.
E’ presto per tornare a casa, accompagno i fratelli sino alle porte di Parma, 20km in più fanno sempre comodo dopo la semi-gara che c’è sempre quando entro nel territorio del granducato, stanco ma felice per la bella giornata.
In totale 130km e 2270m di dislivello

Perchè 7°? Il 10/10/10, 100 nuove salite in sole 10 settimane, 900 salite totali, 9000km totali… cosa volere di più? Una bella sfida tra Roberto che cerca di starmi a dietro per battermi in volata ed io che tento di staccarlo prima, battaglia che mi ha divertito nonostante l’ abbia sempre persa (ma a 20 all’ ora si sta troppo bene in scia!)

Pedra festeggia le 900 salite a Strognano

La classifica comincia a farsi calda, prossimamente i mie migliori giri del 2010!

Sui monti di Genova

il 08/11/2010 · Commenti disabilitati su Sui monti di Genova

Le previsioni per il weekend sono pessime, ma almeno sembra che Sabato sarà una giornata solamente nuvolosa, perciò me la rischio e parto per l’ ultimo giro serio della stagione 2010. L’ idea iniziale puntava sulle Langhe, ma considerata la nuvolosità ripiego su un giro relativamente semplice a Genova, città talmente vasta e circondata da salite che potrebbe ospitare una Gran Fondo senza uscire dal suo hinterland.

A Busalla fa più freddo di quanto mi aspettassi, i facili Giovi diventano difficili con le cosce che pungono ed i piedi infreddoliti da un abbigliamento poco consono al periodo (pantaloni corti), arrivare in cima è come un rodaggio troppo affrettato dopo la settimana di stop. Svalicato il passo la temperatura non cambia radicalmente, ma sento già la differenza con un aria finalmente tiepida che sferza il mio viso. Il manto stradale coperto da chiazze di umido mi spinge alla calma su questa divertente discesa, sino al bivio per San Cipriano, dove alleggerisco il vestiario sostituendo i guanti invernali con quelli estivi. Nel primo tratto di salita sfrutto la scia di un camion che trasporta legna, poi smetto di respirare smog grazie ad una pausa foto, per riprendere su pendenze oltre il 10% con vista sul santuario della Madonna della Guardia. In discesa si replica, di nuovo a sorbirmi i fumi di scarico di un furgoncino sino alla pausa pipì, utile per potersi godere questa discesa tra Genova e Serra Riccò. Passo sopra e sotto alle 2 corsie dell’ autostrada e arrivo in piano, dove inizia la facile salita alla Crocetta di Orero.
E’ una scalata lunga di 400m di dislivello che supera il 7% solo in sporadici tratti, c’è da pedalare e tanto senza possibilità di sosta, se non rallentando volutamente. L’ inizio è immerso tra boschi, qualche casa ed innumerevoli semicurve, poi il panorama si apre mostrando l’ arrivo già qualche kilometro prima. Fortunatamente la temperatura è ora accettabile e riesco pure a sudare, sino alla cima pedalo al limite sindacale tollerato dalle mie gambe ormai stanche di una stagione intensa, arrivando al passo col padellone. La successiva discesa di Sant’ Olcese è simile alla salita, all’ inizio è talmente lieve da dover spingere, poi scende in maniera più decisa con curve divertenti ed attraversamenti ferroviari sui binari della Genova-Casella, una mini ferrovia che si arrampica sull’ Appennino e che viene percorsa da un trenino che sfida la gravità e la geologia di questo lembo di Liguria. Ho anche la fortuna di incrociare questo trenino a lato e non negli attraversamenti con segnaletica non funzionante, dove bisogna controllare con attenzione per evitare un frontale bici-vagone.

Risalgo verso Pino Soprano, la mia intenzione è di scendere dal versante alternativo di Trensasco, ma purtroppo le mie speranze di una nuova salita vengono deluse dopo 3km già percorsi lo scorso anno, km utili solo ad aggiungere dislivello. La stretta discesa tra le case presenta dei tornanti ad I, quasi da richiedere una manovra pure su 2 ruote. Arrivo a Genova e mi immetto nel traffico del capoluogo in direzione Scoffera, supero la colonna di veicoli sino a che il casino si dirada, deviato sulla nuova strada diretta verso i monti. Un improvviso vento caldo mi colpisce il viso, rendendomi più difficile l’ avanzamento ma togliendomi il dubbio di poter avere freddo da qui alla fine del giro. Il cielo sembra addirittura aprirsi con qualche sprazzo di sole che rende la temperatura gradevole.
Condivido qualche centinaio di metri con la nuova statale dello Scoffera, ma poi l’ abbandono per il versante vecchio e molto più frequentato dai mezzi non motorizzati. La salita è semplice, ma proprio come la crocetta d’ Orero sale per numerosi kilometri, sebbene non manchino i tratti in cui rifiatare o addirittura dei veri e propri piani. Visto che il mondo è piccolo, incrocio pure Massimo che sta scendendo assieme ad un amico, sapeva di questo mio giro ma trovarci è stata una bella coincidenza! Foto di rito e via verso lo Scoffera, proseguendo poi la salita sulla strada di Cavorsi/Casaleggio, un sentierino in un bosco variegato di colori d’ autunno dipinti da un artista schizzofrenico, con macchie differenti anche da ramo a ramo, il tutto condito da un tappeto di foglie su una carreggiata in cui ho dovuto far manovra con una macchina.

A Torriglia cerco la famosa focacceria di cui avevo sentito parlare, ma non ne trovo una aperta e ripiego in un bar in cui 2 clienti mi chiedono se a Novembre non bisogna lasciar la bici. “Certo, ma oggi è il 30 Ottobre!”. Riparto in salita con l’ ultimo obbiettivo in mente: Pentema! A Genova quando dici Pentema intendi un luogo isolato e sperduto in mezzo ai monti, ed in effetti è così, arrivo in discesa a questo borgo famoso per il presepe vivente e per le sue case addossate l’una alle altre, unite da sentieri pedonali in pietra in un ambiente completamente alienato alla civiltà. Tento anche di fare un giro all’ interno, ma tra scalini e pietre lo accorcio al minimo. In fondo non è molto diverso da Bogli, frazione ancora più dispersa ad 8km dalle Capanne di Cosola (la località più vicina!).
La discesa è in parte sterrata, rassicurato da Massimo e da un’ altra persona credevo di non trovare difficoltà, invece tra il fondo in grosse pietre, ghiaia e qualche canaletto scavato dalle ultime pioggie faccio fatica a rimanere in sella, devo controllare la velocità ed evitare i punti peggiori tagliando da una parte all’ altra della stretta carreggiata. Nulla però che non si possa superare con un po’ di attenzione. I tratti asfaltati sono però più lunghi e numerosi, l’ ultimo pezzo su terra battuta è appena fuori Montoggio, dove la val Pentemina termina nell’ alta valle Scrivia e dove finalmente ritorno alla civiltà, spingendo forte aiutato dalla brezza e meravigliandomi di come faccia ad aver avuto caldo pure oltre i 1100m del valico di Pentema, quando al mattino avevo freddo in salita.
Arrivo a Busalla prestissimo per i miei canoni, nonostante il ritmo non tirato (e grazie ad una partenza alle 10:10) alle 16 sono di nuovo alla macchina, alla fine di quella che forse sarà l’ ultima vera avventura del 2010, per un totale di 111km e 2050m di dislivello.

Un ringraziamento a Massimo, profondo conoscitore dell’ entroterra Ligure, non come il sottoscritto.

Pontedecimo con la Madonna della Guardia sullo sfondo

Lassù verso Traso alto/S. Alberto
(zona Scoffera)

Io, Massimo e l’ altro
(non mi ricordo mai i nomi…)

La sperdutissima val Pentemina

Colori d’ autunno

Pentema (dal basso)


Recco e l’ entroterra di Genova

il 23/09/2010 · Commenti disabilitati su Recco e l’ entroterra di Genova

28/08/2010

La proposta di questo giro con partenza da Recco mi è arrivata lo scorso autunno quasi come una provocazione, ma adesso i 3km di dislivello in poco più di 100km sono per me ordinaria amministrazione, specie dopo la Tripletta Valtellinese. Anche oggi sono in compagnia di Massimo, che è moralmente obbligato ad affrontare la sua proposta. Ancor più che al “Recco bis” parcheggio talmente in periferia da occupare l’ ultimo posto libero del paese, quasi sotto al viadotto autostradale, allungando il giro di quasi 4km. E come per il Recco bis mi fermo a prendere la focaccia, però stavolta fresca, che mangierò a pezzetti durante la pedalata.
Raggiungo Massimo a Sori in linea coi miei ritardi abituali, senza perdere troppo tempo partiamo per la prima salita, la quale inizia poco fuori il paese e termina a Cornua di monte Fasce, unendosi con l’ altro versante che abbiamo affrontato al giro del Levante Genovese di Maggio. Mi bastano poche pedalate per non vedere più l’ ormai abituale compagno di viaggio, possibile che il Mortirolo mi abbia allenato così tanto? Non fatico nemmeno sui tornanti che in poco tempo superano l’ alto viadotto autostradale, ma scopro poco dopo che la verità è che se la sta prendendo fin troppo comoda, e che la sua ruota sta toccando il freno perchè agganciata male. La sistemiamo dopo una sosta e riprendiamo con la sofferenza, non certo dovuta alla strada che mi sembra molto meno ripida rispetto a Maggio, ma ad umidità pazzesca che ci fa sudare come fontane e che satura talmente l’aria che la strada leggermente bagnata non riesce ad asciugarsi nonostante il sole.

Qua al bivio è dove avevamo fatto la foto di gruppo, ma non ci diamo importanza lanciandoci verso la val Fontanabuona passando attraverso Uscio, su una bella discesa nel bosco, come tutte le strade della zona. Sento la strada viscida, motivo per cui procedo con molta cautela nonostante ci sia soltanto un sottile velo sopra l’ asfalto. Questo però non basta, prima mi sembra di perdere la ruota anteriore su una foglia, poi in una lunga curva a destra prendo davvero paura quando sento di essere al limite nonostante sia quasi dritto, con la ruota anteriore che è su quel sottile filo tra tenuta e caduta, venendo spinto in mezzo alla carreggiata con altri ciclisti che stanno salendo occupando tutta la loro corsia… Se fossi caduto avrei fatto strike, ma il tutto si risolve solo con un grosso spavento ed una prudenza ancor più grande nelle curve, specialmente quelle a destra.

Sono contento in valle, ora si sale e l’ umidità servirà solo a farmi sudare. Il passo del Portello è una lunga salita regolare, che dai 200m scarsi arriva sin quasi a 900m del crinale che separa le 2 principali valli del levante Genovese, la Fontanabuona e la valle Trebbia. Manco a dirlo il tracciato è tutto all’ ombra, senza pendenze arcigne e con qualche sporadica spianata. L’ asfalto è ancora bagnato in molti tratti, qualche goccia nella notte sta facendo ancora effetto nonostante le temperature estive ed il cielo soleggiato, con solo alcune nebbie orografiche sulle vette più alte. In val Trebbia alterno curve tirate ad altre coi freni tirati, lo shock è stato forte e devo forzarmi per pennellare le tornate a destra dove vedo l’ asfalto sicuramente asciutto. Sino a Montebruno veniamo sospinti da un bel venticello che segue il fiume, ma li giriamo verso Barbagelata, una salita impegnativa dove saluto Massimo ai primi metri e che faccio a ritmo brillante, sia per sfogarmi (“se uno non torna a casa stanco che giro è?” direbbe qualcuno), sia perchè se arriviamo presto ho pure il costume da bagno a dietro e voglio finire prima del solito.

La regolarità all’ 8% mette a dura prova la volontà di spingere per tutta la salita, Massimo resiste meglio alla tentazione di mollare mentre io ogni tanto rifiato cercando panorami da fotografare, così che lo ritrovo allo scollinamento solo 1 minuto dopo di me (quindi verso Cornua stava proprio cazzeggiando!). Un paio di kilometri di falsopiano ci portano a Barbagelata, che se ha questo nome è per un motivo preciso… Inoltre le nebbie di Pedra mi perseguitano ricordandomi alcune giornate invernali padane. Massimo indossa gilet e manicotti, io prendo il mio bel foglio di giornale e mi lancio più tranquillo verso il passo della Scoglina, frenando solo dove vedo le chiazze più scure. Il resto della discesa è la stessa del Recco bis, quindi mi lascio un po’ andare, sto superando il timore della caduta, anche perchè l’ umidità ora è a livelli accettabili e la strada praticamente asciutta. Da Cicagna saliamo all’ ultimo passo del giorno, quello della Crocetta, che Maxi non ama e che decide di prendere tranquillo, mentre io do fondo alle mie forze rimanenti. Lo aspetto a metà salita, ma i tratti che superano il 10% della parte finale mi spingono a ritmo brillante sino ai 599m del valico. Ha detto di salire senza impegno, ma lo vedo provato. In discesa raggiungiamo l’ imbecille col grosso SUV, che oltre a non sapere a cosa servono gli specchietti riesce a fare TUTTE le curve contromano, guidando ovviamente a velocità ridotta e chiudendo tutti gli spazi per il nostro sorpasso, che avviene solo dove la strada si allarga ed in un punto non privo di rischi.

A Rapallo passiamo davanti alla scuola in cui Massimo insegna, ci manca solo la Ruta che è una salita banale, ma è dove meno te l’ aspetti che ti prende la crisi, quella che ti lascia solo il tempo di annunciarti il suo arrivo senza darti la possibilità di prevenirla. Inizia tutto con un buco nello stomaco, finisce col falsopiano con vista mare percorso arrancando col 34. Ero quasi sul punto di tornare indietro, ma poi anche lui ha superato il tunnel che c’è sulla cima, fermandosi di forza a mangiare sperando di recuperare quel minimo di forza per tornare a Genova.
La discesa è bella ed annusare la salsedine a tutto vento è una delle sensazioni più belle dello stare in riviera! Ci salutiamo, io torno alla macchina, indosso il costume e con gran fortuna trovo parcheggio vicino alla spiaggietta libera di Recco, una distesa di sassi che si butta in un mare talmente pieno di alghe che ne porto un mucchietto pure a casa. Dopo 113km e 3000m di dislivello quello che ci vuole sono 3/4 d’ora di nuoto tra le onde grosse e dei sassi appuntiti, col sole che picchia in faccia e solo dei bambini a farmi compagnia, mentre gli adulti sono intenti solo a prendere il sole. Ma anche questa è fatta, il Recco1 più bagno al mare è nei miei annali, ed ormai nella provincia di Genova mi manca ben poco, solo qualche strada cittadina e le salite verso La Spezia. Mi manca anche la val d’ Aveto, che sto per conoscere e di cui vi racconterò prossimamente!

Dove abiti? Sotto il viadotto autostradale. Ahh mi dispiace… Ma no, abito a Recco!


Poco sopra Sori


Barbagelata, che non gela certo per il caldo, ma per il clima ostico e per le mie abituali nebbie liguri


Dalla Ruta verso Rapallo con Chiavari sullo sfondo


Torriglia ed alta val Trebbia

il 14/08/2010 · Commenti disabilitati su Torriglia ed alta val Trebbia

Il mio timore non riguarda il giro, che rimane comunque abbordabile per le mie capacità, ma il traffico. Oggi è giorno di grande esodo ed ho paura di trovare code in autostrada, ma spero che il traffico sia comunque scorrevole. Ed invece no, la viabilità è perfetta, non un attimo di rallentamento se non nelle stupende curve dopo Serravalle Scrivia. Anche il tratto di statale tra Busalla e Laccio (frazione di Torriglia) scorre via veloce tra poche macchine e tante biciclette.

La partenza è subito in salita, dopo 100m mi fermo dietro un pilone per alleggerirmi (e non poco! ), quindi arrivo tranquillo a Torriglia dove prendo un grosso pezzo di focaccia, troppo grande per le mie tasche tanto che devo mangiarne subito un pezzo. Non è proprio quella che fanno in riviera, ma è comunque unta e saporita a dovere. Lascio la valle Scrivia e mi lancio in discesa lungo la parte iniziale della valle Trebbia, non ancora affascinante come la parte centrale ma gradevole da fare all’ ingiù, scendendo fino al bivio per Donderi, dove in maniera provvidenziale incrocio uno in macchina che mi fa capire che sto sbagliando strada. Continuo e al bivio successivo azzecco la salita giusta, quella che arriva sino a Propata e che lo scorso anno ho fatto solo parzialmente, mentre oggi completerò il pezzo mancante.
L’ inizio è in falsopiano, poi sale in maniera costante senza regalare panorami che superino la ricca vegetazione di questa parte selvaggia di Liguria. Al bivio scendo sino alla diga del Brugneto, dove ne approfitto per fotografare il laghetto artificiale che dicono aiuti la formazione di numerosi temporali estivi, in una delle zone già più piovose dell’ Appennino settentrionale. Dopo la diga devo risalire, le pendenze non sono difficili ma non credevo fosse così lunga la strada al bivio di Donderi, che in un primo tempo ignoro per completare totalmente la scalata. La discesa verso il Trebbia è un disastro, prima la ghiaia, poi le buche, poi ancora il brecciolino… Da evitare, ma ora sono di nuovo lungo la statale e ne approfitto per tirare fuori la mia focaccia e mangiarla durante le pedalate su una leggera contropendenza.
D’ora in avanti si viaggia veloci sospinti da una brezza che scende dagli Appennini, a Due Ponti incontro pure Davide di Varzi, è proprio piccolo il mondo… Mi aiuta anche a trovare il bivio successivo per Rovegno e Fontanigorda, gradevole deviazione nel verde Appennino che inizialmente sale in modo deciso fino appunto a Pietranera, e che poi continua tra saliscendi sempre immersi nel verde e su strada bella, attraversando paesini che in queste occasioni di ferie vengono ricordati da tutti quelli che hanno li una casa o dei parenti. Scendo leggermente a Casanova, affronto una breve salita ed eccomi a Fontanigorda, da dove scendo verso la val Trebbia, ma sempre interrotto da diversi strappetti.
Ancora un breve doppio passaggio in val Trebbia a Due Ponti, ma ora giro a sinistra in direzione Fascia/Casa del Romano, una di quelle salite che ho addocchiato da diversi anni e che finalmente ho l’ occasione di affrontare. L’ inizio è da statalona alpina, con strada larga a 2 corsie e ripidità sul 6-7%, questo sino al bivio per Rondanina, dopo la carreggiata si restringe un poco, ma rimane grande rispetto alla quantità ridotta di traffico. Il bivio successivo porta a Fascia, tipico paese montano con un buon panorama sull’ Appennino e frequentato da turisti mordi e fuggi, alcuni dei quali mi consigliano una fontana da cui abbeverarmi. Il resto della salita ha un asfalto nuovissimo e molto scorrevole, che rende più facile scalare il pendio sino al bivio di Propata, dove però proseguo oltrepassando Casa del Romano alla ricerca del confine regionale, per mostrarvi la differenza di manto stradale tra Liguria e Piemonte, differenza che non vedo perchè interrompo la pedalata per ritornare indietro, incrociando anche uno di Casei Gerola che è partito da casa in bicicletta.
La discesa verso Propata è divertente, la salita successiva alla galleria di Garaventa invece è una scocciatura al 5-6%, che cerco di far durare il meno possibile pedalando forte. Arrivo a Torriglia dove mi fermo a bere e chiedo informazioni per l’ ultimo tratto che ho studiato, strada alla quale rinuncio dopo che alcuni mi hanno raccontato essere in cattivo stato, e dopo aver visto 113 sul contakm. Quindi scendo direttamente a Laccio, per un totale di 118km, 2450m di dislivello, poca fatica e media pedalata dei 24kmh. Tutto merito della focaccia s’intende 😀

Panoramica del lago del Brugneto dalla diga


Il paesino di Casanova, tra Pietranera e Fontanigorda


Visuale su Rondanina


Vista generale sull’ alta val Trebbia ed il suo Appennino


Lago di Brugneto 2: in mattinata ero dall’ altra parte


Download Torrigliese su Google Earth

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